1510 - l'ora del salento

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+ famiglia - shopping L , Ora del Salento L , Ora del Salento Spedizione in abbonamento postale comma 27 art.2 L. 549/95 - Filiale Poste Lecce www.loradelsalento.it S E T T I M A N A L E C A T T O L I C O UN EURO Lecce, 1 maggio 2010 Nuova serie, Anno XX, n. 15 Insieme si può di Nicola Paparella LA DOMENICA Mentre le famiglie della diocesi sono in festa con l’Arcivescovo al nuovo seminario, un gruppo di commesse leccesi lancia un appello: ora basta con le aperture domenicali dei negozi Anche L’Ora del Salento all’Udienza del Santo Padre Giornalisti e collaboratori nell’Aula Paolo VI Se fa piacere notare come sia possibile, a Gallipoli, mettere insie- me l’intelligenza progettuale degli amministratori comunali e le risor- se del volontariato, che in questi giorni si sono mobilitati allo scopo di liberare le riviere dai detriti e dal- lo sporco accumulato dal mare nei mesi invernali, dispiace invece no- tare come in larghi tratti della costa salentina siano visibili gli effetti di gravi inadempienze. Il segno più vistoso è dato dal- la striscia biancastra di schiumetta che danza sul mare a ridosso dalla linea costiera. Come ci spiegano gli esperti, si tratta di tensioattivi. In parole povere quella schiuma è pro- dotta da detersivi scaricati a mare, ovvero da liquami giunti fra le onde del mare attraverso le fogne o dalla falda aggredita dai pozzi neri. Nel Salento sono ancora troppi i comuni privi di un efficace siste- ma fognante ed è ancora carente la vigilanza sui versamenti clandesti- ni in falda. Sta di fatto che l’acqua di alcu- ni pozzi si arricchisce di cariche bat- teriche e in alcune grotte costiere si sentono olezzi che nulla hanno a che fare con i profumi del mare. E intanto incombe la stagione turistica. Il servizio di raccolta e smalti- mento dei rifiuti continua ad essere oggetto di seria preoccupazione, per la mancanza di un organico pia- no regolatore che preveda la gene- ralizzazione della raccolta differen- ziata. Vanno in compenso a conso- lidarsi fenomeni di abuso con im- provvisate discariche a cielo aper- to, localizzate nella periferia urbana e in prossimità di relitti stradali. La viabilità è anch’essa motivo di disagio e occasione di specula- zioni, perché se è vero che in molti comuni ci sarebbe urgente bisogno di rifacimento del manto stradale, è anche vero che qualche cittadino enfatizza piccoli incidenti e richie- de risarcimenti qualche volta ingiu- stificati. La nostra terra si prepara alla stagione del turismo con molte ini- ziative promozionali e con scarsa cura per il territorio. Non sembra la scelta giusta. Né possiamo condividere il si- lenzio delle comunità, che farebbe- ro bene a manifestare, attraverso le loro associazioni, il disagio per la situazione presente e la disponibi- lità ad intervenire nelle forme pos- sibili. Quel che si è fatto a Gallipoli è sicuramente una piccola cosa; ma fornisce il segno di una sensibilità che è la condizione prima, perché le amministrazioni possano funziona- re, perché i cittadini possano esse- re più attenti al bene comune e per- ché la comunità possa farsi davve- ro accogliente. Ogni tanto dovremmo ricorda- re: insieme si può. Se le amministra- zioni puntassero al bene comune e se i cittadini fossero attenti al bene della comunità, molte problemi si potrebbero risolvere e la qualità della vita migliorerebbe sensibil- mente. Insieme si può. Queste parole fanno da sfondo e da tema unificante per la grande ‘festa della famiglia’ che la nostra Chiesa celebra sabato 1 maggio presso il nostro Seminario Arcivescovile. La scelta del tema ma anche della giornata di festa per la famiglie cristiane della nostra diocesi non è ‘puramente casuale’. Indica una delle priorità della pastorale diocesana per i prossimi anni ma anche la riproposizio- ne della famiglia come luogo in cui si vive la pienezza della vita che non può non essere aperta al dono e all’accoglienza della gioia. Non sta a me aggiungere lamentazioni e paurose derive pessimistiche che quotidia- namente ci vengono segnalate dagli opinion makers. È indubbio che l’istituto familiare per sua stessa natura è chiamato ad affrontare problemi e situazioni che la vita dei singoli componenti deve necessa- riamente affrontare per lo sviluppo della sua persona in un contesto pluralistico. È altrettanto vero che la forza unitiva e aggregante che scaturisce dalla condivisio- ne dell’amore mostra le sue crepe esposta com’è alle nuove pseudo famiglie che non fondano la loro verità sull’unità, definitività e originalità di un progetto che viene dall’Alto, ma su modelli imposti da una cultura del provvisorio e dell’etica fai da te. Ma è ancora più vera e forte la convinzio- ne e l’impegno dei cristiani a vivere, nonostante gli assalti contrari, la verità del progetto di Dio che non solo non è passato di moda ma riesce a presentarsi nella sua bellezza e nella sua attualità nonostante la sua ‘vecchiaia cronologica’. Questo progetto parte dall’inizio, come leggiamo nelle primissime pagine del Libro Sacro: “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen2,24). Gesù, confermando questo progetto lo arricchirà con il sigillo divino: “Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mt19,5). Il convenire delle famiglie della nostra Chiesa sarà un rinnovare, forse per qualcu- na un ritrovare nell’ascolto, nel dialogo e nella invocazione la freschezza di quel progetto che con il sacramento del matrimo- nio ha reso l’uomo e la donna cooperatori di Dio nell’ordine della creazione e fa della famiglia il luogo primo in cui si sperimenta la gioia dell’essere Chiesa si che il matrimonio diventa per i coniugi cristiani, come ricorda il nuovo rito del matrimonio una ’nuova via di santificazione’. Questa prima festa diocesana della famiglia di sicuro ci aiuterà a ricentralizzare il ruolo della famiglia cristiana, a responsabilizzare con rinnovata attenzione la nostra Chiesa verso la piccola Chiesa domestica, ad accogliere con amore, rispetto e delicatezza quanti vivono con fatica sofferta le debolezze, le incrinature e la non piena fedeltà al progetto divino sulla famiglia. + Domenico D’Ambrosio Arcivescovo La gioia di essere famiglia IL MESSAGGIODELL’ARCIVESCOVO In viaggio da Lecce a Roma per testimoniare al Papa l’affetto del popolo cristiano MAGGIO 16 2010 Iniziativa della Consulta nazionale delle Aggregazioni laicali. Domenica 16 maggio in Piazza San Pietro al Regina Coeli La Consulta nazione delle aggregazioni lai- cali, organismo che raduna sessantasette as- sociazioni e movimenti ecclesiali italiani, invita quanti appartengono e si riconoscono nel mon- do dell’associazionismo cattolico a partecipare a Roma alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio 2010, in Piazza San Pietro. Ci si vuole in questo modo stringere visibil- mente a Benedetto XVI come figli col padre, de- siderosi di sostenerlo nel suo impegnativo mini- stero, esprimendogli affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’intera umanità. I presidenti parrocchiali di Ac e responsa- bili dei movimenti per le adesioni possono pren- dere contatti con il segrtario della Consulta dio- cesana, Agostino Montinaro.

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Settimanale Cattolico dell'Arcidiocesi di Lecce

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Page 1: 1510 - L'Ora del Salento

Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento

+ famiglia- shopping

L,Ora del SalentoL,Ora del SalentoSpedizione in abbonamento postale comma 27 art.2 L. 549/95 - Filiale Poste Lecce

www.loradelsalento.it

S E T T I M A N A L E C A T T O L I C O

UN EURO

Lecce, 1 maggio 2010Nuova serie, Anno XX, n. 15

Insiemesi può

di Nicola Paparella

LA DOMENICA

Mentrele famigliedella diocesisono in festacon l’Arcivescovoal nuovoseminario,un gruppodi commesseleccesi lanciaun appello:ora bastacon le aperturedomenicalidei negozi

Anche L’Ora del Salentoall’Udienza del Santo Padre

Giornalisti e collaboratori nell’Aula Paolo VI

Se fa piacere notare come siapossibile, a Gallipoli, mettere insie-me l’intelligenza progettuale degliamministratori comunali e le risor-se del volontariato, che in questigiorni si sono mobilitati allo scopodi liberare le riviere dai detriti e dal-lo sporco accumulato dal mare neimesi invernali, dispiace invece no-tare come in larghi tratti della costasalentina siano visibili gli effetti digravi inadempienze.

Il segno più vistoso è dato dal-la striscia biancastra di schiumettache danza sul mare a ridosso dallalinea costiera. Come ci spiegano gliesperti, si tratta di tensioattivi. Inparole povere quella schiuma è pro-dotta da detersivi scaricati a mare,ovvero da liquami giunti fra le ondedel mare attraverso le fogne o dallafalda aggredita dai pozzi neri.

Nel Salento sono ancora troppii comuni privi di un efficace siste-ma fognante ed è ancora carente lavigilanza sui versamenti clandesti-ni in falda.

Sta di fatto che l’acqua di alcu-ni pozzi si arricchisce di cariche bat-teriche e in alcune grotte costieresi sentono olezzi che nulla hanno ache fare con i profumi del mare.

E intanto incombe la stagioneturistica.

Il servizio di raccolta e smalti-mento dei rifiuti continua ad essereoggetto di seria preoccupazione,per la mancanza di un organico pia-no regolatore che preveda la gene-ralizzazione della raccolta differen-ziata. Vanno in compenso a conso-lidarsi fenomeni di abuso con im-provvisate discariche a cielo aper-to, localizzate nella periferia urbanae in prossimità di relitti stradali.

La viabilità è anch’essa motivodi disagio e occasione di specula-zioni, perché se è vero che in molticomuni ci sarebbe urgente bisognodi rifacimento del manto stradale, èanche vero che qualche cittadinoenfatizza piccoli incidenti e richie-de risarcimenti qualche volta ingiu-stificati.

La nostra terra si prepara allastagione del turismo con molte ini-ziative promozionali e con scarsacura per il territorio. Non sembra lascelta giusta.

Né possiamo condividere il si-lenzio delle comunità, che farebbe-ro bene a manifestare, attraverso leloro associazioni, il disagio per lasituazione presente e la disponibi-lità ad intervenire nelle forme pos-sibili.

Quel che si è fatto a Gallipoli èsicuramente una piccola cosa; mafornisce il segno di una sensibilitàche è la condizione prima, perché leamministrazioni possano funziona-re, perché i cittadini possano esse-re più attenti al bene comune e per-ché la comunità possa farsi davve-ro accogliente.

Ogni tanto dovremmo ricorda-re: insieme si può. Se le amministra-zioni puntassero al bene comune ese i cittadini fossero attenti al benedella comunità, molte problemi sipotrebbero risolvere e la qualitàdella vita migliorerebbe sensibil-mente. Insieme si può.

