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8/8/2019 434-gennaio 2011 http://slidepdf.com/reader/full/434-gennaio-2011 1/24 MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURA DIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa Direzione - Redazione - Amministrazione: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà Via G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003 www.chiesaviva.com Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990 Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS) contiene I. R. www.chiesaviva.com e-mail: [email protected] «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32) Chiesa viva  ANNO XLI - N° 434 GENNAIO 2011 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia. Abbonamento annuo: ordinario Euro 40, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3,5, arretrata Euro 4 (inviare francobolli). Per lʼestero Euro 65 + sovrattassa postale Le richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà 25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257 I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Ogni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità Altri “deliramenti” di Mons. Gianfranco Ravasi Altri “deliramenti” di Mons. Gianfranco Ravasi 

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURADIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa

Direzione - Redazione - Amministrazione:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003www.chiesaviva.comAutor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS)contiene I. R.www.chiesaviva.com e-mail: [email protected]

«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»(Jo. 8, 32) 

Chiesaviva  ANNO XLI - N° 434

GENNAIO 2011

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003(conv. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia.

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I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituitiOgni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità

Altri “deliramenti” 

di Mons. Gianfranco Ravasi 

Altri “deliramenti” 

di Mons. Gianfranco Ravasi 

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1° IL LIBRO DEI SALMI

Al versetto 10 del Salmo 16:«Né lascerai che il tuo fedeleveda la fossa», Ravasi nonsolo lo traduce diversamentedalla traduzione greca e latinache dice: «non abbandonerailʼanima mia negli inferi, né la-scerai che il suo santo vedala corruzione», Ravasi, poi,

non parla neppure della risurre-zione di Gesù.Anche della interpretazione“autentica” del Salmo 15, fat-ta da San Pietro e da SanPaolo (Atti 2 e 13), egli diceche è solo una “rilettura” fattadalla prima comunità. Ma que-sto dice quale abisso separi la“nuova esegesi” razionalista dallʼesegesi veramen-te cattolica!

2° “SANTO”, “SACRO”E “PROFANO”

“Il racconto del cielo” (Mon-dadori, 1995) è un libro del mo-dernista Mons. Gianfranco Ra-vasi. Nellʼintenzione dellʼAuto-re, questo libro sarebbe unaguida per poter leggere e com-prendere il Vecchio Testamen-to, dopo una lacuna che avreb-

be impedito, in questi ultimi duemillenni, di leggere e compren-dere il Vecchio e il Nuovo Te-stamento.Considero, qui, qualche passodi questa “guide bleue”, comela chiama Ravasi, che appartie-ne alle tante eresie diffuse daquesto prete modernista.

A pag. 138, e ss. egli fa una disquisizione sui signifi-cati di “santo” e di “sacro”, tipica dei movimenti e

del sac. dott. Luigi Villa

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ALTRI “DELIRAMENTI”ALTRI “DELIRAMENTI”

DI MONS.DI MONS.

GIANFRANCO RAVASIGIANFRANCO RAVASI

Mons. Gianfranco Ravasi.

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delle ideologie integraliste, isola e rigetta il “profa-no”, ma confondendo il significato di “santo” conquello di “sacro”, perché la radice verbale “qado-sh” (ebraica) significa, inprima istanza, “separare”,porre una frontiera tra lʼareadel tempio-palazzo reale equella profana. Ma Ravasi

doveva sapere che ai tempidi quella radice verbale “qa-dosh”, Israele non avevané un tempio né un palazzoreale, perché impedito adaverli dalla stessa prescri-zione divina.Perciò, lʼesegesi di Ravasiè solo un assieme di de-duzioni superficiali, fon-date dalla scuola ateo-ra-zionalista. Inoltre, Ravasi

doveva sapere che non puòesistere una realtà monda-na e unʼaltra profana, cheguardano la realtà dellʼuni-verso senza rivolgersi a Dio,e quindi contrapponendolealla realtà delle cose divine.Comunque, Ravasi dovevasapere che quel suo concepire il “santo” e il “sa-cro” è unʼeresia manichea e gnostica, che, pur-troppo, circola anche nelle facoltà teologiche, sullascia dei Martini e dei Ravasi.

3° I VANGELI:STORICAMENTE NON ATTENDIBILI

Mons. Gianfranco Ravasi, su “Famiglia Cristiana”del 1° novembre 1989, scrisse un articolo: “Proces-so a Gesù: assurda la tesi antisemita”.Per lui, «lʼunica documentazione diretta disponibile èquella dei Vangeli. Quindi, per Ravasi, irrefutabile te-stimonianza, per la responsabilità dei Giudei nellacrocifissione di Gesù Cristo, di San Pietro e di San

Paolo (cfr. Atti degli Apostoli; per San Pietro cc. 1-12; per S. Paolo cc. 13 ss), e unica documentazionedisponibile, è solo quella dei Vangeli. Ma anche quel-la dei Vangeli, però, sarebbe attendibile fino a un cer-to punto. Difatti, Ravasi sentenzia: «Documentazio-ne che, storicamente parlando, non è ineccepibi-le, essendo di parte e con finalità più teologicheche rigorosamente storiografiche».Quindi, per Ravasi quel che conta non è il fatto stori-co, ma solo il sentimento che suscita in noi.Lʼinattendibilità storica dei Vangeli, perciò, derivereb-

be dal principio ermeneutico: «Bisogna tener bendistinti due ambiti: quello dei fatti storici e quellodel loro significato teologico». Quindi, il processo

di Gesù a livello storico-giu-ridico non poteva essere ladivinità in sè del Cristo,quanto piuttosto, il suo arro-garsi, in parole ed atti, la di-

vinità».Perciò, per riconoscere la di-vinità del Cristo, occorre un“salto nella fede” che “vaoltre le prove, pur signifi-cative, dei miracoli e delpersonaggio straordinariodel Cristo”. In questi terminidel modernista Ravasi,“storicamente parlando, lacondanna a morte, Gesùse lʼè voluta Lui”.

Infatti, Ravasi scrive: «Sitrattava di un comporta-mento (lʼarrogarsi la divi-nità) passibile di giudiziosecondo il Diritto Ebraico,perché configurava il rea-to di bestemmia punibilecon la pena di morte». Di-

fatti, Caifa, il Presidente del Sinedrio, scatta: “Ha be-stemmiato!”. Per questo, Gesù, la condanna a mor-te se lʼè voluta Lui! Quindi: «resta illegittima e as-surda la tesi antisemita per la quale gli Ebrei di

ieri e di oggi sono “in solido” responsabili diquella operazione giudiziaria».Ma questa sentenza di Ravasi è manifestamente er-ronea, contro le Sacre Scritture del Nuovo Testamen-to, per il quale è una verità di Fede divina e cattolica,affermata dalla Tradizione e dal Magistero dellaChiesa di sempre. Ma, per Ravasi, il “riconoscerela divinità” è solo compito della fede. È un parlaremodernista dei moderni esegeti, per i quali anche larisurrezione di Cristo esula dal campo storico, perché“è spettanza di un altro livello, quello della fede”,come per Ravasi anche le “Apparizioni di Gesù

Salvatore” risorto non furono reali (cfr. “FamigliaCristiana”, 18 aprile 1998, p. 80 ss).Quello che ci meraviglia è che questo “divo” moder-nista propagatore di “eresie”, sia stato nominatomembro della Pontificia Commissione Biblica e, oggi,sia persino Cardinale. Questo mi fa ricordare che leApparizioni di Fatima iniziarono con un Angelo che“inginocchiatosi a terra, curvò la fronte al suolo”, ripe-tendo: “Mio Dio, credo, adoro, spero e Ti amo; Tichiedo perdono per coloro che non credono, nonadorano, non sperano e non Ti amano”!

Mons. Gianfranco Ravasi.

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La battaglia continua - 55sac. dott. Luigi Villa(pp. 78 - Euro 10)

In questʼaltro nostro libro sono raccolti altri saggi per sempre e megliocomprendere lʼaccorta trasformazione che si va consumando dai manovra-tori post-conciliari. Noi continuiamo ad esaminare gli errori operati dallasvolta conciliare, il tutto alla luce dei princìpi irreformabili dellʼautentica Tra-

dizione, per far risultare lʼattuazione pratica del trasformismo post-concilia-re, prima proposto, poi forzatamente imposto secondo i vaneggiamenticanori del riformismo modernista.Questʼaltro nostro libro, perciò, può aiutare a chiarire la confusione menta-le ed essere valida guida per ogni riscontro.

Per richieste, rivolgersi a:

Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

 N  O  V   I  T   A 

4° LAZZARO, MORTO MA NON RISORTO

Su “Famiglia Cristiana” n. 30/1994, due lettori,scandalizzati dal gesuita Brendan Byrne, che affer-mava che la risurrezione di Lazzaro è una “gonfiatu-ra” teologica della primitiva comunità cristiana, il soli-to Mons. Gianfranco Ravasi, il “teologo” di “Fa-miglia Cristiana”, risponde: «Certo, il libro del Byr-

ne non è adatto a chi muove i primi passi nellaBibbia o a chi ha scelto la “via fondamentalistaper cui vale solo la lettura del testo così comesuona”». Poi, spiega due punti fondamentali dellalettura critica dei Vangeli. Dice: «Innanzitutto, nonci si stancherà di ripetere che i Vangeli non sonolibri di storia accademica né biografie storiografi-che». E continua: «Le parole e gli atti di Gesù so-no illuminati, trasfigurati, elaborati per finalitàche non sono storiografiche, ma di fede».Perciò, Ravasi dice: «Sono da evitare due estremi:

1) credere che Gesù risuscitò Lazzaro da morte,nel modo e nei particolari descritti da Giovanni;

2) che lʼintera storia è una pura invenzionedellʼevangelista».

E conclude: «È qui che appare la diversa conce-zione: per noi, il miracolo è prevalentemente unprodigio; per lʼuomo della Bibbia è un “segno”.Ed è proprio così che Giovanni chiama i sette mi-racoli di Gesù da lui selezionati nel suo Vangelo.Se sono “segni”, è naturale che essi rimandanoad altro, ed è questo altro ciò che interessaallʼevangelista non tanto il fatto in sè».

Così, Lazzaro, risuscitato dopo quattro giorni, quan-do “jam fetet”, può anche essere semplicemente un“moribondo” guarito.È lo stesso Ravasi che lo dice: «Sulla base diquanto detto, ci chiediamo qual è lʼevento e qualela sua funzione di “segno”ʼ. Lʼevento (storico) èdifficile da definire, per indicare lʼirreversibilitàdella sua situazione. Chiara è, invece, la finalità

del “segno”: celebrare Cristo come efficace sor-gente di “risurrezione e vita”, alla luce appuntodella sua Pasqua».Di sicuro, quindi, nella “vicenda” di Lazzaro cʼè so-lo il segno spirituale, inteso dallʼevangelista o dallacomunità primitiva.A Ravasi, quindi, “ciò che interessa allʼevangelistaè non tanto il fatto in sè” ma, nel caso di Lazzaro,la guarigione insperata, ma naturale, di un mori-bondo, descritto, però, “come già morto e sepol-to”.

Ma, per noi, per la risurrezione di Lazzaro, morto daquattro giorni e in via di decomposizione, non si pos-sono inventare soluzioni psicologiche, ma, o si am-mette la potenza divina di Cristo, o si nega la ri-surrezione di Lazzaro.Sono semplicemente “castelli in aria” questospropositare di Ravasi, che non meriterebbe alcu-na attenzione. Ma purtroppo non cʼé più alcuno che,che in alto, intervenga non solo a smentire questimodernisti della “Nuova Pontificia CommissioneBiblica”, né tanto meno per condannare siffattimembri, tipo Martini e Ravasi!

