allucinazioni e malattia di parkinson

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I 17-061-A-10 Allucinazioni e malattia di Parkinson A. Poisson, S. Thobois Le allucinazioni nella malattia di Parkinson costituiscono una problematica frequente quando i pazienti raggiungono lo stadio delle complicanze cognitive della malattia. La loro identificazione e il loro tratta- mento devono essere precoci, in quanto esse possono segnare l’ingresso in una psicosi o in una demenza parkinsoniana e condizionano in maniera importante la qualità della vita del paziente e dei suoi fami- liari. In genere, le allucinazioni sono inizialmente visive. Esse vanno da allucinazioni molto elaborate a forme minori (illusioni visive e sensazione di presenza o di passaggio di ombre alla periferia del campo visivo). Le allucinazioni possono anche coinvolgere altre modalità sensitive, in particolare somestesiche. Le allucinazioni sono, il più delle volte, poco preoccupanti per il paziente, che non le riferirà necessaria- mente spontaneamente. La loro fisiopatologia è imperfettamente conosciuta. La lesione delle vie visive periferiche ma, soprattutto, centrali è coinvolta nella comparsa delle allucinazioni visive. Anche la lesione delle vie che regolano il ciclo veglia-sonno e, in particolare, il sonno paradosso è responsabile nella fisiopatologia delle allucinazioni parkinsoniane. Infine, anche la presenza di disturbi cognitivi svolge un ruolo nella loro comparsa, con un ruolo importante della lesione frontale e, in particolare, della sindrome disesecutiva. La gestione delle allucinazioni nella malattia di Parkinson è relativamente stereotipata. Occorre assicurarsi dell’assenza di fattori predisponenti, in particolare di tipo farmacologico o metabo- lico. Il trattamento antiparkinsoniano deve essere alleggerito, con, prioritariamente, la riduzione o la sospensione degli anticolinergici, degli agonisti dopaminergici e dell’amantadina e, quindi, degli inibitori della catecol-O-metiltransferasi (COMT) e della monoaminossidasi B (MAO B). Se necessario, le dosi di dopamina possono essere ridotte. Questi adattamenti terapeutici permettono, in genere, di controllare le allucinazioni, a volte a scapito dello stato motorio. Infine, se le allucinazioni persistono, può essere indicato un trattamento neurolettico con piccole dosi di clozapina ed è, in genere, notevolmente efficace. © 2014 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati. Parole chiave: Malattia di Parkinson; Allucinazioni visive; Plasticità cerebrale; Sonno paradosso; Clozapina Struttura dell’articolo Introduzione 1 Epidemiologia 1 Frequenza ed epidemiologia 1 Fattori di rischio 2 Semeiologia delle allucinazioni 2 Fisiopatologia 2 Implicazione delle vie visive 2 Relazione con i disturbi del ciclo veglia-sonno 3 Allucinazioni e dopamina 3 Allucinazioni e serotonina 3 Gestione 4 Introduzione Il termine allucinazione indica una percezione sensoriale che compare al di fuori di ogni stimolo esterno suscettibile di pro- vocarla. Secondo Serratrice, allucinare è ingannare se stessi sullo stato del mondo o del proprio corpo. Se l’errore è effimero, si parla di allucinosi, mentre, se persiste, si parla di allucinazione [1] . Le illusioni sono delle distorsioni visuopercettive quanto alla forma, al contorno, alla grandezza, al colore, al numero o al movi- mento di oggetti o di persone realmente presenti (per esempio, un vestito posato su una sedia e «interpretato» come una per- sona). Esse sono riconosciute rapidamente come tali dal soggetto. Nella malattia di Parkinson, possono manifestarsi delle illusioni e delle allucinazioni. Esse segnano frequentemente un punto di svolta nella malattia e nell’ingresso nello stadio delle complicanze cognitive. Compromettono notevolmente, in particolare quando si associano a una confusione o ad altri disturbi neuropsichici, l’equilibrio familiare. A questo titolo, esse rappresentano il fattore più importante di rischio (superiore alla gravità dei segni motori) di istituzionalizzazione [2] . Per questi motivi, esse non devono essere misconosciute e il loro trattamento deve essere precoce e adeguato. Epidemiologia Frequenza ed epidemiologia Le allucinazioni visive nella malattia di Parkinson costituiscono un fenomeno relativamente frequente e riguardano il 16-75% dei EMC - Neurologia 1 Volume 14 > n 2 > maggio 2014 http://dx.doi.org/10.1016/S1634-7072(14)67224-X