Queste parole fanno da sfondo e da temaunificante per la grande ‘festa dellafamiglia’ che la nostra Chiesa celebrasabato 1 maggio presso il nostro SeminarioArcivescovile.La scelta del tema ma anche della giornatadi festa per la famiglie cristiane della nostradiocesi non è ‘puramente casuale’. Indicauna delle priorità della pastorale diocesanaper i prossimi anni ma anche la riproposizio-ne della famiglia come luogo in cui si vive lapienezza della vita che non può non essereaperta al dono e all’accoglienza della gioia.Non sta a me aggiungere lamentazioni epaurose derive pessimistiche che quotidia-namente ci vengono segnalate dagliopinion makers. È indubbio che l’istitutofamiliare per sua stessa natura è chiamatoad affrontare problemi e situazioni che lavita dei singoli componenti deve necessa-riamente affrontare per lo sviluppo della suapersona in un contesto pluralistico. Èaltrettanto vero che la forza unitiva eaggregante che scaturisce dalla condivisio-ne dell’amore mostra le sue crepe espostacom’è alle nuove pseudo famiglie che nonfondano la loro verità sull’unità, definitivitàe originalità di un progetto che vienedall’Alto, ma su modelli imposti da unacultura del provvisorio e dell’etica fai da te.Ma è ancora più vera e forte la convinzio-ne e l’impegno dei cristiani a vivere,nonostante gli assalti contrari, la verità delprogetto di Dio che non solo non èpassato di moda ma riesce a presentarsinella sua bellezza e nella sua attualitànonostante la sua ‘vecchiaia cronologica’.Questo progetto parte dall’inizio, comeleggiamo nelle primissime pagine del LibroSacro: “per questo l’uomo lascerà suopadre e sua madre, si unirà a sua moglie,e i due saranno un’unica carne”(Gen2,24). Gesù, confermando questoprogetto lo arricchirà con il sigillo divino:“Dunque l’uomo non divida quello cheDio ha congiunto” (Mt19,5).Il convenire delle famiglie della nostraChiesa sarà un rinnovare, forse per qualcu-na un ritrovare nell’ascolto, nel dialogo enella invocazione la freschezza di quelprogetto che con il sacramento del matrimo-nio ha reso l’uomo e la donna cooperatori diDio nell’ordine della creazione e fa dellafamiglia il luogo primo in cui si sperimenta lagioia dell’essere Chiesa si che il matrimoniodiventa per i coniugi cristiani, come ricordail nuovo rito del matrimonio una ’nuova viadi santificazione’.Questa prima festa diocesana della famigliadi sicuro ci aiuterà a ricentralizzare il ruolodella famiglia cristiana, a responsabilizzarecon rinnovata attenzione la nostra Chiesaverso la piccola Chiesa domestica, adaccogliere con amore, rispetto e delicatezzaquanti vivono con fatica sofferta ledebolezze, le incrinature e la non pienafedeltà al progetto divino sulla famiglia.+ Domenico D’AmbrosioArcivescovo

La gioia di esserefamiglia

IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO

In viaggio da Lecce a Romaper testimoniare al Papal’affetto del popolo cristiano

MAGGIO

162010

Iniziativa della Consulta nazionale delle Aggregazioni laicali.Domenica 16 maggio in Piazza San Pietro al Regina Coeli

La Consulta nazione delle aggregazioni lai-cali, organismo che raduna sessantasette as-sociazioni e movimenti ecclesiali italiani, invitaquanti appartengono e si riconoscono nel mon-do dell’associazionismo cattolico a parteciparea Roma alla recita del Regina Coeli, domenica16 maggio 2010, in Piazza San Pietro.

Ci si vuole in questo modo stringere visibil-mente a Benedetto XVI come figli col padre, de-siderosi di sostenerlo nel suo impegnativo mini-stero, esprimendogli affetto e gratitudine per lasua passione per Cristo e per l’intera umanità.

I presidenti parrocchiali di Ac e responsa-bili dei movimenti per le adesioni possono pren-dere contatti con il segrtario della Consulta dio-cesana, Agostino Montinaro.

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento

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L’Ora del Salento

Iscritto al n. 517 del Registrostampa del Tribunale di Lecce

SETTIMANALE CATTOLICO

2primopiano

LA DOMENICAPIÙ FAMIGLIA MENO SHOPPING

Sabato 24 aprile, presso laSala Congressi dell’Hotel Pre-sident a Lecce, si è tenuto uninteressante Convegno sultema “ Etica e Medicina” pro-mosso dalle Sezioni Salentinedell’Associazione Medici Cat-tolici Italiani e supportato dalCral Lupiae del Gruppo Ban-cario Monte dei Paschi di Sie-na.

La moderazione del Con-vegno e l’introduzione al temasono state affidate al prof.Lorenzo Bonomo, Direttoredell’Istituto di Radiologia del-l’Università Cattolica S. Cuo-re di Roma, pugliese di Andria,noto a livello internazionaleper le sue ricerche in ambitoradiologico.

“Riflessioni su Etica eMedicina” è stato il titolo del-la relazione del prof. Salvato-re Cipressa, teologo e bio-eticista, Docente presso l’Isti-tuto Superiore di Scienze Re-ligiose di Lecce.

Il prof. Alessandro Car-riero, Direttore dell’Istituto diRadiologia dell’Università diNovara e nostro illustre con-terraneo (originario di Mon-teroni di Lecce), noto non soloper la sua rilevante attivitàscientifica ma anche per l’im-pegno umanitario espletatodalla “Forlife Onlus” Fonda-zione da lui istituita, ha rela-zionato su “Etica e Ricerca”.

Successivamente inter-venti di alcuni Medici Salen-tini - i dottori Tommaso Bor-gia, Silvio Colonna, Gianlui-

La famiglia è anzitutto la culla del-l’amore, e un campo che necessita diessere costantemente coltivato conpazienza, sincerità, sentimenti veri.L’elemento fondante del “nidofamiliare”dovrebbe essere proprioquell’unità derivata da legami profon-di e da occasioni di riposo e di comu-nione. Quale giorno migliore della do-menica per rafforzare l’amore attraver-so l’armonia e il dialogo con i propricari, purtroppo limitato durante i gior-ni feriali? Attraverso una passeggiatain un parco, magari passando da unapasticceria perché un gelato non puòmancare, oppure con una giornata in-tera trascorsa senza fretta in un gran-de centro commerciale, fornito anchedi ristorante per l’ora di pranzo e dinegozi per lo shopping. Purtroppospesso è questione di punti di vista.Fermiamoci un momento: e chi passala domenica dietro quei banconi e quel-le casse che sono la delizia della no-stra voglia di fare compere soddisfa-centi? Perché dietro ogni lavoratore elavoratrice ci sono persone, con i lorovissuti personali, le loro famiglie. Cheper vivere devono adattarsi ad unasocietà che adula il dio “futilità”. Ab-biamo allora passato la parola alle don-ne che sono protagoniste e vittime altempo stesso di questa situazione didisagio profondo. “Si parla tanto oggidi quanto sia importante la famiglia ecome sia difficile tenerla unita. Per ifigli è un periodo di grande incertezza,ma quale esempio possiamo dare se ciassentiamo anche l’unico giorno del-la settimana che potremmo dedicareloro?” afferma Alessandra. “Cosa c’èda dire?- chiede con amarezza Rosa-ria- Oggi bisogna ringraziare il cielose si ha un posto di lavoro. Personal-mente però ho pensato di lasciare tut-to, per recuperare un matrimonio chesi sta sfasciando, non per mancanzadi amore, ma per mancanza di tempoda passare insieme”. Lucia confessache “per mantenere un posto di lavo-

ro si accetta anche questo, ma il ri-schio è lo sgretolamento delle fami-glie. Mariti, figli, fidanzati, costretti arestare soli anche nei giorni di festa.Anche una gita al mare è un’utopiaora”. Sono voci di madri, mogli, fidan-zate, che vedono la propria vita per-sonale sfasciarsi per un sofferto sti-pendio a fine mese. Sono voci di per-sone che vorrebbero gridare il lorodolore ma sono soffocate dalla minac-cia di perdere anche quel posto di la-voro guadagnato con fatica. “Il lavo-ro comporta un impegno costante, manon implica solo doveri, bensì anchediritti. Una lavoratrice è una donna cheha il diritto di essere anche una madree una moglie presente, soprattutto nelgiorno del Signore” asserisce Giulia.Lucia dichiara con indignazione chela clientela si comporta in base a come

la si abitua, e per questo si culla sullapossibilità di fare la spesa di domeni-ca, eppure “questo non è un bisognodi primaria necessità, ma un businessche arricchisce pochi e toglie sorrisoa molti. Quando i negozi erano chiusinei giorni festivi, le famiglie riusciva-no ad uscire il venerdì e il sabato. Oranel week end i centri commerciali sonodeserti”. “Perché nessuno si rendeconto delle conseguenze che posso-no scatenarsi all’interno delle famiglie,che hanno il desiderio di trascorrereun giorno comune insieme ai propricari? Vogliamo fare bene il nostro la-voro, ma qualcuno può aiutarci e ri-darci la serenità per andare avanti? Èpossibile obbligare i nostri amministra-tori a concederci almeno due domeni-che libere al mese?” si chiede Chiara.Elisa sa che ci sono problemi ben più

gravi, ma sa anche che la loro difficol-tà viene sottovalutata fin troppo: “mol-te aziende o negozi non hanno la pos-sibilità di far ruotare i loro dipendenti,perché sono troppo pochi, e non ènemmeno possibile il riposo domeni-cale a turno. Tutto ciò ricade su di noi,che andiamo a dormire con una feritanel cuore, sapendo che non possiamodedicare nemmeno la domenica ai no-stri familiari”.

La domenica è per Sara “il giornodella settimana in cui ci si dedica com-pletamente ai valori più importanti del-la nostra vita: gli affetti, la famiglia lafede. È il giorno in cui la famiglia siritrova unita, in cui si fa visita a pa-renti malati”. Non in ultima analisi tut-te queste commesse lamentano l’im-possibilità di ristorare anche il lorospirito, il loro contatto con Dio e con

la celebrazione eucaristica domeni-cale. “Oltre alla domenica ci tolgonotutti i giorni festivi, e ci allontananodalla Chiesa e dalla spiritualità. Chiha il potere decide che questo è ilmodo per combattere la crisi, ma cosìè in noi e nelle nostre famiglie chesubentra crisi”. Sara ribadisce che “ladomenica dovrebbe essere il giornoin cui si può andare nella casa delSignore per pregare e ringraziarlo diciò che abbiamo”. Questa idea è ap-provata pienamente da Elisa, checonferma che si tratta del “giornoSacro, dedicato alla famiglia e al-l’unione delle persone a cui voglia-mo bene. Ma tutto ciò per noi nonesiste più, e spero non rimanga sol-tanto un ricordo”. Tutte queste don-ne si rivolgono ai sindaci e ai consi-glieri regionali, affinché rivedano lalegge regionali e non si dimentichinodelle parole pronunciate durante levarie campagne elettorali.

Durante il convegno “Una città perla famiglia”, svoltosi qualche giornofa a Giorgilorio con le associazioni fa-miliari di Surbo e Giorgilorio, alla pre-senza del Presidente Prov.le del Fo-rum delle Associazioni Familiari diLecce, la dott.ssa Carmen Tessitore,sono emerse proposte concrete a fa-vore della famiglia. Anzitutto questeassociazioni rilevano i bisogni del ter-ritorio e propongono un protocollod’intesa al Comune, per dar voce allefamiglie nelle scelte politiche familiarie sociali, per poi costituire un osser-vatorio sulla famiglia.

Questo protocollo d’intesa è sta-to accettato da amministrazioni comu-nali del Nord- Italia, e il nostro augu-rio è che quanto prima questo avven-ga anche nel Sud, affinché si possa-no evitare disagi e problemi come quel-li delle lavoratrici che abbiamo senti-to e che continueranno a lottare per laloro dignità di persona, prima di ognicosa.