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Il

teologo

ECUMENISMO:Leva di protestatizzazione della Chiesa cattolica

Che si dica che nella “nuova chiesa” di oggi si sia fattauna “Riforma” è una gigantesca “illusione”.Il movimento progressista non è altro che una assunzione

di immagini e di istituzioni protestanti, e quindi la prote-stizzazione della Chiesa cattolica, eseguita da lei stessa.Quindi, ciò che avviene nella Chiesa non è affatto un“rinnovamento”, ma una spaventosa distruzione, che cifa riflettere che se l’evoluzione continua ad avanzare, sa-rebbe giunta la fine della Chiesa cattolica, perché il prote-stantesimo è un movimento di diserzione e di apostasiadalla Chiesa cattolica. Inoltre, la sua alleanza con il razzi-smo e con il naturalismo lo rendono incapace di assorbire ivalori essenziali del Cristianesimo, ossia tutto quanto c’èdi cristiano.Benché anche nel protestantesimo ci siano molte animemoralmente elevate che posseggono un amore a Cristo euna pietà che svergognano molti cattolici, tuttavia, quei

giudizi non tolgono al fatto che il protestantesimo, inquanto sistema dottrinale, sia erroneo, per cui non potràmai essere accettabile per la Chiesa cattolica, per cui se laChiesa cattolica vuole ancora sopravvivere, deve deci-samente staccarsi dal protestantesimo in quanto sistemache mira a demolirla contrapponendole una salda e decisaresistenza di soprannaturalità!

Martin Lutero: omicida e suicidasac. dott. Luigi Villa (pp. 32 - Euro 3)

Ripresentiamo ai nostri lettori, in edizione aggiornata eampliata, il dossier: “Martin Lutero: omicida e suicida”.Purtroppo, oggi, per un ecumenismo distorto, di matricemassonica, Lutero, già cacciato fuori dalla Chiesa da

cinque secoli di storia e dal Concilio - “de fide”! - diTrento, lo si sta facendo di nuovo rientrare dalla porta, lo-dato perfino con pubblico elogio!Ma per noi e per la Storia, Lutero rimane sempre unomicida e un suicida; rimane sempre lʼeretico insensa-to, il porcus Saxoniae, il frate pagano, il degeneratoclandestino sulla nave di Pietro, il frate che, come Giu-da, finì, anche lui, “in locum suum”… (allʼinferno!).

Per richieste, rivolgersi a:Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà

Via G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

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di Mons. Brunero Gherardini

MONS. GHERARDINISTRONCA 

LA CRISTOLOGIA LIBERALEE LA TEOLOGIA DI MONS. BRUNO FORTE

I l Decano di Teologia dellaPontificia Università Latera-nense, Mons. Prof. Brunero

Gherardini,  già autore su “Dispu-tationes Theologicae”, di un sinteti-

co e puntualissimo articolo su “Ilvalore magisteriale del VaticanoII”, interviene ora con un contribu-to di grande stimolo scientifico.Senza tergiversare, l’illustre teolo-go stronca come gravemente etero-dossa la cosiddetta “cristologia li-berale”. Quest’ultima, partendo daambienti esegetici influenzati daStrauss e Bultman o dal pensierodel “protestantesimo liberale” ingenere, ha guadagnato molti teologicontemporanei. Mons. Gherardini

analizza questa “nouvelle théolo-gie” nella sua simbiosi con il pen-siero “anti-metafisico” di certa filo-sofia tedesca. Egli concentra la suaanalisi sul terreno strettamente teo-logico, esprimendo, con dovizia di documentazione, il suoenergico dissenso dalla teologia di Mons. Bruno Forte.

***

Quanto sto per scrivere è ben lungi, nell’intenzione e di fat-to, da ciò che comunemente è detto processo alle intenzio-

ni. Per principio mi sforzo sempredi considerarle tutte - le intenzioni -pure e sante. Ovviamente, “doneccontrarium probetur”, nel qual ca-so anche una presunzione di santità

o ne trae le conseguenze, o si rasse-gna al ridicolo. S’aggiunga poi chel’intenzione, anche se pura e santa,non trasferisce automaticamente lapropria ineccepibilità morale nelsuo prodotto, il quale ha un suo rea-lismo oggettivo, e quindi una suamoralità, prescindendo dall’inten-zione formale che lo vuole e verso ilquale si protende. Una bestemmia èsempre, in sé e per sé, una bestem-mia, anche se pronunciata parados-salmente per render gloria a Dio.

Una tale premessa era necessariaper capir il giudizio, certamente edirriducibilmente negativo, che stoper pronunciare. Il giudizio non ri-

guarda né le persone che han detto certe cose, né le inten-zioni per le quali le han dette, ma esclusivamente le coseche sono state dette, anche se son pervenute all’orecchioe all’intelligenza di qualcuno solo perché qualcun altro leha dette. Nel sottolineare chi, metto in luce di esse il sog-getto con le sue circostanze di luogo e di tempo, senza pe-raltro condannarlo, nemmeno se - come nel caso di cui qui

Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto.

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m’interesso - la mia coerenza teologico-morale mi portaalla condanna inequivoca di ciò ch’è stato detto.

1° CHE COS’E STATO DETTO

Mi riferisco soprattutto, ma non esclusivamente, adun’espressione non nuova in assoluto, essendo talvoltacomparsa, anche se formulata in modo diverso, in un pas-sato non troppo lontano da non pochi degli addetti ai lavori.Proprio perché né faccio, né voglio fare il processo alle in-tenzioni, dirò che si tratta ormai d’un modo-di-dire entratonel gergo teologico e dai più recepito ed usato quasi certa-mente senz’avvertirne né la provenienza, né il significato.Provenienza e significato, a dir il vero, più vicini alla cosid-detta Liberaltheologie che non al Credo cattolico.

L’espressione alla quale miriferisco suona in questitermini: “il Dio di GesùCristo”.

Forse il non addetto ai la-vori, oppure il non attentoall’esigenza d’un linguag-gio il più possibilmenteproprio per farne tramite,pur sempre inadeguato,dell’Ineffabile, neanches’accorge d’aver a che farecon un’espressione che dirimpropria è un complimen-to. Il fatto ch’essa allude aDio ed a Gesù Cristo è piùche sufficiente a soddisfaril facile palato di quei teo-logi - ed oggi sono i più -che si son formati nonsulla Summa di San Tom-maso d’Aquino e nemme-no su quei “loci” che Mel-chior Cano individuò so-prattutto nella Rivelazio-ne, nella Chiesa e nella Tradizione,  ma sui testi di rino-mati maîtres-à-penser, preferibilmente postconciliari, quasitutti sensibili alla suggestione d’un hegelismo vagamentecristianizzato, che ciò nonostante imprigiona il messaggio

evangelico nelle maglie del divenire, lo spoglia d’ognisua componente soprannaturale e lo riduce ad un datosempre cangiante dell’immanenza.Ho trovato un po’ dovunque - in Italia, in Europa, nelleAmeriche - le opere di siffatti maestri, brillantementeesposte nelle vetrine di librerie ovviamente cattoliche. Se-gnalate come nouvelle vague théologique, esse apron lateologia postconciliare alla metodologia storico-critica, chiudendola ermeticamente a quella “ex auctoritate et extraditione”. N’è nata la famosa teologia dal basso, nonpiù legata ai dati della divina Rivelazione, né più tribu-taria della “soffocante” metodologia scolastica che, appro-priandosi della Rivelazione stessa, imponeva i suoi criteriinterpretativi e le conseguenza cui perveniva.Teologia dalbasso, cioè al servizio non del “Dio che ha parlato, e si èrivelato”, ma del Dio che vien rivelandosi di volta in vol-ta, qui ed ora, nel dispiegarsi di questo momento storico,

nelle alternanze della co-scienza religiosa, nel senti-mento e nella commozionedell’animo umano, nellasua sete di giustizia e di pa-ce, a coronamento dei suoidesideri e delle sue aspetta-tive.Una teologia,  insomma, amisura d’uomo, per l’uo-mo in conformità al “suo”mistero umano ed alla “fi-gura di questo mondo” (1Cr. 7,31) che ne plasmal’identità. Una teologia, in-fine, tutta protesa a sondare,sulla scia della rivelazionein fieri, non più il misterodi Dio nel mistero del suoVerbo incarnato, ma il mi-stero dell’uomo come car-tina di tornasole del mi-stero di Dio. A dir il vero,questa nuova teologia dinuovo ha ben poco.Nel 1835, un Repetent di

Tubinga, David Friedrich Strauss, difese la tesi secondo laquale il Cristo del NT non era il Gesù della storia, ma l’og-getto della fede, quale il Libro sacro aveva accolto dalledichiarazione di fede della Chiesa nascente1.

Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto.

1 Nato il 27 genn. 1808 a Ludwigsburg, alunno di F. Chr. Baur, elaborònel 1831/32 a Berlino le lezioni di Schleiermacher sulla vita di Cristoed altrettanto fece nel 1832/35, come Repetent a Tubinga, con la vita diCristo di Hegel, finché, proprio nel 1835/36, pubblicò il suo famosoDas Leben Jesu, kritisch bearbeitet in due volumi, dei quali già il primosuscitò un tale vespaio che Strauss ci rimise il posto di Repetent. Nel1837 pubblicò l’apologia dello suo scritto incendiario: Streitschriftenzur Verteidigung meiner Schrift über das Leben Jesu und zur Charakte-ristik der gegenwärtigen Theologie. Il fossato che già prima era statoaperto tra il-Cristo-della-fede ed il-Cristo-della-storia, si dilatò finall’inverosimile sotto la spinta d’esigenze c.d. storico-scientifiche: lafede è una cosa, la scienza un’altra. La “Leben Jesu” diventò una cor-

rente, sulla quale riferì con onestà critica il poliedrico esegeta-teologo-medico-organista-missionario (fondatore del discusso ed ammiratoospedale di Lambarené) ed appartenente egli stesso alla Liberaltheolo-gie, Schweitzer A., Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, J.C.B.Mohr(P. Siebeck), Tubinga 19516, il quale, ricercando i prodromi del feno-meno, li individuò anzitutto in H. S. Reimarus ed in alcune espressionivetero-razionaliste, nel colto razionalismo di H.F. G. Paulus, in quelloromantico-sentimentale di Schleiermacher e quindi in quello “scientifi-co” di Strauss, al quale dedica le p. 69-128 prima di passare alle suc-cessive Vite di Cristo. Per una mess’a punto complessiva, cf RistowH.-Mattiae K. (a c. di), Der historische Jesus und der kerygmatischeChristus, Ev. Verlagsanstalt, Berlino 1960.

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Gli scritti di questo Repetent s’innestano su altri con carat-teristiche analoghe ed insieme fanno da apripista ad unacorrente - la Leben Jesu-Forschung - che dà un volto aisecoli XIX e XX, ridimensionando la figura storica diGesù: il Signore, il Risorto assiso alla destra del Padre epresente col suo Spirito nella vita della Chiesa vien consi-derato come il frutto della fantasia credente, nettamentedistinto e diverso dal biondo Rabbi della Galilea, dalla suaconcreta ed individua esistenza all’interno d’una storicitàben determinata e sulla cui psicologia indagaron Ethel-bert Stauffer2 e, con esiti ben diversi, i cattolici PaulGaltier e Pietro Parente3.In effetti, è questa la griglia attraversola quale può intravedersi la scaturigineculturale del Dio di Gesù Cristo. È lagriglia del criticismo teologico che èriuscito nell’impresa di staccare la“paràdosis” del Credo dalla sua di-pendenza dalle fonti e di queste mede-sime fonti ha talmente sconvolto il co-stitutivo formale da farne un fantoma-tico coacervo di presupposti ben al dilà dei dati più elementari del NT.Dinanzi ad un siffatto isolamento criti-co-scientifico dell’Uomo-Dio dalla vi-ta e dalla fede della Chiesa, la paroladi Karl Barth,  un protestante mai te-nero verso la Chiesa cattolica, assumeil timbro d’un autorevolissimo e profe-tico richiamo perché si smetta di darla caccia al “fantasma d’un Gesùstorico nello spazio vuoto dietro ilNT”4.

