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Nato il 18 marzo 1935, Antonio Bello rimarrà sempre, anche quando sarà Vescovo, “don Tonino”. L’8 dicembre 1957 è ordinato Sacerdote. Ordinato vescovo il 30 ottobre 1982, fe- ce il suo ingresso nella diocesi di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi il 21 novembre dello stesso anno. Ha una visione della Chiesa che si informa più strettamente al Van- gelo. Rimane famosa la sua definizione della “chiesa del grembiule”, di una comunità cri- stiana che sa chinarsi umilmente sui piedi degli uomini senza tralasciare di analizzare in profondità le cause delle nuove povertà. Nel 1985 col consenso della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana fu chia- mato a succedere a Mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nella guida di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace. Anche qui fece subito intendere che avrebbe guidato il Movimento con la testimonianza coraggiosa di vita e con la parola carica di calore umano. La sua azione ha sempre tratto energia, vita e motivi da una spiritualità saldamente ancorata alla Parola di Dio. Forse anche per la sintonia con la spiritualità francescana (faceva parte dell’Ordine Francescano Secolare) egli amava lasciarsi guidare dal vangelo “sine glossa”. Con una delle sue originali ed appro- priate intuizioni linguistiche egli tracciava le linee per una spiritualità di quello spessore definendola “contemplattiva”. La beatitudine evangelica degli operatori di pace diventa ben presto il discrimine per valutare e promuovere azioni concrete, mai approssimate ma sempre frutto di una lettu- ra attenta della realtà. In questo senso vanno lette le sue prese di posizione nel corso di conflitti armati come quelli del Golfo e della ex-Jugoslavia, l’organizzazione della prote- sta contro l’ipotesi del trasferimento degli aerei F 16 nella base di Gioia del Colle, la lot- ta contro il tentativo di sottrarre migliaia di ettari di terreno a contadini ed allevatori della Murgia barese per farne un enorme poligono di tiro, la sua appassionata adesione al car- tello “Contro i mercanti di morte” che portò nel 1990 all’approvazione della Legge 185 che regola in maniera restrittiva e democratica il commercio delle armi italiane e tante al- tre azioni nella direzione dell’affermazione e della crescita di una cultura di pace. Molti dei gesti che hanno accompagnato la vita di questo vescovo partono da una condi- visione autentica delle contraddizioni e delle miserie della nostra epoca. In questo senso l’accoglienza in diversi tempi di sfrattati, albanesi e africani immigrati nella sua casa, così come gli interventi e le omelie che accompagnano e scandiscono il cammino della Diocesi, la riflessione in occasione di eventi drammatici segnano una strada per cristiani ed uomini di buona volontà. Il 27 aprile 1993, a quattro mesi di distanza dalla partecipazione alla missione di pace a Sarajevo (missione di cui era stato anche l’ispiratore e guida, sebbene già malato), muore con grande serenità, consumato da un cancro indomabile. Scritti di don Tonino: Alla finestra della speranza, Ed. S. Paolo, Cinisello B., 1988. Sui sentieri di Isaia, Ed. La Meridiana, Molfetta, 1990. Scrivo a voi... lettere di un vescovo ai catechisti, Dehoniane, Bologna 1992. Pietre di scarto, La Meridiana, Molfetta, 1993. Stola e grembiule, Ed. Insieme, Terlizzi, 1993. Manifesto di pace, Ed. Manni, di Vincenzo Santoro, raccoglie gli articoli che Don Toni- no scriveva su “Il manifesto”. 66 31 DON TONINO BELLO - Cenni biografici

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Nato il 18 marzo 1935, Antonio Bello rimarrà sempre, anche quando sarà Vescovo, “donTonino”. L’8 dicembre 1957 è ordinato Sacerdote. Ordinato vescovo il 30 ottobre 1982, fe-ce il suo ingresso nella diocesi di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi il 21 novembredello stesso anno. Ha una visione della Chiesa che si informa più strettamente al Van-gelo. Rimane famosa la sua definizione della “chiesa del grembiule”, di una comunità cri-stiana che sa chinarsi umilmente sui piedi degli uomini senza tralasciare di analizzare inprofondità le cause delle nuove povertà.Nel 1985 col consenso della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana fu chia-mato a succedere a Mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nella guida di Pax Christi,movimento cattolico internazionale per la pace. Anche qui fece subito intendere che avrebbe guidato il Movimento con la testimonianza coraggiosa di vita e con la parola carica di calore umano. La sua azione ha sempre tratto energia, vita e motivi da una spiritualità saldamente ancorata alla Parola di Dio. Forse anche per la sintoniacon la spiritualità francescana (faceva parte dell’Ordine Francescano Secolare) egli amava lasciarsi guidare dal vangelo “sine glossa”. Con una delle sue originali ed appro-priate intuizioni linguistiche egli tracciava le linee per una spiritualità di quello spessoredefinendola “contemplattiva”.La beatitudine evangelica degli operatori di pace diventa ben presto il discrimine per valutare e promuovere azioni concrete, mai approssimate ma sempre frutto di una lettu-ra attenta della realtà. In questo senso vanno lette le sue prese di posizione nel corso diconflitti armati come quelli del Golfo e della ex-Jugoslavia, l’organizzazione della prote-sta contro l’ipotesi del trasferimento degli aerei F 16 nella base di Gioia del Colle, la lot-ta contro il tentativo di sottrarre migliaia di ettari di terreno a contadini ed allevatori dellaMurgia barese per farne un enorme poligono di tiro, la sua appassionata adesione al car-tello “Contro i mercanti di morte” che portò nel 1990 all’approvazione della Legge 185che regola in maniera restrittiva e democratica il commercio delle armi italiane e tante al-tre azioni nella direzione dell’affermazione e della crescita di una cultura di pace.Molti dei gesti che hanno accompagnato la vita di questo vescovo partono da una condi-visione autentica delle contraddizioni e delle miserie della nostra epoca. In questo sensol’accoglienza in diversi tempi di sfrattati, albanesi e africani immigrati nella sua casa, così come gli interventi e le omelie che accompagnano e scandiscono il cammino dellaDiocesi, la riflessione in occasione di eventi drammatici segnano una strada per cristianied uomini di buona volontà.Il 27 aprile 1993, a quattro mesi di distanza dalla partecipazione alla missione di pace a Sarajevo (missione di cui era stato anche l’ispiratore e guida, sebbene già malato),muore con grande serenità, consumato da un cancro indomabile.

Scritti di don Tonino:– Alla finestra della speranza, Ed. S. Paolo, Cinisello B., 1988.– Sui sentieri di Isaia, Ed. La Meridiana, Molfetta, 1990.– Scrivo a voi... lettere di un vescovo ai catechisti, Dehoniane, Bologna 1992.– Pietre di scarto, La Meridiana, Molfetta, 1993.– Stola e grembiule, Ed. Insieme, Terlizzi, 1993.– Manifesto di pace, Ed. Manni, di Vincenzo Santoro, raccoglie gli articoli che Don Toni-

no scriveva su “Il manifesto”.

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31 DON TONINO BELLO - Cenni biografici

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Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.9)19 Io sono libero. Non sono schiavo di nessuno. Tuttavia mi sono fatto schiavo di tutti, per portare a Cristo il più gran numero possibile di persone. 20 Quando sono tra gli Ebrei, vivo come loro,per portare a Cristo gli Ebrei. Io non sonosottoposto alla legge di Mosè, eppure vivocome se lo fossi, per condurre a Cristo chi è sottoposto a quella legge. 21 Quando invece mi trovo tra persone chenon conoscono quella legge, vivo come lorosenza tenerne conto, per portare a Cristochi è senza legge. Questo non vuol dire che io sia privo di obblighi verso Dio, anzi sono sottoposto alla legge di Cristo. 22 Con i deboli nella fede, vivo come se anch’io fossi debole, per condurli a Cristo.Cerco di adattarmi a tutti per salvarne a ogni costo alcuni.

Salmo 84Quanto mi è cara la tua casa, Dio dell’universo!Mi consumano nostalgia e desiderio del tempio del Signore.Mi avvicino al Dio vivente, cuore e sensi gridano di gioia.

All’ombra dei tuoi altari, Signore onnipotente, anche il passero trova un rifugio e la rondine un nidodove porre i suoi piccoli. Mio re, mio Dio, felice chi sta nella tua casa:potrà lodarti senza fine. Felici quelli che hanno in te la loro forza: camminano decisi verso Sion.

Quando passano per la valle deserta la rendono un giardino benedetto dalle prime piogge.Camminano, e cresce il loro vigore finché giungono a Dio, in Sion.Signore, Dio dell’universo, accogli la mia preghiera, ascolta, Dio di Giacobbe. Tu sei il nostro difensore

proteggi il re che hai consacrato.Meglio per me un giorno nella tua casache mille altrove;meglio restare sulla soglia del tuo tempio che abitare con chi ti odia.Un sole e uno scudo tu sei, Signore, mio Dio.Tu concedi misericordia, onore e gioia a chi cammina nella tua volontà.Beato l’uomo che ha fiducia in te, Signore, Dio dell’universo!

Dal Vangelo secondo Luca (cap.1)35 L’angelo rispose:– Lo Spirito Santo verrà su di te, e l’Onnipo-tente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Perquesto il bambino che avrai sarà santo, Fi-glio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, allasua età aspetta un figlio. Tutti pensavanoche non potesse avere bambini, eppure ègià al sesto mese. 37 Nulla è impossibile a Dio!38 Allora Maria disse:– Eccomi, sono la serva del Signore. Diofaccia con me come tu hai detto.Poi l’angelo la lasciò.39 In quei giorni Maria si mise in viaggio eraggiunse in fretta un villaggio che si trova-va nella parte montagnosa della Giudea. 40 Entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino dentro di lei ebbe un fremito, ed essa fu colmata di Spirito Santo42 e a gran voce esclamò: “Dio ti ha bene-detta più di tutte le altre donne, e benedettoè il bambino che avrai! 43 Che grande cosa per me! Perché mai lamadre del mio Signore viene a farmi visita?44 Appena ho sentito il tuo saluto, il bambinosi è mosso in me per la gioia. 45 Beata te che hai avuto fiducia nel Signoree hai creduto che egli può compiere ciò cheti ha annunziato”.46 Allora Maria disse:“Grande è il Signore: lo voglio lodare...

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32 “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14)Don Tonino Bello

“Gli uni gli altri”, a vicenda cioè, scambievolmente. Questo vuol dire che la prima at-tenzione non tanto in ordine di tempo, quanto in ordine di logica, dobbiamo espri-merla all’interno delle nostre comunità, servendo i fratelli e lasciandoci servire daloro. Spendersi per i poveri va bene, abilitarsi come Chiesa a lavare i piedi di coloroche sono esclusi da ogni sistema di sicurezza e che sono emarginati da tutti i ban-chetti della vita, va meglio. Ma prima ancora dei marocchini, degli handicappati, deibarboni, degli oppressi, di coloro che ordinariamente stazionano fuori dal cenacolo,ci sono coloro che condividono con noi la casa, la mensa, il tempio. Solo quando han-no asciugato le caviglie dei fratelli le nostre mani potranno fare miracoli sui polpaccidegli altri senza graffiarli. E solo quando sono stati lavati da una mano amica, i nostricalcagni potranno muoversi alla ricerca degli ultimi senza stancarsi.Della lavanda dei piedi, in altri termini, dobbiamo recuperare il valore della reciprocitàche è l’insegnamento più forte nascosto in quel gesto di Gesù. Con quella frase, “gli uni gli altri”, siamo chiamati a concludere che la brocca, il catino e l’asciugatoio,prima che essere articoli di esportazione, vanno adoperati all’interno del cenacolo. Che cosa significa tutto questo per noi? Che, ad esempio, un sacerdote difficilmentepotrà essere portatore di annunci credibili se nell’ambito del presbiterio non è dispo-sto a lavare i piedi di tutti gli altri e a lasciarsi lavare i suoi da ognuno dei confratelli.Il problema è essere servi, perché gli uomini accettano il messaggio di Cristo nontanto da chi ha sperimentato l’ascetica della purezza, quanto da chi ha vissuto le tri-bolazioni del servizio. La logica della lavanda dei piedi è eversiva a tal punto che gri-da all’ipocrisia quando, in un’associazione ecclesiale lacerata dalle risse e dilaniatadalle rivalità, si pretende di organizzare il pediluvio alla gente. Ma a chi andiamo araccontarla...!Il servizio agli ultimi che stanno fuori non purifica nessuno quando si salta il passag-gio obbligato del servizio agli ultimi che stanno dentro anzi, si ritorce come condan-na perfino su chi crede che gli basti la riconciliazione procuratagli dai Sacramenti,quando poi snobba quella grande riconciliazione con la vita, che si raggiunge lavando i piedi del prossimo più prossimo.“Gli uni gli altri”, a partire dalle famiglie che non possono dirsi cristiane se non assu-mono la logica della reciprocità; perché se il marito smania di lavare i piedi ai tossici,la moglie si vanta di servire gli anziani e la figlia maggiore fa ferro e fuoco per anda-re nel Terzo Mondo come volontaria ma poi, tutti e tre, non si guardano in facciaquando stanno in casa, la loro è soltanto una contro-testimonianza penosa.Ce n’è abbastanza perché la ripetizione rituale della lavanda dei piedi che, tra la com-mozione generale celebreremo la sera del Giovedì Santo, ci metta nell’anima una vo-glia struggente di servizio, di accoglienza e di pace, verso tutti, a partire dai più vici-ni. E ci mandi in crisi più che mandarci in estasi perché, visto che siamo così lenti aconvertirci, quella brocca è esposta al sacrilegio non meno della stessa Eucaristia.

