adattamento anaerobico

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ADATTAMENTO ANAEROBICO M. Marella

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Page 1: Adattamento anaerobico

ADATTAMENTO ANAEROBICO

M. Marella

Page 2: Adattamento anaerobico

ADATTAMENTO ANAEROBICOIl dibattito sulla stessa definizione di “soglia anaerobica” è molto acceso, crediamo che questo stia a significare una ancora poca chiarezza sul reale impatto, sui suoi limiti e sulle sue peculiari caratteristiche.

Secondo di Prampero (1985) nella letteratura internazionale troviamo molte definizioni di sistema anaerobico

Page 3: Adattamento anaerobico

Definizioni di soglia anaerobicaN° Come

1251 “anaerobic Treshold61 Onset of Blood Laccate

276    Lactate Treshold176 Aerobic Treshold248 Ventilatory Treshold2 Heart Rate Turn Point

27 Heart Rate Treshold9 Heart Rate Deflectio Point

26 Maximal Lactate Steady State5 Lactate Minimun

57 Critical Power

Page 4: Adattamento anaerobico

Definizione di sogliaPer Tokmakidis (da Bisciotti 2001) Biscotti GN., La Teoria e Metodologia del movimento umano Teknosport, Ancona 2002 è quello stato di transizione in cui il metabolismo anaerobico inizia a porsi come supplemento al metabolismo aerobico;

Power (da Tumilty e al. 1988) è il livello al quale si verifica l’incremento dell’equivalente ventilatorio per il VCO2;

Wassermann (2001) propose una metodica basata sulla relazione fra carico di lavoro (in % di VO2) e ventilazione polmonare, arrivando

alla conclusione che vi è una relazione lineare tra questi due parametri per carichi di lavoro al di sotto della soglia, ma quando il [La] inizia ad accumularsi, questa relazione scompare ed ha luogo una impennata improvvisa della ventilazione

Page 5: Adattamento anaerobico

Soglia anaerobica individuale Stegmann e Kindermann (1981) hanno definito "soglia anaerobica individuale " il momento in cui il tasso massimo di eliminazione e quello di diffusione del LA si trovano in stato di equilibrio

Per determinare tale punto, per almeno 10 min ad intervalli di 2 min, è stata rilevata, la concentrazione di lattato ematico dopo la fine di un test a carichi crescenti ad esaurimento.

Nel recupero, il punto della curva L/P nel quale si rileva una concentrazione ematica di lattato pari a quella rilevata nel momento dell' interruzione dei carico, viene utilizzata come punto di partenza di una tangente alla curva LP.

Il punto dove la tangente tocca la curva L/P viene considerato come soglia individuale.

Page 6: Adattamento anaerobico

Soglia anaerobica individualeCometti (2001) nel caso in cui rivoglia predire il valore di SA, la produzione di anidride carbonica viene posta in relazione lineare al consumo di ossigeno nel punto in cui questa subisce una deflessione si ha una aumentata produzione di ioni H+ dovuto alla produzione di [La] conseguente alla presenza di ioni di bicarbonato HCO2

Mader e coll. (1976) definirono la soglia anaerobica come la concentrazione di [La] ematico ad un malore di 4 mM/l e la soglia aerobica 2 mM/l (Hoffman 2000 Questo concetto fu frainteso perché si avvalsero di questa definizione non tenendo conto: della deviazione standard ± 0.7 mM/l; che il test venne effettuato a livello costante di lattato (4 ± mM/l) in atleti di mezzofondo i quali avevano in media questi valori; del fatto che venne impiegato, al posto della determinazione diretta del carico submassimale un protocollo incrementale

Page 7: Adattamento anaerobico

Soglia anaerobica individuale

Hoffmann (1994-1997) considera più corretto trovare il punto di equilibrio tra livelli basali di [La] ed il punto in cui la curva si impenna per la concentrazione di [La].

Questa teoria tende ad avere un concetto individualizzato su ciò che può essere il livello di lattato corrispondente alla SA e non un singolo valore come quello di Mader. (la soglia anaerobica individuale era già supportata da Keul 1979 e Stegman ‘1981 e Bunc 1982).