Uno dei massimi responsabili di code-sta caccia, quel Rudolph Bultmannche tanta fortuna incontrò in campocattolico ed altrettanta ne procurò e neprocurava ad alcune editrici cattoliche,pone il problema cristologico a ca-vallo tra due categorie: il mito e lastoria.Prima di lui, altri - e fra questi in special modo il ben notoW. Bousset5 - si sottrassero alla suggestione e d’un’inter-pretazione cristologica a partire dalla suprema regalità delPadre e videro nel Christus Kyrios una pura e semplice

espressione mitologica, che trasformò l’uomo Gesù inessere divino. Da qui l’impegno, tutto liberale, di “smi-tizzare” il Cristo della fede per ritrovar i lineamentistorici di Gesù.

D’un personaggio, cioè, che non ha nulla in comune, nellarealtà dei fatti, con il Figlio preesistente di Dio, incarnatosiper l’umana salvezza, crocefisso risuscitato ed assiso alladestra del Padre. E che non può esser affatto il Kyrios pre-sente nella Chiesa con la forza del suo Spirito e con l’effi-cacia dei suoi sacramenti. Tutto ciò, infatti, è mito che hatrasformato Gesù in Cristo e di cui questo Cristo va spo-

gliato perché torni ad esser Gesù.

La peculiarità di R. Bultmann si misein luce nel distinguersi dalla smitizza-zione liberale: egli parlò di smitolo-gizzazione - s’è possibile tradurre cosila sua intraducibile “Entmythologisie-rung”, un lemma composito che puòcapirsi solo se scomposto -. Le compo-nenti principali son “Mythos” e “Lo-gos”,  precedute dal prefisso insepara-bile “ent” che richiama la funzionedell’alfa privativo in greco, e seguitedal suffisso indicante l’azione privati-va introdotta da “ent”. Basterebbe unatale scomposizione a far capire che ilprogramma bultmanniano, pur proce-dendo in direzione liberale, è tutt’altrorispetto alla smitizzazione della teolo-gia liberale: non spazza via il mito emeno ancor il senso e l’intenzione diesso, ne tutela anzi la trascendenza li-berandolo dalla “ratio” (Logos) chene altera il senso, elevandolo a valoresoprannaturale come supporto e spie-gazione del Cristo della fede, un uo-mo che la fede avrebbe trasformatoin essere divino6. In comune con i li-berali, tuttavia, anche Bultmann avevail traguardo del ridimensionamento del

Cristo della Fede sul Gesù della storia. Nemmeno per lui ititoli messianici neotestamentari “Messia”, “Figliodell’uomo”, “Figlio di Dio”, “Signore”, “Salvatore” evia dicendo, dimostrerebbero che Gesù è “un’ipostasi di-

2 Stauffer E., “Die Theologie des Neuen Testaments”, Stoccarda19473. Altrettanto Voegel H., Christologie, 1.Monaco 1949, sp. p. 22.3 Galtier P., “L’unité du Christ: tre, Personne, ConscienceÓ, Parigi19392; ID., La conscience humaine du Christ, in “Gregor.” 32 (1951)526ss, sp. p. 562; in polemica con lui, ma ad altissimi livelli, interven-ne Parente P., col suo capolavoro L’Io di Cristo, Morcelliana, Brescia1955, terza ed. Istituto Padano Arti Grafiche, Rovigo 1981; ID., Unitàontologica e psicologica dell’Uomo-Dio, Collez. Urbaniana 3/2, Roma1952.4 Barth K., “Kirchliche Dogmatik”,  I/2 Zollikon-Zurigo 19453, p.71: “... nach dem Phantom eines historischen Jesus im leeren Raumhinter dem Neuen Testament”.5 Bousset W., Kyrios Christos. Geschichte des Christusglaubens vonden Anfängen des Christentums bis Irenaeus, Gottinga 19212.

6 Cf spec. Bultmann R., “Theologie des Neuen Testaments”, VerlagJ. C. B. Mohr (Siebeck) Tubinga 19583; ID., Die Geschichte der sy-noptischen Tradition, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottinga 19615; ID.,Glauben und Verstehen, 3 voll., J. C. B. Mohr (Siebeck), Tubinga1961-62. Tra le innumerevoli opere d’interpretazione o di presentazio-ne, scelgo l’unica che più d’ogni altra riesce a far capire il programmadella “smitologizzazione” bultmanniana: Malet A., Mythos et Logos -La pensée de Rudolph Bultmann, Labor et Fides, Ginevra 1962. Comepuntuale ed onesta controversia fra due grandi si veda anche Barth K.,Rudolph Bultmann: ein Versuch, ihn zu verstehen, Zurigo 19643; alriguardo si confronti anche lo scambio epistolare Karl Barth-RudolphBultmann: Briefwechsel 1922-1966, a c. di B. Jaspert, Zurigo 1971,spec. lett.94/95 p. 169ss.

Mons. Bruno Forte,

Arcivescovo di Chieti-Vasto.

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vina”; una loro interpretazione in tal senso, secondo lui,“razionalizzerebbe” Dio e misconoscerebbe che “la divi-nità di Cristo è un evento sempre nuovo e non oggetti-vabile con nessun fatto del passato” e proprio per questo“opposto ad ogni oggettivazione”7. La conclusione, pertan-to, non poteva esser diversa dalla seguente: «La formula“Cristo è Dio” è falsa in ognuno di quei sensi - ariano, niceno, ortodosso o liberale - che intendono Dio comeuna grandezza oggettivabile. Essa è corretta solo se inten-de Dio come l’evento dell’azione di Dio»8.È, questa, una costante bultmanniana. La si riscontra per-ciò anche in altri interventi. Nel seguente, p. es.: «Accantoa Dio non c’è un’altra persona divina che, come tale, com-pleti la fede giudaica nell’unico Dio. La fede non è l’affer-mazione di speculazioni metafisiche sulla divinità di Cri-sto e sulle sue (due) nature. La fede in Cristo non ènient’altro che la fede nell’azione di Dio in Cristo»9.

Era proprio necessario arrivare fin qui per capire checosa significhi “Il Dio di Gesù Cristo”. Esso non ha sen-so se non nella separazione fisica e qualitativa di GesùCristo da Dio. Ha senso se si parte dal dato di fatto di co-desta irriducibile dualità: da una parte, Gesù Cristo eDio, dall’altra. L’uno non è l’altro e viceversa. L’uno puòparlare dell’altro, ma senza che ciò lo identifichi con l’al-tro. Quando si legge “Io ed il Padre siamo un’entità so-la” (Gvc 10,30) si è di fronte non ad un’autoaffermazionesulla divinità di Cristo, sbocciante sulle sue labbra comerivelazione del suo mistero, ma a parole con cui la Chiesaavrebbe divinizzato Gesù, oggettivando nella sua fede ilPadre ed il Figlio. In altri termini, l’espressione “il Dio diGesù Cristo” è formalmente identica a quella veterote-stamentaria sul Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe(Esc 3,6) che il NT (Mtc 22,32; Mc. 12,26) ripete alla let-tera e con identico significato.

Quello, cioè, di Dio unico trascendente e sovrano, che può

prendersi cura d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, soloperché si distingue nettamente - qualitativamente, metafi-sicamente - da loro. L’espressione non assume un signifi-cato diverso se applicata a Gesù Cristo. Come non fad’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe altrettante divinitàné accanto a Dio, né in competizione con Lui, così l’incau-ta e blasfema espressione “il Dio di Gesù Cristo” non in-nalza il personaggio chiave dell’Evangelo al rango delladivinità ed ignora - o forse nega - il dogma delle due na-ture in lui ipostaticamente unite. E come nel primo caso,oltre alla trascendenza di Dio, la formula esprime la feded’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe nel Dio che s’è coin-volto nella loro storia ed in quella del loro popolo, così nelsecondo caso la formula esprime:

 – Iddio metafisicamente distinto e separato da Gesù Cri-sto in base ad un’infinita differenza qualitativa dikierkegardiana memoria;

 – la condizione puramente umano-creaturale di Gesù Cri-sto che, alludendo a Dio, indica in Lui il totalmente al-tro da sé;

 – la fede con cui Gesù Cristo si rapporta continuamente aDio, espressa nella sua predicazione su Dio Padre,Amore, Giustizia, Pace.

(continua)

La battaglia continua - 44sac. dott. Luigi Villa(pp. 65 - Euro 10)

Tutti, ormai, vedono che molto è cambiato nella Chiesa cattolica, e cambiatodai suoi stessi figli, già una volta fedeli. Questo cambiamento è avvenutocon “lʼaggiornamento” per farne una Chiesa più universale, più aperta.Ma il termine “universale” non è la traduzione del termine “cattolica”?Questo nuovo scritto dimostra che non è possibile cambiare i termini, ossiail modo di esprimere la Fede senza cambiare la Fede stessa.Il cambiamento, quindi, della Chiesa dʼoggi, non è che un laicismo comeconseguenza immediata.

Per richieste, rivolgersi a:

Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

7 Buktmann R., “Glauben und Verstehen”,  II. p. 258: “So ist auchChristi Herr-Sein, seine Gottheit, immer nur je Ereignis. Eben das istder Sinn dessen, daß er das eschatologische Ereignis ist, das nie zueinem Ereignis der Vergangenheit objektiviert werden kann, auchnicht zu einem Ereignis in einer metaphysischer Sphäre, das vielmehr

 jeder Obiektivation widerstreit”.8 Ibid.9 Ibid., I, p. 331.

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La libertà è un vuoto concetto,se non è coraggio e audacia,se non è fiducia nella Luce

del Bene e non si adopera nella lot-ta al male ed all’errore.La libertà vivifica lo spirito, lo for-tifica, rendendolo vigilante e carita-tevole. Quando è ispirata da Dio,

essa è vissuta senza tattiche edastuzie, senza tornaconti ed esita-zioni nell’aiutare gli altri a ritrova-re la Verità. Nella nostra cultura il concetto cor-rente di libertà spinge, invece, a da-re importanza alla materia più cheallo spirito e, strisciando per terrasenza mai alzare lo sguardo agliorizzonti infiniti che ci sovrastano,siamo capaci di restare nel fangodell’utilitarismo anche per un’intera esistenza, perseveran-do negli abusi, nei sacrilegi e nell’immoralità.

Di tanto, indiscutibilmente, è causa il fatto che anchel’ambito religioso in occidente è desacralizzato, dopo esse-re stato defraudato delle inestimabili ricchezze del passato,spazzate via dalla pletora di riforme liturgiche e dottrinali.Le pastorali odierne, infatti, sono unicamente improntateal terreno ed al superamento della dialettica del superiore edell’inferiore per orientare ciascuno a transformarsinell’altro, in virtù dei diffusi princípi che impongonoall’attenzione globale i diritti dell’uomo, anziché quelli diDio. Se, dunque, qualcuno volontariamente annega nelmalcostume, nell’empietà e nell’eresia, è d’obbligo rispet-tarne l’autonomia di pensiero, astenendosi dall’ammonirlo

e dal giudicarne la condotta.La libertà di coscienza, ricono-sciuta quale diritto inalienabile per chiunque, nel terzo millennio non èinvece ammessa per chi voglia at-tenersi al rigore etico ed ai dettatievangelici che è, di continuo, attac-cato, vessato ed emarginato.