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Dalla Lettera ai Filippesi (cap.3)7 Ma tutte queste cose che prima avevanoper me un grande valore, ora che ho cono-sciuto Cristo, le ritengo da buttar via. 8 Tutto è una perdita di fronte al vantaggio di conoscere Gesù Cristo, il mio Signore.Per lui ho rifiutato tutto questo come coseda buttar via per guadagnare Cristo, 9 per essere unito a lui nella salvezza. Questa salvezza non viene dall’ubbidienzaalla legge, ma si ottiene per mezzo della fede in Cristo, e che Dio dà a coloro che credono. 10 Voglio solo conoscere Cristo e la potenzadella sua risurrezione. Voglio soffrire e morire in comunione con lui, 11 per giungere anch’io alla risurrezione dei morti.12 Io non sono ancora arrivato al traguardo,non sono ancora perfetto! Continuo però la corsa per tentare di afferrare il premio,perché anch’io sono stato afferrato da Cristo Gesù. 13 Fratelli miei, io non penso davvero di avere già conquistato il premio. Facciouna cosa sola: dimentico quel che sta allemie spalle e mi slancio verso quel che mista davanti. 14 Continuo la mia corsa verso il traguardoper ricevere il premio della vita alla qualeDio ci chiama per mezzo di Gesù Cristo. 15 Tutti noi, che siamo maturi nella fede,comportiamoci in questo modo. Se invecequalcuno di voi la pensa diversamente, Dio lo illuminerà. 16 Intanto, dal punto al quale siamo giunti,continuiamo ad andare avanti come abbiamo fatto finora.

Salmo 1Felice l’uomo giusto:non segue i consigli dei malvagi, non va insieme ai peccatori, non sta con chi bestemmia Dio;ma sua gioia è la parola del Signore, la studia notte e giorno.

Come albero piantato lungo il fiume egli darà frutto a suo tempo, le sue foglie non appassiranno: riuscirà in tutti i suoi progetti.

Non è questa la sorte dei malvagi: foglie morte portate via dal vento!Saranno condannati in giudizio ed esclusi dal popolo dei giusti.

Il Signore protegge il cammino dei giusti; la via dei malvagi finisce nel nulla.

Dal Vangelo secondo Marco (cap.8)34 Poi Gesù chiamò la folla insieme con i discepoli e disse: “Se qualcuno vuol venirecon me, smetta di pensare a se stesso,prenda la sua croce e mi segua. 35 Chi pensa soltanto a salvare la propria vita la perderà; chi invece è pronto a sacrifi-care la propria vita per me e per il vangelola salverà. 36 Se un uomo riesce a guadagnare anche il mondo intero, ma perde la vita, che vantaggio ne ricava? 37 C’è forse qualcosa che un uomo possadare per riavere in cambio la propria vita? 38 Se uno si vergognerà di me e delle mieparole di fronte a questa gente infedele e piena di peccati, allora il Figlio dell’uomosi vergognerà di lui quando ritornerà, glorioso come Dio suo Padre, insieme con i suoi angeli santi”.

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33 LA NOSTRA RIUSCITA È IL SERVIZIODon Tonino Bello - 1ª parte

Una volta, nello scrivere una lettera alla mia Diocesi, decisi di darle proprio questotitolo: “La Quaresima: dalla testa ai piedi”. Dalla testa, per lo shampoo di cenereche ci viene fatto il Mercoledì santo. Ai piedi perché dopo la lavanda dei piedi finisce la Quaresima e comincia il triduo pasquale.Dalla testa ai piedi: un cammino abbastanza lungo. Non si tratta di percorrere ilmetro e mezzo o i due metri della nostra altezza, ma di andare dalla testa propriaai piedi degli altri. Un cammino lungo, molto lungo!Cenere e acqua, inoltre, sono gli ingredienti del bucato di una volta, simboli di pe-nitenza e di servizio. Gesù ha compiuto proprio questo gesto. La sera del Giovedìsanto, si è alzato, è andato verso gli Apostoli e ha preso loro i piedi per lavarli. An-che i piedi di Pietro che non voleva. Povero Pietro, non voleva farsi servire pen-sava forse, che Gesù, più che fargli il lavaggio dei piedi, volesse fargli una lava-ta di testa! Poi Gesù è andato da Giovanni e da Giuda. Ha lavato anche i piedi diGiuda, quei piedi che non sono riusciti ad entrare nell’immaginario della gente.Perché? Perché siamo stati più colpiti dalle labbra di Giuda? Dal bacio traditoredi quelle labbra protese come due ventose sul volto di Gesù? Tutti i pittori, daGiotto a Salvatore Fiume, si sono sbizzarriti ad allungare quelle labbra. I piedi diGiuda, invece, penzolanti sul crepaccio dopo la sua impiccagione, non hannoavuto molta fortuna. Eppure sono stati anch’essi lavati da Gesù, e sono stati la-vati per noi, per la gente che sbaglia, per la gente che pecca, per la gente che tor-na... Eppure non ne parliamo. Spesso non celebriamo con molta festa i ritorni nel-la Chiesa. Non mettiamo molti anelli al dito, molti calzari ai piedi, non ammazzia-mo vitelli grassi e non indossiamo vesti bianche per chi torna.Con l’immagine di Gesù che lava i piedi, San Giovanni descrive l’Eucaristia.Vediamo perché. Consideriamo i due participi adoperati dagli altri Evangelisti acconto alle parole Corpo e Sangue.Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo spezzato.Prendete e bevete, questo è il mio Sangue versato.San Giovanni, attraverso l’episodio della lavanda dei piedi, non spiega l’istituzio-ne dell’Eucaristia, ma la logica di questi due participi, spezzato e versato, adope-rati anche dagli altri evangelisti. Corpo spezzato, Sangue versato: che significa?San Giovanni dice che Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, si cinse l’asciu-gatoio, lavò i piedi e riprese le vesti. Nel testo greco sono adoperati gli stessi ver-bi che pronuncia Gesù quando dice: Io lascio la mia vita per riprenderla di nuovo.Questa è una spia, ci fa capire che questo gesto non è un gesto emotivo, fatto daGesù la sera dell’ultima cena, ma è proprio la descrizione, “formula breve”, dellaPassione, e quindi dell’Eucaristia. Perciò questo gesto spiega la logica del-l’Eucaristia: Gesù, rimanendo sempre servo, servo e Signore, dice che la nostrasignoria, la nostra affermazione, sta nel servizio.

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Dal Libro della Genesi (cap.12)1 Il Signore disse ad Abram:“Lascia la tua terra, la tua tribù, la famiglia di tuo padre, e va’ nella terra che io ti indicherò. 2 Farò di te un popolo numeroso, una grande nazione.Il tuo nome diventerà famoso.Ti benedirò.Sarai fonte di benedizione. 3 Farò del bene a chi te ne farà. Maledirò chi ti farà del male. Per mezzo tuo io benediròtutti i popoli della terra”.4-5 Abram partì dalla località di Carran, secondol’ordine del Signore. Aveva settantacinque anni.Partirono con lui la moglie Sarai e il nipote Lot,figlio di suo fratello. Portarono tutti i beni cheavevano acquistato e gli schiavi comperati inCarran. Si diressero verso la terra di Canaan.

Salmo 27Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?Il Signore protegge la mia vita, di chi avrò timore? Se i malvagi mi assalgonoe si accaniscono contro di me, saranno loro, nemici e avversari, a inciampare e finire a terra! Se anche un esercito mi assediail mio cuore non teme;se contro di me si scatena una battaglia ancora ho fiducia.

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io desidero:abitare tutta la vitanella casa del Signore, per godere la bontà del Signore e vegliare nel suo tempio.

Egli mi offre un rifugioanche in tempi difficili;mi nasconde nella sua tenda, sulla roccia mi mette al sicuro. Posso andare a testa altadi fronte ai miei nemici.Nella sua tenda con grida di gioia offrirò sacrifici, canterò e suonerò al Signore.

Ascoltami, Signore, io ti invoco: abbi pietà di me, rispondimi.Ripenso alla tua parola:“Venite a me”.E vengo davanti a te, Signore. Non nascondermi il tuo volto.Non scacciare con ira il tuo servo: sei tu il mio aiuto.Non respingermi, non abbandonarmi, mio Dio, mio Salvatore.Se padre e madre mi abbandonano, il Signore mi accoglie.

Insegnami, Signore, la tua volontà, guidami sul giusto camminoperché mi insidiano i nemici. Non lasciarmi nelle loro mani:mi attaccano con calunnie e minacce. Sono certo: godrò tra i viventila bontà del Signore.

“Spera nel Signore, sii forte e coraggioso, spera nel Signore”.

Dal Vangelo secondo Matteo (cap.5)1 Vedendo che c’era tanta gente Gesù salì versoil monte. Si sedette, i suoi discepoli si avvicinaro-no a lui2 ed egli cominciò a istruirli con queste parole:3 “Beati quelli che sono poveri di fronte a DioDio darà loro il suo regno. 4 Beati quelli che sono nella tristezza:Dio li consolerà.5 Beati quelli che non sono violenti:Dio darà loro la terra promessa. 6 Beati quelli che desiderano ardentementequello che Dio vuole: Dio esaudirà i loro desideri.7 Beati quelli che hanno compassione degli altri:Dio avrà compassione di loro.8 Beati quelli che sono puri di cuore: essi vedranno Dio.9 Beati quelli che diffondono la pace:Dio li accoglierà come suoi figli.10 Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio:Dio darà loro il suo regno.11 Beati siete voi quando vi insultano e vi perse-guitano, quando dicono falsità e calunnie controdi voi perché avete creduto in me.

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34 LA CHIESA DEL GREMBIULEDon Tonino Bello - 2ª parte

Voglio chiarirvi il significato di questi tre verbi che indicano le azioni compiute da Gesù: si alzòda tavola, depose le veste si cinse l’asciugatoio. Faremo l’analisi logica dell’Eucaristia.Si alzò da tavolaChe cosa significa si alzò da tavola? Prima di tutto che l’Eucaristia, quindi la Messa, non sop-porta la sedentarietà, non tollera la siesta, non permette l’assopimento della digestione. Tantevolte, stando a Messa, ci sentiamo gratificati: che importa di tutto quello che succede nel mon-do, de i problemi della giustizia! Bangladesh, Sri Lanka, dove si trovano? Che importa dello SriLanka! Amazzonia, Burundi: che importa di tutta questa roba? Etiopia, Sudan: che è successo?Si alzò da tavola: Non possiamo rimanere in chiesa; la Messa è una forza che spinge fuori! ...La Messa obbliga ad abbandonare la tavola, sollecita all’azione, spinge a lasciare le nostre ca-denze residenziali. Ci stimola ad investire il fuoco che abbiamo ricevuto in gestualità dinamichee missionarie. Se non ci si alza da tavola, l’Eucaristia rimane un sacramento incompiuto.... Si alzò da tavola. Dobbiamo alzarci, partire da quella tavola. Dobbiamo, cioè, essere primacontemplativi e poi impegnarci nell’azione.Depose le vestiContinuiamo l’analisi logica dell’Eucaristia: depose le vesti. Con questo verbo viene offerto unparadigma per i nostri comportamenti feriali, quelli quotidiani, di tutti i giorni. Chi si alza da ta-vola, infatti, deve deporre le vesti, non può andar via con il bagaglio.Quali vesti? Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale, della ricchezza. Se smaniate per diventare ricchi, se smaniate per le carriere rampanti, per scavalcare gli altrinel fare strada, se smaniate per avere il doppio, il triplo stipendio, usciamo da questa Chiesa!Se in casa vostra permettete che vadano avanti la logica dell’accumulo, del lusso, dello spre-co, della mentalità borghese, del prendersi una, due, tre o quattro macchine, usciamo dà questa chiesa! Deporre le vesti del dominio, dell’arroganza... A volte siamo arroganti anchequando presentiamo Gesù Cristo! Quando, ad esempio, lo presentiamo con faccia arcigna, con rabbia, con fare riottoso, e, così, siamo intolleranti.Deporre le vesti dell’egemonia, della prevaricazione, dell’accaparramento...Deporre le vesti significa ricusare il potere! Non possiamo amoreggiare col potere, non possia-mo coltivare intese sottobanco offendendo la giustizia! Magari col pretesto di aiutare la gente!... Deporre le vesti significa questo: rimanere nudi. La Chiesa deve perdere i segni del potere e conservare, invece, il potere dei segni: il potere di porre dei segni che siano scrupolo, spinanel fianco del mondo.Si cinse l’asciugatoio: la Chiesa del grembiuleParlo spesso della Chiesa del grembiule. Voglio riproporvi ancora una volta questa immagineper aiutarvi a capire quanto sia insito nell’Eucaristia il mandato del servizio. Il grembiule è l’a-sciugatoio, è uno dei paramenti, l’unico dei paramenti sacri che viene ricordato nel Vangelo.Gesù non mise né la pianeta, né la casula, né il camice... si cinse l’asciugatoio. Mettete da parte per un attimo il lezionario, la casula, provate ad immaginare la Chiesa del grembiule. Immaginate un dibattito in televisione e un vescovo che vi partecipa con il grembiule!...Solo se avremo servito potremo parlare e saremo creduti. L’unica porta che ci introduce ogginella casa della credibilità è la porta del servizio. Leggiamo ancora il Vangelo di Giovanni: Dopo che ebbe finito di lavare i piedi ai suoi discepoli riprese le vesti, sedette di nuovo e parlò.Dovremmo agire proprio come Gesù. Egli parlò soltanto dopo aver servito. Altrimenti la gentenon crederà alle nostre parole. Conta più un gesto di servizio che tutte le prediche e le omelie!Se esse, infatti, non sono sorrette da una esemplarità forte, non producono nulla. Ecco perchévorrei accendere il vostro cuore ed il vostro impegno per il volontariato, per il servizio, nelle vo-stre comunità parrocchiali, a favore dei poveri. Se il vostro servizio si spenderà per loro, credoche sarete entrati nella logica dell’Eucaristia.