Page 8: Adattamento anaerobico

Confronto delle definizioni

Leger, Tokmakidis (’88); Peronnet (1995) analizzando 34 tecniche di determinazione (19 invasive e 15 non invasive), e facendo un’analisi triangolare hanno osservato che il punto della soglia anaerobica era composta da 10 soglie diverse Gli autori concludevano paradossalmente che:

“ Indubbiamente, se per scovare la SA sono stati profusi sforzi e tesori d’immaginazione, può essere che non essere riusciti a trovarla sia anche da considerare come una prova che forse non esiste”.

Page 9: Adattamento anaerobico

Soglia e attività sportiva

Hollmann (1986) aveva notato, in atleti di alta prestazione in Germania, che la Anaerobic Thresold era diversa a secondo del tipo di gara che praticavano.

Page 10: Adattamento anaerobico

Influenze sulla sogliaIndipendentemente dal tipo di test utilizzato sappiamo però che:

una dieta ricca o povera di glucidi può spostare a destra o a sinistra la curva di aumento delle concentrazioni ematiche (Maasen, Busse 1989);

una deplezione di glicogeno muscolare dovuto a un lavoro aerobico del giorno precedente, sposta a destra la SA.(Ivy ’81; Huues ’82; Yoshida ’84);

La dinamica del test (con pause, triangolare, misto ecc.) sposta la cinetica del lattato;

Se scegliamo la percentuale del massimo consumo di energia ad una lattecidemia di 4 Mml.l -1 , la SA a 4 Mml. si troverebbe tra il 50 ed il 55% in un soggetto sedentario, tra il 60-80% in un velocista e tra l’85-92% in atleti resistenti.

Page 11: Adattamento anaerobico

Adattamenti fisiologiciSe vogliamo valutare l’adattamento fisiologico, dobbiamo tener presente che la lattecidemia dipende:

dalla natura dell’allenamento

dall’intensità e durata dell’esercizio

dall’ampiezza della massa muscolare coinvolta

dalla diversa percentuale delle FT e ST

dall’età del soggetto

dalle riserve di glicogeno e dal tipo di allenamento precedente

dal punto di prelievo di sangue

Page 12: Adattamento anaerobico

Adattamenti fisiologiciInoltre la fisiologia afferma anche che:

si ha un aumento della concentrazione dei substrati anaerobici (28% di ATP e CP) della creatina libera e del glicogeno (Hikida 1983);

dipende dalla disponibilità degli enzimi per via glicolitica (Gettman 1979), (Knapik 1991) le cui variazioni sono principalmente a carico delle fibre veloci

l’aumento della capacità di produrre lattato nel corso di esercizi massimali, deriva dalla maggior disponibilità di glicogeno e degli enzimi delle via gli colitica e dalla capacità di resistere a sforzi estremi (Coley 1979; Gettman 1979);

Page 13: Adattamento anaerobico

Rendimento della glicogenolisi Secondo di Prampero e Ferretti (1999), l’ossidazione di 1 molecola di Glicogeno ha un potenziale energetico di 2880 Kj. La spesa energetica per la risintesi di due molecole di lattato hanno un costo di 197 Kj, lattato che riproduce 3 molecole di ATP la cui spesa per la risintesi è di 50 • 3 Kj.

Il rendimento della glicogenolisi dunque sarà:(50 • 3) • 100/197 = 76%

Il potenziale energetico risulterà di:2880-197 =2683Kj.

È però interessante ricordare che con la glicolisi anaerobica può essere fornito, in un lasso di tempo di 2-3 secondi, il 100% di energia e, in circa 40 secondi, può essere formata 1 mole di lattato, e fornire una potenza di 2463 Watt, con un rendimento superiore a quella aerobica del 63%.

Page 14: Adattamento anaerobico

Diverse risposte biochimiche all’interno

del muscolo La ricerca di Hirvonen (1987) su dei velocisti che avevano eseguito degli sprint di m. 20-40-60-80 e 100, ha dimostrato le diverse risposte biochimiche all’interno del muscolo

l’ATP rimane costante poiché viene sintetizzata sia dalla scissione di l’ATP rimane costante poiché viene sintetizzata sia dalla scissione di CP che da quella glicolitica;CP che da quella glicolitica;

dopo i m. 40 si assiste ad una rapida caduta di CP e di pH ed ad un dopo i m. 40 si assiste ad una rapida caduta di CP e di pH ed ad un incremento di Laincremento di La

Page 15: Adattamento anaerobico

Diverse risposte biochimiche all’interno del muscolo

Nell’allenamento di massima intensità e breve durataNell’allenamento di massima intensità e breve durata il CP va a valori bassi; se il carico di allenamento è al 60 –70% l’ATP varia di poco. L’adattamento a sforzi intensi e brevi porta ad un aumento del CP mentre l’ATP rimane agli stessi valori ma la risintesi diventa più veloce.