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Page 1: Allucinazioni e malattia di Parkinson

� I – 17-061-A-10

Allucinazioni e malattia di Parkinson

A. Poisson, S. Thobois

Le allucinazioni nella malattia di Parkinson costituiscono una problematica frequente quando i pazientiraggiungono lo stadio delle complicanze cognitive della malattia. La loro identificazione e il loro tratta-mento devono essere precoci, in quanto esse possono segnare l’ingresso in una psicosi o in una demenzaparkinsoniana e condizionano in maniera importante la qualità della vita del paziente e dei suoi fami-liari. In genere, le allucinazioni sono inizialmente visive. Esse vanno da allucinazioni molto elaborate aforme minori (illusioni visive e sensazione di presenza o di passaggio di ombre alla periferia del campovisivo). Le allucinazioni possono anche coinvolgere altre modalità sensitive, in particolare somestesiche.Le allucinazioni sono, il più delle volte, poco preoccupanti per il paziente, che non le riferirà necessaria-mente spontaneamente. La loro fisiopatologia è imperfettamente conosciuta. La lesione delle vie visiveperiferiche ma, soprattutto, centrali è coinvolta nella comparsa delle allucinazioni visive. Anche la lesionedelle vie che regolano il ciclo veglia-sonno e, in particolare, il sonno paradosso è responsabile nellafisiopatologia delle allucinazioni parkinsoniane. Infine, anche la presenza di disturbi cognitivi svolge unruolo nella loro comparsa, con un ruolo importante della lesione frontale e, in particolare, della sindromedisesecutiva. La gestione delle allucinazioni nella malattia di Parkinson è relativamente stereotipata.Occorre assicurarsi dell’assenza di fattori predisponenti, in particolare di tipo farmacologico o metabo-lico. Il trattamento antiparkinsoniano deve essere alleggerito, con, prioritariamente, la riduzione o lasospensione degli anticolinergici, degli agonisti dopaminergici e dell’amantadina e, quindi, degli inibitoridella catecol-O-metiltransferasi (COMT) e della monoaminossidasi B (MAO B). Se necessario, le dosi didopamina possono essere ridotte. Questi adattamenti terapeutici permettono, in genere, di controllarele allucinazioni, a volte a scapito dello stato motorio. Infine, se le allucinazioni persistono, può essereindicato un trattamento neurolettico con piccole dosi di clozapina ed è, in genere, notevolmente efficace.© 2014 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati.

Parole chiave: Malattia di Parkinson; Allucinazioni visive; Plasticità cerebrale; Sonno paradosso; Clozapina

Struttura dell’articolo

■ Introduzione 1■ Epidemiologia 1

Frequenza ed epidemiologia 1Fattori di rischio 2

■ Semeiologia delle allucinazioni 2■ Fisiopatologia 2

Implicazione delle vie visive 2Relazione con i disturbi del ciclo veglia-sonno 3Allucinazioni e dopamina 3Allucinazioni e serotonina 3

■ Gestione 4

� IntroduzioneIl termine allucinazione indica una percezione sensoriale che

compare al di fuori di ogni stimolo esterno suscettibile di pro-vocarla. Secondo Serratrice, allucinare è ingannare se stessi sullostato del mondo o del proprio corpo. Se l’errore è effimero, si parla

di allucinosi, mentre, se persiste, si parla di allucinazione [1]. Leillusioni sono delle distorsioni visuopercettive quanto alla forma,al contorno, alla grandezza, al colore, al numero o al movi-mento di oggetti o di persone realmente presenti (per esempio,un vestito posato su una sedia e «interpretato» come una per-sona). Esse sono riconosciute rapidamente come tali dal soggetto.Nella malattia di Parkinson, possono manifestarsi delle illusionie delle allucinazioni. Esse segnano frequentemente un punto disvolta nella malattia e nell’ingresso nello stadio delle complicanzecognitive. Compromettono notevolmente, in particolare quandosi associano a una confusione o ad altri disturbi neuropsichici,l’equilibrio familiare. A questo titolo, esse rappresentano il fattorepiù importante di rischio (superiore alla gravità dei segni motori)di istituzionalizzazione [2]. Per questi motivi, esse non devonoessere misconosciute e il loro trattamento deve essere precoce eadeguato.