Grazia Pia Licheri

Quando il lavoro disgregale famiglie e annulla il dialogo

VOCI DI DONNAUn gruppo di commessedipendenti degli ipermercatidi Lecce scrivonoal nostro giornale: il lavoroci impedisce di “santificarele feste”e di vivereserenamente la domenicacon i nostri cari

gi Conte, Cristian De Marzi,Luigi Greco, Clemente Saler-no - hanno evidenziato le pro-blematiche etiche nella praticamedica con particolare riferi-mento alla vita nascente, al finevita ed alla relazione medico-paziente.

Il Convegno è stato segui-to da un pubblico numeroso edinteressato, che ha dato poiluogo ad un dibattito che haarricchito ancora di più i conte-nuti del Convegno.

A chiusura del convegnol’Amci di Lecce ha donato alprof. Bonomo un manufatto dicartapesta leccese in segno diriconoscimento per la sua in-tensa attività didattica e di ri-cerca sostenuta da una parti-

colare attenzione verso i fon-damenti etici della professionemedica.

Come è stato sottolineatodal prof. Salvatore Cipressa ecome è emerso anche dagli in-terventi successivi dei dottoriTommaso Borgia, Luigi Greco,Clemente Salerno e GianluigiConte, negli ultimi decenni ilprogresso della scienza medicaha fatto emergere problemi nuoviche interpellano la coscienzadegli operatori sanitari.

Rispetto della dignità dellapersona umana in tutte le fasidella vita e “centralità” del pa-ziente sono stati gli argomentiricorrenti dei vari interventi.

Come ha sostenuto il Prof.Salvatore Cipressa, la relazio-

ne medico-paziente è l’incon-tro tra la “fiducia” del pazientee la “coscienza” del Medico: ilpaziente si affida al medico checon senso di responsabilitàdeve prospettare al paziente lepossibili soluzioni. Il pazienteha il diritto di intervenire nelprocesso decisionale in relazio-ne alle scelte di salute che loriguardano. La condivisionedelle scelte deve essere l’obiet-tivo di ogni relazione medico-paziente nell’ottica di una “al-leanza terapeutica “che rispettil’autonomia del paziente e laresponsabilità del medico.

Particolarmente interessan-te e di palpitante attualità è sta-to il tema presentato dal Prof.Alessandro Carriero sui rappor-ti tra etica e scienza. L’evolu-zione della scienza, se da unaparte alimenta grandi speranzedi concreti miglioramenti per lavita dell’uomo, dall’altra poneproblemi e dubbi di natura eti-ca. La ricerca scientifica puòessere utilizzata sia per salvarevite umane che per uccidere, siaper costruire che per distrug-gere; proprio perciò deve ne-cessariamente far riferimento avalori etici ed antropologici inmodo da poter essere finalizza-ta al bene ed al rispetto dellapersona umana. La ricerca deveconiugare rigore scientifico,trasparenza e rispetto della di-gnità e dei diritti umani : solocosì può derivarne un vero pro-gresso per l’umanità.

Gli interventi dei dottori Cri-stian De Marzi e Silvio Colonna

hanno riguardato due temi“caldi”, quelli relativi alla vitanascente e ed al fine vita. L’in-troduzione in Italia della Ru486ed il cosiddetto “caso Engla-ro” hanno recentemente su-scitato particolare interesserelativamente a questi temi. Inrelazione a ciò è stato ribaditala dignità della vita umana dalmomento del concepimento aquello della sua fine. Tale “di-gnità” rimane intatta in qual-sivoglia condizione, e statianche gravi di disabilità o didisagio non possono giustifi-care soluzioni abortive, prati-che di abbandono o di euta-nasia omissiva. Il principiopienamente condivisibile del-la proporzionalità delle cureporta certamente a rifuggire daprocedure futili che allunganol’agonia senza apprezzabili be-nefici per il paziente , ma il ri-fiuto dell’accanimento nonpuò essere usato strumental-mente per essere utilizzatonelle situazioni non già di mor-te attesa in tempi brevi ma didisabilità anche grave come ilcosiddetto “coma vegetati-vo”.

Il dibattito che ne è segui-to, guidato dalla sapiente edilluminante moderazione delprof. Bonomo, ha consentitodi puntualizzare diversi aspet-ti ed ha evidenziato ancor piùla drammatica attualità deltema trattato, che sicuramen-te merita ulteriori approfondi-menti.

Silvio Colonna

Etica, ricercae prassi medica

CONVEGNO

I Medici Cattolici all’hotel Tiziano

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salentoprimopiano

3L’Ora del Salento

Grande interesse e partecipazione al seminario tenutosi in aula Paolo VI il24 aprile scorso, alle ore 9, che vedeva gli interventi di importanti personalitàdel mondo della comunicazione.

Come prima riflessione il dott. Vittorio Sozzi, Responsabile del ServizioNazionale per il progetto culturale, ha voluto mettere in evidenza come loscenario dell’aula Paolo VI fosse quanto mai suggestivo e significativo,avendo ospitato, nel 2002, migliaia di operatori della comunicazione, riunitisiper incontrare Giovanni Paolo II. “Di quel momento, autentico spartiacqueper il cammino della Chiesa italiana e di molti di noi - ha affermato - vogliamoinnanzi tutto ricordare la fiducia e il mandato che ci affidò il pontefice, il qualeci disse: come protagonisti dei cambiamenti in atto in questi ambiti in unorizzonte di crescente globalità, siete chiamati a leggere e interpretare il tem-po presente e a individuare le strade per una comunicazione del Vangelosecondo i linguaggi e la sensibilità dell’uomo contemporaneo”. Anche Rat-zinger, in quell’anno cardinale, prese la parola, specificando che “Il Vangeloin una certa misura presuppone la cultura, non la sostituisce, ma la plasma.(…) il Vangelo è per sua natura paideia - cultura, ma in questa educazionedell’uomo si unisce a tutte le forze, che si propongono di configurare l’esse-re umano come essere comunitario”. Ed è in questo contesto che si sonocollocate le riflessioni del nuovo convegno.

Mons. Domenico Pompili, sottosegretario e portavoce della Cei, è parti-to dall’ipotesi che gli interlocutori di Gesù abbiano sorriso o fossero statispiazzati dalle sue parole. “Cosa avverrebbe infatti in quella cantina di otrivecchi, con i cocci e l’intera annata perduta che schiuma per terra? - si èdomandato - Dietro questa immagine ad effetto c’è una convinzione chesfugge a colui che non vuole assaggiare nessuna novità e ritiene la suabottiglia l’unico e miglior elisir che si possa mai bere, in barba al frizzantinoche traspira negli otri nuovi, giù in cantina. Ciò che gli sfugge è che per potercogliere il nuovo bisogna far piazza pulita del vecchio”. Nel Vangelo il vinonuovo è la buona novella, il vino vecchio è rappresentato dalla tecnologia,che paradossalmente diviene subito datata e i suoi mutamenti vengonocompresi ad ampio raggio solo quando sono già superati. Le condizionipreliminari per chi vuole attivare qualunque comunicazione sono: l’intenzio-nalità e la consapevolezza di ciò che si comunica; l’interesse per l’altro e lacapacità di ascoltarlo, con le sue esigenze, con i suoi nuovi linguaggi, con inuovi mezzi di comunicazione; l’impegno; la responsabilità. “La sfida odier-na- ha asserito- ci chiama ad un linguaggio non meno razionale, ma certomeno intellettuale, meno argomentativo ed astratto, in favore di un linguag-gio più simbolico e poetico che lasci emergere il legame profondo tra la fedee la vita vissuta; lo stesso linguaggio delle parabole di Gesù insomma”.

La parola è stata poi passata a Lorenza Lei, vice direttore generale dellaRai, la quale ha con fermezza sostenuto che “La sfida lanciata dall’avventodel digitale e dai nuovi media al mondo della televisione non ha precedenti.Per la Rai la sfida è quella di sapere cogliere la ricchezza delle nuove oppor-tunità, utilizzandole per realizzare con maggiore pienezza ed efficacia la mis-sione affidata alla televisione di Stato”. La Rai non può ridurre infatti i suoiobiettivi “all’utile economico” ma “deve favorire il senso di comunità. Ilsenso di appartenenza ad una società. E la comunità esiste in quanto lepersone si sentono legate da valori e comportamenti che ne definiscono lepeculiarità, le ricchezze. In una parola: l’identità”. Per portare avanti questamissione e raggiungere l’obiettivo prefissato senza dubbio “servono meto-do e creatività”. Riguardo il passaggio dall’analogico al digitale la vice diret-tore ha negato che la televisione abbia “i giorni contati” e che rischi di esserescalzata da tecnologie quali Facebook, come si sente dire. “La Rai proprioperché Servizio Pubblico può, e deve continuare a svolgere il proprio ruoloin questo scenario”.

Grazia Pia Licheri

L’intervento del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, prende avviocon una riflessione sui motivi e sulle ragioni dell’essere oggi cristiani e gior-nalisti, con una domanda che ogni giorno ognuno dovrebbe fare a se stessoper non perdere mai il senso del proprio agire: “cosa ci faccio qui”. E la ragiond’essere di un quotidiano quale Avvenire è stata data più di quarant’anni fada Papa Paolo IV, il quale diceva: “La Chiesa è esperta di umanità” e perciò hapensato ad uno strumento informativo che di questa esperienza fosse spec-chio.

Un cronista, come prosegue Tarquinio, è tenuto a cercare e trovare rispo-ste, a scrutare con attenzione ciò che si raccoglie e si racconta ogni giorno,ad affacciarsi con decisione sul futuro, senza tuttavia rinunciare alla propriastoria. Il tempo dei testimoni digitali, dunque, rafforza la domanda sulla rai-son d’etre della carta stampata, chiamata ad affrontare questo tempo nuovo;il direttore insiste sull’importanza dell’esserci oggi e nel futuro, poiché: “c’èancora qualcosa da dire di noi dei 187 settimanali cattolici, delle centinaia diemittenti capitanate da Radio inblu e da TV2000, di noi che siamo una retecapillare di diocesi e parrocchie, che ci riverberiamo in mille siti web, perchésiamo già nel tempo nuovo e non da protagonisti secondari”.

E questa affermazione è corroborata dalle recenti indagini sull’attivitàinformativa in rete, che testimoniano che circa il 95% delle notizie online èpresa dai giornali cartacei, ma in sintesi o tagliate o, ancora peggio, manipo-late. Perciò la vera sfida di cui bisogna essere consapevoli è la lotta allemanipolazioni “un meccanismo - prosegue Tarquinio - potenzialmente infer-nale, che può e deve essere contraddetto, con una presenza che possa esse-re si sintesi, si taglio, si rielaborazione, ma mai manipolazione, questo è l’im-pegno di chi fa comunicazione e sta nella corrente delle notizie da cattolico”.

Da questa riflessione parte il ricordo di Dino Boffo, che Tarquinio ricordacome amico e come professionista che per quindici anni ha lavorato affinchéi media cattolici avessero nel tempo nuovo una loro fisionomia, da strumentiutili ed adeguati; un uomo che si è fatto da parte per non esporre i media dellaCei agli attacchi vergognosi con i quali era stato bersagliato.

Tarquinio ricorda il feroce caso di controinformazione che venne operatocontro Avvenire dopo la pubblicazione dell’editoriale su Eluana Englaro, chevenne messo sotto accusa in rete: “C’è un altro modo di stare nella rete e fareinformazione ed i cattolici lo sanno e lo fanno”.