La potenza del CP supera la potenza massima di 4 –6 volte rispetto al sistema ossidativi e di 3 quello glicolitico.

Page 16: Adattamento anaerobico

Variazione del PCr

•        La variazione di PCr nei flessori plantari dipendente da un carico costante. Il livello di PCr subisce una notevole ceduta all’on ma anche una rapida risintesi all’off mentre l’ATP rimane costante. L’esame è stato fatto col sistema a spettri P-MRS registrati ad intervalli di 10.8 sec.

Grassi (1996)

Page 17: Adattamento anaerobico

…e ancora

      Un miglioramento del PC all’interno del muscolo migliora la potenza anaerobica ed il sistema tampone con il risultato di migliorare la resistenza alla velocità.

L’allenamento della forza veloce non comporta aumento nelle fibre di tipo IIB ma l’aumento della miosina lenta per cui non si rileva una trasformazione in fibre di tipo IIA;

E’ stato visto che effettuando salti continui per 60 secondi, inizialmente verranno reclutate tutte le fibre, poi le FT si affaticheranno e lavoreranno solo le ST. Lavorando con carichi elevati il meccanismo avverrà al contrario.

Page 18: Adattamento anaerobico

Allenamento anaerobico alattacido

Porta a:Della concentrazione di fosfageni nei muscoli (si pensa dovuto ad un incremento di densità nei mitocondri ( Gollnick Hermansen 1982)

Questo aumento però è meno importante rispetto all’incremento dell’attività degli enzimi che determinano la velocità di demolizione e di risisntesi dei fosfati (creatinfosfochinasi e miochinasi) Jakovlev 1974 Koz 1986.

Page 19: Adattamento anaerobico

Adattamenti allo sprint

In uno studio effettuato da In uno studio effettuato da Dawson, Ftizsimons, Green ( 1998Dawson, Ftizsimons, Green ( 1998) fu ) fu notato che eseguendo 30 – 80 m. di sprint al 90-100% e notato che eseguendo 30 – 80 m. di sprint al 90-100% e ripetendo l’esercizio da 20 a 40 volte per sessione per 6 ripetendo l’esercizio da 20 a 40 volte per sessione per 6 settimane ci fu: settimane ci fu:

1. un miglioramento significativo della velocità p<0.01; 2. la concentrazione di ATP e fosfocreatina nei muscoli non

cambiava; 3. l’attività della fosforilasi aumentava p< 0.01; 4. la proporzione delle fibre di tipo II è aumentata in maniera

significativa p<0.05.

Page 20: Adattamento anaerobico

Adattamento alla forza

Secondo Tesch (1984) un programma di allenamento finalizzato all’aumento della forza muscolare non comporta un aumento della densità dei capillari per mm2 di muscolo ma una riduzione

Page 21: Adattamento anaerobico

Allenamento di breve durata e di massima intensità

Secondo Takekura, Yoshioka (1990) un allenamento di breve durata ma di elevata potenza protratto per 6 – 8 settimane ha scarsi effetti sulla massa muscolare (le fibre non presentano variazioni significative), ma la concentrazione dei principali enzimi nelle fibre di tipo I, IIA, IIB risultano significativamente cambiate.

Page 22: Adattamento anaerobico

Sessioni di 20-40 sprint da 30-80 metri

Prove di corsa veloce di 16 sessioni di 20-40 sprint da 30-80 metri Prove di corsa veloce di 16 sessioni di 20-40 sprint da 30-80 metri per 6 settimane, hanno indotto un aumento della frazione di tipo II per 6 settimane, hanno indotto un aumento della frazione di tipo II da 54 a 64%.da 54 a 64%.