 Nel “Padre nostro” chiediamo aDio che venga il Suo Regno ossiache Egli dimori nelle anime, masenza alcuna intenzione di adope-rarci affinché ciò possa avvenire. Non c’è, dunque, posto per il Re-gno di Dio nell’uomo contempora-neo, a causa della dissolutezza ge-nerale e della maggioranza dei mi-nistri cattolici che, svendutisi almondo, hanno rinunciato al man-

dato di correggere e guidare le coscienze verso la radicaleconversione.

Porporati, religiosi e presbiteri, in massa, soffocati dall’in-differentismo verso Cristo-Signore e le anime, percorrono,infatti, la strada tracciata da una teologia reinventata per scopi umanitaristici, infarcita di pragmatismo e, perciò,aliena dal trascendente.Di conseguenza, in simile contesto socio-ecclesiale, strut-turato in funzione antropica, per un vero Sacerdote èdavvero difficile essere segno visibile di Dio ed annun-ciare il Vangelo, mantenendo le distanze dal buonismo ac-condiscendente di certi Prelati.

Questi, infatti, presentano quale elemento di disturbo e

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Mons. Luciano Monari,vescovo di Brescia, allʼaltare del Tempio massonico-satanico 

di Padergnone (Rodengo Saiano - Brescia).

A propositoA propositodi Mons. Monari:di Mons. Monari:per i cattolici, libertàper i cattolici, libertà

nella Verità o compromessi?nella Verità o compromessi?

della dott.ssa Pia Mancini

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motivo di disordine chiunque non condivida passivamentele attuali posizioni relativiste; non ammettendo critiche disorta al nefasto riformismo di cui vanno orgogliosi, preten-dono dai fedeli e dai consacrati la perfetta uniformità nellasequela delle loro deviazioni e nel tentativo di salvareun’apparenza di unità, affinché non trapelino le accese lot-te interne in cui va dibattendosi il clero, che stanno lace-rando il Corpo Mistico di Cristo, essi coercizzano le co-

scienze con il richiamo all’obbedienza.I Pastori moderni e novatori mostrano, pertanto, di averenon il timore di Dio, bensì il timore di perdere il presti-gio, messo in forse da chi ne evidenzi le contraddizioni. La preoccupazione finisce con lo sfociare nel disprezzo, oltreche nella rabbia per essere messi a nudo dinanzi alle pro- prie responsabilità, mentre avvertono l’impotenza delle lo-ro deboli, ancorché verbose argomentazioni, delle quali siaffannano a dimostrare la fondatez-za, sebbene queste siano inficiateda prove obiettive ed incontestabili.Inebriata dalla droga ecumenistica,sull’onda dello spirito di Assisi, la

Chiesa Romana, ormai declassa-ta, avendo abdicato alla prerogati-va conferitale da nostro Signore, siprofonde in ossequi ed affabilitàverso i suoi inamovibili avversa-ri, ma è dura ed intransigentecon quei figli, laici e consacrati,che restano fedeli alla tradizionemillenaria dei Padri.Vediamo, di fatto, certa Gerarchiaermeticamente chiusa ed aspra neiconfronti di quanti non sono omo-logati al nuovo corso, come ci di-

cono i ricatti ed il dispotismo, cuisolitamente ricorre per scorag-giare i dissidenti.In tal modo operando, tuttavia, essanon fa che sottolineare la fragilitàdell’impalcatura riformista, eret-ta sulla sabbia della menzogna.Schiavi dell’opportunismo e delcarrierismo, certi Prelati preferisco-no le tenebre e s’infuriano, dunque,se qualcuno mette in luce le lorodegenerazioni dottrinali con docu-menti inequivocabili che ne ridi-mensionano l’autorevolezza dinanzi all’opinione pubblica.

Un ennesimo esempio, in proposito, ci è fornito dal Vesco-vo di Brescia, Mons. Luciano Monari, che in una sua“Nota”, di recente pubblicazione, ha inteso dissociarsidall’apostolato del nostro amatissimo Don Luigi Villa,con il quale effettivamente egli nulla può avere in comune,considerato il suo aperto schieramento con i nuovi Dottoridella Chiesa. Nelle sue esternazioni il Presule ricorre ad asserzioniopinabili, soprattutto quando afferma che gli scritti diDon Luigi non rappresentano un pericolo serio, essen-

do faziosi; in realtà, proprio la sua presa di posizione di-mostra quanto il Vescovo invece li ritenga pericolosi per lamoderna Chiesa che egli rappresenta.Mons. Monari non ha preso provvedimenti punitivi versoDon Luigi Villa non già in rispetto all’età di questi, il rife-rimento alla quale denota carenza di elementi teologica-mente efficaci a difesa della propria partigianeria per il re-lativismo religioso, ma perché non può essere sanziona-

to l’impegno in difesa della Chiesa e della Verità rivela-ta, così come non lo può essere la “faziosità” per CristoSignore.  Nel caso in specie si sarebbe trattato di un’azio-ne disciplinare iniqua agli Occhi di Dio, in quanto ille-gittima e di scandalo, dal momento che la fedeltà allaTradizione dei Padri e la denuncia degli errori per ilcattolico e soprattutto per un Sacerdote non sono daconsiderarsi reati, ma doveri imprescindibili.

Don Luigi è nella Luce della Ve-rità; sono, pertanto, da stigmatiz-zare la disinvoltura ed il lassismoverso l’ortodossia di troppi vescovie presbiteri che con la loro ignavia

quietista hanno fatto calare il buiosulla Fede Cattolica.Allo stimatissimo Don Luigi Villanon può non andare la nostraprofonda gratitudine per aversollevato il velo dai tanti abominiclericali. Gli assicuriamo affetto esostegno morale e preghiamo il Si-gnore affinché lo sostenga nellasua coraggiosa opera con la forzadel Suo Amore.Preghiamo anche affinché lo Spiri-to Santo, non quello conciliarista di

Assisi, ci restituisca i santi Sacer-doti ed i santi Vescovi di un tempo, perché l’Umanità, che ha fame esete del Vero Dio, vive nel tormen-to e nell’angoscia, in alcun modoalleviati dagli incontri interreligiosie dai fiumi di sterili parole di circo-stanza.L’Umanità ha bisogno del SantoSacrificio dell’Altare, del SS.moSacramento, della Parola di Dio;ha bisogno, quindi, di un clero spi-rituale, non mondano, capace di

dare il vero nutrimento e la vera pace alle anime, oltre alla propria vita, se occorre.

Il Signore Gesù ha detto che i Suoi seguaci sarebbero staticonsegnati ai tribunali ed alle sinagoghe a causa del Suo Nome, ma che non avrebbero dovuto preoccuparsi di cosadire, perché Lui Stesso avrebbe messo sulle loro labbra le parole per confondere i nemici. Ebbene, Don Luigi Villa èperennemente dinanzi ai tribunali e nella sinagoga, sot-to accusa; ma egli è forte e sicuro in Cristo Gesù! Delresto, se il mondo non ascolta Gesù, Che è la Verità, come può apprezzare chi è Suo e proclama la Verità?

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DOCUMENTA FACTA 

Da “Il Giornale” sabato 25 set-tembre 2010, 13:22Londra, chiesa anglicana: “Sa-cerdoti omosessuali? Non c’ènessun problema”.Londra - “Nessun problema”con sacerdoti, magari anche ve-scovi omosessuali. A dirlo è sta-

to il Capo della chiesa anglica-na, l’Arcivescovo di CaterburyRowan Williams in un’intervi-sta rilasciata al “Times” di Lon-dra. L’unica condizione è cheperò mantengano la regola stori-ca del celibato. «Per dirla inmodo molto semplice - ha af-fermato Williams - il fatto cheun omosessuale diventi vesco-vo non è un problema. Vi sonoperò delle regole tradizionali, 

storiche che il clero deve ri-spettare». Williams si è dettotuttavia “consapevole” che laquestione dell’omosessualità è“una ferita nel ministero” sacerdotale.In realtà, il capo della Chiesa anglicana ha ammesso di averfermato la candidatura di Jeffrey John, dichiaratamentegay, al posto di Vescovo di Reading, nel 2003, e una secon-da volta, quest’anno a quello di Vescovo di Southwark. Pro-prio per questo, Rowan Williams è stato criticato da varie

associazioni di omosessuali.Peter Tatchell, attivista per i di-ritti umani, ha ricordato nel “Ti-mes” le aperture sull’omossesua-lità di Williams prima della suanomina alla guida della Chiesaanglicana. L’arcivescovo di Can-terbury ha però respinto al mit-

tente le critiche. La sua posizio-ne, ha spiegato nell’intervista, èdovuta semplicemente al fattoche relazioni omosessuali attivecostituirebbero “un costo troppoalto per la Chiesa”.Del resto, ha osservato ancora,“la vita personale del clero èimportante”. Tra le motivazioniche spinsero Williams al doppiostop è anzitutto il timore di unaspaccatura della Chiesa anglicana

e di una reazione ostile da partedei fedeli.Ma si è reso conto Rowan Wil-liams,  di aver detto una “fesse-

ria” affermando che: «L’unica condizione è che, peròmantengano la regola storica del celibato»? Cosa c’en-tra, il non sposarsi con una donna, e l’essere omosessuale?

1 Cfr. Vedi in nota 13/Bertone, Marianus

L’“ARCIVESCOVO” DI CANTERBURY, A MARGINE DELLA VISITA DI BENEDETTO XVI:

«NON È UN PROBLEMASE UN OMOSESSUALE DIVENTA VESCOVO»

Segnalazione e commento di Luciano Gallina.

 Benedetto XVI con Rowan WillimasArcivescovoanglicano di Canterbury.

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Dichiarazione del Vescovo di Mo-star-Duvno, Mons. Ratko Peric, in occasione della visita del card.Schönborn a MedjugorjeIl cadr. Christoph Schönborn conla sua visita a Medjugorje ha susci-tato un’impressione errata, come se

con la sua presenza abbia ricono-sciuto l’autenticità delle “appari-zioni” di Medjugorje, ma tempesti-vamente il Vescovo di Mostar-Duvno, sotto la cui giurisdizione ri-cade Medjugorje, ci tiene a ribadireche la Chiesa ha negato l’autenti-cità di quelle apparizioni e metteancora una volta in evidenza l’irre-golare e assurda posizione di quei“francescani” disubbidienti e so-spesi a divinis che hanno gestito e

gestiscono tutto l’imbroglio.Il Vescovo Ratko Peric dimostracarattere, fermezza e dirittura mora-le contrariamente al card. Schön-born,  il quale fa una pessima figu-ra, predicando male e razzolandopeggio, come si evidenzia, oltre chenella sua visita a Medjugorie, nell’episodio dell’“UltimaCena” dello squallido “artista” Alfred Hrdlicka espostaal Museo della Cattedrale Cattolica di Vienna nel 2008, con

il consenso appunto dell’arcivesco-vo Schönborn. Il quadro fu poi ri-mosso a seguito delle violente po-lemiche. Per far capire l’enormegravità del vergognoso fattaccioqui citiamo solo i titoli con i qualila notizia fu data dalla stampa:

“L’Ultima cena omosessuale”, suinternet; “Gesù e gli Apostoli inun’orgia gay e l’Ultima Cena nelduomo di Vienna”,  su Panorama;“Ultima Cena omosessuale”,  sulCorriere...Un Cardinale che permette tantamelma e un simile porcile nellasua Vienna ci fa subito pensare aquale genere di donna lui vuoleingraziarsi a Medjugorje: co-munque è certo che quella di

Medjugorje non è l’Immacolata,come altrettanto certo che gli omo-sessuali della cattedrale di Viennanon possono essere Nostro SignoreGesù Cristo e i suoi Santi Apostoli.Hrdlicka ha da poco reso conto aDio di questo e altri simili misfatti

(è morto il 5 dicembre 2009...): non pensiamo che passeràmolto tempo prima che arrivi il turno di Schönborn, e allo-ra per lui saranno dolori...