La parola passa, poi, a Padre Federico Lombardi, direttore sala stampaVaticana, di Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano, il quale apre ilsuo discorso meditando sulla profondità del titolo del convegno, poichéessere Testimoni Digitali significa “ritrovare il senso, il gusto, la passione diessere testimoni della nostra fede nel nostro tempo e nella nostra cultura”.

Padre Lombardi delinea i cambiamenti avvenuti nel mondo, che oggi èattraversato da miriadi di onde elettromagnetiche cariche di messaggi, riflet-tendo sul libro di Padre Teilhard de Chardin, Il Fenomeno umano, che deli-nea l’evoluzione umana partendo dalla creazione e passando attraverso idiversi stati avvenuti nel nostro pianeta. La crescita è iniziata dal nucleosenza vita della Terra, fino alla nascita della vita, dal primo strato di comuni-cazione tra gli uomini, fino alla nascita della Noosfera, la sfera della cono-scenza e del pensiero che, da uno stato embrionale, oggi è divenuta densis-sima. Oggi, afferma Lombardi: “siamo immersi in questa sfera in cui in tutte ledirezioni passano messaggi, prodotti dell’intelligenza umana: basta captarli.E sono tanti belli, ma anche tanti e brutti, cattivi, estremamente ambigui, maormai siamo immersi e questa è la nostra condizione che continuerà a svilup-parsi negli anni che vengono”, una condizione che può fare anche paura, mache è inarrestabile, poiché le nuove tecnologie sono oggi delle “protesi” allequali siamo collegati per svolgere le nostre funzioni, il lavoro o la missioneche siamo chiamati a svolgere.

Ilaria Lorenzo

L’Ora del Salentoall’Udienzadel Santo Padre Testimoni Digitali anche a Lecce

Si è concluso con l’Udienza di Papa Benedetto XVI, il Convegno organizzato dalla Cei

La sfida delle comunicazioninell’era tecnologica

IL SEMINARIO “VINO NUOVO IN OTRI NUOVI”

Essere cristiani e giornalistinei media cattolici

È destinata ad essere una tap-pa molto significativa della Chiesaitaliana.

Per l’impulso comunitario, pa-storale e teologico impresso dalPapa con il suo discorso destinatoa diventare importante orientamen-to per quanti operano con i media.

Per il coinvolgimento delle dio-cesi italiane che hanno partecipatocon convinta adesione al camminoculturale e mediatico proposto ne-gli ultimi anni nel contesto dell’im-pegno di inculturare la fede utiliz-zando in modo efficace le modernepiattaforme della comunicazione.

Per la presenza di migliaia di ope-ratori della cultura e della comunica-zione intervenuti al Convegno na-zionale e disponibili ad animare par-rocchie, associazioni e territorio conl’annuncio cristiano e lo sviluppodel dialogo rivolto ad ogni uomo.

La manifestazione promossadall’Ufficio Nazionale delle comu-nicazioni sociali ha impresso cosìnuovo slancio ai credenti per “abi-tare il continente digitale” non solocon simpatia, oltre che con la ne-cessaria prudenza, ma pure con lacapacità di mettere in risalto le va-rie opportunità della Rete.

“Le Chiese particolari e gli isti-tuti religiosi - ha sostenuto esplici-tamente Benedetto XVI - non esiti-no a valorizzare i percorsi formativiproposti…destinandovi con lungi-miranza persone e risorse”: la pro-posta di entrare positivamente nel-l’attuale confronto e scambio diidee con la specifica identità cristia-na e la necessaria competenza digi-tale, l’impegno a formare operatoripastorali animati da autentica “pas-sione per Dio e per l’uomo” e pre-parati tecnicamente, il mandatoevangelico di andare in tutto il mon-do per offrire la luce della Verità edell’Amore di Dio aprono il cuoredei battezzati ad inedite frontiere diinterattività massmediale.

Proprio questo è il secondo,forte esito del convegno.

La pastorale ordinaria esige “te-stimoni digitali” e parrocchie in cuiattenzione ed uso dei media sianouna costante dimensione dell’atti-vità quotidiana.

Un’apertura relazionale, compo-sta di consapevolezza del mondosempre più globalizzato, conoscen-ze delle potenzialità dello sviluppotecnologico, autentica carità capa-ce di accompagnare la ricerca delvolto dell’uomo e di quello di Dio.

Prendere atto che in pochissimianni si è sviluppata un’intensa ri-voluzione nel mondo massmedialecomporta, pertanto, nuove modali-tà di progettazione da parte dellacomunità facendo in modo che dav-vero, come afferma il Papa, “Il mon-do della comunicazione sociale en-tri a pieno titolo nella programma-zione pastorale”.

Si può concludere prendendoatto che il Pontefice, unitamente aiPastori dell’intera comunità ecclesia-le italiana, hanno conferito un nuo-vo mandato agli operatori pastorali,affinché la barca della Chiesa conti-nui a prendere il largo e, senza tra-scurare i necessari accorgimenti ri-guardo ai rischi della Rete, riesca adoffrire un supplemento d’anima mo-strando che è possibile un’informa-zione diversa abitando in modo pro-positivo l’ambiente digitale.

Adolfo Putignano

“Il compito di ogni credente cheopera nei media è quello di spianare lastrada a nuovi incontri, assicurandosempre la qualità del contatto umanoe l’attenzione alle persone e ai loro veribisogni spirituali; offrendo agli uomi-ni che vivono questo tempo ‘digitale’i segni necessari per riconoscere il Si-gnore”. Così Benedetto XVI, che haricordato “la missione irrinunciabiledella Chiesa” agli operatori delle Co-municazioni Sociali, che hanno presoparte all’udienza nell’aula Paolo VI, cheha chiuso il Convegno “Testimoni di-gitali”. “Il mondo della comunicazio-ne sociale entri a pieno titolo nella pro-grammazione pastorale”, ha aggiunto.Ringraziando per il servizio reso allaChiesa e quindi alla causa dell’uomo,il Papa ha esortato “a percorrere, ani-mati dal coraggio dello Spirito Santo,le strade del continente digitale. Lanostra fiducia non è acriticamente ri-posta in alcuno strumento della tecni-ca. La nostra forza sta nell’essere Chie-sa, comunità credente, capace di te-stimoniare a tutti la perenne novità delRisorto, con una vita che fiorisce inpienezza nella misura in cui si apre,entra in relazione, si dona con gratui-tà”. Anche nella rete i credenti sonochiamati a collocarsi come “animatoridi comunità”, attenti a “preparare cam-mini che conducano alla Parola di Dio”,e ad esprimere una particolare sensi-bilità per quanti “sono sfiduciati edhanno nel cuore desideri di assoluto edi verità non caduche”. La rete potrà

così diventare una sorta di “porticodei gentili”, dove “fare spazio anche acoloro per i quali Dio è ancora unosconosciuto”.

Il papa ha chiuso una tre giorniintensa, per certi versi epocale, che havisto confrontarsi stabilmente oltre1200 delegati delle diocesi italiane, tracui un gruppo di leccesi. Il convegno,promosso dagli uffici Cei delle Comu-nicazioni Sociali e del Progetto cultu-rale ha tracciato un nuovo solco, nelsegno di una presenza competente ecostante nel mondo dei media interat-tivi e crossmediali, spazio “da vivere”per un’autentica convergenza digita-

le tra antichi e nuovi mezzi della comu-nicazione.

“La Chiesa ha il compito di evan-gelizzare, e dunque anche l’ampiomondo dei media digitali va guardatocon simpatia e stima da parte dellaChiesa e dei suoi operatori”. Ha dettoil cardinale Angelo Bagnasco, interve-nendo durante i lavori del convegno.“L’impegno della comprensione e del-la progettazione della presenza dellaChiesa nel mondo dei media digitali -al centro delle riflessioni di questenostre giornate - è, come dice il Papa,‘un ambito pastorale vasto e delica-to’, richiede cioè di soffermarsi anzi-

tutto sull’azione della Chiesa nell’at-tuale contesto per individuare formeattestabili di fedeltà al Vangelo”, haspiegato durante relazione. Secondoil presidente della Conferenza Episco-pale Italiana, non solo “bisogna dareun’anima alla rete”, ma c’ bisogno di“integrare in modo corretto ed effica-ce la missione educativa - che si avva-le delle dinamiche tradizionali insosti-tuibili - con le più recenti tecnologiemediatiche”.

Ad otto anni da “Parabole Media-tiche” si è preso atto di come il cam-biamento dell’approccio comunicati-vo sia ormai evidente. Siamo sommer-si da messaggi, ed il compito del cri-stiano, ribadito più volte, non è “sem-plicemente” quello di utilizzare i servi-zi in rete, dato quasi scontato, ma “abi-tare” cristianamente gli spazi non piùparalleli del continente digitale, sem-pre meno “on line” e sempre più ordi-nario nella vita di ogni giorno.

“Le nostre strade oggi sono que-ste: bisogna essere bene equipaggiati,sta a noi conoscere queste strade, cherichiedono di avere chiara la méta e diconoscere a fondo gli obiettivi”, haammonito mons. Claudio Maria Celli,presidente del Pontificio Consiglio delleComunicazioni sociali. Per il capo deldicastero vaticano i cristiani di tutto ilmondo sono chiamati a “lasciare trac-ce visibili, riconoscibili, che faccianopensare alla nostra presenza e non aquella indistinta di qualsiasi altro”.

Salvatore Scolozzi

IL PAPA

Abitareil continente

digitale

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento 4ecclesìa

IL PRIMO GIORNODELLA SETTIMANA

Amarsigli unigli altri

L’AGENDADELL’ARCIVESCOVO

SALENTO FRANCESCANO di frà Paolo Quaranta

di don Angelo Sceppacerca

Resurrezione fonte di Letizia

TRA LE BRACCIA DEL PADRE

In ricordo di don Giuseppe ConteGiovedì 22 aprile u.s. ha ter-

minato la sua lunga giornataterrena il rev. don GiuseppeConte, primo Parroco di S. Lu-cia in Surbo; quasi alla vigiliadel suo sessantesimo di vitasacerdotale: di cui ha visto lasoglia, ma non l’ha varcata.

Era uno degli 8 che saliro-no l’Altare il 6 agosto, festadella Trasfigurazione, dell’An-no Santo ’50. In S. GiovanniEvangelista delle BenedettineCassinesi, (a soli 4 giorni dallamorte, del venerato VescovoCosta), per la preghiera e l’im-posizione delle mani di mons.Francesco de Filippis, Arcive-scovo della vicina città-sorelladi Brindisi, e per indulto dellaSanta Sede.

Era il gruppo di quegli ordi-nandi così raramente numero-so per Lecce; ora ormai prati-camente dimezzato.

Don Giuseppe fu presbite-

Nel mio precedente apporto a questo setti-manale, ho già toccato, verso la fine, l’argo-mento “Letizia”.

Una caratteristica peculiare del francesca-nesimo. Ma la letizia non è facile goliardia oilarità facile e a basso prezzo.

La “Perfetta Letizia” di cui parla Francescod’Assisi, nasce da un sentimento profondo,dall’aver recepito un annuncio di gioia, unaLieta Novella.

Non dunque facile emozione per alleviareil grave della vita quotidiana, non atteggia-mento esteriore che esorcizza in maniera fu-gace quanto immatura le difficoltà della vita,ma impossibilità di contenere la gioia della Re-surrezione di Cristo anche di fronte ai montida superare.