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Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.1)26 Guardate tra voi, fratelli. Chi sono quelli che Dio ha chiamati? Vi sono forse tra voi, dal punto di vista umano, molti sapienti o moltipotenti o molti personaggi importanti? No! 27 Dio ha scelto quelli che gli uomini considera-no ignoranti, per coprire di vergogna i sapienti;ha scelto quelli che gli uomini considerano de-boli, per distruggere quelli che si credono forti. 28 Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non han-no importanza e sono disprezzati o consideraticome se non esistessero, per distruggere quelliche pensano di valere qualcosa. 29 Così, nessuno potrà vantarsi davanti a Dio. 30 Dio però ha unito voi a Gesù Cristo: egli èper noi la sapienza che viene da Dio. E GesùCristo ci rende graditi a Dio, ci dà la possibilitàdi vivere per lui e ci libera dal peccato. 31 Si compie così quel che dice la Bibbia:Chi vuol vantarsi si vanti per quel che ha fatto il Signore.

Salmo 8Per il direttore del coro. Sulla melodia de “I torchi”. Salmo di Davide.

O Signore, nostro Dio, grande è il tuo nome su tutta la terra!

Canterò la tua gloria più grande dei cieli balbettando come i bambini e i lattanti. Contro gli avversari hai costruito unafortezza per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il cielo, opera delle tue mani, la luna e le stelle che vi hai posto, chi è mai l’uomo perché ti ricordi di lui? Chi è mai, che tu ne abbia cura?

L’hai fatto di poco inferiore a un dio, coronato di forza e di splendore, signore dell’opera delle tue mani.

Tutto hai messo sotto il suo dominio:pecore, buoi e bestie selvatiche, uccelli del cielo e pesci del mare e le creature degli oceani profondi.

O Signore, nostro Dio, grande è il tuo nome su tutta la terra!

Dal Vangelo secondo Luca (cap.16)19 “C’era una volta un uomo molto ricco. Portava sempre vestiti di lusso e costosi e faceva festa ogni giorno con grandi banchetti. 20 C’era anche un povero, un certo Lazzaro,che si metteva vicino alla porta del suo palazzo.Era tutto coperto di piaghe e chiedeva l’elemosina. 21 Aveva una gran voglia di sfamarsi con gli avanzi dei pasti di quel ricco. Perfino i cani venivano a leccargli le piaghe. 22 “Un giorno, il povero Lazzaro mori, e gli angeli di Dio lo portarono accanto ad Abramo nella pace. Poi morì anche l’uomoricco e fu sepolto. 23 Andò a finire all’inferno e soffriva terribilmente.“Alzando lo sguardo verso l’alto, da lontano vide Abramo e Lazzaro che era con lui. 24 Allora gridò:– Padre Abramo, abbi pietà di me! Di’ a Lazza-ro che vada a mettere la punta di un dito nel-l’acqua e poi mandalo a rinfrescarmi la lingua.Io soffro terribilmente in queste fiamme!25 “Ma Abramo gli rispose:– Figlio mio, ricordati che durante la tua vitahai già ricevuto molti beni, e Lazzaro ha avutosoltanto sofferenze. Ora invece, lui si trova nel-la gioia e tu soffri terribilmente. 26 Per di più, tra noi e voi c’è un grande abisso:se qualcuno di noi vuole venire da voi non può farlo; così pure, nessuno di voi può venire da noi.27 “Ma il ricco disse ancora:– Ti supplico, padre Abramo, almeno mandaLazzaro nella casa di mio padre. 28 Ho cinque fratelli e vorrei che Lazzaro li convincesse a non venire anche loro in questo luogo di tormenti.29 “Abramo gli rispose:– I tuoi fratelli hanno la legge di Mosè e gli scritti dei profeti. Li ascoltino!.30 “Ma il ricco replicò:– No, ti supplico, padre Abramo! Se qualcunodei morti andrà da loro cambieranno modo di vivere.31 “Alla fine Abramo gli disse:– Se non ascoltano le parole di Mosè e deiprofeti non si lasceranno convincere neppurese uno risorge dai morti”.

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Abbiamo letto una pagina del Vangelo (Gv 6,1-12) che ci consente di conti-nuare le nostre riflessioni sul mistero dell’Eucaristia. Questa pagina vienechiamata, ordinariamente, della moltiplicazione dei pani. Vorrei esortarvi achiamarla, da questa sera, la pagina della divisione dei pani.Il dividendo sono i cinque pani e i due pesci; il divisore è costituito da cinque-mila persone. Gli altri evangelisti aggiungono senza contare le donne e i bam-bini. Una divisione con le cifre decimali. Tutti furono sazi: questo è il risultato,il quoziente. Ma c’è anche il resto: avanzarono dodici canestri. È una vera e propria divisione: perché la chiamarono moltiplicazione dei pani? Gesù hafatto sedere la gente sul prato, lì c’era molta erba. Gesù fa sedere sull’erba,perché questa è Eucaristia: tutto l’universo che anticipa una glorificazione al Padre. È una celebrazione cosmica, sull’erba verde, è una riconciliazionecon il creato.Gesù fa le prove generali dell’Eucaristia. Sull’erba verde, ad intridersi con l’aroma del basilico e della menta: subito questo odore di forno, questo paneche passa di mano in mano e si spezza, si divide, sazia, avanza. Un inse-gnamento straordinario, cari fratelli miei: non è la moltiplicazione che sazierà il mondo, è la divisione! Il pane basta, cinque pani e due pesci ba-stano. Il pane che produce lo terra è sufficiente. E l’accaparramento, invece,che impedisce la sazietà di tutti e provoca la penuria dei poveri. Se il pane,dalle mani di uno, possa nelle mani dell’altro, viene diviso, basta per tutti. Que-sto è l’insegnamento di questa pagina straordinaria del Vangelo.

Dividete le vostre ricchezze, fatene parte o coloro che non ne hanno, ai dise-redati della vita. Non solo a coloro che non hanno denaro, ma anche a coloroche hanno il portafoglio gonfio e il cuore vuoto! E a coloro che non hanno salute, che sono esauriti, stanchi, che non ce la fanno più. E la divisione, la divisione!Accogliete il pane nelle mani e questo gesto sappia di offertorio.Sia l’offertorio “Benedetto sei tu, o Signore. Dio dell’universo, dalla tua bontàabbiamo ricevuto queste mani: fa’ che diventino il prolungamento della tua mi-sericordia, che siano capaci di dividere il pane e di unire la gente”.E diremo: “Benedetto nei secoli il Signore”.E un gesto di offertorio, fatelo con grande liberazione. Farete, così, una do-nazione e un gesto di consacrazione.Forse vi prendo alla sprovvista, forse non avete fatto in tempo a lavare le ma-ni. Ma ci sarà un rito, una lavanda, quando arriveremo a dire “Scambiatevi ungesto di pace”. La mano del vostro fratello, le vostre mani, si purificheranno.Si consacreranno e sapranno di Comunione...

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35 LA DIVISIONE DEI PANIDon Tonino Bello

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Dalla Lettera ai Colossesi (cap.1)9 Perciò da quando abbiamo sentito parlare divoi, preghiamo sempre per voi. Chiediamo aDio che vi faccia conoscere pienamente lasua volontà, e vi conceda la saggezza e l’in-telligenza che vengono dallo Spirito Santo. 10 Così potrete vivere una vita degna del Si-gnore e fare in ogni cosa la sua volontà. Tuttele vostre opere saranno buone, e la vostraconoscenza di Dio sarà sempre più grande. 11 Chiedo a Dio di farvi diventare sempre piùforti per mezzo della sua gloriosa potenza, inmodo che possiate resistere con pazienza difronte a tutte le difficoltà, 12 e possiate ringraziarlo con gioia. PerchéDio, nostro Padre, ci ha fatti partecipare aibeni preparati per il suo popolo, nel regnodella luce; 13 ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci haintrodotti nel regno del Figlio suo amatissimo. 14 Grazie a lui, siamo stati liberati, perché i no-stri peccati sono perdonati.

Dalla Lettera ai Colossesi (cap.1)15 Il Dio invisibile si è fatto visibile in Cristo,nato dal Padre prima della creazione del mondo.16 Tutte le cose create, in cielo e sulla terra,sono state fatte per mezzo di lui,sia le cose visibili sia quelle invisibili:i poteri, le forze, le autorità, le potenzeTutto fu creato per mezzo di lui e per lui. 17 Cristo è prima di tutte le cosee tiene insieme tutto l’universo. 18 Egli è anche capo di quel corpoche è la Chiesa,è la fonte della nuova vita, è il primo risuscitato dai morti:egli deve sempre avere il primo posto in tutto.19 Perché Dio ha voluto essere pienamente presente in lui20 e per mezzo di luiha voluto rifare amicizia con tutte le cose, con quelle della terra e con quelle del cielo; per mezzo della sua morte in croce Dio ha fatto pace con tutti.

Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.15)1 Gesù disse ancora: “Io sono la vera vite. Il Padre mio è il contadino. 2 Ogni ramo che è in me e non dà frutto, eglilo taglia e getta via, e i rami che danno frutto,li libera da tutto ciò che impedisce frutti più abbondanti. 3 Voi siete già liberati grazie alla parola che vi ho annunziato. 4 Rimanete uniti a me, e io rimarrò unito a voi.Come il tralcio non può dar frutto da solo, senon rimane unito alla vite, neppure voi potetedar frutto, se non rimanete uniti a me. 5 “Io sono la vite. Voi siete i tralci. Se uno rimane unito a me e io a lui, egli produce molto frutto; senza di me non potete far nulla. 6 “Se uno non rimane unito a me, è gettato viacome i tralci che diventano secchi e che lagente raccoglie per bruciare. 7 Se rimanete uniti a me, e le mie parole sono radicate in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 La gloria del Padre mio risplende quandoportate molto frutto e diventate miei discepoli. 9 “Come il Padre ha amato me, così io hoamato voi: rimanete nel mio amore! 10 Se metterete in pratica i miei comandamen-ti, sarete radicati nel mio amore; allo stessomodo io ho messo in pratica i comandamentidel Padre mio e sono radicato nel suo amore. 11 “Vi ho detto questo, perché la mia gioia siaanche vostra, e la vostra gioia sia perfetta.12 “Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo:morire per i propri amici. 14 Voi siete miei amici se fate quel che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più schiavi, perché loschiavo non sa che cosa fa il suo padrone. Vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto sape-re tutto quel che ho udito dal Padre mio. 16 “Non siete voi che avete scelto me, ma ioho scelto voi, e vi ho destinati a portare moltofrutto, un frutto duraturo. Allora il Padre vidarà tutto quel che chiederete nel nome mio. 17 Questo io vi comando: amatevi gli uni gli altri.

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36 LA PACE COME CAMMINODon Tonino Bello

A dire il vero non siamo molto abituati a legare il termine PACE a concetti dinamici.Raramente sentiamo dire:“Quell’uomo si affatica in pace”,“lotta in pace”,“strappa la vita coi denti in pace”...

Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:“Sta seduto in pace”,“sta leggendo in pace”,“medita in pace” e, ovviamente, “riposa in pace”.

La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante.Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista.Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.Rifiuta la tentazione del godimento.Non tollera atteggiamenti sedentari.Non annulla la conflittualità.Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.

Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.E, per giunta, cammino in salita.Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenzialied i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.Forse anche le sue soste.

Se è così, occorrono attese pazienti.

E sarà beato, perché operatore di pace,non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai – su questaterra s’intende – pienamente raggiunta.

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Dalla Libro dell’Apocalisse (cap.21)1 Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra, – il primo cielo e la primaterra erano spariti, e il mare non c’era più, –2 e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalemme, ornata come una sposa pronta per andareincontro allo sposo. 3 Una voce forte che veniva dal tronoesclamò: “Ecco l’abitazione di Dio fra gli uomini; essi saranno suo popolo ed egli sarà Dio con loro”.4 Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.La morte non ci sarà più. Non ci sarà più nélutto né pianto né dolore. Il mondo di primaè scomparso per sempre”.5 Allora Dio dal suo trono disse: “Ora faccionuova ogni cosa”. Poi mi disse: “Scrivi, perché ciò che dico è vero e degno di essere creduto”. E aggiunse: “È fatto. Io sono l’inizio e la Fine, il Primo e l’Ultimo.A chi ha sete io darò gratuitamente l’acquadella vita. 7 Ai vincitori toccherà questa parte dei beni.Io sarò loro Dio, ed essi saranno miei figli.