IL VESCOVO DI MEDJUGORJERIBADISCE:

«A MEDJUGORJE LA MADONNA NON E MAI APPARSA»

... E DOPO LUTERO IL VATICANORIABILITA I BEATLES

Il Vaticano è stato sotto i riflettori nelle ultime settimaneper lo scandalo di abusi su minori in diversi paesi e il loro

possibile insabbiamento da parte di Papa Benedetto XVI.Tuttavia questa non è la notizia principale del periodicoufficiale della Santa Sede. L’Osservatore Romano ha pub-

blicato, nel suo numero di questo fine settimana, un tributoal leggendario complesso inglese dei Beatles. In concomi-

tanza con il 40° anniversario dello scioglimento del quar-tetto, l’articolo classifica la sua musica come “bella”, sottovalutando anni di abuso di droga e di stravizi.

 Mons. Ratko Peric, Vescovo di Mostar-Duvno.

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14 “Chiesa viva” *** Gennaio 2011

MONS. GIROLAMO BORTIGNONIL NEMICO DI PADRE PIO

Ma ormai, era stato tolto il coperchio aquel vespaio e nessuno sarebbe più riu-scito a richiuderlo.Pur tentando di salvare il salvabile,mons. Bruno dovette arrendersi e cosìsi giunse a gravi condanne.Le due inchieste del 1927 e 1928 ave-vano ampiamente dimostrato che tuttele accuse contro Padre Pio erano sta-te inventate da membri del clero in-degni e corrotti, e subito quei signorifurono condannati da tribunali civili eanche dalla stessa Chiesa: il vescovodi Manfredonia, mons. Gagliardi, furimosso dal suo incarico ed altri sa-

cerdoti furono “sospesi a divinis”.Finalmente a Padre Pio spettava la ria-bilitazione. Ma questa non fu fatta.Anzi, neppure immaginata.Il Sant’Uffizio, indignato per essere stato costretto a pren-dere provvedimenti contro ecclesiastici che stimava, in-tensificò la sua acredine contro Padre Pio. Non una solaparola di scusa per lui, anzi, lasciando in vigore le restri-zioni disciplinari che erano state prese nel 1923, ribadiva, di fatto, la condanna. Lasciava cioè ampiamente intende-re che il giudizio della Chiesa non si fondava sulle calun-

Il segretoIl segretodella “tomba vuota”della “tomba vuota”

di Padre Piodi Padre Pio

nie scoperte, ma aveva motivazioniben più solide.16

Non ci voleva molto a pensare che laradice partiva dalla relazione di PadreGemelli sulle stigmate di Padre Pio.Tra le quattro relazioni presentate nel1921 su tale argomento, «quella di P.Gemelli era la più autorevole poichéegli era religioso, sacerdote, medico egrande scienziato. Per questo, i com-ponenti del Sant’Uffizio privilegiaronole sue valutazioni e abbracciarono latesi da lui sostenuta. Ma era una tesideleteria nei confronti di Padre Pio:escludeva, infatti, ogni intervento so-prannaturale, attribuendo l’origine diquelle piaghe a isterismo»17.Allora, Brunatto e Morcaldi deciserodi pubblicare un altro libro contenentemolti altri documenti scottanti che nonerano stati inseriti nei libri del 1926.Le trattative e la diplomazia non erano

serviti a niente. Bisognava passare alle maniere forti: fareuno scandalo, e rivelare il marcio che stava dietro lapersecuzione di Padre Pio.In pochi mesi, il manoscritto fu approntato, e già nell’esta-te del 1929, si sarebbe potuto iniziare la sua distribuzione.Il libro si intitolava “Lettera alla Chiesa” e il suo conte-nuto era veramente deleterio e, in Vaticano, molti viveva-

a cura del dott. F. A.

1717

 Mons. Girolamo Bortignon.

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“Chiesa viva” *** Gennaio 2011 15

no con il fiato sospeso. All’ultimo mo-mento, però, Brunatto e Morcaldi eb-bero un ripensamento e decisero di ten-tare ancora la via diplomatica. Si mise-ro di mezzo Cardinali, il Generale deiCappuccini e perfino Don Orione.Morcaldi trattava con le autorità vati-cane, Brunatto con il prefetto ArturoBocchini. Ma il Sant’Uffizio, responsa-bile delle condanne a Padre Pio, restavaestraneo, sembrava indifferente a tuttoquando, ad un tratto, con una mossaimprovvisa, passò all’attacco quasi avoler intimorire quei due temerari cheosavano minacciarlo.Dopo il trasferimento di mons. Gagliar-di, la diocesi di Manfredonia era rettadall’Amministratore Apostolico, Mons.Alessandro Macchi. Questi, il 3 di-cembre 1929, su mandato del Sant’Uf-fizio, si presentò al convento di SanGiovanni Rotondo comandando alPadre guardiano di preparare PadrePio, per il giorno successivo, in modoche egli lo potesse portare a Roma.Le trattative diplomatiche di Brunatto edi Morcaldi non approdarono a nulla,ma Padre Pio rimase a San GiovanniRotondo.Intanto, venne pubblicato un nuovo li-bro su Padre Pio; un libro che fecemolto rumore. Era intitolato: “PadrePio da Pietrelcina, l’Araldo del Signore”. L’Autore eraAlberto Del Fante,  famoso massone convertito da PadrePio che scrisse quel libro per riconoscenza al Padre, per-ché aveva salvato la vita ad un suo nipotino che si trovavain pericolo di morte. Il Sant’Uffizio, in data 22 maggio1931, proibì il libro decretando che “non poteva né stam-parsi, né leggersi, né ritenersi, né vendersi, né tradursiin altre lingue”. Inoltre, richiamò in vigore “tutte le pre-cedenti dichiarazioni e istruzioni relative al sunnomi-nato Padre Pio”.Ma non era finita. Il giorno dopo, 23 maggio 1931, il pre-fetto del Sant’Uffizio, card. Donato Sbarretti, succedutoal card Merry del Val, morto nel 1930, inviò al Generaledell’Ordine dei Cappuccini un “Decreto” nel quale erascritto: “Al Padre Pio di Pietrelcina siano tolte tutte lefacoltà del ministero sacerdotale eccettuata soltanto la

facoltà di celebrare la Santa Messa, ma purché entro imuri del convento, privatamente nella cappella inter-na, non nella chiesa pubblica”.Un’autentica sentenza di morte civile. Padre Pio veniva re-cluso in convento, messo agli arresti domiciliari non po-tendo neppure confessare i suoi confratelli all’interno delconvento.18

L’ordine del Sant’Uffizio arrivò in convento e la prigioniadi Padre Pio iniziò l’11 giugno 1931.Brunatto e Morcaldi, furono presi in contropiede, ma cer-carono subito un’altra strada per togliere Padre Pio da

quella terribile condizione.«Francesco Morcaldi venne a sapereche il dottor Giorgio Festa,  uno deimedici che nel 1920 aveva studiato lestigmate di Padre Pio, aveva preparatoun libro su queste ricerche nelle qualiconfutava le tesi di Padre Gemelli. Ilvolume era pronto e vagliato scrupolo-samente in ogni sua argomentazione.Essendo stato scritto da un medico sti-mato e famoso poteva essere di grandeaiuto alla causa di Padre Pio, ma il dot-tor Festa non lo aveva pubblicato per“le ostilità manifestate da alcunecorrenti cardinalizie e da Padre Ge-melli”. Morcaldi decise di farlo cono-scere, sia pure ricorrendo all’ingan-no»19.Ottenuto il libro dal dottor Festa, Mor-caldi ne fece parecchie copie che poispedì a molti Cardinali e ad altre perso-nalità. Scoppiò il finimondo e, in casadel dottor Festa, piovvero telegrammidi congratulazioni e di protesta. Ilcard. Gasparri lo sollecitò a pubblica-re subito quello studio, ma altri minac-ciavano ritorsioni.Morcaldi si offrì a sostenere le spese distampa e il libro, col titolo “Tra i mi-steri della scienza e le luci della fe-de”, venne distribuito ed ebbe un effet-to profondo sull’opinione pubblica.

Morcaldi, intanto, stava percorrendo anche altre strade.Attraverso Padre Saverio dei Carmelitani Scalzi, giunseal card. Raffaele Rossi, al quale fece leggere sia il librodel dott. Festa, sia quello da loro preparato nel 1929, “Let-tera alla Chiesa”. Il card. Rossi si spaventò e propose aMorcaldi un negoziato: la Chiesa avrebbe fatto giustizia,ma bisognava che Morcaldi desse un segno della sua fidu-cia filiale in essa.Il card. Rossi chiese la consegna di tutti i volumi del libro“Lettera alla Chiesa” e tutti i documenti originali pubbli-cati in quel libro.Non pensando di potere essere ingannato da un Cardinale,Morcaldi, il 19 ottobre 1931, a Roma, consegnò i docu-menti a Padre Saverio, ricevendo ricevuta, seguita poi dauna lettera di avvenuta consegna al card. Rossi.Il tempo, però, passava, ma le promesse di liberazione di

Padre Pio continuavano a susseguirsi, ma non si concretiz-zavano mai.

15 Renzo Allegri, “Padre Pio, un Santo tra noi”, Oscar Mondadori,Milano 1998, p. 240.16 Idem, p. 280.17 Idem p. 213.18 Idem, p. 284.19 Idem, p. 286.

 Padre Gemelli.

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16 “Chiesa viva” *** Gennaio 2011

La verità sull’evoluzionee l’origine dell’uomo

di Pier Carlo Landucci 

Occhi sulla Politica 

SAGGEZZA

“ANIMALESCA”

Contro lʼinquinamento dellʼambiente,Protestano le rondini e i gabbiani,Le rane e le api - fatto assai recente -

Con fughe verso luoghi un pò più sani,

Ché lʼuomo, emancipato sedicente,Tutto snatura architettando piani -Opposti a quelli dellʼOnnipotente -Con intenti diabolici, inumani!

I poveri animali han denunciatoLʼinnaturale, oscuro, inquinamento,Che lʼÈden in Inferno ha tramutato!

Il “superuomo” tragga insegnamento,

Rispettando le leggi del creato,Che sta rischiando lo stravolgimento!

Prof. Arturo Sardini

Chiosa

Non è facile credere al Creatore!Ma lʼuomo che si crede un padreterno,È un povero imbecille, distruttore,Che il Paradiso muta in un Inferno!