� EpidemiologiaFrequenza ed epidemiologia

Le allucinazioni visive nella malattia di Parkinson costituisconoun fenomeno relativamente frequente e riguardano il 16-75% dei

EMC - Neurologia 1Volume 14 > n◦2 > maggio 2014http://dx.doi.org/10.1016/S1634-7072(14)67224-X

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I – 17-061-A-10 � Allucinazioni e malattia di Parkinson

pazienti [3]. Esse possono essere isolate o integrarsi in una psicosidopaminergica grave o in una demenza parkinsoniana [4]. In ter-mini evolutivi, uno studio ha mostrato che, quale che sia l’età didecesso del paziente parkinsoniano, le allucinazioni lo precedono,in genere, di cinque anni circa [5]. Sul piano del decorso temporale,questo studio ha mostrato che, nei cinque anni che precedono ildecesso del paziente, interviene la seguente sequenza di eventi:allucinazioni, cadute, istituzionalizzazione e, quindi, demenza [5].

Le allucinazioni visive sono segnalate solo nel 7% dellesindromi parkinsoniane atipiche accertate dall’analisi anatomo-patologica [6].

La paralisi sopranucleare progressiva (PSP) è raramente associataalle allucinazioni. Nell’atrofia multisistemica, esse sono segnalatenel 5-9% dei casi e sono molto rare nella degenerazione cortico-basale [6]. La presenza precoce di allucinazioni visive nel quadro diuna sindrome parkinsoniana è, dunque, molto evocatrice (anchese incostante) di una patologia a corpi di Lewy, in particolare dellademenza a corpi di Lewy [6, 7], e rappresenta innegabilmente unaiuto alla diagnosi.

Fattori di rischioI fattori di rischio di allucinazioni nella malattia di Parkinson

comprendono: l’età avanzata, la durata di evoluzione e la gra-vità della malattia, il consumo di agonisti dopaminergici [4, 8] e lapresenza di una lesione cognitiva [9], soprattutto se è di tipo fron-tale [10] o visuopercettivo [11]. Viceversa, la presentazione clinicacon tremore o meno non rappresenta un fattore di rischio [12]. Ilterreno psichiatrico potrebbe, in alcuni casi, essere un fattore favo-rente, poiché i pazienti depressi e apatici appaiono più inclini adavere delle allucinazioni [8, 13]. La nozione di apatia deve, comun-que, essere considerata con cautela, in quanto questo sintomopuò associarsi a una depressione, ma anche a un declino cognitivoche, in sé, è un fattore di rischio di allucinazioni. Sembra ancheche la presenza di una patologia oculare possa favorire la com-parsa delle allucinazioni [8], ma non è sufficiente per scatenarle [14].Anche le strutture sottocorticali sembrano coinvolte nella com-parsa delle allucinazioni, poiché la presenza di una disautonomiaè un fattore di rischio [15]. Infine, anche una sonnolenza diurnaimportante con degli episodi improvvisi di passaggio al sonnoparadosso durante il risveglio è associata a una prevalenza accre-sciuta delle allucinazioni nel soggetto parkinsoniano [16–18].

� Semeiologia delle allucinazioniLe allucinazioni sopraggiungono all’addormentamento o al

risveglio in metà dei pazienti e sono più frequenti al termine dellagiornata [19]. Esse sono, in effetti, favorite da una scarsa luminositàe da una riduzione del livello di veglia.

Nell’ampia serie di Fénelon et al., le allucinazioni interessanoil 39,8% dei pazienti parkinsoniani e sono ripartite in tre catego-rie: allucinazioni minori (sensazione di presenza o impressione diveder passare furtivamente un animale) nel 25,5% dei casi, alluci-nazioni visive elaborate nel 22,2% dei casi e allucinazioni uditivenel 9,7% dei casi [8]. Nello studio di Leu-Semenescu, la moda-lità visiva delle allucinazioni è costante [20]. Le allucinazioni tattilisono più rare e, il più delle volte, sono associate a una sensazionedi presenza o a delle allucinazioni visive ricche [21].