Salmo 119Mostrami, Signore, la via delle tue leggi e le seguirò fino alla fine. Insegnami a compiere la tua volontà:la osserverò con tutto il cuore.

Guidami lungo la via dei tuoi comandamenti, perché in essa trovo la mia gioia. Piega il mio cuore verso i tuoi precetti, non verso la sete del guadagno.

Libera i miei occhi dalle vane visioni e fammi vivere nella tua via.Per me, tuo servo, compi le tue promesse che hai fatto ai tuoi fedeli.

Salvami dal disprezzo: mi fa paura; solo le tue decisioni sono buone. Guarda come desidero i tuoi decreti; tu sei giusto: dammi nuova vita!

Dal Vangelo secondo Matteo (cap.6)19 “Non accumulate ricchezze in questomondo. Qui i tarli e la ruggine distruggonoogni cosa e i ladri vengono e portano via. 20 Accumulate piuttosto le vostre ricchezze

in cielo. Là, i tarli e la ruggine non le di-struggono e i ladri non vanno a rubare. 21 Perché, dove sono le tue ricchezze, là c’èanche il tuo cuore.22 “Gli occhi sono come lampada per il corpo:se i tuoi occhi sono buoni, tu sarai totalmen-te nella luce, 23 ma se i tuoi occhi sono cattivi, tu sarai totalmente nelle tenebre. Se dunque la tua luce è tenebra, come sarà nera quella tenebra!24 “Nessuno può servire due padroni: per-ché, o amerà l’uno e odierà l’altro; oppurepreferirà il primo e disprezzerà il secondo.Non potete servire Dio e i soldi.25 “Perciò io vi dico: non preoccupatevi trop-po del mangiare e del bere che vi servonoper vivere, o dei vestiti che vi servono percoprirvi. Non è forse vero che la vita è piùimportante del cibo e che il corpo è più im-portante del vestito? 26 “Guardate gli uccelli che vivono in libertà:essi non seminano, non raccolgono e nonmettono il raccolto nei granai... eppure ilPadre vostro che è in cielo li nutre! Ebbene,voi non valete forse più di loro? 27 “E chi di voi con tutte le sue preoccupazio-ni può vivere un giorno più di quel che èstabilito? 28 “Anche per i vestiti, perché vi preoccupatetanto? Guardate come crescono i fiori deicampi: non lavorano, non si fanno vestiti... 29 eppure vi assicuro che nemmeno Salomo-ne, con tutta la sua ricchezza, ha mai avutoun vestito così bello! 30 Se dunque Dio rende così belli i fiori deicampi che oggi ci sono e il giorno dopo ven-gono bruciati, a maggior ragione procureràun vestito a voi, gente di poca fede! 31 “Dunque, non state a preoccuparvi troppo,dicendo: “Che cosa mangeremo?, che cosaberremo?, come ci vestiremo?”. 32 Sono gli altri, quelli che non conosconoDio, a cercare sempre tutte queste cose. Il Padre vostro che è in cielo sa che avetebisogno di tutte queste cose. 33 “Voi invece cercate il regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più. 34 Perciò, non preoccupatevi troppo per il domani: ci pensa lui, il domani, a portare altre pene. Per ogni giorno basta la sua pena.

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37 PACE, GIUSTIZIA E SALVAGUARDIA DEL CREATODon Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 1ª parte

La prima cosa che desidero dirvi è questa: l’evoluzione del concetto di pace hasubito lo stesso arricchimento che, nella rivelazione cristiana, ha avuto il concet-to di Dio. Nell’economia del Vecchio Testamento, il monoteismo assoluto diJahweh era il cardine portante di tutta la storia della salvezza. Poi, “quando ven-ne la pienezza dei tempi”, Gesù ci ha rivelato che Dio è pluralità di persone: Pa-dre, Figlio e Spirito. Esse vivono così profondamente la convivialità delle diffe-renze, esistono cioè così unicamente l’una per l’altra, che formano un solo Dio.Si è passati, così, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio.Per la pace è avvenuta la stessa cosa. Siamo giunti alla pienezza dei tempi, ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la pace oggi si declinainesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato. Siamo passati,per così dire, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace. Dalmonoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace... Tutto questo creascandalo. Finché per secoli e secoli nelle nostre chiese abbiamo parlato di pace,nessuno ha contestato. Quando, sulla scorta della Parola di Dio, si è scoperta la stretta parentela della pace con la giustizia, si sono scatenate le censure dei potenti. Sicché, la giustizia, collocata da Dio stesso accanto alla pace qualesua partner naturale, continua a destare, purtroppo, più sospetto di quanto nonsusciti scandalo quando viene collocata, sia pure come aggettivo, accanto allaguerra. Tant’è che si parla ancora di “guerra giusta”.“... nella pienezza dei tempi”. Carissimi amici, anche per quanto riguarda la pace è giunta la pienezza dei tempi. Oggi abbiamo il privilegio di capire chel’annuncio della Pace si completa, oltre che con la lotta per la giustizia, anche conl’impegno per la salvaguardia del creato. Quello della tutela dell’ambiente non è l’ultimo ritrovato della nostra furbizia brontolona o delle nostre strategie del consenso. Non è ammiccamento alle mode correnti. Ma è un compito primordia-le che ci sovrasta come partner dello Spirito Santo, affinché la terra passi dal“Kàos”, cioè dallo sbadiglio di noia e di morte, al “Kòsmos”, cioè alla situazione di trasparenza e di grazia. E si realizzerà la splendida intuizione dì Isaia che, ad-dirittura invertendone l’ordine, aveva collegato insieme salvaguardia del creato,giustizia e pace: “In noi sarà infuso uno Spirito dall’alto. Allora il deserto diventeràun giardino... e la giustizia regnerà nel giardino... e frutto della giustizia sarà lapace” (Is 32,15-17).C’è da chiedersi: è mai possibile che questa visione trinitaria della pace, così sal-damente fondata sui plinti della Sacra Scrittura, abbia tanto stentato a diffonder-si perfino nelle nostre Chiese? La risposta è semplice: se solo ora dal monotei-smo assoluto della pace siamo passati al monoteismo trinitario, è perché siamogiunti davvero alla pienezza dei tempi. Il che non significa che ormai il discorsosia acquisito. Tutt’altro. Come per il discorso trinitario su Dio, nei primi dieci secolidel cristianesimo, si sono sostenute tante lotte, sono scoppiate tante dispute, esono celebrati tanti Concili; così sarà per il discorso trinitario sulla pace.

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Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.13)1 Se parlo le lingue degli uomini e anche quelle degli angeli,ma non ho amore, sono un metallo che rimbomba, uno strumento che suona a vuoto. 2 Se ho il dono d’essere profetae di conoscere tutti i misteri, se possiedo tutta la scienza e anche una fede da smuovere i monti, ma non ho amore,io non sono niente.3 Se do ai poveri tutti i miei averi, se offro il mio corpo alle fiamme, ma non ho amore,non mi serve a nulla.4 Chi amaè paziente e generoso.Chi amanon è invidiosonon si vantanon si gonfia di orgoglio.5 Chi ama è rispettosonon cerca il proprio interessenon cede alla colleradimentica i torti.6 Chi amanon gode dell’ingiustizia, la verità è la sua gioia.7 Chi amatutto scusa di tutti ha fiducia tutto sopporta mai perde la speranza.8 L’amore non tramonta mai: cesserà il dono delle lingue, la profezia passerà, finirà il dono della scienza. 9 La scienza è imperfetta, la profezia è limitata, 10 ma verrà ciò che è perfetto ed esse svaniranno. 11 Quando ero bambino parlavo da bambino, come un bambino pensavo e ragionavo. Da quando sono un uomoho smesso di agire così.12 Ora la nostra visione è confusa,come in un antico specchio; ma un giorno saremo a faccia a faccia dinanzi a Dio.Ora lo conosco solo in parte,ma un giorno lo conoscerò come lui mi conosce.13 Ecco dunque le tre cose che contano:fede, speranza, amore.Ma più grande di tutte è l’amore.

Salmo 84Felici quelli che hanno in te la loro forza: camminano decisi verso Sion.

Quando passano per la valle deserta la rendono un giardino benedetto dalle prime piogge.

Camminano, e cresce il loro vigore finché giungono a Dio, in Sion.

Signore, Dio dell’universo, accogli la mia preghiera, ascolta, Dio di Giacobbe.

Tu sei il nostro difensoreproteggi il re che hai consacrato.

Meglio per me un giorno nella tua casache mille altrove;meglio restare sulla soglia del tuo tempio che abitare con chi ti odia.

Dal Vangelo secondo Luca (cap.10)30 Gesù rispose: “Un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gèrico, quando incontrò i briganti. Gli portarono via tutto, lo presero a bastonate e poi se ne andaronolasciandolo mezzo morto. 31 Per caso passò di là un sacerdote; vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada e prosegui. 32 Anche un levita del tempio passò per quellastrada; anche lui lo vide, lo scansò e prosegui. 33 Invece un uomo della Samaria, che era inviaggio, gli passò accanto, lo vide e ne ebbecompassione. 34 Gli andò vicino, versò olio e vino sulle sue ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino e lo portò a una locanda e fecetutto il possibile per aiutarlo. 35 Il giorno dopo tirò fuori due monete d’argento,le diede al padrone dell’albergo e gli disse:“Abbi cura di lui e anche se spenderai di piùpagherò io quando ritorno”.36 A questo punto Gesù domandò:– Secondo te, chi di questi tre si è comportatocome prossimo per quell’uomo che aveva incontrato i briganti?37 Il maestro della legge rispose:– Quello che ha avuto compassione di lui. Gesù allora gli disse:– Va’ e comportati allo stesso modo

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38 OSARE LA PACE PER FEDEDon Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 2ª parte

La seconda cosa che voglio dirvi, strettamente collegata con la prima, è questa: ilDio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei profeti, il Dio che in Gesù ha mani-festato il suo volto trinitario, non è il Dio di Socrate, di Platone, di Aristotele, delle ac-cademie, dei filosofi insomma. Il Dio dei filosofi è l’ultima conclusione della nostra at-tività raziocinante. È la soglia suprema messa in cima a tutta l’impalcatura degliumani sillogismi. È la casa che svetta sui basamenti della nostra logica organica. La sua tenuta dipende dalla saldezza dì questi basamenti. Se un solo passaggio ra-zionale cede sotto l’urto di un ragionamento opposto, ruzzola anche Dio che ci stasopra. Il Dio dei filosofi, insomma, è un Dio che regge solo se è garantito dalla sicu-rezza dei nostri argomenti. E poi non scalda. Non coinvolge. Non ti riempie di pas-sione. Accettare questo Dio è come sposare una donna di cui hai preso tutte le mi-sure, di cui ti sei fatto consegnare tutti i certificati di garanzia, e contro i cui rischi diabbandono ti sei premunito con mille polizze di assicurazione.Il Dio di Gesù Cristo è diverso. Non viene dal basso. Ci è stato rivelato dall’alto.Non è frutto della carne e del sangue della nostra sapienza terrena. È un Dio garan-tito solo dalla nudità della nostra fede. Non è un Dio a cui ci si aggrappa con i fu-nambolismi della mente. Ma un Dio a cui ci si abbandona con la fiducia del cuore,dietro un richiamo che inesorabilmente ti precede. Attenzione! Non è che si voglia di-sprezzare la fatica della ricerca umana o che si intenda svilire l’importanza di un Diotrovato dagli sforzi del nostro pensiero. No! Quella della ricerca razionale di Dio èuna fatica benedetta, che ogni cristiano deve compiere con tutti gli altri uomini che locercano con cuore sincero. Diciamo solo che questo Dio, dopo che l’abbiamo trova-to, non ci appaga. Anzi, non ci si può chiamare neppure credenti per il semplice fattodi averlo raggiunto attraverso gli impervi sentieri del pensiero. Il Dio vero, quello di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, quello rivelatoci da Gesù, è totalmente Altro ed ètotalmente Oltre. E noi credenti, dopo aver condiviso la fatica del pensiero con tutti i ricercatori onesti, dobbiamo essere l’indice puntato verso questo totalmente Altro etotalmente Oltre.La pace del mondo e la pace di Gesù Cristo. Ed eccoci al momento cruciale diquesta seconda riflessione. Per la pace vale lo stesso discorso che si è fatto per Dio.C’è una pace dei filosofi. E c’è una pace di Cristo. La prima è quella prodotta dai no-stri sforzi diplomatici, costruita dai dosaggi delle cancellerie, frutto degli equilibrimessi in atto dalle potenze terrene. Al punto che, se una sola condizione va in crisi,si rompe il giocattolo e ruzzola tutto intero il castello. La pace di Cristo, invece, èquella che non esige garanzie, che scavalca le coperture prudenziali, e che resisteanche quando crollano i puntelli del bilanciamento fondato sul calcolo. Questo è ilsenso profondo dell’espressione evangelica che proprio oggi è risuonata nella Mes-sa: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come ve la dà il mondo, io la do a voi”(Gv 14,27) Questo è il salto di qualità a cui ci provoca la frase divenuta ormai cele-bre di D. Bonhoeffer: “Osare la pace per fede”. Ci riempie di commozione un testoche questo grande testimone del Risorto scrisse nel 1934, e che è divenuto un mo-nito per noi: “Una via alla pace che passi per la sicurezza non c’è. La pace infatti de-ve essere osata. È un grande rischio, e non si lascia mai e poi mai garantire.