27

GENETICA

GRANDE PROVA SPERIMENTALE CONTRO LʼEVOLUZIONE

Un grande zoologo evoluzionista, a cui esposi il fatto, seppe oppormisolo il celebre Ornitorinco, paradossale mammifero australiano (che èlungo circa 50 cm con la coda), scoperto per la prima volta, in un esem-plare imbalsamato, nel 1797, classificato infine, dopo tante dotte dispu-te, nel 1884 e pienamente conosciuto solo da cinquant’anni. Nell’ibridi-smo e nella rozzezza di certe caratteristiche, potrebbe sembrare effetti-vamente rudimentale, imperfetto anello di transizione ad altra specieperfetta (Lamarck lo qualificò anello tra rettili e mammiferi, mentre per 

altri lo sarebbe tra uccelli e mammiferi). È infatti, contro la regola ordina-ria, monotremo (significa: un-foro) cioè con una sola uscita intestinalee urogenitale; è mammifero, ma partorisce i piccoli (in stadio embrionalearretrato) in uova che debbono essere per due settimane incubate dallamadre, ed ha un apparato mammario ridotto a un trasudamento latteoconvogliato dai peli della corrispondente zona; ha pelo di lontra, codada castoro, dita palmate e becco di anitra (da cui il nome: ornitho, uc-cello - ryncbos, muso), speroni da gallo da combattimento; ha respira-zione aerea, ma adattamento ambientale spiccatamente acquatico (puòstare sott’acqua anche 10 minuti); ha temperatura propria come i mam-miferi, ma assai oscillante in relazione alla temperatura ambientale, ilche ricorda i rettili. Sembra davvero mal composto e rudimentale.Ma analizzandone bene struttura e costume, si scopre invece che è unanimale ricco di perfezione e completezza. Il largo becco apparente-mente corneo da anatra è in realtà ricoperto di una morbida pelle, riccadi terminazioni nervose, che lo rende ben sensibilizzato per la ricercadegli animalucci di cui l’animale si nutre, scavando nei fondali melmosi:

la perfetta chiusura delle nari e, mediante un’apposita piega cutanea,degli occhi e degli orecchi (inutili durante tale ricerca di cibo nei fondali)facilita la lunga immersione; larga coda, estremità palmate, corpo ap-piattito rendono agile il nuoto; le lunghe unghie anteriori, ricurve e sca-nalate nei piccoli perché essi possano agganciarsi ai peli ventrali mater-ni durante le settimane di affittamento (pur essendo anche ulteriormentesostenuti dalla larga coda della madre piegata verso il ventre) diventanopoi piene e dritte per essere idonee, insieme alle lunghe unghie poste-riori, allo scavo; la membrana delle estremità palmate, che per il nuotosi estende oltre il perimetro delle unghie, si ritira entro di esso, scopren-do le unghie stesse, quando servono per lo scavo; gli speroni alla base

degli arti posteriori costituiscono nei maschi organidifensivi e combattivi arricchiti di ghiandole che se-cernono veleno. La coppia vive in tane, che scava-no insieme, con due aperture ben nascoste tra Ieradici degli alberi; ma quando la femmina deve de-porre le uova se ne costruisce da sola un’altra ben

chiusa all’imboccatura, che termina in una camerasferica, foderata di foglie e pagliuzze, dove depo-ne e cova una coppia di uova; in questo periodo,quando la madre esce richiude sempre l’imbocca-tura; quando depone le due piccole uova (2 cm.) leattacca insieme, evitando così che rotolino e siperdano tra le foglie.In tutto, accurata perfezione. Un capolavoro.

(continua)

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“Chiesa viva” *** Gennaio 2011 17

La mia formazione cri-stiana è avvenuta nellaChiesa di Pio XII. I miei

parroci, i miei insegnanti di reli-

gione erano uomini della Chie-sa di Pio XII. Non mi fu tra-smesso alcun atteggiamentoantisemita, a meno che non sidebba ritenere che Credo, Ca-techismo, Messa, Vangeli lofossero o lo siano. Ho pregatoper anni ogni venerdì santo peri “perfidi Judaei”, sapendo finda giovane che “perfidus” si-gnifica nel latino cristiano “in-credulo”, rispetto al Cristo.Il mio insegnante liceale di reli-

gione e mio direttore spirituale -mio e di tantissimi altri a Firen-ze - fino alla sua morte, donRaffaele Bensi, era un pretedella Chiesa di Pio XII, per quanto formato al sacer-dozio nei due pontificati precedenti. Egli fu prete del-la Chiesa di Pio XII anche nellʼintensa azione di aiutoad ebrei e uomini della Resistenza svolta durante laguerra.Da don Bensi ho però appreso che, con lo stessocoraggio e libertà con cui la Chiesa cercò di aiutareresistenti ed ebrei, essa intese salvare la vita anche

Per una valutazionePer una valutazione

didi

Pio XIIPio XII

agli uomini della parte opposta,quando, sconfitti, diventaronobestie cui dare la caccia.

La Chiesa di Pio XII era anco-ra la Chiesa sovrana nel pro-prio giudizio sulla storia, nelledecisioni che investono i propriuomini, negli orizzonti di sceltaultima cui questi vengono chia-mati. Può sbagliare, negli uomi-ni come in questo o quellʼatto ogiudizio; ma trae capacità digiudizio e di giurisdizione dalproprio fondamento sopranna-turale: e in ciò, nessuna istanzadiversamente fondata può so-

stituirla o vincolarla.Questo è il senso della sua“perfectio”, che è strettamenteconnessa al martirio, poiché la

collisione con altri poteri - anche i più legittimi - è cer-ta.Aggiungo che lʼumanità, provata e consapevole cheuscì dalla guerra e dalla sua catena di ritorsioni emassacri, capiva il senso di questo illimitato e sovra-no esercizio della carità (anzi del perdono) dellaChiesa, per cui il giorno prima si era salvato un parti-giano e il giorno dopo si volle sottrarre allʼesecuzione

di Pietro De Marco

 Papa Pio XII 

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18 “Chiesa viva” *** Gennaio 2011

sommarla il tedesco o il fascista. Diritto di asilo, dirit-to di legare e sciogliere, segno della superba e mitegiustizia di Dio.

Don Bensi ci parlò con ammirazione e, insieme, di-stacco del libro “Esperienze pastorali” dei “ribel-le” don Lorenzo Milani.Don Bensi era insofferente su mode e risonanze

della stagione conciliare, ci insegnò a tenere la men-te e il cuore vigili su parole dʼordine, su “svolte” e“conquiste”, sempre equivoche in una tradizione re-ligiosa.

Così, anche nella mia stagio-ne di giovane cattolico, lega-to ai progetti di “reformatioEcclesiae” e molto vicino allasinistra politica - gli anni Ses-santa e Settanta, per capirci -una trascendenza non spiri-tualistica della Chiesa e il suoprimato ultimo sulla città degliuomini sono rimasti per medati irrinunciabili.La Chiesa-istituzione comeforma irrinunciabile di manife-stazione del Santo.

Assieme alla Chiesa-istituzio-ne e a Roma che la rappre-senta, neppure il “biancoPadre” della mia adolescen-za è stato mai cancellato inme da svolte o rivolte. Il miolegame cattolico con papaPio XlI ha resistito alla provadegli anni Sessanta. Lʼag-gressione contro di lui com-piuta da “Il Vicario” di Ho-chhuth mi parve - e mi pareancora - spregevole.Va detto, però, che le perso-ne nate, come me, nel perio-do della guerra, se non sonostate poi ideologicamente “rifatte”, conservano unineguagliabile senso della complessità della vitaquotidiana e della storia, e una insofferenza antireto-rica. Anzi, conservano un senso e un bisogno di ve-rità che poco ha a che fare con lʼastratto infierire, siaventi sia sessantʼanni dopo, su vicende nel frattem-po diventate incomprensibili, anche quando meglionote nei dettagli.

Non si sarebbe salvato dalla riprovazione di donBensi chi gli avesse detto che Pio XII doveva “par-lare”, “testimoniare”, “incarnare la Parola”. Il“bianco Padre” fece ciò che la sua coscienza gli or-dinò: ed era la coscienza di un papa, cioè di un re-sponsabile vero e non retorico della Chiesa universa-

le, e della salute spirituale e in quel momento fisica ditanti uomini. Pio XlI volle e seppe evitare dʼessereimpedito di agire. Ed entro lo spazio di guida, di go-verno, così salvato, operò realmente per il bene dimolti, credo in misura enorme.

Il confronto con Gandhi - nuovamente proposto inquesti giorni - è insostenibile.

La Chiesa, il popolo cristiano, non sono una nazione,non si mobilitano come una grande etnia, lʼesercitotedesco di occupazione non è paragonabile alle trup-pe inglesi; i capi britannici non erano le SS, PapaEugenio Pacelli non ebbe decenni davanti a sé ma

una scansione serrata di gior-ni, ognuno dei quali potevaessere lʼultimo per il suo go-verno. Né Gandhi ha la com-plessità di un santo cristiano;in lui circola dallʼinizio il van-gelo semplificato di Tolstoi. Èinsensato immaginare il papaalla testa di una manifesta-zione non violenta in piazzaSan Pietro, in un qualsiasigiorno del 1943. Tale esibi-zione, posto che fosse pen-sabile dalla mente rigorosa diPio XII, non avrebbe sgo-mentato lʼalto comando tede-sco.Furono, invece, la impenetra-bile nitidezza e la capacità digoverno di papa Pacelli afermare Hitler davanti aicancelli della Città del Vati-cano. Su Hitler non potevanoavere successo le parole, malo ebbero, probabilmente, sialʼevidenza del legame tra ilVicario di Cristo - sì, il Vica-rio! - e il suo popolo universa-le, ovvero uno straordinariofatto di carisma politico-reli-gioso, sia il timore che porre

le mani sul pontefice avrebbe avuto su di lui, Hitler,una portata delegittimante, sconsacrante, non solopresso i popoli cattolici.

Insomma, lʼunico fondamento e lʼunico spazio diazione politica rimasto a Pio XII di fronte a Hitler erala propria persona, come “corpo del papa”, e il pro-prio carisma dʼufficio. Li volle e li conservò liberi eoperosi, per quanto gli fu possibile. La libertà di Pa-celli fu la residua “libertas Ecclesiae” e questarappresentò, e salvò, la vita di molti.

Troppo semplice è pretendere oggi - magari chia-mando a contro esempio il sacrificio di padre Massi-miliano Kolbe - che Pacelli, in quel frangente, an-

 Dopo l’incursione su Roma, Pio XII visita le rovinedella Basilica di San Lorenzo fuori le mura.

S’inginocchia e poi benedice la folla.

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“Chiesa viva” *** Gennaio 2011 19

Pio XII“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XIIsac. dott. Luigi Villa(pp. 140 - Euro 12)

Questo mio libro vuol essere una “risposta” alla vergognosa e anti-storicarappresentazione del mediocre dramma “Il Vicario”, di Rolf Hochhuth.La nostra “risposta”, quindi, a quel vergognoso e spudorato dramma vuol

essere una testimonianza del nostro amore e della nostra riconoscenza ver-so quel grandissimo Papa Pio XII, che ebbe il coraggio evangelico di con-dannare - da genio e da Santo! - sia i crimini nazisti, sia quelli del comuni-smo sovietico. La sua forza esterna, la sua diplomazia, lʼimpulso del suo sa-pere, il motivo della sua complessa azione nella Storia, ce lo mostrano co-me il vero “Pontefice”, ossia il costruttore di “ponti” tra Dio e lʼuma-nità, come il “ponte” sicuro di trapasso tra lʼumano e il divino!

Per richieste, rivolgersi a:

Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

dasse incontro al perso-nale “martyrium”. Ilmartirio sarebbe stato so-lo una liberazione daglioneri dell ʼufficio,dallʼesercizio quotidianodel carisma. Ho riletto an-cora una volta lʼ“Assas-

sinio nella cattedrale”di T. S. Eliot. Pubblicato erappresentato nel 1935,non so se Pacelli lo cono-scesse, allora.Poco prima della morte, ilprotagonista, TommasoBecket, affronta le anti-che tentazioni (beni inde-gni ma concreti, “real goods, worthless but real”,come egli dice) e le nuove, presentate allʼarcivesco-vo dallʼestremo Tentatore, se stesso. Di fronte allatentazione ultima, quella della santità certa medianteil martirio, Tommaso esamina e sceglie il subire, ov-vero il non-agire; né andare incontro né sottrarsi almartirio.Pacelli scelse lʼagire. Ma tra lui e Becket vi è diffe-renza: Tommaso, per risarcire il sangue e il vuoto la-sciato a Canterbury dalla propria, indifesa, offerta disé agli assassini può rinviare al Papa. Ma Pacelli“è” il papa, e non vi è altra istanza ordinatrice supe-riore a lui sulla terra.