Sembra che raggiungano una maggior capacità di ricorrere alla glicolisi anaerobica e di tamponare l’acido lattico

Sia ha inoltre anche un aumento della fosfofruttochinasi (Dawson 1998)

In generale si pensa che un lavoro intenso di breve durata abbia come effetto che la glicolisi anaerobica sia fortemente sollecitata e permetta che da una molecola di glicogeno si sintetizzino 3 molecole di ATP formando 2 molecole di lattato

Viene così assicurata la sintonia tra attività funzionale e Viene così assicurata la sintonia tra attività funzionale e sintesi adattativa delle proteinesintesi adattativa delle proteine

Page 23: Adattamento anaerobico

Modifica della percentuale di fibre

L’allenamento interviene, secondo L’allenamento interviene, secondo Jazvikov 1988Jazvikov 1988, a modificare , a modificare la percentuale di fibre e spostare, soprattutto le fibre di tipo II la percentuale di fibre e spostare, soprattutto le fibre di tipo II verso destra o sinistraverso destra o sinistra

Page 24: Adattamento anaerobico

Allenamento anaerobico (Dawson ’98)

• 16 allenamenti (6 settimane) di 20- 40 sprint di m.30-80

• Aumento fibre IIB da 54% a 64%

• ATP PCr non subiscono variazioni

• Aumenti degli enzimi fosforilasi

• Diminuzione della citrato sintetasi

Gli atleti allenati alle corse brevi ma intense sonocaratterizzati da una capacità di ricorrere alla glicolisianaerobica e di tamponare acidi (lattico), una prerogativadelle fibre II. Tra gli enzimi della glicolisi >fosfofruttochinasi

Page 25: Adattamento anaerobico

VELOCITA’ DELLA CORSA E F.C. A LIVELLO DELLA SOGLIA ANAEROBICA

1 Atletica leggera 2 calciatori regionali3 calciatori serie “A” 4 calciatori serie “B”

Page 26: Adattamento anaerobico

Fonti energetiche e distanze brevi

Te= massima potenza metabolica che decresce all’aumentare del tempo di esaurimento (40”-10’)

• E max = Can max *te –1 +VO 2 max

• VO 2 max * k –1 *(1 – e –k*te )*te –1

K = costante di velocità con cui il consumo di O2 raggiunge il massimo all’inizio della prova

Can max = massima capacità anaerobica

Di Prampero 2000

Page 27: Adattamento anaerobico

CONSUMO D’OSSIGENO E VELOCITA’

• I VALORI DEL CONSUMO D’OSSIGENO IN FUNZIONE ALLA VELOCITA’ DI CORSA, SI TROVA IN RELAZIONE SIGNIFICATIVA, MA IL COEFFICIENTE E’ DEBOLE

r = 0,71

Page 28: Adattamento anaerobico

SOGLIA VENTILATORIE Wasserman 1964

La soglia anaerobica è coincidente a:• il passaggio dall’aumento lineare a quello non lineare

dalla VE• Il passaggio dall’aumento lienare a quello non lineare

dell’eliminazione del VCO2

• L’aumento dell’OR• L’aumento della concentrazione di O2 senza la

corrispondente diminuzione di VCO2

LA SOGLIA ANAEROBICA SI HA QUANDO L’AUMENTO NON E’ PROPORZIONATO TRA VE RISPETTO AL CONSUMO DI O2

Page 29: Adattamento anaerobico

Soglia Ventilatoria di Wassermann 1964

• 40

• 35

• 30

• 25

• 0 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5

Ve/VCO2

Ve/VO2

VO2 (l.min-1)

EQUIVAL

RESPIR

Page 30: Adattamento anaerobico

DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA ANAEROBICA

• L’INTENSITA’ DI SOGLIA VIENE IDENTIFICATA NEL PUNTO DI PERDITA DI LINEARITA’ DEL RAPPORTO VENTILAZIONE/INTENSITA’ Wassermann 1964

Page 31: Adattamento anaerobico

DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA ANAEROBICA

• LA LATTACIDEMIA RAGGIUNGE 4 MILLIMOLI PER LITRO (Mader 1976)

Page 32: Adattamento anaerobico

Soglia anaerobica individuale Keul 1979

• La salita del Lattato – Prestazione L/P è diverso a seconda dello stato di allenamento.

• Mader ha osservato che la soglia non si trova a 4 mmoli ma all’angolo della tangente della concentrazione di LA

Page 33: Adattamento anaerobico

SOGLIA ANAEROBICA INDIVIDUALE (Stegmann 1981)

• E’ quello in cui il tasso massimo di eliminazione e quello di diffusione del LA si trovano in stato di equilibrio.