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Dalla Seconda Lettera ai Corinzi (cap.8)7 Voi avete di tutto e in abbondanza: la fede, ildono della parola, la conoscenza, un grandeentusiasmo, e fra voi c’è quell’amore che vi hoinsegnato ad avere. Fate in modo di esserericchi anche in questo impegno generoso. 8 Non vi sto dando un ordine: vi ricordo la pre-mura che gli altri hanno, avuto, per vedere seanche il vostro amore è genuino. 9 Voi conoscete la generosità del Signore no-stro Gesù Cristo: per amor vostro, lui che eraricco, si è fatto povero per farvi diventare ric-chi con la sua povertà. 10 Al riguardo vi do questo consiglio: voi chesin dall’anno scorso avete incominciato nonsoltanto ad agire, ma anche a volere questainiziativa, 11 fate ora in modo di portarla a termine. Comesiete stati pronti nel prendere l’iniziativa, siate-lo anche nel realizzarla con i mezzi che avetea disposizione. 12 Perché il risultato è gradito a Dio, se chi do-na ci mette buona volontà. E Dio tiene contodi quel che uno possiede, non certo di quelche non ha.13 Questa colletta infatti non ha lo scopo di ri-durre voi in miseria perché altri stiano bene: lasi fa per raggiungere una certa uguaglianza.

Salmo 86

Tendi l’orecchio, Signore, ascoltami:sono povero e infelice.Proteggi la mia vita: io ti sono fedele. O Dio, salva il tuo servo: confido in te!

Tutto il giorno ti chiamo: pietà di me, Signore! Verso di te io sospiro: Signore, donami gioia!Tu sei buono, Signore, pronto al perdono, pieno d’amore per chi t’invoca.

Ascolta la mia preghiera, non respingere la mia supplica.Sono in pericolo; a te io grido: tu, Signore, mi risponderai!

Nessuno altro Dio è come te, Signore;nessuno può fare quello che tu fai. Hai creato tutti i popoli:essi verranno ad adorarti,

a cantare, Signore, la tua gloria.Tu sei grande, tu fai meraviglie, tu solo sei Dio!

Insegnami, Signore, la via da seguire: voglio esserti sempre fedele.Fammi avere questo solo desiderio:rispettare la tua volontà.

Signore, mio Dio, ti loderòcon tutto il cuore, sempre dirò che il tuo nome è glorioso.Grande è il tuo affetto per me: mi hai salvato dall’abisso della morte.

O Dio, mi assale gente senza scrupoli, una banda di prepotenti vuole la mia morte. Dite non gli importa niente!Ma tu, Signore, Dio clemente e pieno d’amore, sei paziente, fedele, pronto al perdono; abbi pietà di me e guardami.

Io sono tuo servo: dammi la tua forza. Tu sei il mio Signore: salvami. Dammi un segno che tutto mi andrà bene: lo vedano e si vergognino i miei nemici; tu, Signore, mi aiuti e mi consoli!

Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.12)1 Sei giorni prima della Pasqua ebraica Gesùandò a Betània dove c’era Lazzaro, quello che egli aveva risuscitato dai morti. 2 Li prepararono per lui una cena: Marta servivae Lazzaro era uno dei commensali. 3 Maria prese un vaso di nardo purissimo, unguento profumato di grande valore, e lo versò sui piedi di Gesù; poi li asciugò con isuoi capelli, e il profumo si diffuse per tutta la casa. 4 C’era anche Giuda Iscariota (uno dei discepolidi Gesù: quello che poi lo tradirà). Giuda disse: 5 Si poteva vendere questo unguento per trecento monete d’argento, e poi distribuirle ai poveri!”.6 Non lo disse perché si curava dei poveri, ma perché era ladro: teneva la cassa comune,e prendeva quello che c’era dentro.7 Gesù dunque disse: “Lasciatela in pace: hafatto questo per il giorno della mia sepoltura. 8 I poveri li avete sempre con voi, ma nonsempre avrete me”.

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39 LA PACE DEI PROFETIDon Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 3ª parte

... La pace è il contrario della garanzia. Esigere garanzie significa diffidare, equesta diffidenza genera di nuovo guerre. Cercare sicurezze significa volersimettere al riparo. Pace significa affidarsi interamente al comandamento di Dio,non volere alcuna garanzia, ma porre nelle mani di Dio Onnipotente, in un atto di fede e di obbedienza, la storia dei popoli... Chi rivolgerà l’appello allapace così che il mondo oda, che sia costretto a udire?... Solo la Santa Chie-sa di Cristo può parlare in modo che il mondo, digrignando i denti, debba udi-re la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa Chiesa di Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalla mano dei suoi figli e vieta loro di fare La guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante”.Carissimi amici, come per la ricerca di Dio abbiamo detto che non intendiamosvilire lo sforzo della fatica razionale, anzi la incoraggiamo e la sosteniamo,ma sentiamo anche il dovere di indicare il totalmente Oltre e il totalmente Al-tro di Dio, sulla base di ciò che Cristo ci ha rivelato di Lui, così per quanto ri-guarda il mistero della pace, col più grande rispetto per lo sforzo che il mon-do laico sta compiendo, e con la gioia più grande nel vederci accomunati co-me credenti accanto a tanti camminatori di ogni fede, sentiamo il dovere di da-re il nostro contributo specifico, originale, coraggioso! E il nostro contributo èquello di essere segno dell’inquietudine, richiamo del “non ancora”, sti-molo dell’ulteriorità. Spina dell’inappagamento, insomma, conficcata nel fian-co del mondo. Per una Chiesa coraggiosa e profetica. Riconosciamolo. Co-me Chiesa siamo ancora fermi alla pace dei “filosofi”, e non ci decidiamo adannunciare finalmente la pace dei “profeti”. È vero, sì, che i “profeti” debbonotenere conto delle lentezze con cui i “re” elaborano le mediazioni e le fannocamminare nella prassi quotidiana. Ma non tocca ai profeti operare riduzioniin scala. E sarebbe ben triste che a provocare cadute di tensione, per quelche riguarda l’annuncio della pace, dovessero essere proprio loro. In certe co-munità si spiano annidamenti di “discordanze” col magistero ufficiale, a ognisvolta di frase. Talvolta, per frenare la valanga inarrestabile della profezia, sifa uso maldestro e ingeneroso perfino di estemporanee espressioni del Papa,resecate dal loro contesto e scorniciate dal genere letterario confidenziale ebonario con cui sono state pronunciate. E non si tiene conto, invece, di tutto ilmagistero audace e non ancora dissepolto di questo Pontefice, che ormai inogni suo discorso ci sprona ad “affrontare la tremenda sfida dell’ultima deca-de del secondo millennio”, con l’imperativo etico della solidarietà, e va de-nunciando in tutto il mondo, come nessun altro, le “strutture di peccato” cheopprimono i poveri!

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Dalla Seconda Lettera ai Corinzi (cap.4)7 Noi portiamo in noi stessi questo tesorocome in vasi di terra, perché sia chiaro che questa straordinaria potenza viene da Dio e non da noi. 8 Siamo oppressi, ma non schiacciati; sconvolti ma non disperati. 9 Siamo perseguitati, ma non abbandonati;colpiti, ma non distrutti. 10 Portiamo sempre in noi la morte di Gesù,perché si manifesti in noi anche la sua vita. 11 Siamo vivi, ma continuamente esposti allamorte a causa di Gesù, perché anche lasua vita si manifesti nella nostra vita mortale. 12 Così, la morte agisce in noi, perché in voiagisca la vita.

Salmo 34Benedirò il Signore in ogni tempo:sulle mie labbra sempre la sua lode. Io voglio gloriarmi del Signore:gli umili udranno e saranno felici.

Celebrate con me il Signore perché è grande, esaltiamo tutti insieme il suo Nome.Ho cercato il Signore e m’ha risposto, da tutti i timori m’ha liberato.

Chi guarda a lui diventa raggiante, dal suo volto svanisce la vergogna. Se un povero grida, il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angustie.

L’angelo del Signore veglia su chi lo teme e lo salva da ogni pericolo.Gustate e vedete come è buono il Signore: felice l’uomo che in lui si rifugia.

Ubbidite al Signore, voi suoi fedeli: nulla manca all’uomo che lo teme. Anche il leone può soffrire la fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Venite, figli, ascoltatemi:io vi insegnerò il timore del Signore. Se un uomo desidera gustare la vita, se vuole vedere molti giorni felici, tenga lontano la lingua dal malecon le sue labbra non dica menzogne.

Fugga il male e pratichi il bene, cerchi la pace e ne segua la via! L’occhio del Signore segue i giusti, il suo orecchio ne ascolta le grida.

Il suo sguardo affronta i malvagi, e ne cancella perfino il ricordo. Il Signore ascolta chi lo invocae lo libera da tutte le sue angustie.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore affranto, salva chi ha perso ogni speranza.Molti mali colpiscono il giusto, ma il Signore lo libera da tutti.

Il Signore protegge anche le sue ossa, neppure uno gli sarà spezzato.Il male ucciderà il malvagio; chi odia il giusto sarà condannato.Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, chi ricorre a lui non sarà condannato.

Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.17)12 “Quando ero con loro, io li proteggevo.Per questo tu me li hai dati. Io li ho protetti,e nessuno di loro si è perduto, tranne quelloche doveva perdersi, realizzando ciò che laBibbia aveva predetto. 13 Ma ora io ritorno verso di te, e dico questecose mentre sono ancora sulla terra, perchéessi abbiano tutta la mia gioia. 14 “Io ho dato loro la tua parola. Perciò essinon appartengono più al mondo, come ionon appartengo al mondo. E il mondo li odia. 15 Io non ti prego di toglierli dal mondo, madi proteggerli dal Maligno. 16 Essi non appartengono al mondo, come ionon appartengo al mondo. 17 Fa’ che appartengano a te mediante la ve-rità: la tua parola è verità. 18 Tu mi hai mandato nel mondo: così an-ch’io li ho mandati nel mondo. 19 E io offro me stesso in sacrificio per loro, perché anch’essi siano veramenteconsacrati a te.

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40 DIRE PACE AL MONDODon Tonino Bello - Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 4ª parte

In piedi, allora, costruttori di pace. Non abbiate paura! Non lasciatevi sgo-mentare dalle dissertazioni che squalificano come fondamentalismo l’anelito divoler cogliere nel “qui” e nell’“oggi” della Storia i primi frutti del Regno. Sonointerni alla nostra fede i discorsi sul disarmo, sulla smilitarizzazione del terri-torio, sulla lotta per il cambiamento dei modelli di sviluppo che provocano di-pendenza, fame e miseria nei Sud del mondo, e distruzione dell’ambiente na-turale. Fin dai tempi dell’Esodo, non sono più estranee alla Parola del Signorele “fatiche di liberazione degli oppressi dal giogo dei moderni faraoni. Corag-gio! Non dobbiamo tacere, braccati dal timore che venga chiamata “orizzon-talismo” la nostra ribellione contro le iniquità che schiacciano i poveri. GesùCristo, che scruta i cuori e che non ci stanchiamo di implorare, sa che il nostroamore per gli ultimi coincide con l’amore per lui. Se non abbiamo la forza di di-re che le armi non solo non si devono vendere ma neppure costruire, che lapolitica dei blocchi è iniqua, che la remissione dei debiti del Terzo Mondo èappena un acconto sulla restituzione del nostro debito ai due terzi del mondo,che la logica del disarmo unilaterale non è poi così disomogenea con quelladel vangelo, che la nonviolenza attiva è criterio di prassi cristiana, che certeforme di obiezione sono segno di un amore più grande per la città terrena... se non abbiamo la forza di dire tutto questo, rimarremo lucignoli fumiganti in-vece che essere ceri pasquali. Ce lo auguriamo con le parole di Bonhoeffer,“vogliamo parlare a questo mondo, e dirgli non una mezza parola, ma una parola intera. Dobbiamo pregare perché questa parola ci sia data”. E noi pre-gheremo. E invocheremo lo Spirito Santo. Non solo perché rinnovi il volto della terra. Ma anche perché faccia un rogo di tutte le nostre paure.

Ricordiamoci del detto “chi tace acconsente” Ogni volta che assistiamo a un sopruso e non gridiamo la nostra protesta, ogni volta che raggiriamo una legge o non permettiamo la giusta applicazione di molteleggi che già abbiamo (pur quando perfettibili) per la difesa dei diritti dei più poveri, realizziamo una graveomissione di responsabilità. Un modo concreto per fare sentire la nostra voce è quello di creare consapevolezza, offrire dati, parteci-pare a campagne di pressione organizzate da vari gruppi, passare dall’informazione dei media all’infor-mazione diretta delle persone. Ricordiamoci che ogni messaggio ricevuto da un politico o da un’impresanon è considerato solo come l’opinione di un singolo individuo, ma come il giudizio di centinaia di altre persone. Per questo le campagne di pressione possono avere un grande potere di persuasione.