Le allucinazioni visive consistono spesso in animali o perso-naggi umani che appaiono brevemente, a volte soltanto per alcunisecondi. Le immagini sono tipicamente mobili e colorate e nonsconvolgono abitualmente il paziente [8, 19]. A causa del loro carat-tere ripetitivo e stereotipato, i personaggi possono anche divenirefamiliari. Di solito, il paziente è indifferente alla loro comparsao presenta una certa perplessità senza che vi sia un’ansia asso-ciata [19]. Questi personaggi sono, il più delle volte, silenziosi ecircondano il paziente. Molti pazienti descrivono dei personaggimuti in piedi intorno al loro letto quando sono coricati.

Consideriamo ora l’evoluzione nel tempo delle allucinazionivisive nella malattia di Parkinson. Alcuni autori descrivonouno stadio «preallucinatorio» [22, 23], con la comparsa di sogni aocchi aperti. A questo stadio, i pazienti possono presentare una

sensazione di presenza o un’impressione di movimento alla perife-ria del campo visivo [8]. Quando le allucinazioni sopraggiungono,esse sono inizialmente visive e isolate. Tuttavia, dal momento chela sintomatologia è satellite di una patologia neurodegenerativa,essa rimane raramente stabile. La semeiologia si arricchisce fre-quentemente con la comparsa di allucinazioni visive costruiteche si associano, dopo un certo periodo, a delle allucinazioni nonvisive (70% dopo dieci anni) [24]. Tardivamente nell’evoluzione,vi sono spesso diverse allucinazioni di modalità differenti, checompaiono contemporaneamente. Si citerà, così, l’esempio di unpaziente che, quando stava per guardare la televisione, percepivatalvolta un soffio sulla nuca (allucinazione somestesica) e quindi,quando si voltava, vedeva tre donne africane silenziose che indos-savano degli abiti multicolori. Un altro descriveva una sensazionedi morso a livello delle dita dei piedi mentre era nel letto, quindi,quando sollevava le lenzuola, scopriva la presenza di nani che glimordevano le dita dei piedi e che, poi, fuggivano. Si tratta menospesso di un’allucinazione unica che diviene multimodale, peresempio con un personaggio silenzioso che, in seguito, si mette aparlare, a emanare odori, a toccare il paziente e così via [24]. Nellaserie di Inzelberg, l’8% dei pazienti ha delle allucinazioni uditive,sempre associate a manifestazioni visive. Si tratta di voci umane,spesso incomprensibili. Nessuna era minacciosa [25]. Nella serie diLeu-Semenescu et al. (2001), al contrario, le allucinazioni uditivesono spesso di tipo non verbale (cigolio, squittii, ecc.) [20]. In lineagenerale, le allucinazioni uditive nella malattia di Parkinson sonospesso poco elaborate e molto diverse dalle allucinazioni uditiveosservate, per esempio, nella schizofrenia [26].

Dal momento che le allucinazioni non sono necessariamenteinquietanti per il paziente, questi non ne parlerà sempre sponta-neamente. Egli può anche mascherarle, per paura dell’opinionedegli altri su questo fenomeno. È, quindi, a volte, necessario uninterrogatorio rigoroso per individuarle. Ciò è tanto più impor-tante in quanto, con il tempo e in assenza di una gestioneadeguata, le allucinazioni perdono il loro carattere benigno epossono associarsi a un delirio paranoico che compromette lapermanenza a casa dei pazienti.

� FisiopatologiaLa fisiopatologia delle allucinazioni nella malattia di Parkinson

è complessa e non perfettamente conosciuta. La loro comparsasembra, così, legata alla coesistenza di varie disfunzioni.