La lotta serrata ed instancabile che l’uomoorganizza contro ogni specie di sofferenza e lacorsa anelante verso il piacere, considerato uni-ca sorgente di godimento, dimostrerebbe - so-prattutto nel dilagante edonismo di cui è vitti-ma la nostra società - l’incompatibilità tra gioiae dolore, tra fedeltà ed insuccesso, tra sacrifi-cio e successo…

Ma la gioia cristiana, la “letizia” come Fran-cesco l’amava chiamare, che sgorgò dalla cro-ce nel cuore del Santo, diventò caratteristicadella spiritualità francescana soltanto in rap-porto alla sua vita provata ogni giorno dallacontingenza del momento presente.

La letizia francescana è al contempo “dono”dello Spirito e “conquista” personale dell’uo-mo che, impegnandosi a conformare la propriavita ai piani di Dio offre il terreno adatto a fargermogliare questo bel fiore.

Fino a che rimane viva l’opposizione dellanostra volontà a quella della croce che ci si

para d’innanzi,c’è in noi il disor-dine, la ribellioneche oscurano lamente e paraliz-zano le energiedella volontà esoprattutto impe-discono o limita-no l’effusionedello Spirito San-to.

La fedeltà diFrancesco alprogetto di Dio sitramuta in “doci-

bilitas” all’azione santificante dello Spirito cheplasma l’esistenza dell’uomo volgendola ver-so il bene per lui disegnato da sempre. Un benesconosciuto ma che va spiegandosi, rivelan-dosi nella storia.

A questo punto lo sforzo che Francesco so-stenne e che ciascun battezzato è chiamato asostenere, che potremmo chiamare ascetico (=anelito al superamento dell’ostacolo quotidia-no) prepara ed attira sull’uomo l’azione misticadello Spirito Santo che effonde la sua letizia.

La letizia è dunque qualcosa di molto di-verso dalla gioia naturale, e tanto più dell’al-legria, anche se talvolta in alcune espressioniesterne vi si può avvicinare. Essa presuppo-ne una disposizione costante di tutto il no-stro essere a collocare, come Francesco, ognicosa al suo posto nei piani di Dio, anche nel-l’ora della prova e dell’oscurità; richiede quin-di l’esercizio della fede talora in grado eroico.In una parola, la letizia è l’atmosfera propriadei santi.

Domenica 2 maggio 2010Ore 11.00 - Conferisce le Cresime nella Parroc-chia di Villa ConventoOre 16.30 - Celebra il 50° anniversario di profes-sione solenne di alcune Suore della Congrega-zione Suore Salesiane Discepole SS. CuoriOre 19.00 - Conferisce le Cresime nella Parroc-chia M. Regina di Squinzano.

Lunedì 3 maggio 2010Mattina - UdienzeOre 11.00 - Partecipa alla giornata sacerdotaledella Provincia FrancescanaOre 18.30 - Conferisce le cresime nella Parroc-chia di Torchiarolo

Martedì 4 maggio 2010Si reca a Roma

Mercoledì 5 maggio 2010Mattina - UdienzeOre 16.00 - Riceve i cresimandi della ParrocchiaS. Lucia in LecceOre 17.00 - Riceve i cresimandi di S. GiovanniBosco in S. Pietro V.co.

Giovedì 6 maggio 2010Mattina - UdienzeOre 16.00 - Riceve i cresimandi della ParrocchiaMadonna dell’IdriaOre 17.00 - Partecipa alla Conferenza sul temadelle Comunicazioni Sociali presso la Scuola Te-ologica di BaseOre 19.00 - Celebra la Solennità di S. DomenicoSavio nella Basilica dei Salesiani a Lecce

Venerdì 7 maggio 2010Mattina - UdienzeOre 16.00 - Riceve i cresimandi della Matrice diMonteroniOre 19.00 - Conferisce le Cresime nella Parroc-chia S. Lucia in Lecce

Sabato 8 maggio 2010Ore 11.00 - Celebra la S. Messa in onore dellaVergine del S. Rosario nella omonima Basilica diLecceOre 19.00 - Conferisce le cresime nella Matrice diMonteroniOre 20.00 - Partecipa al Concerto Ars Amoris sul-la vita del Santo Curato d’Ars presso l’Hotel Ti-ziano

L’uscita di Giuda dal cenacolo è l’inizio della passio-ne, ma anche della gloria che il Figlio e il Padre si scambia-no reciprocamente. Questa è l’ora della gloria, attesa dasempre, che manifesta il rapporto d’amore tra il Padre e ilFiglio.

E in loro, anche l’amore per noi, ciascuno di noi. Cer-to, noi dobbiamo cercare la strada per entrare nella stessagloria ed è lo Spirito-amore a mostrarla: “Come io ho ama-to voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

Amarsi è la via diretta per far scendere il cielo in terraperché l’amore tra il Padre e il Figlio abiti la nostra vita e lafaccia eterna.

L’amore scambievole è il Vangelo più forte di Gesù, losquillo più acuto della rivelazione di Dio nel suo Figlio enel nostro esser i suoi discepoli. Incredibile è che tuttoquesto abbia avuto inizio, nel triduo pasquale, propriodall’uscita di Giuda. L’odio di Giuda svela l’Amore chesalva.

Perché l’amore è un comandamento? Nessuno puòessere obbligato ad amare! Questo, però, è un comanda-mento “nuovo” perché dice che l’uomo può tornare adamare, perché l’amore di Dio (“come io vi ho amati”) l’hafatto “nuovo”, capace di carità, di agape. “Bisogna” amareperché Lui ci ha amati e perché l’amore è il segno di rico-noscimento dei cristiani, il linguaggio universale capacedi convincere e conquistare.

Il cristiano è uno che ama, molto più che un semplice“osservante”. Lo sanno bene i santi e i mistici, che nesperimentano le conseguenze promesse dal Vangelo: “Sesiamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più diogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: piùdella madre, del padre, dei fratelli, dei figli. Vale piùdella casa, del lavoro, della proprietà; più delle opered’arte d’una grande città come Roma, più degli affarinostri, più della natura che ci circonda coi fiori e iprati, il mare e le stelle: più della nostra anima. È Luiche, ispirando i suoi santi colle sue eterne verità, feceepoca in ogni epoca. Anche questa è l’ora sua: nontanto d’un santo, ma di Lui; di Lui fra noi, di Lui viventein noi, edificanti - in unità d’amore - il Corpo misticosuo. E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo perattimo nella carità. È comandamento base l’amore fra-terno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincerafraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in essonon vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio èPadre ed ha nel cuore sempre e solo i figli” (ChiaraLubich).

ro che ha esercitato sempre,come raramente accade il suolungo ministero sacerdotalesempre nel natio loco.

Trenta anni di vicecura nel-la matrice di S. Maria de Popo-lo accanto a due ora defuntiarcipreti: il santo don France-sco Corno e lo zelante don An-tonio de Pandis.

Dall’80 fu vicario curatodella nascente Parrocchia di S.Lucia, e poi da circa un quartodi secolo parroco di quella co-munità che va sempre slargan-dosi verso la città capoluogo.

Negli anni del suo ministeroha soprattutto innalzato la strut-tura edilizia della luminosa e ac-cogliente neochiesa parrocchia-le che non vide ultimata prima dicompiere gli anni del suo mini-stero quando dai superiori fu tra-slato per un decennio alla retto-ria della chiesa di S. Giuseppe.

I suoi funerali presieduti al-

l’indoma-ni damons. Ar-civesco-vo, con-celebratida 15confratellie decoratidai cantidi unapossentes c h o l a

parrocchiale, furono partecipatida numerosissimi fedeli, con acapo le autorità cittadine.

La sua memoria rimane inbenedizione tra quanti lo co-nobbero e lo amarono: daglianni del seminario fino agli ul-timi inerti e silenti suoi giorni;quasi auspicio di ancora altrenumerose e sante vocazionisempre fiorite in quel vicinocentro suburbano.

Oronzo de Simone

I Centri Missionari delle diocesi diLecce, Nardò, Otranto, Ugento-S.M.diLeuca e la Pontificia Infanzia Missio-naria, sabato 24 aprile us., hanno or-ganizzato e svolto la Festa interdioce-sana dei ragazzi missionari.

Lo slogan: Il Vangelo viaggia sen-za passaporto riassume molto bene gliobiettivi che ci si è prefissi: vivere lafraternità costruita, comunicata, pre-gata testimoniata, condivisa con can-ti, giochi.

Un pomeriggio con la missione nelcuore, nell’incontro, scoprendo la mis-sione nell’andare oltre le comoditàdella propria casa, lingua, cultura, perincontrare l’Altro che riconosciamo inchi incontriamo, condividendone legioie e speranze, ricchezze e povertà,la vita di tutti i giorni

Momento di incontro volto a coin-

IL VANGELO VIAGGIA SENZA PASSAPORTO

volgere tutti, ma proprio tutti, adulti eragazzi protagonisti in prima personadel muoversi, del camminare sulle stra-de verso l’incontro, la solidarietà,l’amicizia.

I ragazzi, circa duemila presenti,attori e protagonisti perché il futuro ègià qui, nei loro cuori aperti al mondo,nell’amicizia donata, nella solidarietàcondivisa. In una parola: responsabi-lità creativa per una rete della vita ba-sata sulla vicinanza.

Perciò anche se solo per un pome-riggio, si è pellegrini di speranza e pace,viaggiando sul treno della speranza deipopoli sospinto dalla solidarietà deipiccoli, attraverso il Salento.

Si arriva a Lecce dove i ragazzi mis-sionari della diocesi locale hanno ac-colto gli ospiti, da li in corteo ci si èavviati festosi, animati dagli amici della

diocesi di Ugento. Arrivati in PiazzaSant’Oronzo si è cantato tutti insiemeAndiamo corriamo.

Sul palco don Rocco ha illustratola finalità della manifestazione e coor-dinato gli interventi: i saluti di SuaEcc. mons. Domenico D’Ambrosio, delSindaco di Lecce e la testimonianzamissionaria di P. Gianni Capaccionimccj, una vita intera spesa per l’africa.Gioioso il canto Medley proposto dairagazzi missionari della Diocesi diUgento e quelli delle Diocesi di Otran-to e Nardò .

La preghiera conclusiva è stata cu-rata dai ragazzi missionari di Lecce, aseguire, dopo un breve scroscio d’ac-qua, la Festa si è conclusa con balli ecanti dei ragazzi missionari delle dio-cesi del salento.

Ufficio Missionario Lecce

Il treno dei ragazzimissionari del Salento

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento 5catholica

I Padri, la Sindone e i VangeliMAGISTERO VIVO di Carmelo Simmini

DOPO LA GIORNATA PER LE VOCAZIONI

“Siano rese grazie a Dio, ilquale ci fa partecipare al suotrionfo in Cristo e diffonde permezzo nostro il profumo dellasua conoscenza nel mondo in-tero! ”. Mi servo delle parole diPaolo ai Corinzi per stigmatizza-re con poche parole il mio grazieal Signore per questo primoanno di sacerdozio. Il 29 aprile2009 venivo ordinato presbite-ro in quel di Arnesano che, perla prima volta, vedeva ordinatoun suo “figlio” nella sua chiesaparrocchiale. Un anno! Un annoche mi sembra sia volato! Hopotuto iniziare a metter i primipassi in questo grande e bellis-simo ministero, la divina avven-tura che il Signore ha semprevoluto e vuole da me!