(Da Giubileo e nuovi stili di vita, CEI 2000)

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Dalla Lettera agli Efesini (cap.2)11 Ricordate: voi, per nascita, non siete Ebrei. Gli Ebrei vi chiamano i “non circoncisi”, mentre chiamano se stessi “i circoncisi” a causadel segno fatto sui loro corpi. 12 Voi eravate lontani dal Cristo; eravate stranieri,non appartenevate al popolo di Dio; eravateesclusi dalle sue promesse e dalla sua alleanza;eravate nel mondo persone senza speranza e senza Dio. 13 Ora invece, uniti a Cristo Gesù per mezzo della sua morte, voi, che eravate lontani, siete diventati vicini. 14 Infatti Cristo è la nostra pace: egli ha fatto diventare un unico popolo i pagani e gli Ebrei;egli ha demolito quel muro che li separava e lirendeva nemici. Infatti, sacrificando se stesso, 15 ha abolito la legge giudaica con tutti i regola-menti e le proibizioni. Così, ha creato un popolonuovo, e ha portato la pace fra loro; 16 per mezzo della sua morte in croce li ha uniti inun solo corpo, e li ha messi in pace con Dio.Sulla croce, sacrificando se stesso, egli ha di-strutto ciò che li separava. 17 Come dice la Bibbia:Egli è venuto ad annunziareil messaggio di pace:pace a voi che eravate lontani e pace a quelli che erano vicini.18 Per mezzo di Gesù Cristo noi tutti, Ebrei e pa-gani, possiamo presentarci a Dio Padre, unitidallo stesso Spirito Santo. 19 Di conseguenza, ora voi non siete più stranieri,né ospiti. Anche voi, insieme con gli altri, appar-tenete al popolo e alla famiglia di Dio. 20 Siete parte di quell’edificio che ha come fonda-menta gli apostoli e i profeti, e come pietra prin-cipale lo stesso Gesù Cristo. 21 È lui che dà solidità a tutta la costruzione, e la fa crescere fino a diventare un tempio santoper il Signore. 22 Uniti a lui, anche voi siete costruiti insieme con gli altri, per essere la casa dove Dio abitaper mezzo dello Spirito Santo.

Salmo 116Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera.Egli mi presta attenzione: lo invocherà tutta la vita.

Già la morte mi teneva legato, mi afferrava il mondo dei morti; oppresso da angoscia e paura, ho gridato: “Salvami, Signore!”.

Buono e giusto è il Signore; pieno di compassione il nostro Dio!Il Signore protegge i deboli: era la fine ed egli mi ha salvato.

Dal Vangelo secondo Matteo (cap.20)1 “Così infatti è il regno di Dio. “Un tale avevauna grande vigna e una mattina, molto presto,uscì in piazza per prendere a giornata uominida mandare a lavorare nella sua vigna. 2 Fissò con loro la paga normale: una monetad’argento al giorno e li mandò al lavoro. 3 “Verso le nove del mattino tornò in piazza evide che c’erano altri uomini disoccupati. 4 Gli disse: Andate anche voi nella mia vigna;vi pagherò quel che è giusto. 5 E quelli andarono. “Anche verso mezzogiornoe poi verso le tre del pomeriggio fece la stessa cosa. 6 Verso le cinque di sera uscì ancora una volta e trovò altri uomini. Disse:– Perché state qui tutto il giorno senza far niente?7 “E quelli risposero:– Perché nessuno ci ha preso a giornata.“Allora disse:– Andate anche voi nella mia vigna.8 “Quando fu sera, il padrone della vigna disseal suo fattore: “Chiama gli uomini e da’ loro lapaga, cominciando da quelli che son venutiper ultimi”.9 “Il fattore chiamò dunque quelli che eran ve-nuti alle cinque di sera e diede una monetad’argento a ciascuno. 10 Gli uomini che avevano cominciato per primicredevano di prendere di più. Invece, anche aloro fu data una moneta d’argento ciascuno. 11 “Allora cominciarono a brontolare contro ilpadrone. 12 Dicevano:– Questi sono venuti per ultimi, hanno lavora-to soltanto un’ora, e tu li hai pagati come noiche abbiamo faticato tutto il giorno sotto il sole.13 “Rispondendo a uno di loro, il padrone disse:– Amico, io non ti ho imbrogliato: l’accordo era che ti avrei pagato una moneta d’argento,o no? 14 Allora prendi la tua paga e sta’ zitto. Io voglio dare a questo, che è venuto per ultimo, quel che ho dato a te. 15 Non posso fare quel che voglio con i miei soldi? O forse sei invidioso perché io sono generoso con loro?”. 16 Poi Gesù disse: “Così, quelli che sono gli ultimi saranno i primi, e quelli che sono i primi saranno gli ultimi”.

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41 PAROLE MULTIUSODon Tonino Bello - 1ª parte

Un saggio orientale diceva che, se lui avesse avuto per un attimo l’onnipo-tenza di Dio, l’unico miracolo che avrebbe fatto sarebbe stato quello di ridarealle parole il senso originario. Sì, perché oggi le parole sono diventate così“multiuso”, che non puoi più giurare a occhi bendati sull’idea che esse sotten-dono. Anzi, è tutt’altro che rara la sorpresa di vedere accomunate accezionidiametralmente opposte sotto il mantello di un medesimo vocabolo. Guaio,del resto, che è capitato soprattutto ai termini più nobili; alle parole di serie A;a quelle, cioè, che esprimono i sentimenti più radicati nel cuore umano comepace, amore, libertà. A dire il vero, per quel che riguarda la pace, pare chequesta “sindrome dei significati stravolti” fosse presente anche nei tempi re-moti, se è vero che perfino in un salmo della Bibbia troviamo denunce del ge-nere: “essi dicono pace, ma nel loro cuore tramano la guerra”. Su quale pacescommettere? Con questo non si vuol dire che il termine “pace” indichi ine-quivocabilmente una realtà così precisa e dai contorni così ben definiti, daescludere nettamente zone di valori limitrofi. È difficile tracciare la linea di de-marcazione che distingue l’area della pace da quella propria della libertà, odella giustizia, o della comunione, o del perdono, o dell’accoglienza, o dellaverità. Ed è fatica improba disegnare sulle mappe lessicali gli spartiacque diquesti valori. Sicché, se le immagini possono aiutarci a capire, dovremmo di-re che la pace più che una stella è una galassia, più che un’isola è un arcipe-lago, più che una spiga è un covone. A fare difficoltà, però, non è lo sfumaredella pace propriamente detta nelle fasce degli altri concetti viciniori con i qua-li, per così dire, essa ha rapporti stretti di consanguineità. Ciò che crea pro-blemi, invece, è quella terribile operazione di contrabbando secondo cui siespongono nella medesima vetrina, magari con la medesima etichetta, pro-dotti completamente diversi. Diciamocelo francamente: la pace la vogliono tut-ti, anche i criminali; e nessuno è così spudoratamente perverso, da dichiarar-si amante della guerra. Ma la pace di una lobby di sfruttatori è la stessa per-seguita dalle turbe degli oppressi? La pace delle multinazionali coincide conquella dei salariati sotto costo? La pace voluta dai dittatori si identifica conquella sognata dai perseguitati politici? E sul vocabolario del regime di Preto-ria, la definizione di pace suona allo stesso modo che sul vocabolario dellevittime delI’apartheid ? Come si vede, è necessario evitare il rischio di perico-lose contraffazioni. Pertanto, si rende indispensabile, almeno per noi creden-ti, fissare dei criteri sulla cui base selezionare il genere di pace, per il qualevalga la spesa di impegnarsi in una scommessa Pertanto, si rende indispen-sabile, almeno per noi credenti, fissare dei criteri sulla cui base selezionare ilgenere di pace, per il quale valga la spesa di impegnarsi in una scommessa.

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Dalla Lettera ai Romani (cap.12)9 Il vostro amore sia sincero! Fuggite il male,seguite con fermezza il bene. 10 Amatevi gli uni gli altri, come fratelli. Siate premurosi nello stimarvi gli uni gli altri. 11 Siate impegnati, non pigri; pronti a servire il Signore, 12 allegri nella speranza, pazienti nelle tribolazioni, perseveranti nella preghiera. 13 Siate pronti ad aiutare i vostri fratelli quandohanno bisogno, e fate di tutto per essere ospi-tali. 14 Chiedete a Dio di benedire quelli che vi per-seguitano; di perdonarli, non di castigarli. 15 Siate felici con chi è nella gioia. Piangetecon chi piange. 16 Andate d’accordo tra di voi. Non inseguitedesideri di grandezza, volgetevi piuttosto ver-so le cose umili. Non vi stimate sapienti da voistessi! 17 Non rendete a nessuno male per male.Preoccupatevi di fare il bene dinanzi a tutti. 18 Se è possibile, per quanto dipende da voi,vivete in pace con tutti. 19 Non vendicatevi, carissimi, ma lasciate agirela collera di Dio, perché nella Bibbia si legge:A me la vendetta, dice il Signore, darò io ilcontraccambio. 20 Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli damangiare; se ha sete, dagli da bere. Compor-tati così, e lo farai arrossire di vergogna.21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci ilmale con il bene.

Salmo 119Felice l’uomo che vive senza colpa e cammina secondo la legge del Signore.

Felice chi osserva i suoi precetti e lo cerca con tutto il cuore, chi non commette iniquità e cammina per i suoi sentieri.

Signore, hai stabilito i tuoi decreti perché siano eseguiti con cura.

Rimanga ben saldo il mio passo nel seguire i tuoi ordini.

Allora non proverà vergogna nel considerare tutti i tuoi comandamenti.

Dal Vangelo secondo Matteo (cap.25)31 “Quando il Figlio dell’uomo verrà nel suosplendore, insieme con gli angeli, si siederàsul suo trono glorioso. 32 Tutti i popoli della terra saranno riuniti difronte a lui ed egli li separerà in due gruppi,come fa il pastore quando separa le pecoredalle capre: 33 metterà i giusti da una parte e i malvagi dal-l’altra.34 “Allora il re dirà ai giusti:– Venite, voi che siete i benedetti dal Padremio; entrate nel regno che è stato preparatoper voi fin dalla creazione del mondo. 35 Perché, io ho avuto fame e voi mi avete datoda mangiare, ho avuto sete e mi avete datoda bere; ero forestiero e mi avete ospitato nel-la vostra casa; 36 ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malatoe siete venuti a curarmi; ero in prigione e sietevenuti a trovarmi.37 “E i giusti diranno:– Signore, ma quando ti abbiamo visto affa-mato e ti abbiamo dato da mangiare, o asse-tato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo incontrato forestiero e tiabbiamo ospitato nella nostra casa, o nudo eti abbiamo dato i vestiti? 39 Quando ti abbiamo visto malato o in prigionee siamo venuti a trovarti?40 “Il re risponderà:– In verità, vi dico che tutte le volte che avetefatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fra-telli, lo avete fatto a me!41 “Poi dirà ai malvagi:– Andate via da me, maledetti, nel fuoco eter-no che Dio ha preparato per il diavolo e per isuoi simili! 42 Perché, io ho avuto fame e voi non mi avetedato da mangiare; ho avuto sete e non miavete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato nellavostra casa; ero nudo e non mi avete dato ivestiti; ero malato e in prigione e voi non sietevenuti da me.44 “E anche quelli diranno:– Quando ti abbiamo visto affamato, assetato,forestiero, nudo, malato o in prigione e non tiabbiamo aiutato?45 “Allora il re risponderà:– In verità, vi dico che tutto quel che non ave-te fatto a uno di questi piccoli, non l’avete fattoa me.46 “E andranno nella punizione eterna mentre igiusti andranno nella vita eterna”.