Implicazione delle vie visiveLesione del sistema visivo periferico

Le vie visive sono interessate a diversi livelli durante la malat-tia di Parkinson. A livello periferico, esiste una lesione dei circuitidopaminergici retinici, in particolare a livello delle cellule ama-crine [27]. In pratica, i soggetti parkinsoniani hanno spesso undeficit della discriminazione dei colori e dei contrasti, che siaggrava progressivamente durante la malattia. Esso può miglio-rare sotto dopaterapia, il che fa sì che alcuni autori parlino di «offvisivo» [28]. Le difficoltà visive legate a questa lesione potrebberoprovocare un equivalente di «deprivazione» visiva, che favoriscela comparsa di allucinazioni per analogia alla sindrome di CharlesBonnet.

Lesione dell’integrazione centrale degli stimolivisivi

La corteccia occipitale subisce delle alterazioni strutturalidurante la malattia di Parkinson e si atrofizza progressivamente.I deficit visuospaziali che ne derivano favoriscono probabilmentela comparsa delle allucinazioni [29]. Esistono, anche in questipazienti, delle alterazioni funzionali delle vie di trattamentodell’immagine, legate a una plasticità cerebrale anormale [30].Queste consistono in un difetto di reclutamento delle regionitemporo-occipitali e in un reclutamento eccessivo delle regionifrontali, come se esistesse uno scivolamento del trattamentodell’immagine dal dietro in avanti [30].

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Comparsa anormale di immagini interne a spesedelle immagini reali, esterne

Immagine «esterna»di cattiva qualità

Deficit visivoperiferico

Immagini REM

Difetto di trattamento bottom-up

Eccesso diattivazione top-down

Equilibrio anormale

Rete occipitoparietaleLocalizzazione spaziale

Retefrontotemporale

Attenzione ericonoscimento

visivo

PPN

Allucinazioni visive

Lesione cognitivaSindrome disesecutiva

Produzioneanormale di

immagini «interne»

Scarsa critica delle allucinazioniscarsa strategia di riconoscimento

Figura 1. Meccanismi che favoriscono la com-parsa delle allucinazioni nella malattia di Par-kinson. REM: rapid eye movement; PPN: nucleopeduncolopontino.

Il difetto di attivazione posteriore tradurrebbe, in realtà,un’insufficienza del sistema «bottom-up», che tratta l’immaginedalla corteccia visiva primaria verso le strutture di integra-zione occipitotemporali. Queste alterazioni del trattamentodell’informazione visiva indurrebbero un difetto di riconosci-mento dell’immagine [11, 30, 31]. Viceversa, l’eccesso di attivazionefrontale rifletterebbe l’iperattività compensatoria del sistema«top-down». Quest’ultimo avrebbe la capacità di generareun’immagine fittizia che sostituisce l’immagine reale, male ana-lizzata. Questa immagine fittizia sarebbe, in seguito, proiettataall’indietro verso i lobi temporali, permettendo la sua emergenzaalla coscienza [30, 32]. Un punto importante riguarda il fatto che ipazienti hanno difficoltà nel determinare l’origine dell’immaginevisualizzata e, in particolare, nel determinare se queste immaginisono generate in maniera intra- o extracorporea, e le allucinazionisono tanto meno ben criticate in quanto esistono dei disturbicognitivi associati [9–11, 14, 33, 34].

Queste disfunzioni corticali all’origine delle allucinazioni, maanche dei disturbi cognitivi, sono correlate all’importanza deicorpi di Lewy nelle aree corticali superiori (corteccia cingolataanteriore, ecc.) [5, 14, 35, 36].

Relazione con i disturbi del ciclo veglia-sonnoDiversi elementi sottolineano il rapporto tra le perturbazioni

del sonno, in particolare del sonno paradosso, e la comparsadi allucinazioni nel soggetto parkinsoniano. In effetti, le alluci-nazioni sono più frequenti nei pazienti con sonnolenza diurnaeccessiva e hanno tendenza a comparire al termine dei periodidi sonno paradosso durante il giorno e la notte [18]. Così, alcunipazienti presentano una sonnolenza diurna molto importante edegli attacchi di sonno paradosso che ricordano quello che si puòosservare nella narcolessia senza catalessia, che si accompagnaanche ad allucinazioni ipnagogiche [18]. Nei parkinsoniani, il 46%delle allucinazioni compare durante le fasi di addormentamentoo di risveglio e il 54% compare durante il risveglio [20]. La com-parsa di allucinazioni durante il risveglio non esclude il rapportocon il sonno paradosso, poiché si registrano, a volte, in manieraisolata, nei soggetti parkinsoniani, dei periodi di sonno paradossodurante il risveglio [20].