Per determinare questo punto per almeno 10 min. Per determinare questo punto per almeno 10 min. ad intervalli di 2 min. è stata rilevata la ad intervalli di 2 min. è stata rilevata la concentrazione di LA dopo la fine del test. Nel concentrazione di LA dopo la fine del test. Nel punto della curva L/P nel quale si rileva una punto della curva L/P nel quale si rileva una concentrazione di LA pari a quella di fine lavoro, concentrazione di LA pari a quella di fine lavoro, viene utilizzata come punto di partenza di una viene utilizzata come punto di partenza di una tangente L/P e identificata come soglia tangente L/P e identificata come soglia individualeindividuale

Page 34: Adattamento anaerobico

SOGLIA ANAEROBICA INDIVIDUALE (Bunc 1982)

• La relazione tra LA e carico è descritta da una funzione esponenziale, nella quale, da un lato deve essere raggiunto il punto critico più basso e dall’altro una concentrazione di lattato (almeno 15mmoli).

• Sulla funzione esponenziale vengono tracciate due tangenti; quest’ultima retta indica sulla curva L/P la SOGLIA ANAEROBICA INDIVIDUALE

Page 35: Adattamento anaerobico

DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA ANAEROBICA

• L’INTENSITA’ DI SOGLIA VIENE IDENTIFICATA NEL PUNTO DI PREDITA DI LINEARITA’ DEL

RAPPORTO Fc/velocità (Conconi 1982)

Page 36: Adattamento anaerobico

VARIAZIONI DELLA SOGLIA ANAEROBICA

Page 37: Adattamento anaerobico

A proposito del test di Conconi

• Hofmann (1992) pone un problema rispetto alla affidabilità del test.

• Dopo 500 prove la curva di deflessione rimane un metodo soggettivo. Rimane però valido un criterio di allenabilità sebbene una spiegazione fisiologica sia ancora mancante

Page 38: Adattamento anaerobico

DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA ANAEROBICA

• DAVIS ,IJSM 1976

Page 39: Adattamento anaerobico

DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA ANAEROBICA

• MORITANI 1981

Page 40: Adattamento anaerobico

MORITANI• DISTANZA PIU’ LUNGA - PIU’ CORTA

• TEMPO LUNGO - TEMPO CORTO325O - 500

720”- 83”4.317 m/s Velocità critica

LAVORO ANAEROBICO=distanza -(vel.critica x tempo)

3250 - (4.317 x720”) =3250-3108 = 142 m.

Page 41: Adattamento anaerobico

TEST A CONFRONTO• YEH (1983)YEH (1983)LA SOGLIA RILEVATA LA SOGLIA RILEVATA

CON I VARI METODI DA’RISULTATI CON I VARI METODI DA’RISULTATI DIVERSI. PERTANTO YEH PONE DIVERSI. PERTANTO YEH PONE L’ASSOLUTA DIPENDENZA DELLA L’ASSOLUTA DIPENDENZA DELLA DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA DETERMINAZIONE DELLA SOGLIA DALLA VALUTAZIONE DALLA VALUTAZIONE SOGGETTIVA DELL’OPERATORESOGGETTIVA DELL’OPERATORE

Page 42: Adattamento anaerobico

TEST DI MOGNONI• CORSA CONTINUA 6’ A 13,5 Km./h a velocita’

costante.• tabella dei passaggi ogni 200 m

200 53”33400 1’46”66600 2’40”00800 3’33”331000 4’26”661200 5’20”00

Page 43: Adattamento anaerobico

CONTINUA MOGNONI• ALLA FINE DEI 6’ SI MISURA IL

LATTATO E IN BASE A QUESTO SI DETERMINA LA VELOCITà DI SOGLIA

(La)(La) Vel. Soglia AnaerVel. Soglia Anaer1.51.5 15.55Km/h15.55Km/h22 15.0415.042.52.5 14.5514.5533 14.1114.113.53.5 13.70 13.7044 13.2613.264.54.5 12.6612.6655 12.3812.385.55.5 12.38 12.38

Page 44: Adattamento anaerobico

TEST DEGLI SCALINI• MODIFICATO DA MARGARIA (1996)• CONSISTEVA NEL PERCORRERE 16 GRADINI (14

CM. DI ALTEZZA E 35 CM DI PROFONDITA’) ALLA MASSIMA VERLOCITA’ DOPO UN PREAVVIO DI 3 SCALINI VIENE RILEVATO IL TEMPODAL 9° AL 15 GRADINO