Quando si studia in semi-nario e ci si prepara al “Si” to-tale a Dio nel diaconato prima enel presbiterato poi, si sognatanto il ministero che quasi sicrea un immagine, se non di-storta, quanto meno forse trop-po idealizzata. Quando i riflet-tori della festa si spengono esei chiamato a vivere nel quoti-diano la fedeltà a Dio, le cosecambiano. È vero! La bellezzadi un Dio che ha dato tutto sestesso per te e per l’umanitàdiventa un punto fisso, quasiindelebile, nel tuo percorso divita e nella continua ricercadella volontà di Dio, ma sei poichiamato a metterti in discus-sione ogni giorno, ad entrarein relazione con un mondo chequasi mai viaggia nel tuo stes-so senso di marcia. Ma credosia proprio qui la bellezza “del-l’essere di Dio”: è Lui che gui-da ed è Lui che indica la strada.

In questo anno ho avuto lapossibilità di continuare lascuola ma da “professore”.L’incontro quotidiano con gio-vani in “ricerca della felicità”,mi sprona sempre più a cercardi “di-mostrare” quanto quellafelicità può essere grande esenza confini sono se inqua-drata in un vera ottica di fede.Non è semplice, anzi piuttostodifficile. Mi sono scontrato emi scontro tutt’ora non tantocon una poca “domanda” diDio ma molto spesso con unacerta indifferenza di fondo, in-crostata sulla pelle di giovanisempre più “buttati” nella vitapiuttosto che accompagnati.Non so quanto riesca a graffia-re questa dura scorza ma ci han-no sempre insegnato che sia-mo chiamati a piantare ma nonsempre a raccogliere. Ma è cer-tamente una esperienza che piùche loro fa maturare me.

Altri chiamati a sperimenta-re sulla propria pelle le “primearmi” del mio servizio pastoralesono “i santi”, come scrivevaPaolo, della comunità di San Gio-vanni Maria Vianney in Lecce.Dal maggio dello scorso anno,poche settimane dopo l’ordina-zione, sono stato inviato comevicario parrocchiale in questabella comunità. Iniziando dalparroco, nonché vicario gene-rale, don Fernando Filogranadevo ringraziare tutti e ciascu-no per la bella esperienza di fedee di collaborazione e per esserstati le mie prime “cavie pasto-rali”. Il Signore benedica il vo-stro lavoro e il vostro impegno.

Nel cammino di un sacerdo-te c’è un grosso rischio! Inizia-re a “perdersi” nelle tante coseda fare senza tutelare l’essen-ziale, quello che di più grandelui ha: la serenità e la pace inte-riore, quell’unità con Dio mes-sa a dura prova dai primi insuc-cessi o dall’allontanarsi da uncontinuo e costante rapporto

Lunedì 19 aprile scorso, ho partecipato alla veglia di Pre-ghiera per le Vocazioni, organizzata dal Centro Diocesano Vo-cazioni, nella Parrocchia di San Giovanni Maria Vianney, in Lec-ce. Ho vissuto un intenso momento di spiritualità perché tutto,in quell’incontro, suscitava interesse e aiutava a riflettere sullapropria vita e sul proprio essere cristiani, senza discorsi difficilie noiosi.

Imperniata sulle domande di sempre sul senso dell’esisten-za umana, la Veglia scandiva, in tre momenti diversi, le fasi delcammino che compie chiunque voglia conoscere se stesso eincontrare Gesù: la ricerca, l’incontro, la decisione della seque-la-Testimonianza. Semplice e nello stesso tempo profondo erail dialogo tra una giovanissima coppia che cerca di comprende-re appieno il progetto di Dio sulla propr ia vita el’“accompagnatore”, che guida il cammino di ricerca, secondola propria esperienza di fede e soprattutto secondo la Parola diDio.

Molto bella la testimonianza di una giovane ragazza, Ange-la, che ha lasciato il lavoro perché una voce più forte la chiamaa percorrere una strada che neppure lei stessa sa, ancora, dovela porterà. Ma non ha dubbi: si fida di Lui! E poi, ancora, latestimonianza di fede, proposta attraverso un video, di ChiaraLuce Badano, che tra poco sarà beatificata e che della malattiaha fatto la sua vocazione di vita.

Gesti e segni in quella Veglia mi hanno parlato di amore peril Signore, per la cura con cui era stata preparata, e di attenzioneper i partecipanti, numerosissimi e soprattutto giovani. Tuttoinvitava alla meditazione: dalla ricchezza dei contenuti propo-sti, compreso il suggestivo racconto del beduino nel deserto,alle preghiere scelte, ai canti così coinvolgenti, al semplice masignificativo gesto della nuvoletta-messaggio che ci siamoscambiati, alle riflessioni dell’Arcivescovo sull’amore comevocazione della vita di ciascuno di noi.

Ognuno, indipendentemente dal suo stato di vita e dall’età,per il solo fatto di essere battezzato e figlio di Dio, si è sentitochiamato per nome, cercato per primo, invitato a seguire il Si-gnore, per fare della propria vita un dono per Lui e per gli altri.

Del resto, da chi lo cerca con cuore sincero, il Signore silascia incontrare nel silenzio della propria coscienza, come nel-la Parola, nel Pane spezzato, nella sofferenza e nelle gioie di chici cammina accanto, nella Chiesa che rende visibile il suo mi-stero.

Quella sera, ancora una volta, «io l’ho incontrato» in quellaParrocchia, nel festoso e sincero calore di quell’assemblea. Mene tornai a casa, grata al Signore per tutti coloro che si sonopienamente consacrati a Lui e che ci aiutano a crescere; grataper quanto avevo ricevuto e sempre più consapevole del deli-cato ruolo del catechista-accompagnatore, cui spetta il compi-to di far risuonare nel cuore dei piccoli come in quello degliadulti la Parola del Signore, l’unica tra le tante inutili e fuorvian-ti che ascoltiamo, capace di orientare le nostre scelte quotidia-ne e di farci discernere qual è il progetto di vita che Dio ha pernoi.

Adriana Bortone

Sul telo sindonico è visibile un’immagine diuomo, di cui è identificabile non solo la condi-zione di morte ma anche la causa della morte: lacrocifissione. Nonostante l’immagine presentiqualche difficoltà di lettura, a causa di un’in-versione di toni chiaro-scuri simili a quelli delnegativo fotografico, se ne distinguono alcunicaratteri, come quello della rigidità cadavericae dell’assenza di qualsiasi segno di putrefazio-ne. Si notano inoltre sul corpo numerosissimisegni di ferite da flagellazione, la presenza allemani e ai piedi di buchi da ferita di corpo acumi-nato (i chiodi), i segni di numerose punture sulcuoio capelluto, una grande ferita al fianco si-nistro (sulla Sindone, e dunque fianco destrosull’uomo che vi fu avvolto).

I segni della Sindone trovano un riscontrodiretto nella testimonianza dei Vangeli circal’esecuzione capitale di Gesù di Nazaret: croci-fissione preceduta da flagellazione, battiture sulvolto, incoronazione di spine, uso dei chiodiper la crocifissione stessa, e seguita dalla feritainflitta con la lancia leggera da uno dei soldatimentre non sono spezzate le gambe, secondola profezia riportata in Es. 12, 46 e citata in Gv.19,36. Le stesse caratteristiche del liquido fuo-ruscito dalle ferite (identificato sulla Sindonecome sangue umano del gruppo AB si lascianodistinguere, sul lenzuolo sindonico, come do-vute al momento del versamento, prima o dopoil decesso (sangue cadaverico).

È appropriato parlare di una eccezionale cor-rispondenza (senza nessun altro esempio para-gonabile) fra la testimonianza dell’evento dellarisurrezione secondo i Vangeli. I racconti evan-gelici della sepoltura di Gesù sono chiaramenteinterpretabili come quelli della crocifissione, per-ché i sinottici (Marco, Matteo e Luca) sono piùparchi di particolari, mentre Giovanni parla di“teli” al plurale, di un sudario usato per Gesù, edi un rinvenimento del suo sepolcro vuoto, doveperò si vedono ancora i panni funerari privi delcorpo del defunto. C’è convergenza fra i sinotti-ci e Giovanni, e fra Giovanni e la Sindone, se sipensa che un lenzuolo dalle dimensioni sindo-niche doveva giacere abbandonato sulla pietrasepolcrale piegato a metà e quindi con l’appa-renza di un lenzuolo superiore e di uno sotto-stante. È dunque giustificato dire che fra rac-conto evangelico e ‘racconto’ sindonico dellasepoltura di Gesù c’è completamento.

Gli scritti dei Padri accompagnano la medi-tazione del pellegrino sul racconto della depo-sizione di Cristo nel sepolcro, racconto evoca-to dalla Sindone. Il loro commento ci guida avedere la scena, a scoprirne il valore spirituale,

a interiorizzarne il senso. I Padri ci aiutano ascoprire il valore simbolico di ogni elementoche scaturisce dalla Parola.

Il telo, simbolo della purezza, è consideratonon solo candida veste per il Signore Gesù, maanche per tutta la Chiesa. È paragonato alla tova-glia posta sull’altare del banchetto eucaristico;nonché alla tovaglia che Pietro vede calare dalcielo (At 10,11) portando ogni genere di animale,simbolo della chiesa che accoglie anche uominipagani. Il lenzuolo semplice ed essenziale richia-ma l’umiltà del cuore puro che accoglie Cristo;contro ogni sfarzo e ostentazione di ricchezza.

I Padri si avvicinano a Giuseppe, scrutandole sue azioni; egli è considerato il discepolo fe-dele, pienamente consapevole dell’umanità diCristo, per il quale organizza la sepoltura, e nonancora giunto, forse, alla fede nella resurrezio-ne. Giuseppe che vigila il sepolcro richiama, almomento della morte di Gesù, l’altro Giuseppe,che lo accolse al suo nascere, vegliandolo nellagrotta di Betlemme. Anche il suo cuore svelacarità: Giuseppe, in qualche modo, vestendo ilcorpo nudo di Cristo, si è fatto prossimo.

I Padri si sforzano di immaginare questo se-polcro, di visitarlo, di entrarvi dentro; addirittu-ra di parlarvi come fosse un essere vivente;anche quando si tratta del sepolcro della Ma-dre di Dio. Non mancano le domande su dove ilsepolcro fosse situato, da chi e come fosse sta-to costruito, per poi trasferirlo presto sul pianospirituale, considerandolo un giardino. La grot-ta di Betlemme è misteriosa anticipazione dellapietra del sepolcro: le immagini si scoprono le-gate una all’altra, a racchiudere un unico mes-saggio d’amore e di salvezza. La roccia tagliataè simbolo della durezza del mondo pagano incui Cristo è chiamato a restare; un sepolcro chenon ha confini perché quell’uomo racchiusonella tomba è già nell’alto del cielo; nuovo per-ché mai un uomo vi era stato deposto prima,sigillando così la novità assoluta della morte diCristo, morte presto destinata a sottrarsi perlasciare che si faccia presente il Risorto.

Queste pagine emanano i profumi del se-polcro: mirra e aloe. “Unguento mistico” diceAmbrogio, in cui la Chiesa riunisce in un unicosoave odore la diversità delle genti.

Nella scena emerge anche Maria, partecipenel dolore. Non solo è notata dai Padri, ma glistessi elementi della scena tornano al momentodella sua sepoltura. E’ lei che sollecita la sepol-tura del figlio Gesù, lei invita Giuseppe d’Arima-tea a trovare degna sistemazione per il corpo.