Il rapporto tra le allucinazioni osservate nel quadro dellamalattia di Parkinson e quelle osservate nel quadro dellanarcolessia-catalessia è stato studiato specificamente. È statoanche dimostrato che, in entrambi i casi, le allucinazioni erano

più frequenti delle illusioni [18]. Tuttavia, esistono delle differenze.Così, nei parkinsoniani, le sensazioni di passaggio e di presenzasono più frequenti e le allucinazioni visive sono meno violentee cruente che nei soggetti narcolettici. Viceversa, le allucinazioniuditive sono più frequenti nei pazienti narcolettici. Infine, le allu-cinazioni sono spesso criticate meglio nei soggetti parkinsonianiche nei narcolettici con o senza catalessia [18].

Dal momento che il ciclo veglia-sonno coinvolge le viecolinergiche, la loro lesione è verosimilmente implicata nellafisiopatologia delle allucinazioni. Ciò potrebbe anche spiegareperché le allucinazioni sono favorite dall’assunzione di farmacianticolinergici. Più precisamente, la degenerazione del nucleopeduncolopontino (PPN) nel corso della malattia di Parkinsonpotrebbe influenzare l’attività talamocorticale e ridurre lo statodi veglia, favorendo la comparsa di allucinazioni [37] (Fig. 1).

Allucinazioni e dopaminaLe allucinazioni parkinsoniane sono favorite da tutti i tratta-

menti dopaminergici, e ciò suggerisce che questi potrebbero essereassociati a una stimolazione non fisiologica dei recettori dopa-minergici mesolimbici di tipo D3 e D4 [38–40]. Tuttavia, occorretenere a mente che delle allucinazioni visive sono state segnalatenella malattia di Parkinson prima dell’era della levodopa (L-dopa)e non vi è necessariamente un effetto dose, ma, piuttosto, viè una sensibilità individuale più o meno grande ai trattamentidopaminergici [8, 41–46]. Il miglioramento delle allucinazioni conla riduzione del trattamento dopaminergico e con la clozapina,bloccante dei recettori dopaminergici D3 e D4, è anch’esso unargomento forte a favore dell’ipotesi dopaminergica [38, 47, 48].

Allucinazioni e serotoninaLe lesioni del rafe mediano o la deplezione serotoninergica pos-

sono provocare delle allucinazioni visive e inibire la comparsa delsonno paradosso nei gatti. I trattamenti dopaminergici riduconoi tassi di serotonina intracerebrale, che sono già abbassati nei sog-getti parkinsoniani. La dietilamide dell’acido lisergico (LSD), notaper le sue proprietà allucinogene, ha un’azione sui recettori sero-toninergici 5HT2a [49]. L’effetto della clozapina potrebbe, quindi,almeno in parte, spiegarsi con il blocco dei recettori 5HT2 e 5HT3.In particolare, nella malattia di Parkinson, l’effetto antipsicoticoè ottenuto con dosi relativamente basse, compatibili con un forte

EMC - Neurologia 3

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tasso di occupazione dei recettori 5HT2a [50]. D’altra parte, dei datidi diagnostica per immagini funzionale corroborano l’ipotesi diuna disfunzione dei recettori serotoninergici 5HT2a nei parkinso-niani con allucinazioni. Questo studio mostra una distribuzionedelle anomalie dei recettori serotoninergici lungo le vie visiveventrali coinvolte nel riconoscimento visivo, sottolineando unpossibile rapporto tra disfunzione delle vie visive centrali, lesioniserotoninergiche e allucinazioni visive nella malattia di Parkin-son [51].