• W * kg –1 = g * h *t –1

• G = accelerazione di gravità 9,81 m• H = dislivello tra il 9° e 15° gradino (0,84 m)• T = cronometrato in secondi• MIGLIOR VALORE DI 4 PROVE

Page 45: Adattamento anaerobico

TEST DI BOSCO 15”

• SULLA PEDANA A CONDUTTANZA 15 SECONDI DI BALZI DA MANI AI FIANCHI E PARTENDO ED ARRIVANDO IN POSIZIONE DI SEMIACCOSCIATA

• W* KG W* KG –1–1 = (15g = (15g 22 * tv) * [ 4*ns(15-tv)] * tv) * [ 4*ns(15-tv)]• G = accelerazione di gravità• Tv = tempo totale di volo• 15 = tempo totale di lavoro• Ns = numero di salti eseguiti• 15-tv = tempo totale di contatto al suolo

Page 46: Adattamento anaerobico

TEST DI DAL MONTE• NASTRO TRASPORTATORE INCLINAZIONE 10%

SPINGE UNA SBARRA POSTA AVANTI ALL’OMBELICO. 2 PROVE DI 5 SEC. VEL 12 E 18 Km/h. recupero 20’

• W *Kg –1 = [ (a*Fx + bP) + (0,296 E (P + Fy)] *5 –1

(1) (2)1= lavoro meccanicoa= distanza percorsa in 5 secFx= componente orizzontale della forzab= elevazione verticaleP = peso del soggetto2 = equivalente convenzionale al lavoro meccanico esternoE costo energetico della corsaFy = componente verticale della forza

Page 47: Adattamento anaerobico

WINGATE 10 secondi

• CICLOERGOMETRO (CON MISURA DIRETTA DELLA COPPIA APPLICATA AI PEDALI E FREQUENZA DELLE PEDALATE)

• 5” DI ACCELERAZIONE RESISTENZA 20 N/m PEDALANDO IN PIEDI

• 5” MASSIMA ACCELERAZIONE CON 60 N/m 5” IN PIEDI 5” SEDUTO

• POTENZA MEDIA RELATIVIZZATA AL PESO EROGATA NEI 10” DEL TEST

Page 48: Adattamento anaerobico

RISULTATI A CONFRONTO

• F. Amodio, C.Gallozzi, M. Faina Margaria WB 15” Dal Monte W Wingate W. Max Wingate

M50 -0,25 -0,59 - 0,28 -0,30 -0,39NESSUNA CORRELAZIONE TRA I VARI TEST E’

SIGNIFICATIVA DELLA PROVA SUI M.50 PERCHE’ A CONDIZIONARE IL RISULTATO SONO MOLTI FATTORI QUALI:

UNA DIFFERENTE AZIONE DEGLI ARTI – UNA SINCRONIA UNA DIFFERENTE AZIONE DEGLI ARTI – UNA SINCRONIA DEI MOVIMENTI – IL NUMERO DEI DISTRETTI DEI MOVIMENTI – IL NUMERO DEI DISTRETTI UTILIZZATI – IL TIPO DI CONTRAZIONE ED IL SUO UTILIZZATI – IL TIPO DI CONTRAZIONE ED IL SUO RIUTILIZZO PIU’ O MENO MARCATO – L’EFFICIENZA RIUTILIZZO PIU’ O MENO MARCATO – L’EFFICIENZA MECCANICA – DIFFERENTE AZIONE DELLE FORZE MECCANICA – DIFFERENTE AZIONE DELLE FORZE ESTERNEESTERNE

Page 49: Adattamento anaerobico

MOGNONI TEST

6’ KM/h 13,5 1350 m.13,5 sec. sui m.50

Page 50: Adattamento anaerobico

Potenza massimale anaerobica m.40

• PMAana=(1/2 mv2 + mgh)/tM= peso in Kg, v= velocità ultimi 10 m in m.sec, g=9.81

m.sec.2; h= altezza S2 (m), t = tempo ultimi 10 m (sec.)