In Pio XII si manifesta, dunque, lʼeroicità di chi operanellʼestrema responsabilità, nel caso dʼeccezione: èla santità della roccia, la meravigliosa santità cat-tolica che sgorga dalla decisione e non dallʼome-

lia. Santità che, magaridopo il tormento, sa dinon potersi arrestare altormento e allʼindecisio-ne.Il miracolo di Pio XII èla casa sulla roccia (Mt.7, 24) che egli conservò

integra nel silenzio e, invirtù del silenzio, capaceperciò di ospitare e pro-teggere, laddove le paro-le lʼavrebbero distrutta.Certo, Pacelli niente ha ache fare, anche per lasua nascita aristocratica,con la “clasa discutidora”

dellʼinvettiva celebre di Donoso Cortés. Della peri-colosa vacuità della chiacchiera rivoluzionaria, Pa-celli aveva già avuto esperienza da Nunzio in Ger-mania, a Monaco, nel 1919.

Razionalità, incarnazione nel ruolo di guida – “pasceoves meas” – opere: anche per tutto questo il “dol-ce Cristo in terra” guardò lʼorrore con occhi che nel-la mia mente non assomigliano, per fortuna, a quellidelle reincarnazioni cristiche dostoevskiane che piac-ciono ai letterati. Un modello di santità né sorridente,né utopizzante, né sacrificale.Per questo, anche, è ricchezza per noi - ed è un do-no della “complexio oppositorum” cattolica - chela santità di Pio XII sia così, e che la Chiesa inten-da proporcela.Sugli altari, sarà un altissimo modello di respon-sabilità.

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20 “Chiesa viva” *** Gennaio 2011

S entiamo il dovere di direche un bilancio sull’ecume-nismo deve essere fatto an-

che se non abbiamo la presunzionedi farlo qui. Solo i bilanci sono ingrado di dire se metodi e strumenti

assunti hanno dato i frutti desidera-ti. Auspichiamo che l’uso dei bi-lanci entri fortemente anche inquei settori che non sono soloaziendali o materialmente produtti-vi: “i figli delle tenebre sono piùastuti dei figli della luce». Or eccoi punti sui quali è lecito formarsiun’idea circa la strada compiutadal provvidenziale decreto conci-liare Unitatis Redintegratio.

1. Le posizioni rispettive tra cattolici e fratelli separati sistanno mettendo a fuoco: la chiarezza avanza. È un grandepasso. Solo con questa chiarezza i cattolici sapranno quel-lo che debbono affermare senza compromessi e gli altri sa-pranno dei passi che debbono ancora compiere. La dottri-na della fede fu costituita da Gesù Cristo, la vitalità delRegno l’ha data Lui; nessuno può scendere a compromessisu questo terreno. Un dialogo si è instaurato a livelloscientifico anche recentemente, da Windsor a Lovanio.Ciò ha contribuito a riqualificare i problemi teologici postidalla controversia, a eliminare margini di incomprensione,

a creare una migliore comunicabi-lità di linguaggio, a distinguerequello che è dogma dalle mereopinioni teologiche. E già molto ec’è da benedire Iddio; anche per-ché all’acrimonia è spesso succe-

duta l’amicizia, anche se tuttoquesto ha messo ben in rilievo chei dissensi antichi non erano merequestioni storiche legate a proble-matiche e culture determinate, mainvestivano termini permanentidell’ordine rivelato. Insomma, itermini antichi appaiono attuali,proprio come risultati dello sforzoecumenico. È facile capire che èfausta la crescente chiarezza, an-

che se, prima di risolverli, rende scottanti i veri problemi

ecumenici di fondo. I quali esistono di per sé: non sono iteologi ad inventarli, anche se talvolta li scompigliano.Tutto questo, se condotto con serietà e fedeltà da parte cat-tolica, mira ad un risultato grandioso, ma a lungo termine.Dai resoconti, se obiettivi, non sempre si potrebbe esseresicuri su persone qualificate come “cattoliche”.

2. È il caso di chiedersi ora se sia soddisfacente il corsodelle operazioni a breve termine. Si tratta dei recupero deisingoli all’unità della vera Chiesa. La domanda può venirposta in altro modo, più espressivo: i ritorni individuali so-

BILANCIOBILANCIO

DELL’ECUMENISMODELL’ECUMENISMO

del card. Giuseppe Siri

 Il card. Guseppe Siri.

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“Chiesa viva” *** Gennaio 2011 21

Il CardinaleIl Cardinale

Domenico BartolucciDomenico Bartolucci

no diminuiti o aumentati? Si raccolgono qua e là voci scon-certanti. Se sono vere (e ci auguriamo non lo siano o sianoesagerate), il problema si sposta ai metodi usati, Non bastala volontà ecumenica, il suo slancio, il suo ardore; occorrel’intelligenza e la misura. La verità ha sempre un fascino,la grazia di Dio opera nel segreto delle anime e nel ruotaredei fatti ben oltre quel fascino. Tuttavia quello che ha sem-pre attirato verso la Chiesa è stata la sua unità indiscutibile,

la sua monoliticità nell’adesione a Pietro, il carattere defi-nitivo del suo Magistero interamente applicato, la forza at-trattiva della comune disciplina. La Chiesa deve presentarsicome un ancoraggio sicuro. Nel segreto delle anime, ove lalogica demolisce molti idoli e pone incredibili esigenze e làdove la sofferenza della vita imprime uno spontaneo movi-mento di ricerca spirituale, si manifesta incontenibile il bi-sogno della “roccia sicura”. Tutto quello dei difetti nostriche rende l’ancoraggio meno certo e definitivo demolisce ilmetodo giusto dell’ecumenismo. Tutto ciò non sarebbe ve-ro se si partisse dal concetto dell’“unità federativa”; maquesta non è nel piano di Cristo.

3. La questione che in materia oggi si presenta come lapiù grave è appunto quella dell’intercomunione. Per faredel vero ecumenismo, non bisogna commettere errori su

questo punto. La Chiesa, la sua dottrina, e in particolare lasua dottrina ecclesiologica, sono fondate su dogmi per es-sa inalienabili ed irreformabili.Altre confessioni non hanno veri dogmi ecclesiologici; peresse l’unità è opera esclusiva dello Spirito Santo e basta.Lo Spinto Santo agisce sempre ed è il principio della santi-ficazione; ma non lo si può porre come principio visibile estorico dell’unità ecclesiale.

Nel Vangelo l’unità dei Regno di Dio in terra è fatta daPietro. Non si tratta di due piccole variazioni, ma di dueconcezioni che stanno di fronte. La prima concezione per-mette la disgregazione, tant’è vero che recentemente il pa-triarcato moscovita ha concesso l’autocefalia alla chiesagreco-slava d’America. La prima concezione ammette lafederazione, non l’unità visibile. Qui sta il punto, sia checi volgiamo a Oriente sia che ci volgiamo ad Occidente.Consumare i dogmi lentamente fino al punto di non costi-tuire più un problema capitale non è fare l’unità, ma di-struggere in breve tempo l’unità in tutte le Chiese. LaChiesa riposa sull’utilità dogmatica. Senza di essa muore.

Questo non è possibile per le promesse espressedall’Evangelo; quello che è possibile è che dagli uomini,per difetto di metodo, si allontani il momento desideratodell’abbraccio fraterno, coerente con la verità di Dio.

Già Maestro, discepolo e successore di Lorenzo Pero-si, alla direzione della Cappella Sistina, fu, poi, nomi-nato Direttore perpetuo di Essa da Pio XII.Vastissima è la sua produzione musicale.Il “corpus” di opere già pubblicate dalle “EdizioniCappella Sistina”,  supera i quaranta volumi e com-prende: sei libri di “Mottetti”, sei di “Messe”, laudi, inni cantici, e una serie di “Oratori” e Messe per so-li, coro e orchestra.Oggi, ringraziamo Dio per la sua nomina a “Cardina-

le”, augurandoGli ogni grazia celeste e ringraziandoloper la sua costante fedeltà di “abbonato” a “Chiesaviva”,  fin dagli inizi di Essa. Per questo, Eminenza, Le chiediamo la Sua paterna benedizione per il No-stro impegno di difesa e di conoscenza della Dottri-na Cattolica di sempre! GRAZIE!

la Direzione

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22 “Chiesa viva” *** Gennaio 2011

del dott. Franco Adessa

Conoscere la Massoneria 

1 Cfr. Mons. George E. Dillon, “Grand Orient Freemasonry Unma-sked as the secret power behind Communism”, Christian BookClub of America, PO Box 900566, Palmdale, CA, p. 116-117.2 Idem, pp. 127-128.

«I piani di Lord Palmerston per far procedere il programma

di Weishaupt verso la sua completa realizzazione, tramite ri-voluzioni appositamente pianificate, erano:

1. con la creazione dei regni polacco e ungherese, separarelʼAustria e la Russia, storicamente alleate, in attesa diannientarle separatamente, mettendo lʼuna contro lʼaltra;

2. indebolire lʼimpero cattolico dʼAustria per predisporloalla sua futura rovina;

3. creare un immenso Impero dai piccoli Stati Tedeschi,al centro dellʼEuropa, sotto il casato dei Brandeburdo, incontrapposizione allʼAustria cattolica;

4. annichilire il potere temporale dello Stato Pontificio,con la formazione di un Regno dʼItalia, sotto il governoprovvisorio del casato dei Savoia»1.

Dopo aver tramato ed avviato questi piani, Lord Palmerstontornò al potere nel 1846, col governo di Lord John Russell.«Padre Deschamps, basandosi sullʼautorità degli storiciEckert e Misley, offre unʼinteressante descrizione di tutto ciòche la Massoneria, sotto la direzione di Lord Parmerston,tentò e attuò dopo il fallimento del 1848 dei movimenti rivolu-zionari capeggiati da Mazzini. Questi movimenti, in gran par-te, erano fomentati dalla diplomazia britannica e finanziati coisoldi dei servizi segreti manipolati dal Palmerston. Sotto lasua guida e assistenza, Mazzini aveva organizzato le suesètte rivoluzionarie: la Giovane Italia, la Giovane Polonia,la Giovane Europa, ecc., dalle quali nacquero tutte le altre.Ma dopo anni di stretta collaborazione, Mazzini, che era contutta probabilità odiato e temuto dal Palmerston, per il suoruolo nellʼassassinio del Nubius, vide declinare la sua in-fluenza. Egli e il suo Partito dʼAzione subirono gli inevitabilieffetti del fallimento, anche se, pur nel loro accantonamento,non persero la loro utilità per la Sètta.Napoleone III, entrato nella Carboneria in gioventù, sembra-va aver soppiantato Mazzini, nella stima di Lord Palmer-ston. Mazzini, da parte sua, nutriva un odio implacabile perNapoleone III; odio che riuscì ad appagare solo dopo lamorte del Palmerston. E poiché fu proprio Mazzini, con lʼeli-minazione del Nubius, a far salire Lord Palmerston a Capodegli Illuminati, dopo la sua morte, Mazzini riacquistò la suaautorità ai vertici della Massoneria e, introdotto il nuovo Pa-triarca ai vertici della Sètta, predispose il colpo fatale per laFrancia e per il suo odiato Napoleone III.