“ Punto importante

Le allucinazioni visive nella malattia di Parkinson sono asso-ciate a:• una disfunzione delle vie associative visuopercettive;• una lesione del sistema veglia-sonno;• delle lesioni colinergiche, dopaminergiche e serotoni-nergiche;• una sindrome disesecutiva e dei disturbi cognitivi.L’anatomia patologica conferma l’implicazione dei lobitemporali e frontali e, in particolare, l’implicazione dellearee coinvolte nel trattamento visivo e nella discrimina-zione della realtà.Essa sottolinea il rapporto con la presenza di corpi di Lewya livello corticale.

� GestioneLa gestione è relativamente riproducibile da un paziente

all’altro. In un primo tempo, occorre escludere un fattore inter-corrente, in particolare di tipo metabolico, farmacologico otraumatico. Sarà anche opportuno ricercare un disturbo idroelet-trolitico ed escludere (in caso di trauma cranico) un ematomaintra- o extraparenchimale oppure un fattore infettivo. I trat-tamenti di tipo morfinico o i loro derivati, gli anticolinergici(scopolamina, ecc.), devono essere interrotti. Occorre, in manieragenerale, studiare in dettaglio qualsiasi modificazione del tratta-mento antiparkinsoniano o altro (psicotropi) e assicurarsi dellabuona compliance del trattamento antiparkinsoniano (o control-lare se vi è un sovradosaggio). Se questi provvedimenti non sonosufficienti, si deve alleggerire il trattamento antiparkinsoniano,riducendo o interrompendo prioritariamente gli anticolinergici,poi gli agonisti dopaminergici, l’amantadina e, poi, gli inibi-tori della catecol-O-metiltransferasi (COMT) (entacapone) e dellamonoaminossidasi B (rasagilina, selegilina, ecc.). In alcuni casi, èmantenuta solo una dopaterapia semplice. La riduzione del tratta-mento antiparkinsoniano è spesso sufficiente per far scomparire leallucinazioni ma al prezzo, talvolta, di un aggravamento motorio.

Se le allucinazioni si rivelano refrattarie, può essere introdottoun trattamento antipsicotico con clozapina a basso dosaggio(6,25-75 mg/die). Si tratta del solo trattamento che ha un livellodi prova di grado A nel trattamento della psicosi parkinso-niana, che i pazienti siano affetti da demenza o meno. Acausa di un rischio raro di agranulocitosi (0,5%), è obbligatorioun monitoraggio settimanale (per 18 settimane) e, poi, mensiledell’emocromo [38, 47, 48].

Quanto alla quetiapina, se la sua innocuità è stata dimostrata,essa non ha, al contrario, dimostrato alcuna efficacia in dop-pio cieco contro placebo [52]. Infine, gli altri antipsicotici devonoessere vietati, in quanto determinano un aggravamento motorio.

In caso di demenza associata, il trattamento con rivastigminapuò provocare, nei pazienti parkinsoniani, un beneficio allo stessotempo cognitivo e sulle allucinazioni, come era stato in passatodimostrato nella demenza a corpi di Lewy [48, 53–57]. In manieraconnessa, la risposta «cognitiva» alla rivastigmina è superiore neiparkinsoniani affetti da demenza che hanno delle allucinazioniche in quelli che non hanno allucinazioni [58].

“ Punti importanti

• Le allucinazioni nella malattia di Parkinson interessano il16-75% dei pazienti• La loro identificazione e la loro gestione devono essereprecoci, in quanto esse possono segnare l’ingresso in unapsicosi o in una demenza parkinsoniana• Esse sono inizialmente visive, poi possono essere attivatealtre modalità sensitive• La loro fisiopatologia è complessa e multifattoriale• La loro gestione è relativamente stereotipata e consistein una semplificazione del trattamento antiparkinsonianocon, al massimo, una dopaterapia semplice• Se necessario, può essere introdotto un trattamento conclozapina

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A. Poisson, Chef de clinique ([email protected]).S. Thobois, Professeur des Universités, praticien hospitalier.Service de neurologique C, Hôpital neurologique Pierre-Wertheimer, 59, boulevard Pinel, 69003 Lyon, France.Centre de neuroscience cognitive, CNRS, UMR 5229, Équipe physiopathologie des ganglions de la base, 69675 Bron, France.

Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Poisson A, Thobois S. Allucinazioni e malattia di Parkinson. EMC - Neurologia 2014;14(2):1-5[Articolo I – 17-061-A-10].

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