anni PMAana1 PMAana2

12 434 + 61 1137 + 159

13 498 + 110 1282 + 282

14 668 + 135 1882 + 381

15 735 + 104 2178 +307

16 834 + 165 2599 + 514

17 875 + 131 2642 + 447

PMAana1= da 0 m.10PMAana2= da 30 a 40 m

Da 13 a 16 anni incrementodel 47% Il valore massimale siraggiunge a 18 anni

Page 51: Adattamento anaerobico

Potenza anaerobica su 3 sj successivi. Formula di Lewis

PMAana = 2,21mgh

m = peso (Kg) g = 9.81 msec-2 h = altezza salto (m)

anni Sj (cm) PMAana(w) PMAana/p (watt/Kg)

12 41 + 5.7 546 + 60 13.25 + 1.8

13 41.6 + 9.1 633 + 94 13.9 + 3.06

14 45.5 + 9.1 801 + 99 14.16 + 2.86

15 47.6 + 6.7 861 + 83 14.43 + 2.03

16 49.1 + 9.7 990 + 107 15.3 + 3.02

17 49.2 + 8.3 1005 + 125 15.16 + 2.58

L’incremento tra i13 e 16 anni è 27%

Page 52: Adattamento anaerobico

Importanza della soglia anaerobica

• Tokmakidid 1998 ha notato che i Tokmakidid 1998 ha notato che i parametri fisiologico-biomeccanici parametri fisiologico-biomeccanici relativi ad elevate concentrazioni di relativi ad elevate concentrazioni di lattato (6-8 mMllattato (6-8 mMl22) forniscono una miglior ) forniscono una miglior correlazione con la prestazione rispetto correlazione con la prestazione rispetto alle concentrazioni tradizionali (4 mMlalle concentrazioni tradizionali (4 mMl22))

Page 53: Adattamento anaerobico

Carichi progressivi della durata di almeno 3 minuti

Questo carico è corrispondente ad un aumento della concentrazione di lattato ematico pari a 1mM sopra i valori di riposo

Il concetto del D 1mM è il valore di VO2 o carico di lavoro osservato nel corsodi un esercizio incrementale

Page 54: Adattamento anaerobico

2.5 mM di lattato

Il concetto della concentrazione corrispondente alle 2.5 mM di lattato ematico osservato nel corso di un esercizio incrementale associato alla presenza nel sangue di una concentrazione di lattato pari alle 2.5 mMl1

McLejjan T.M., Jacobs, I. Active recovery, endurance training, and calculation of the individual anaerobic Thresold. Med. Sci. Sports Exerc. 21:586-592.1989

Page 55: Adattamento anaerobico

Onset of Blood Laccate Accumulation (OBLA)

Il concetto di Onset of Blood Lactate Accumulation (OBLA) indica:

il livello di un esercizio che corrisponde ad una concentrazione di lattato ematico pari alle 4.0 mMl 1

Nella letteratura specifica è il sinonimo di soglia anerobica (anaerobic Thresold)

Page 56: Adattamento anaerobico

Soglia anaerobica individuale (Individual Anaerobic Thresold, IAT)

E’ quella capacità-abilità di un soggetto di mantenere inalterata la concentrazione di lattato nel corso di un esercizio. Rispetto alle precedenti definizioni ha il vantaggio di usare termini relativi e non assoluti per definire il parametro di riferimento usato per descrivere il regime transitorio aerobico-anaerobico. Questo termine è sinonimo di Maximal Steady State o Maximal Lactate Steady State.

Page 57: Adattamento anaerobico

Scuola Scandinava

La scuola scandinava facente capo alla prestigiosa scuola di fisiologia dello sport e dell’esercizio fisico dell’università finlandese di Jyväskylä ha sviluppato nel corso di questi ultimi anni un test che avendo i vantaggi pratici tipici delle prove utili per la determinazione dei regimi di transizione aerobico-anaerobico, è in grado di realizzare un profilo energetico del metabolismo prettamente anaerobico lattacido

Il test viene chiamato MART (Maximal Anaerobic Running Test)). e si pone come scopo quello di determinare in un soggetto la massima velocità anaerobica sostenibile (VMART) descrivendo l’efficienza di questo metabolismo a varie velocità di percorrenza.

(Nummela A, Andersson N, Hakkinen K, Rusko H. Effect of inclination on the results of the maximal anaerobic running test. Int. J. Sports Med. 17 Suppl 2:S103-108. 1996

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VMART

Con la VMART in pratica si viene a determinare una variabile fortemente influenzata sia dalla potenza che dalla capacità di prestazione anaerobica nonché dalle caratteristiche neuromuscolari, senza che venga chiamata in campo l’azione del VO2 max. La VMART viene considerata attualmente dai suoi inventori come un indice della potenza muscolare di origine anaerobica

Rusko, H. K., e Nummela A. T. Measurement of maximal and submaximal anaerobic power. Int. J. Sports Med. 17, Suppl. 2: S89-130, 1996.)