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42 IMPLORARE LA PACE COME LA VUOLE DIODon Tonino Bello - 2ª parte

Non scommettere sulla pace che non venga dall’alto: è inquinata. Dire che la pace èun dono di Dio sta diventando purtroppo uno slogan pronunciato da noi cristiani senzamolta convinzione e usato come formula di maniera. Tutto sommato, all’atto pratico fac-ciamo affidamento più sulle mediazioni diplomatiche che sull’implorazione, più sulla bra-vura delle cancellerie della terra che sulla forza impetrativa della preghiera, più sull’abi-lità dei politici che sulla tenacia dei contemplativi.Ebbene, considerare la pace come acqua ricavata dai nostri pozzi è un tragico errore di prospettiva di cui, prima o poi, pagheremo le spese col prosciugamento o con l’inqui-namento delle falde freatiche. Quando la riflessione delle nostre comunità riuscirà a scoprire che i pozzi della pace sono le stimmate del Risorto?Non scommettere sulla pace non connotata da scelte storiche concrete: è un bluff.Se, per un verso, non è infrequente l’equivoco su descritto, che potremmo designarecome l’eresia del “pelagianesimo della pace”, per un altro verso non è raro il rischio op-posto che è quello del disimpegno, coperto oltretutto dall’alibi comodo che la pace èuna realtà “oriens ex alto”, proveniente dal Cielo. Occorre scongiurare questa specie difatalismo che fa ritenere inutili, se non addirittura controproducenti, le scelte di campo,le prese di posizione, le decisioni coraggiose, le testimonianze audaci, i gesti profetici. È vero, la pace è un’acqua che scende dal cielo: ma siamo noi che dobbiamo canaliz-zarla affinché, attraverso le condutture appropriate della nostra genialità, giunga a risto-rare tutta la terra. Ecco perché è un “bluff” limitarsi a chiedere la pace in chiesa, e poinon muovere un dito.Non scommettere sulla pace che prenda le distanze dalla giustizia: è peggio dellaguerra. La Bibbia allude spesso ad abbracciamenti tra pace e giustizia simili a quelli tramadre e figlia, o tra due amanti comunque. Frutto della giustizia è la pace, dice Isaia inuno splendido passo.Parlando fuori parabola, non è difficile capire come ai ben pensanti che quasi semprecoincidono con i garantiti di turno, dà fastidio questa scoperta biblica, recente tutto som-mato, del legame esistente tra pace e giustizia. Pace, sì. Ma che c’entrano i 50 milionidi esseri umani che muoiono ogni anno per fame? Sulla pace non si discute. Ma checosa hanno da spartire con essa i discorsi sulla massimizzazione del profitto? La pace,va bene. Ma non sa di demagogia chiamare in causa, ad ogni giro di boa, le divarica-zioni esistenti tra Nord e Sud della terra? Pace, d’accordo. Ma è proprio il caso di tirarein ballo la ripartizione dei beni, o i debiti del terzo mondo, o le manipolazioni delle cultu-re locali, o lo scempio della dignità dei poveri? Attenzione! È in atto una campagna“soft” che spinge pace e giustizia alla “separazione legale”, con espedienti che si vesto-no di ragioni morali, ma camuffano il più bieco dei sacrilegi.Non scommettere sulla pace che si proclami estranea al problema della salva-guardia del creato: è amputata. Qualcuno potrebbe pensare che il bisogno di allargarei consensi, con l’ammiccamento ai temi di moda, abbia provocato l’inclusione del pro-blema ambientale nell’area degli interessi di coloro che si battono per la pace. Non ècosì. Alla radice di questa coscienza, che potremmo chiamare “trinitaria”, visto che lapace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato,c’è la constatazione che, a produrre tanti guasti inesorabili della natura, è sempre il se-me del profitto. Lo stesso che genera le guerre.

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Dalla Lettera ai Filippesi (cap.4)4 Siate sempre lieti perché appartenete al Signore. Lo ripeto, siate sempre lieti. 5 Tutti gli uomini vedano la vostra bontà. Il Signore è vicino! 6 Non angustiatevi di nulla, ma rivolgetevi a Dio, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo. 7 È la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare, terrà i vostri cuori ei vostri pensieri uniti a Cristo Gesù. 8 Infine, fratelli, prendete in considerazione tuttoquel che è vero, buono, giusto, puro, degno diessere amato e onorato; quel che viene dallavirtù ed è degno di lode. 9 Mettete in pratica quel che avete imparato, rice-vuto, udito e visto in me. E Dio, che dà la pace, sarà con voi.

Salmo 33Gridate di gioia al Signore, voi giusti; da voi, fedeli, si innalzi la lode!Celebrate il Signore al suono della cetra, lodatelo sull’arpa a dieci corde.

Cantate per lui un canto nuovo, acclamatelo con la musica più bella!Chiara è la parola del Signore, sicure sono tutte le sue opere.

Egli ama il diritto e la giustizia, del suo amore è piena la terra.La parola del Signore creò il cielo e il soffio della sua bocca, tutte le stelle.

Ha messo un argine alle onde del mare, ha raccolto le acque degli abissi. Tutta la terra renda onore al Signore, lo temano gli abitanti del mondo.

Perché egli parlò e tutto fu fatto; diede un ordine e tutto fu compiuto.Il Signore distrugge i piani dei popoli, rende vani i progetti delle nazioni.

Ma i piani del Signore durano per sempre, tutti i suoi progetti rimangono nei secoli.Felice la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come suo.

Dall’alto del cielo il Signore guarda e vede tutti gli uomini.Dal luogo dove abitaegli osserva tutti gli abitanti della terra.

Dal Vangelo secondo Matteo (cap.25)14 “Così sarà il regno di Dio “Un uomo doveva fa-re un lungo viaggio: chiamò dunque i suoi servi eaffidò loro i suoi soldi. 15 A uno consegnò cinquecento monete d’oro, aun altro duecento e a un altro cento: a ciascunosecondo le sue capacità. Poi partì. 16 Il servo che aveva ricevuto cinquecento mone-te andò subito a investire i soldi in un affare, ealla fine guadagnò altre cinquecento monete. 17 Quello che ne aveva ricevute duecento fece lostesso, e alla fine ne guadagnò altre duecento. 18 Quello invece che ne aveva ricevute soltantocento scavò una buca in terra e vi nascose i sol-di del suo padrone. 19 “Dopo molto tempo il padrone tornò a casa ecominciò a fare i conti con i suoi servi. 20 “Venne il primo, quello che aveva ricevuto cin-quecento monete d’oro, portò anche le altre cin-quecento e disse:– Signore, tu mi avevi consegnato cinquecentomonete. Guarda: ne ho guadagnate altre cinque-cento.21 “E il padrone gli disse:– Bene, sei un servo bravo e fedele! Sei stato fe-dele in cose da poco, ti affiderò cose più impor-tanti. Vieni a partecipare alla gioia del tuo signore.22 “Poi venne quello che aveva ricevuto duecentomonete e disse:– Signore, tu mi avevi consegnato duecento mo-nete d’oro. Guarda: ne ho guadagnate altre due-cento.23 “E il padrone gli disse:– Bene, sei un servo bravo e fedele! Sei stato fe-dele in cose da poco, ti affiderò cose più impor-tanti. Vieni a partecipare alla gioia del tuo signore!24 “Infine venne quel servo che aveva ricevuto so-lamente cento monete d’oro e disse:– Signore, io sapevo che sei un uomo duro, cheraccoglie anche dove non hai seminato e che faivendemmia anche dove non hai coltivato. 25 Ho avuto paura, e allora sono andato a na-scondere i tuoi soldi sotto terra. Ecco, te li resti-tuisco.26 “Ma il padrone gli rispose:– Servo cattivo e fannullone! Dunque sapevi cheio raccolgo dove non ho seminato e faccio ven-demmia dove non ho coltivato. 27 Perciò dovevi almeno mettere in banca i mieisoldi e io, al ritorno, li avrei avuti indietro con l’in-teresse.28 “Via, toglietegli le cento monete e datele aquello che ne ha mille.

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43 LA PACE HA UN PREZZODon Tonino Bello - 3ª parte

Non scommettere sulla pace che sorrida sulla radicalità della nonviolenza: è in-fida. È giunta l’ora in cui occorre decidersi ad arretrare (arretrare o spingere?) la di-fesa della pace sul terreno della nonviolenza assoluta. Non è più ammissibile indu-giare su piazzole intermedie che consentano dosaggi di violenza, sia pur misurati oprevalentemente rivolti a neutralizzare quella degli altri. Richiamarsi al dovere di“camminare con i piedi per terra”, e fare spreco di compatimento sul preteso “fonda-mentalismo” degli annunciatori di pace, significa far credito alle astuzie degli uominipiù di quanto non si faccia assegnamento sulle promesse di Dio. La nonviolenza è lastrada che Gesù Cristo ci ha indicato senza equivoci.Non scommettere sulla pace che non provochi sofferenza: è sterile. Il grandeteologo protestante Bonhoeffer parlava di “grazia a caro prezzo”. Forse è ora che ciabituiamo a pensare che anche la pace ha dei costi altissimi. I prezzi stracciati de-stano sospetto. Gli sconti da capogiro inducono a credere che la merce è avariata.Chi scommette sulla pace deve sborsare in contanti monete di lacrime, di incom-prensione e di sangue. La pace è il nuovo martirio a cui oggi la Chiesa viene chia-mata. L’arena della prova è lo scenario di questo villaggio globale che rischia di in-cenerirsi in un olocausto senza precedenti. E come nei primi tempi del cristianesimoi martiri stupirono il mondo per il loro coraggio, così oggi la Chiesa dovrebbe fare am-mutolire i potenti della terra per la fierezza con cui, noncurante della persecuzione,annuncia, senza sfumare le finali come nel canto gregoriano, il vangelo della pace ela prassi della nonviolenza. Grazie a Dio, stiamo assistendo oggi a una nuova effu-sione dello Spirito che spinge la Chiesa sui versanti della profezia e le dà l’audaciadi sfidare le trame degli oppressori, i sorrisi dei dotti, e le preoccupazioni dei pruden-ti secondo la carne.Non scommettere sulla pace come “prodotto finito”: scoraggia. La pace è unameta sempre intravista, e mai pienamente raggiunta. La sua corsa si vince sulle tap-pe intermedie, e mai sull’ultimo traguardo. Esisterà sempre un “gap” tra il sogno cul-lato e le realizzazioni raggiunte. I labbri delle conquiste non combaceranno mai conquelli dell’utopia, e il “già” non si salderà mai col “non ancora”. Ciò vuol dire che sulterreno della pace non ci sarà mai un fischio finale che chiuda la partita, e bisogneràgiocare sempre ulteriori tempi supplementari. Tutto questo può indubbiamente pro-vocare delusioni e stanchezza, creando collassi operativi e crisi da insuccesso. Machi è convinto che la pace è un bene la cui interezza si sperimenterà solo nello sta-dio finale del Regno, troverà nuovi motivi per continuare la corsa anche nella situa-zione di scacco permanente in cui è tenuto dalla storia. Cristo, nostra Pace, non de-lude. Coraggio, allora! Nonostante questa esperienza frammentata di pace, scom-mettere su di essa significa scommettere sull’uomo. Anzi, sull’Uomo nuovo. Su Cri-sto Gesù: egli è la nostra Pace. E lui non delude. Del resto anche lui, finché staremosulla terra, sarà sempre per noi un Ospite velato. Faremo di lui un’esperienza in-completa, e i suoi passaggi li scorgeremo solo attraverso segni da interpretare e or-me da decifrare. Faccia a faccia, così come egli è, lo vedremo solo nei chiarori delRegno di Dio.

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Dalla Lettera ai Filippesi (cap.2)1 Se è vero che Cristo vi chiama ad agire, se l’amore vi dà qualche conforto, se lo SpiritoSanto vi unisce, se è vero che tra voi c’è affetto e comprensione... 2 rendete completa la mia gioia. Abbiate glistessi sentimenti e un medesimo amore. Siateconcordi e unanimi! 3 Non fate nulla per invidia e per vanto, anzi,con grande umiltà, stimate gli altri migliori di voi. 4 Badate agli interessi degli altri e non soltantoai vostri. 5 I vostri rapporti reciproci siano fondati sul fat-to che siete uniti a Cristo Gesù.6 Egli era come Dioma non conservò gelosamenteil suo essere uguale a Dio.7 Rinunziò a tutto:diventò come un servo, fu uomo tra gli uominie visse conosciuto come uno di loro.8 Abbassò se stesso,fu obbediente fino alla morte, alla morte di croce.9 Perciò Dio lo ha innalzato sopra tutte le cosee gli ha dato il nome più grande. 10 Perché in onore di Gesù,in cielo, in terra e sotto terra, ognuno pieghi le ginocchia,11 e per la gloria di Dio Padre, ogni lingua proclami: Gesù Cristo è il Signore.

Salmo 119L’ho detto: la mia sorte, Signore, è custodire le tue paroleTi supplico con tutto il cuore:pietà di me, come hai promesso.

Ho esaminato il cammino compiuto e ritorno ai tuoi precetti.Con premura e senza esitareosserverò i tuoi comandamenti.

Il laccio del malvagio mi stringe, ma non dimentico la tua volontà. Nel cuore della notte mi alzo e ti lodoper le tue giuste decisioni.

Io sono amico di chi ti è fedele e osserva i tuoi decreti.Signore, la terra è piena della tua bontà:insegnami le tue leggi.

Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.13)1 Era ormai vicina la festa ebraica della Pasqua. Gesù sapeva che era venuto per lui il momento di lasciare questo mondo e tornareal Padre. Egli aveva sempre amato i suoi discepoli che erano nel mondo, e li amò sino alla fine. 2 All’ora della cena, il diavolo aveva già convin-to Giuda (il figlio di Simone Iscariota) a tradireGesù. 3 Gesù sapeva di aver avuto dal Padre ognipotere; sapeva pure che era venuto da Dio eche a Dio ritornava. 4 Allora si alzò da tavola, si tolse la veste e silegò un asciugamano intorno ai fianchi, 5 versò l’acqua in un catino, e cominciò a lava-re i piedi ai suoi discepoli. Poi li asciugava conil panno che aveva intorno ai fianchi.6 Quando arrivò il suo turno, Simon Pietro glidisse:– Signore, tu vuoi lavare i piedi a me? 7 Gesù rispose:– Ora tu non capisci quello che io faccio; locapirai dopo.8 Pietro replicò:– No, tu non mi laverai mai i piedi! Gesù ribatté:– Se io non ti lavo, tu non sarai veramenteunito a me.9 Simon Pietro gli disse:– Signore, non lavarmi soltanto i piedi, ma an-che le mani e il capo.10 Gesù rispose:– Chi è già lavato non ha bisogno di lavarsi al-tro che i piedi. È completamente puro. Anchevoi siete puri, ma non tutti.11 Infatti, sapeva già chi lo avrebbe tradito. Perquesto disse: “Non tutti siete puri”.12 Gesù terminò di lavare i piedi ai discepoli, ri-prese la sua veste e si mise di nuovo a tavola.Poi disse: “Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore, e fatebene perché lo sono. 14 Dunque, se io, Signore e Maestro, vi ho la-vato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gliuni gli altri. 15 Io vi ho dato un esempio perché facciate co-me io ho fatto a voi.