Comunque, rimane il fatto che, dal 1849 alla morte di LordPalmerston (1865), i piani elaborati dal Comitato dellʼAteismosegreto furono eseguiti con una perfezione, un vigore ed unsuccesso mai conosciuto prima nella storia della Sètta. (...).Col pretesto che la Russia minacciava i possedimenti inglesiin India, assicuratosi lʼalleanza con Napoleone III, accattiva-

tasi la Prussia con la promessa di un futuro Impero Germani-co e neutralizzata lʼAustria con la minaccia di una nuovaguerra sul Danubio e la creazione di un Regno polacco e un-gherese, Lord Palmerston, nel 1852, iniziò la campagna diRussia che terminò con la separazione della RussiadallʼAustria.Isolata lʼAustria, Napoleone III, incoraggiato dallʼInghilterra,sostenne la guerra dʼindipendenza italiana, dando il colpo digrazia al dominio austriaco in Italia e ponendo in uno stato didebolezza lo Stato Pontificio.La Prussia fu poi posta in condizione di sferrare il colpo mor-tale allʼAustria, che tornò nei suoi territori dʼorigine, perdendoanche Venezia e il poco che le rimaneva dei territori italiani.Morto Lord Palmerston, Mazzini appagò il suo odio per Na-poleone III: usando tutta la sua influenza sulla direzione del-la Sètta, le fece abbandonare la Francia e sostenere la Ger-

mania e, ricevuta la promessa dal Bismarck che la Germa-nia avrebbe perseguitato la Chiesa cattolica, la Massone-ria parteggiò per Bismarck e spinse Napoleone III a quellʼin-sana spedizione che terminò con la rovina della Francia econ lʼImpero germanico come unico arbitro dʼEuropa»2.

LʼINGHILTERRALʼINGHILTERRAAI TEMPI DI GIUSEPPE MAZZINIAI TEMPI DI GIUSEPPE MAZZINI

 – Lord Palmerston – – Lord Palmerston –

Lord Palmerston, politico inglese e più volte Primo Ministro, fu il Capo supremo dellʼOrdine degli Illuminati di Baviera dal 1836 al 1865.

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SEGNALIAMO:

«Guardati dallʼuomo cheha letto un solo libro».

(S. Tommaso dʼAquino)

In Libreria

Martini, Bea, Lustiger, degni seguacidel cosiddetto “Papa “buono” (e che unVescovo amico mi disse che ci sarebberovoluti alla Chiesa non meno di 200 anniper rimediare i danni da Lui causati) nonprevarranno.Ora capisco perché la sua Rivista èboicottata ed introvabile in tutta Ro-ma. Bisognerebbe distribuirla alla Dome-nica, di fronte alla Chiese: Cattolici veri

se ne trovano ancora.Quel poco che ho potuto fare è stato di“pungolare” (purtroppo nella maggior par-te dei casi senza successo) la stampagiudaico-catto-comunista e cercare di di-fendere i valori in cui credo; la fede inGesù e nella bontà eterna del suo inse-gnamento.Le mie lettere di protesta sono semprestate firmate con lo pseudonimo di “S.Marcione” e non credo dover proprio aLei, dottissimo Reverendo, spiegarle leragioni di tale scelta.Il mio “Credo” è Cristiano, Cattolico, Apo-stolico, che ha ben poco da spartire con“LʼAntico Testamento giudaico”.Nel caso dovesse riferirsi a me o a qual-che mia lettera, Le sarei grato se potesseriferirsi con tale nome.Stupendi, documentatissimi e chiarisssi-mi gli articoli sul “Nuovo Catechismo” sulcapo dei Catto-comunisti Mons. Martinie, soprattutto, quello sullʼAzione Giudai-co Massonica nel Concilio. Mi permetto,in tutta umiltà, inviarle alcune delle centi-naia di lettere che ho inviato a Giornali epersonaggi politici.Con sincera stima e con lʼaugurio chenessuno riuscirà mai a impedirle di conti-nuare la Sua e la nostra battaglia.

(F. M. C. - “San Marcione”)

RAGAZZE e SIGNORINE

in cerca vocazionale, se desiderate diventareReligiose-Missionarie”

 – sia in terra di missione, sia restando in Italia –per opere apostoliche, con la preghiera e il sacrificio,potete mettervi in contatto, scrivendo o telefonando a:

“ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”Via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia - Tel. e Fax: 030 3700003

LʼERESIA ANTILITURGICA ELA RIFORMA PROTESTANTEdi Prosper Guéranger

Il capitolo XIV delle Institutions li-turgiques costituisce una possentesintesi storica e dottrinale della se-colare ribellione contro la liturgia.Secondo Guéranger, i princìpi chestanno dietro allʼeresia antiliturgicasono sempre i medesimi, anche sesi ritrovano in sètte e in movimentidi pensiero distinti, che vanno dalmanicheismo, al luteranesimo, algiansenismo e al quietismo.Da notare come la sua elencazioneben si potrebbe integrare con movi-menti sorti in seguito, quali il mo-dernismo. Ciò mostra che gli errori,anche e soprattutto in questo cam-po, nella sostanza, sono quelli diduemila anni fa, sempre riproposti.Allo stesso modo, sempre uguali so-no gli esiti delle riforme liturgiche, omeglio “antiliturgiche” che tali princì-pi eterodossi hanno comportato.

Per richieste:

Edizioni Amicizia Cristianadel Gruppo Editoriale Tabula fati66100 Chieti - C. P. 34Tel. 0871 63210Cell. 335 [email protected]

Gent.mi Fratelli,desidero ringraziarVi di cuore per la

battaglia che combattete ogni giorno indifesa della verità per la salvezza di Ge-sù, della Sua Chiesa e soprattutto pernoi, contro orde continue di eretici che,dopo il Concilio Vaticano II, hanno trovatoampio spazio nella libera e falsa reinter-pretazione della Bibbia, corrompendoquello che è il reale messaggio che Dio,

attraverso Maria, sceso in terra attraver-so Suo Figlio, ha portato per la redenzio-ne di noi peccatori e la salvezza del Mon-do.Grazie a Voi, la mia già forte fede cattoli-ca, ha trovato conforto e motivo per conti-nuare nella preghiera, nella speranza cheGesù Cristo Nostro Signore e la ChiesaCattolica ritornino alla luce, dopo quasicinquantʼanni di oblio e ripetuti “disguidi”e attacchi, tutti perpetrati per permetteread una società malsana, che opta al tota-le annullamento del Cristianesimo, di fa-vore un ateismo materialista e consumi-sta che punta solo alla distruzione edallʼannientamento della persona.Grazie, grazie, grazie!Jesus regnet per Mariam et Joseph!

(M. P. - Albinea - RE)

***

Chiarissimo Reverendo,ero ormai pervenuto alla terribile con-

clusione che la mia fede, la religione diGesù e la Chiesa Cattolica, si fosse total-mente arresa allo strapotere del dominiogiudaico e che fossi rimasto solo.Quando ho letto i numeri di “Chiesa Vi-va” che mi ha inviato ho pianto dallagioia, non tutto è ancora perduto. I vari

Lettere

alla Direzione

“Chiesa viva” *** Gennaio 2011 23

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2 Altri “deliramenti”di mons. Gianfranco Ravasidel sac.dott. Luigi Villa

5 Il Teologo

6 Mons. Gherardini stroncala cristologia liberale e la teologiadi Mons. Bruno Forte (1)di Mons. B. Gherardini

10 A proposito di Mons. Monari:per i cattolici, libertà nella Verità

o compromessi?della dott.ssa Pia Mancini

12 Documenta Facta

14 Il segreto della tomba vuotadi Padre Pio (17)a cura del dott. F. A.

16 Occhi sulla politica

17 Per una valutazione di Pio XIIdi Pietro De Marco

20 Bilancio dellʼecumenismodel card. Giuseppe Siri

21 Avviso ai lettori

22 Conoscere la Massoneria

23 Lettere alla Direzione - In Libreria

24 Conoscere il comunismo

GENNAIO 2011

SOMMARIO N. 434

 Altri

“deliramenti”di Mons. Ravasi

SCHEMI DI PREDICAZIONE

Epistole e VangeliAnno A

di mons. Nicolino Sarale

(Dalla V Domenica durante lʼannoalla I Domenica di Quaresima)

MARTIRI nella Municipalità di Shanghai

Conoscere il Comunismo

Martiri in Cina 

contro Dio...

di Giancarlo Politi

... contro l’uomo

Arcidiocesi di TaiyuanDal 1696 era esistito il Vicariato Apostoli- co dello Shaanxi-Shanxi. Nel 1844 venne creato il Vicariato Apostolico dello Shanxi; affidandolo ai francescani italiani (Ofm). Nel 1890 venne risuddiviso e crea- 

to il Vicariato Apostolico dello Shanxi set- tentrionale. Nel 1924 cambiò nome e di- venne Vicariato Apostolico di Taiyuan.

Grassi GregorioVescovo Vicario apostolico, Ofm. Nato aCastellazzo Bormida (Alessandria) il 13dicembre 1833, venne ordinato sacerdoteil 17 agosto 1856. Nel 1876 venne ordi-nato vescovo coadiutore, divenendo tito-lare del Vicariato il 6 settembre 1896.Venne ucciso dai Boxer il 9 luglio 1900. Èstato proclamato Beato il 24 novembre1946.

Fogolla FrancescoVescovo, coadiutore, Ofm. Nato a Monte-

regio di Pontremoli il 4 ottobre 1839, ven-ne ordinato sacerdote il 19 settembre1963, e partì per la Cina il 13 dicembre1866. Venne ordinato vescovo coadiutoreil 24 agosto 1898. Venne ucciso daiBoxer il 9 luglio 1900. È stato proclamatoBeato il 24 novembre 1946.

Facchini EliaSacerdote, Ofm. Nato a Reno Centese,Ferrara, il 2 luglio 1839 venne ordinatosacerdote il 18 dicembre 1859. Nel 1866partì per la Cina. Venne ucciso dai Boxeril 9 luglio 1900. È stato proclamato Beatoil 24 novembre 1946.

Balat TeodoricoSacerdote, Ofm. Nato il 23 ottobre 1858,a San Martino di Tour, Albi, venne ordi-nato sacerdote nel 1884 (?) e giunse inCina in quello stesso anno. Venne uccisodai Boxer il 9 luglio 1900. È stato procla-

mato Beato il 24 novembre 1946.Bauer AndreaFratello laico, Ofm. Nacque a Guebwiller,Alsazia, il 24 novembre 1866. Era arriva-to a Taiyuan il 4 maggio 1899. Venne uc-ciso dai Boxer nel 1900. È stato procla-mato Beato il 24 novembre 1946.

Sette Francescane Missionarie di Ma-ria: giunte in Cina il 4 maggio 1899, ven-gono uccise il 9 luglio 1900:Grivot Irma (Sr. Maria Ermellina di Ge-sù), nata il 28 aprile 1866.Giuliani Maria Anna (Sr. Maria della Pa-ce), nata il 13 dic. 1875 a LʼAquila.Nanetti Clelia (Sr. Maria Chiara), nata

nel 1872 a S. Maria Maddalena, Rovigo.Kerguin Jeanne Marie (Sr. Maria diSanta Natalia), nata il 5 maggio 1864 aChatelets.Moreau Anne (Sr. Maria di san Giusto),nata il 29 aprile 1866 a La Faye.Jeuris Paolina (Sr. Maria Amandina),nata il 28 dicembre 1872 a Saint Trond.Dierckx Anna Caterina (Sr. Maria Adolfi-na), nata lʼ8 marzo 1866 a Ossendrecht,(Olanda).Vennero proclamate Beate da Pio XII, il24 novembre 1946.

Nello stesso giorno, il 9 luglio, e assieme

ai vescovi, preti e religiose vengono ucci-si:i seminaristi: Zhang Jingguang Giovan-ni, Dong Bedi Patrizio, Zhang Zhihe Fi-lippo, Zhang Huan Giovanni, Wang RuiGiovanni,e i laici: Chen Jihe Tomaso, Chen Xi-man Simone, Wu Anbang Pietro,Zhang, Rong Francesco, Feng De Mat-tia, Yan Guodong Giacomo, ZhangBanniu Pietro, Wang Erman Pietro,

Zho Qianxin Giacomo.Tutti proclamati Beati da Pio XII il 24 no-vembre 1946.

(continua)