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TestLa versione originale del MART consiste di un numero variabile di corse della durata di 20s, effettuate sul nastro trasportatore ad un intervallo di 100s l’una dall’altra. Dopo 40s di recupero viene effettuato un prelievo di sangue per la determinazione della concentrazione del lattato e questo viene ripetuto successivamente per tutte le prove.

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Applicazione Test mezzofondista

La velocità iniziale è stata di 17,1 km –1 Quella finale di 27.25 km h-1. Con le frecce sono indicati i momenti dei prelievi ematici (40s del recupero).

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ProtocolloL’inclinazione del nastro trasportatore viene tenuta per tutta

la durata del MART ad una pendenza pari a 3°. La velocità iniziale del MART viene selezionata su base

individuale, di modo che ciascun soggetto sia in grado di effettuare almeno 8-12 prove e tale che la concentrazione del lattato non sia superiore alle 3mML-1 successivamente al primo carico di lavoro.

Con velocisti e fondisti la prima velocità di corsa viene posta a 14.2 km h-1 per le donne ed a 17.1 km h-1 per gli uomini. Successivamente la velocità del nastrotrasportatore viene incrementata per ciascuna prova di 1.45 km h-1 e questo sino ad esaurimento del soggetto.

Prima ed immediatamente dopo il MART gli atleti effettuano tre salti verticali con contromovimento (CMJ) sulla pedana di Bosco.

Nel corso del recupero post test vengono inoltre effettuati dei prelievi di sangue (polpastrelli della mano) dopo 2.5, 5 e 10 minuti.

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Curva del lattatoLe variabili di interesse sono la massima velocità in metri al secondo calcolata nel corso dell’ultima corsa di 20s completata (VMART) e dal tempo dell’ultima prova nel caso l’esaurimento sopraggiunga prima dei 20s stabiliti.

Una volta raccolti tutti i dati sopra elencati si determina un profilo del lattato stabilendo direttamente o per interpolazione (interpolazione lineare tra i valori superiori ed inferiori alla concentrazione di interesse) le velocità associate alle concentrazioni di 3, 5, 7, 10 e 13 mML-1.

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InterpretazioneSi tiene conto anche del picco del lattato post MART e dell’elevazione ottenuta nel CMJ. La prestazione nel CMJ viene determinata sia nella condizione pre che post MART facendo la media dei due tempi di volo più elevati e mediante il rapporto tra queste due misure si determina il decremento dell’elevazione dovuta al MART.

La VMART descrive la capacità anaerobica e neuromuscolare dell’atleta di produrre potenza correndo. Il picco della concentrazione del lattato nel MART fornisce informazioni riguardo allo sviluppo della meccanismo glicolitico, che può considerarsi come un indice della capacità anaerobica. Le velocità associate a concentrazioni di lattato comprese tra le 3 e le 13 mML-1, possono essere impiegate quali indicatori dell’economia nell’effettuare esercizio anaerobico

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InterpretazioneLe velocità associate a concentrazioni comprese tra le 3-7 mM L-1 descrivono gli effetti di un allenamento estensivo di interval training.

I valori delle velocità relative alle concentrazioni che vanno dalle 10 alle13 mML-1 descrivono invece gli effetti dell’allenamento ad intervalli ad alta intensità.

La monitorizzazione della prestazione nel CMJ viene invece effettuata per determinare la capacità di generare forza da parte della muscolatura degli arti inferiori e l’entità dell’affaticamento di origine neuromuscolare indotto dal MART.

Rusko, H. K., e Nummela A. T. Measurement of maximal and submaximal anaerobic power.Int. J. Sports Med. 17, Suppl. 2: S89-130, 1996. Tossavainen M, Nummela A, Paavolainen L, Mero A, Rusko H. Comparison of two maximal anaerobic cycling tests. Int. J. Sports Med. 17 Suppl 2:S120-124.1996. Nummela A, Mero A, Rusko H. Effects of sprint training on anaerobic performance characteristics determined by the MART. Int. J. Sports Med. 17 Suppl 2:S114-119.1996).