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44 PORTARE OVUNQUE L’ACQUA DELLA PACEDon Tonino Bello

Chi sono gli operatori della pace? Sono i tecnici delle condutture; gli impianti-sti delle reti idrauliche; gli esperti delle rubinetterie. Sono coloro che, serven-dosi di tecniche diversificate, si studiano di portare l’acqua della pace nella fit-ta trama dello spazio e del tempo, in tutte le case degli uomini, nel tessuto so-ciale della città, nei luoghi dove la gente si aggrega e fioriscono le convivenze.

Qui è bene sottolineare una cosa. L’acqua è una: quella della pace. Le tec-niche di conduzione, invece, cioè le mediazioni politiche, sono diverse. Ediverse sono anche le ditte appaltatrici delle condutture, ed è giusto che siacosì. L’importante è che queste tecniche siano serie, intendano servire l’uomoe facciano giungere l’acqua agli utenti.

Senza inquinarla. Se lungo il percorso si introduce del veleno, non si serve lacausa della pace.

Senza manipolarla. Se nell’acqua si inseriscono additivi chimici, magari a findi bene, ma derivanti dalle proprie impostazioni ideologiche, non si serve lacausa della pace.

Senza disperderla. Se lungo le tubature si aprano falle, per imperizia o per su-perficialità o per mancanza di studio o per difetti tecnici di fondo, non si servela causa della pace.

Senza trattenerla. Se nei tecnici prevale il calcolo, e si costruiscono le con-dutture in modo tale che vengano favoriti interessi di parte, e l’acqua, inveceche diventare beni di tutti, viene fatta ristagnare per l’irrigazione dei propri ap-pezzamenti, non si serve la causa della pace.

Senza accaparrarsela. Se gli esperti della condutture si ritengono loro i padroni dell’acqua e non i ministri, i depositari incensurabili di questo bene dicui essi devono sentirsi solo i canalizzatori, non si serve la causa della pace.

Senza farsela pagare. Se i titolari della rete idrica si servono delle loro stru-mentazioni per razionare astutamente le dosi e schiavizzare la gente pren-dendola per sete, non si serve la causa della pace. Si serve la causa della pa-ce quando l’impegno appassionato dei politici sarà rivolto a che le città ven-gano allagate di giustizia, le case siano sommerse sai fiumi di rettitudine e lestrade cedano sotto una alluvione di solidarietà, secondo quello splendido ver-setto del profeta Amos: “Fate in modo che il diritto scorra come acqua di sor-gente, e la giustizia come un torrente sempre in piena” (Am 5,24).

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Dalla Lettera ai Romani (cap.8)31 Che cosa diremo dunque di fronte a questi fat-ti? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi; perciò, come potrebbenon darci ogni cosa insieme con lui? 33 E chi potrà mai accusare quelli che Dio hascelti? Nessuno, perché Dio li ha perdonati. 34 Chi allora potrà condannarli? Nessuno, perchéGesù Cristo è morto. Anzi, egli è risuscitato, e ora si trova accanto a Dio, dove sostiene la nostra causa. 35 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forseil dolore o l’angoscia? La persecuzione o la fameo la miseria? I pericoli o la morte violenta?36 Perciò la Bibbia dice:Per causa tua siamo messi a morte ogni giornoe siamo trattati come pecoreportate al macello.37 Ma in tutte queste cose noi otteniamo la piùcompleta vittoria, grazie a colui che ci ha amati. 38 Io sono sicuro che né morte né vita, né angeliné altre autorità o potenza celeste, né il presentené l’avvenire, 39 né forze del cielo né forze della terra, niente enessuno ci potrà strappare da quell’amore cheDio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore.

Salmo 139Signore, tu mi scruti e mi conosci;mi siedo o mi alzo e tu lo sai.Da lontano conosci i miei progetti:ti accorgi se cammino o se mi fermo, ti è noto ogni mio passo.

Non ho ancora aperto bocca e già sai quel che voglio dire.Mi sei alle spalle, mi stai di fronte; metti la mano su di me!

È stupenda per me la tua conoscenza; è al di là di ogni mia comprensione. Come andare lontano da te, come sfuggire al tuo sguardo?

Salgo in cielo, e tu sei là;scendo nel mondo dei morti, e là ti trovo. Prendo il volo verso l’aurora o mi poso all’altro estremo del mare: anche là mi guida la tua mano, là mi afferra la tua destra.

Dico alle tenebre: “Fatemi sparire”, e alla luce intorno a me: “Diventa notte!”;

ma nemmeno le tenebre per te sono oscure e la notte è chiara come il giorno:tenebre e luce per te sono uguali.

Tu mi hai plasmato il cuore, mi hai tessuto nel seno di mia madre.Ti lodo, Signore: mi hai fatto come un prodigio.

Lo riconosco: prodigiose sono le tue opere.Il mio corpo per te non aveva segreti quando tu mi formavi di nascosto e mi ricamavi nel seno della terra.

Non ero ancora nato e già mi vedevi. Nel tuo libro erano scritti i miei giorni, fissati ancor prima di esistere.Come sono profondi per me i tuoi pensieri! Quanto è grande il loro numero, o Dio!Li conto: sono più della sabbia!Al mio risveglio mi trovo ancora con te.

O Dio, sopprimi i malvagi!Allontana da me i violenti!Parlano di te per ingannare:abusano del tuo nome: sono tuoi nemici.

Signore, odio quelli che ti odiano,disprezzo chi si ribella a te.Li odio di un odio implacabile:anche per me sono nemici.Scrutami e conosci il mio cuore, o Dio.

Mettimi alla prova e scopri i miei pensieri. Vedi se seguo la via del malee guidami sulla tua via di sempre.

Dal Vangelo secondo Giovanni (cap.17)6 “Tu mi hai affidato alcuni uomini scelti da questomondo: erano tuoi, e tu li hai affidati a me. Io ho rivelato chi sei, ed essi hanno messo in pratica la tua parola. 7 Ora sanno che tutto ciò che mi hai dato viene da te. 8 Anche le parole che tu mi hai dato, io le ho datea loro. Essi le hanno accolte e hanno riconosciu-to, senza esitare, che io provengo da te, e hannocreduto che tu mi hai mandato. 9 “Io prego per loro. Non prego per il mondo, ma perquelli che mi hai affidato, perché ti appartengono. 10 Tutto ciò che è mio appartiene a te, e ciò che ètuo appartiene a me, e la mia gloria si manifestain loro. 11 Io non sono più nel mondo, loro invece sì. Io ri-torno a te. Padre santo, conserva uniti a te quelliche mi hai affidati, perché siano una cosa solacome noi.

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45 LITANIE MARIANEDon Tonino Bello

Maria donna feriale rendimi allergico ai tripudi di feste che naufragano nel vuoto

Maria donna senza retorica liberami dal multiloquio vaneggianteMaria donna dell’attesa distruggi in me la frenesia di volere tutto e subitoMaria donna innamorata affrancami dalla voglia di essere sempre capito e amatoMaria donna gestante donami la gioia di sentire nel grembo i fremiti del mondoMaria donna accogliente dilata a non finire in me la tenda dell’accoglienzaMaria donna del primo passo insegnami a camminare senza contare i passiMaria donna missionaria rendi polverosi i miei piedi per il lungo calcare

i sentieri del mondoMaria donna di parte rendi costante in me il rigetto di ogni compromessoMaria donna del primo sguardo dilata i miei occhi con la luce del RisortoMaria donna del pane affina in me il gusto dell’essenziale nella semplicitàMaria donna di frontiera snidami dalle retroguardie della mia codardìa spiritualeMaria donna coraggiosa attrezzami per osare l’impossibile e l’imprevedibileMaria donna in cammino provoca in me il rifiuto definitivo della poltrona

e delle pantofoleMaria donna del riposo fammi sognare a occhi aperti accanto

a tutti i poveri del mondoMaria donna del vino nuovo regalami un cuore traboccante di gioia e di letiziaMaria donna del silenzio stabilisci il mio domicilio nella contemplazione di DioMaria donna obbediente attira il mio sguardo perché possa obbedire

sempre più in altoMaria donna del servizio prestami il tuo grembiule preparato a Nazareth

e mai dismessoMaria donna vera strappami le plastiche facciali che sfregiano l’immagine

di DioMaria donna del popolo abolisci in me ogni traccia di privilegio e annullane

anche il desiderioMaria donna che conosce la danza fa’ di me un rigo musicale su cui ognuno possa cantare

la sua vitaMaria donna del sabato santo rendimi familiare la morte come ingresso

nella risurrezioneMaria donna del terzo giorno addestrami a leggere la storia alla luce dell’ApocalisseMaria donna conviviale prepara ogni giorno la mensa del mio cuore

con tovaglia, un fiore, un paneMaria donna del piano superiore scioglimi dall’arroganza della carriera per accedere

solo al piano dello Spirito SantoMaria donna bellissima fa’ che io scopra le iridescenze di una vita

tutta acqua e saponeMaria donna elegante donami un sorriso per ogni gesto di amoreMaria donna dei nostri giorni depenna eventuali rimpianti del passato,

perché renda già presente il futuroMaria donna dell’ultima ora affretta il mio passo verso il fratello che mi attende,

verso il Cristo che mi precede, verso il Padre pronto ad accogliermi nell’Amore dello Spirito.

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Dalla Prima Lettera ai Corinzi (cap.11)20 Ma quando vi riunite, la vostra cena non è di certo la Cena del Signore! 21 Infatti, quando siete a tavola, ognuno si affretta a mangiare il proprio cibo. E cosìaccade che mentre alcuni hanno ancora fame,altri sono già ubriachi. 22 Ma non potreste mangiare e bere a casa vostra? Perché disprezzate la Chiesa di Dio eumiliate i poveri? Che devo dirvi? Dovrei forselodarvi? Per questo vostro atteggiamento nonposso proprio lodarvi.23 Io ho ricevuto dal Signore quel che a mia volta vi ho trasmesso: nella notte in cui fu tradito, il Signore Gesù prese il pane, 24 fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane e disse: “Questo è il mio corpo che èdato per voi. Fate questo in memoria di me”.25 Poi, dopo aver cenato, fece lo stesso col calice. Lo prese e disse: “Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce permezzo del mio sangue. Tutte le volte che neberrete, fate questo in memoria di me”.26 Infatti, ogni volta che mangiate di questo pane e bevete da questo calice, voi annunziate la morte del Signore, fino a quando egli ritornerà.27 Perciò, chi mangia il pane del Signore o be-ve il suo calice in modo indegno, si rende col-pevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ciascuno perciò prima esamini se stesso, e poi mangi di quel pane e beva da quel calice. 29 Perché, chi mangia del pane e beve dal calice senza discernere il corpo del Signore,mangia e beve la sua propria condanna.

Salmo 23Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca.Su prati d’erba frescami fa riposare;

mi conduce ad acque tranquille, mi ridona vigore;mi guida sul giusto sentiero:il Signore è fedele!

Anche se andassi per la valle più buia, di nulla avrei paura, perché tu resti al mio fianco, il tuo bastone mi dà sicurezza.

Per me tu prepari un banchetto sotto gli occhi dei miei nemici.Con olio mi profumi il capo, mi riempi il calice fino all’orlo.La tua bontà e il tuo amore mi seguirannoper tutta la mia vita;

starò nella casa del Signoreper tutti i miei giorni

Dal Vangelo secondo Luca (cap.18)18 Uno dei capì domandò un giorno a Gesù:– Maestro buono, che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?19 Gesù gli rispose:– Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne Dio! 20 I comandamenti li conosci:Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire il falso contro nessuno,rispetta tuo padre e tua madre! 21 Ma quell’uomo disse:– Fin da giovane io ho ubbidito a tutti questicomandamenti.22 Gesù lo ascoltò, poi gli disse:– Ancora una cosa ti manca: vendi tutto quelche possiedi e i soldi che ricavi distribuiscili ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo. Poi vieni e seguimi!23 Ma quell’uomo, udita la proposta di Gesù, diventò molto triste. Era troppo ricco.24 Gesù notò la sua tristezza e disse: “Com’è difficile per quelli che sono ricchi entrare nel regno di Dio! 25 Se è difficile che un cammello passi attraver-so la cruna di un ago, è ancor più difficile che un ricco possa entrare nel regno di Dio”.26 Quelli che lo ascoltavano domandarono a Gesù:– Ma allora chi potrà mai salvarsi? 27 Gesù rispose:– Ciò che è impossibile agli uomini è possibilea Dio.28 Allora Pietro gli disse:– E noi? Noi abbiamo abbandonato tutto quel che avevamo per venire con te.29 Gesù si volse ai discepoli e rispose:– Io vi assicuro che se qualcuno ha abbandonatocasa, moglie, fratelli, genitori e figli... per il regno di Dio, 30 costui riceverà molto di più già in questa vita,e nel mondo futuro riceverà la vita eterna.