Il tempo pasquale ci fa cogliere meglio talimessaggi.

con Dio. Essere dono per glialtri è fondamentale ma non bi-sogna mai perder di vista “ilperché” di un così grande dono:semplicemente un ricambiare!Ricambiare quell’Amore che tiinveste e che ti stravolge tuttigli schemi. Una rottura che tan-te volte porta sacrificio e unaqualche piccola o grande soffe-renza. Ma mi hanno sempre col-pito le parole che il Santo PadreBenedetto XVI rivolse hai sacer-doti della diocesi di Aosta qual-

che mese dopo la sua elezionealla cattedra di Pietro: “Mi sem-bra che nella storia della Chie-sa, in forme diverse, ci sonosempre questioni che ci tor-mentano realmente: che cosafare? La gente sembra non averbisogno di noi, sembra inutiletutto quanto facciamo. Tuttaviaimpariamo dalla Parola delSignore che solo questo semetrasforma sempre di nuovo laterra e la apre alla vera vita.Condivido con voi queste do-

mande, queste questioni. Sof-fro anch’io. Ma tutti insiemevogliamo, da una parte, soffri-re su questi problemi e anchesoffrendo trasformare i proble-mi, perché proprio la sofferen-za è la via della trasformazio-ne e senza sofferenza non si tra-sforma niente. Questo è ancheil senso della parabola delchicco di grano caduto in ter-ra: solo in un processo di sof-ferta trasformazione si giungeal frutto e si apre la soluzione.

E se non fosse per noi una sof-ferenza l’apparente inefficaciadella nostra predicazione sa-rebbe un segno di una mancan-za di fede, di impegno vero.Dobbiamo prendere a cuorequeste difficoltà del nostro tem-po e trasformarle soffrendo conCristo e così trasformare noistessi. E nella misura nellaquale noi stessi siamo trasfor-mati, possiamo anche rispon-dere alla domanda posta sopra,possiamo anche vedere la pre-

senza del Regno di Dio e farlavedere agli altri” (Aosta, 25luglio 2005).

È una grande sfida! Ma lasalvezza dell’umanità sta pro-prio nel trasformare il dolore indono e per noi sacerdoti ripre-sentare sulla terra il vero edunico Sacerdote: Gesù Croci-fisso! Quell’uomo-Dio che pro-prio sulla croce è divenuto ilponte che lega per sempre ilcielo e la terra.

Luca Bisconti

Eccomi qua pronto per una serata in pizzeria. Una “forse”anonima serata in pizzeria all’insegna della risata e del diverti-mento... come sempre.

Leggermente carico di entusiasmo mi accingo ad andare inparrocchia.

Normale incontro in chiesa con i miei compagni, saluti e,dopo una piacevole breve attesa, tutti nel pulmino: si parte per illocale. Viaggio rapido e simpatico che termina con l’arrivo inpizzeria dove ci avrebbe aspettato una sorpresa; i tredici semina-risti della diocesi attendevano noi, giovanissimi di Azione Catto-lica della parrocchia San Giovanni Maria Vianney in Lecce.

Inizialmente confusi ma poi soddisfatti di aver deciso diaderire a questa proposta, iniziamo a far conoscenza e nel girodi pochi minuti già non ci si fermava più di parlare: una parolatirava l’altra e, con brevi interruzioni di filmati e video musicali,si è arrivati al momento della pizza.

I sacerdoti dell’equipe del seminario che hanno organizza-to l’intera serata ci hanno proposto di annotare su appositifoglietti delle domande (anche le più strane) a cui poi, i sacer-doAl momento delle risposte don Luca Bisconti e don NandoCapone hanno raccontato un po’ in generale la loro storia sof-fermandosi naturalmente sulla loro vocazione. Siamo rimastitutti a bocca aperta... era bello osservare come dei giovani han-no risposto alla loro “Chiamata”. Entrambi hanno avuto stili divita molto differenti eppure tutti e due sono arrivati alla stessaconclusione: il desiderio di seguire Gesù senza alcun freno...perché l’amore non ha limiti.

La serata è ben presto giunta al termine ed ora eccomi qui ascrivere, soddisfatto.

Bernardo Rollo

Una serata speciale in pizzeriaDon Luca Bisconti racconta la sua esperienza al servizio della Chiesa di Lecce

Un anno di sacerdozio

Io l’ho incontrato…

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento

di Antonio Silvestri di Fabio Scrimitore

6welfare tutti in classe

Control’evasioneinsiemeInps,EntrateedEquitalia

di Domenico Maurizio ToraldoPneumologo

La saluteprima di tutto

Pronto il regolamento per le abilitazioni

Cambiano i tempi e i modidel bere in Italia

I COLORIDELLA VITA di Vinicio Russo

Nella città di Sarajevola diaspora dei cristiani

Riciclaggio e obblighidi adeguata verifica

IL FISCO ED I CITTADINIGiangaspare Donato Toma

Ottime notizie per neo e vetero-dottori con vocazione didattica, che attendo-no da due lunghi anni che Parlamento e Governo restituiscano loro la possibilitàdi conseguire l’abilitazione all’insegnamento, senza la quale non potranno salirein cattedra, almeno nelle province a sud del dimesso Ofanto. Fra non molto, ilaureati potranno tentare di abilitarsi. Non lo faranno allo stesso modo in cui sisono abilitati i loro colleghi che oggi sono incaricati a tempo indeterminato odeterminato. Questi ultimi hanno avuto la fortuna di abilitarsi nei corsi abilitantiordinari, o speciali, oppure hanno potuto farlo, frequentando i più rigorosi corsidell’ormai giubilata Ssis. D’ora in poi, quindi, ci si abiliterà nel Taf, acronimo ditirocinio attivo formativo, sorta di ristilizzato corso abilitante, che verrà istituitopresso la singola Facoltà universitaria, individuabile in base alla disciplina d’in-segnamento corrispondente alla singola abilitazione. Il Taf sarà a numero chiusoe comprenderà insegnamenti di scienze dell’educazione, un tirocinio indiretto ediretto di 475 ore, che verrà svolto presso istituti scolastici statali accreditati,sotto la guida di un tutor ed in collaborazione con un docente universitario. Ilnuovo Taf comprenderà, poi, insegnamenti di didattiche disciplinari ed attività dilaboratori pedagogico - didattici. L’innovativo modello di percorso abilitante èprevisto dal tanto atteso Regolamento, che si ritiene sia ancora sotto gli occhiindagatori degli arcigni magistrati della Corte dei Conti. Il Taf ha avuto comenume tutelare il prof. Giorgio Israel, insigne matematico della Sapienza di Roma,al quale non sarà stata in gran simpatia la vecchia Ssis. Lo lascerebbe supporreil fatto che il suo Regolamento segna la definitiva archiviazione dell’ibernataScuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, che dal 2000, sino al2008 ha conferito tante abilitazioni all’insegnamento ed un buon numero dispecializzazioni nel sostegno ai disabili. Buone notizie anche per gli aspirantiinsegnanti che potranno contare su d’una buona esperienza di insegnamento inaula. Fino all’anno scolastico 2011/2012, coloro che non avranno conseguito inpassato nessuna abilitazione all’insegnamento, ma che siano in possesso di unadelle lauree previste per partecipare ai corsi di specializzazione della Ssis, potran-no chiedere di partecipare ad un anno del tirocinio attivo formativo, a conclu-sione del quale potranno conseguire l’abilitazione all’insegnamento, sempreche, però, abbiano insegnato per almeno 360 giorni le discipline comprese nellastessa classe di abilitazione. Anch’essi, però, dovranno superare le prove d’ac-cesso al Taf, ma il servizio di insegnamento prestato sarà valutato come creditoformativo. Rispetto ai colleghi che non potranno vantare 360 giorni di servizio,questi insegnanti, comunque, avranno il vantaggio d’essere ammessi al Taf insoprannumero, rispetto ai posti fissati per il singolo Taf. La data di scadenzadelle domande non è stata ancora fissata, perché non è stato ancora pubblicatoil Regolamento.

Mentre in presenza di un rischio limitato di riciclaggio sussi-stono obblighi affievoliti, appunto, semplificati di adeguata ve-rifica, in presenta di un rischio più elevato di riciclaggio ofinanziamento del terrorismo obblighi assumono un caratterepiù marcato ed importante.

Rientra nell’ambito degli obblighi rafforzati di adeguata veri-fica l’accertamento dell’identità del cliente tramite documenti,dati o informazioni supplementari. Relativamente al documento,questo può anche non coincidere con il documento valido, nonscaduto.

Tra i documenti idonei all’identificazione vanno compresi, atitolo esemplificativo, la carta d’identità; la patente di guida; ilpassaporto; la patente nautica; il libretto di pensione; il patenti-no di abilitazione alla conduzione di impianti termici; il portod’armi; le tessere con fotografia e timbro rilasciate da un’ammi-nistrazione dello Stato. Se da un lato, il documento “deve esserein corso di validità”, ‘altro “non sussiste alcun obbligo dimonitorarne la scadenza”.

In assenza del codice fiscale, l’identificazione di un cliente èstata ritenuta valida nelle sole ipotesi in cui il codice fiscale nonpossa essere rilasciato da parte delle autorità a ciò preposte aisensi della normativa nazionale. L’identificazione può avvenireanche a mezzo di una foto autenticata; in tal caso devono essereacquisiti e riportati nell’archivio unico informatico gli estremidell’atto di nascita dell’interessato.

È importante garantire che il primo pagamento relativo al-l’operazione sia effettuato tramite un conto intestato al clientepresso un ente credi.

L’obbligo di registrazione sussiste anche per le prestazioni ele operazioni poste in essere tra professionisti. È necessaria,inoltre, l’adozione di delle misure supplementari per la verifica ola certificazione di documenti forniti o richiedere una certifica-zione di conferma di un ente creditizio o finanziario soggetto alladiantiriciclaggio. Occorre assicurare che il primo pagamento re-lativo all’operazione sia effettuato tramite un conto intestato alcliente presso un ente crediti.

Gli obblighi di identificazione ed adeguata s’intendono co-munque assolti nelle seguenti ipotesi: clienti già identificati dal-l’intermediario in relazione ad un rapporto essere, a condizioneche le notizie esistenti siano aggiornate; operazioni effettuatecon sistemi di cassa continua o di sportelli automatici, per oattraverso soggetti che svolgono attività di trasporto di valori omediante carte di pagamento o mediante moneta elettronica;clienti i cui dati identificativi e le altre informazioni da acquisirerisultino da atti pubblici, da scritture private autenticate o dadocurecanti la firma digitale ai sensi dell’art. 24 del d.lgs. 7 marzo2005, n. 82 e successive modificazioni.

Giangaspare Donato Toma

Cambiano i modi e itempi del bere in Italia.

Il consumo di alcol nelPaese è “stabile negli ultimi10 anni”, ma il modello tra-dizionale basato sul consu-mo ai pasti sta cambiando“in maniera rilevante”: sibeve sempre più spessofuori pasto, un’abitudineche conquista in particola-re le ragazze e le giovanidonne. È quanto emergedai dati Istat pubblicati oggisu uso e abuso di alcol inItalia nel 2009, che hannomonitorato la popolazionesopra gli 11 anni, ‘fotogra-fando’ i cambiamenti veri-ficatisi dal 1999.Insomma,“soprattutto fra i giovani siconsolidano comportamen-ti più vicini a un modello diconsumo di tipo nord eu-ropeo”. E secondo l’Istitu-to di statistica il cambia-mento è più evidente tra ledonne: il gruppo che ‘brin-da’ fuori pasto è cresciutodel 23,6% in 10 anni (con-tro il 6,2% dei maschi),mentre cala del 24,4%(contro il -11,9% dei ma-schi) quello delle consuma-trici giornaliere. Il cambia-mento non riguarda solo fre-quenza e circostanze di con-sumo ma anche il tipo dibevande scelte. Dal ’99 siriducono infatti nella Peni-sola i consumatori che be-vono solo vino e birra, men-tre aumentano quelli che siconcedono anche altridrink, come aperitivi, ama-

ri e superalcolici. E i cam-biamenti nel tipo di bevan-da riguardano in particolarmodo i giovani fino ai 24anni e, in misura minore, gliadulti fino a 44 anni.In for-te crescita, poi, il consumodi alcol fuori pasto tra gliadolescenti. Considerandola fascia tra i 14 e i 17 anni,tra il 1999 e il 2009 si è pas-sati dal 15,4% al 18,9%.

E la passione per aperi-tivi & Co fuori pasto anco-ra una volta aumenta mag-giormente tra le ragazze (dal12,8% al 17,4%). Inoltre “èelevata la quota di ragazzidi 11-15 anni che dichiaradi aver consumato una opiù bevande alcoliche alme-no una volta l’anno” (il18,5% tra i maschi e il15,5% tra le femmine).Inoltre dall’indagine si evin-ce che nel 2009 ben 36 mi-lioni 549 mila italiani ha con-sumato almeno una bevan-da alcolica, cioè il 68,5%delle persone dagli 11 anniin poi. Inoltre il 27% bevealmeno un tipo di alcolicoal giorno. Se si guarda alsesso, poi, l’81% degli uo-mini consuma alcol, controil 56,9% delle donne.

Inoltre lungo la penisolal’alcol è più diffuso al Cen-tro-Nord, soprattutto nelNord-Est. In generale, unpo’ a sorpresa, la quota diconsumatori aumenta con ilcrescere del titolo di studio.

E questo è vero soprat-tutto per le donne.

Per la prima volta, in questi giorni,Inps, Agenzia delle Entrate ed Equita-lia hanno definito obiettivi comuni perla lotta all’evasione. E hanno fissatoper il 2010 il raggiungimento di incassiper 16,6 miliardi di euro da riscuoteretra imposte, tasse e contributi nonpagati.

Con una riunione comune tra ver-tici nazionali e direttori regionali deidue maggiori enti impositori, Inps eAgenzia delle Entrate e dell’agente diriscossione, Equitalia, si sono stabili-te strategie condivise. L’incontro haportato all’indicazione di un obiettivocomune e unitario nella lotta all’eva-sione, da raggiungersi attraversol’azione coordinata tra i tre partner alivello centrale, ma soprattutto con ilpiù efficace coordinamento a livelloterritoriale.

L’esigenza condivisa è quella diincrementare fortemente le capacità dicontrollo, nonché la reattività e tem-pestività di attivazione dei canali di ri-scossione coattiva, unitamente a quellidi definizione del debito fiscale o con-tributivo, prima dell’intervento del-l’agente di riscossione.

L’obiettivo 2010 di 16,6 miliardi sipropone un incremento di circa il 20%rispetto ai risultati pur eccezionali con-seguiti separatamente dall’Agenziadelle Entrate (9,1 miliardi, +32.% sul2008) e dall’Inps (4,6 miliardi di euro,+66% sul 2008).

L’azione integrata di Inps e Agen-zia delle Entrate, insieme ad Equitalia,mira non solo a colpire l’evasione, mavuole essere un segnale di amplifica-zione del controllo per prevenire i

comportamenti evasivi.Incontri sistematici saranno pro-

grammati per valutare l’allineamentodei risultati ottenuti in corso d’annorispetto alle previsioni e gli eventualiaggiustamenti o ulteriori iniziative in-tegrate da porre in essere.

Già il piano della vigilanza Inps perlo scorso anno aveva come obiettivofar emergere il lavoro sommerso, recu-perare i contributi evasi, combattere eannullare i contratti di lavoro fittizi chesoprattutto in agricoltura sono stru-menti per trasferire denaro pubblicoalle organizzazioni mafiose, attraver-so indennità sociali non dovute. Lacircolare numero 27 del 2009 stabilivaun programma di azioni ispettive at-traverso le quali offrire innanzitutto uncontributo di servizio e di consulenzaalle imprese, che spesso non sannoquali strumenti si possono adottareper far ricorso al lavoro in modo danon ledere i diritti dei lavoratori.

Ciò anche attraverso un lavoro di“intelligence” degli uffici Inps e la col-laborazione con l’Agenzia delle Entra-te, per la condivisione degli elenchidei soggetti da verificare, ottenendol’ottimizzazione degli sforzi compiutida ciascun ente. Vengono in praticaraddoppiati i controlli, in quanto dovevanno gli ispettori Inps non vi è ne-cessità che accedano anche quelli del-le Entrate e viceversa. Sono invece idue sistemi informatici dei rispettivienti a scambiarsi i dati.

Tutto questo oggi viene reso an-cora più efficace, aggiungendo la nuo-va sinergia - anche in ambito locale -con Equitalia.

La pubblicazione di un libro intervista, dello storico Roberto Mo-rozzo al Cardinale Vinko Puljic, Cristiani a Sarajevo (pagine 152,euro 13,00), edito dalle Paoline, descrive una diaspora silenziosa, unapulizia etnica in sordina, un esodo causato da una persecuzione im-plicita: la condizione dei cristiani a Sarajevo che è sempre più quelladi una minoranza. “Prima della guerra i cattolici a Sarajevo erano60mila, oggi sono 13mila: c’è stata una sorta di pulizia etnico-religio-sa. L’islamizzazione scoraggia i cattolici, che tendono ad andarsene”.Una situazione estesa a macchia d’olio in Bosnia Erzegovina, dove sicontavano 860mila cattolici prima della guerra scoppiata nel ’92: orasono scesi a quota 420mila, passando dal 17 al 9% della popolazionee migrano in Croazia, in Germania e negli Stati Uniti. Aumentanoinvece i serboortodossi, passati dal 33% al 37%, ed esponenzialmen-te i musulmani, che nel 2005 hanno superato il 50% degli abitanti delPaese balcanico. “Un secolo fa, Sarajevo, contava una popolazionedi 52mila persone che parlavano 13 lingue differenti; i cattolici eranoquasi il 35%, poco meno dei musulmani, mentre gli ortodossi supera-vano il 16% e gli ebrei il 12%. Storica e simbolica vetrina di multietni-cità, multiculturalismo e multi confessionalismo”. Oggi Sarajevo nonsi può più definire una città pluralista marcata dalla più largatolleranza, visto che quasi il 90% degli abitanti sono musulmani erestano soltanto piccole comunità di cattolici, ortodossi ed ebrei.La denuncia di mons. Puljic,dal 1990 arcivescovo della capitale dellaBosnia-Erzegovina e anche Presidente della Conferenza Episcopale,è chiara e decisa: “Ai visitatori stranieri e alla comunità internazionalesi dice che siamo aperti alla convivenza, ma poi non c’è spazio per laconvivenza, specialmente per quanto riguarda il lavoro, l’amministra-zione, l’informazione. È tutto in una sola mano”. I cristiani non ricevo-no alcun appoggio per rimanere. Gli aiuti internazionali arrivano, manon ufficiali o dagli Stati: solo dalla gente comune e da enti privati, tracui tante piccole comunità e associazioni italiane”. Il radicalismo mu-sulmano si è instaurato con la guerra, voluta dagli Stati esteri perinteressi geopolitici. “Nella vita quotidiana, tuttavia, musulmani ecristiani cercano di trovare equilibri fatti di contatti e di dialogo spic-ciolo, informale e semplice, aperto e cordiale. Come un saluto al cardi-nale, ad esempio, quando a piedi raggiunge la cattedrale” continuamons. Puljic. “Quando proclamiamo la nostra fede, dobbiamo farlonon contro gli altri”. Il cardinale Puljic resta un testimone di pace,convinto di una possibile convivenza; non si arrende, anzi invita lagente a riappropriarsi di quei comportamenti scritti nel Dna da secoli.Sembra di ascoltare Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, chediverse volte è stato nel Salento, grazie alla Parrocchia di Cavallino,che ha avuto modo di inviare gruppi di giovani e adulti presso lacapitale bosniaca per conoscere direttamente la situazione. Possiamoconfermare le dichiarazioni perché abbiamo visto con i nostri occhi losforzo che i cristiani stanno compiendo per la costruzione della pacenella convivenza multiculturale e multireligiosa in questo paese cosìmartoriato.

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento 7obiettivo

IL NUOVO GOVERNO REGIONALE

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LOREDANA CAPONE

Sulla home page del suo sito cam-peggia la frase “Puntare sulle donneper la famiglia e per il lavoro”. Qualisono le prospettive per le donne inquesta Puglia?

Aumentare il lavoro complessiva-mente, puntando sulla capacità del-le donne e potenziare i servizi, permigliorare la qualità della vita e sgra-vare le donne di incombenze che pe-sano soprattutto su di loro. Queste leprospettive per le donne in Puglia.Convinta come sono che il supera-mento della crisi passi anche attra-verso i servizi alle donne lavoratrici,ho voluto invertire una rotta che nonfa bene né all’economia né alla fami-glia.

Stiamo puntando ad una piccolarivoluzione sociale che sappia con-ciliare la crescita delle imprese colmiglioramento della qualità dellavita. Dare soldi non solo alle grandiindustrie, ma anche alle imprese so-ciali, a chi gestisce asili nido o forni-sce servizi non residenziali agli an-ziani e ai diversamente abili, per daresollievo alle famiglie e benefici so-prattutto per le donne lavoratrici. Suquesto modo di pensare allo svilup-po e all’occupazione intendo anda-re avanti. Oggi le donne, purtroppo,sempre più spesso sono costrette arestare fuori dal mercato del lavoroper potersi dedicare ai figli, con unrisultato scoraggiante: il tasso di oc-cupazione femminile in Puglia èmeno della metà di quello maschile.Non si può accettare una realtà delgenere. In più la qualità della vita èbassa perché ci sono ancora poche

strutture che si occupano di bimbianziani a disabili. Promuovere la re-alizzazione di queste strutture signi-fica realizzare tre obiettivi: aumen-tare il lavoro; far vivere meglio lepersone e pagare il lavoro che oggile donne compiono come volontaria-to familiare.

Lei rappresenta sicuramente unmodello per molte donne pugliesi.Come si arriva ad essere vicepresi-dente di una regione? Come si conci-liano gli impegni di moglie e madrecon quelli di un politico di vertice?

Con la gioia di vivere l’impegnosociale e familiare, sapendo che nonc’è gioia che non si accompagni aisacrifici, anche quando sacrificio si-gnifica alzarsi ogni giorno alle 4.30del mattino per programmare e con-ciliare gli impegni. La vicepresiden-za è frutto di fiducia da parte dei cit-tadini che mi hanno onorata di tantoconsenso, di Nichi Vendola, di Miche-le Emiliano e del partito che hannoinvestito sul mio impegno. La fami-glia, però, è il tesoro più grande chesi coltiva ogni giorno, con l’atten-zione e la cura che sacrifica di certoi tempi ma mai l’intensità del rapportocon le figlie. Ammetto comunque diessere una donna molto fortunata, hoincontrato un uomo che stimo , cheamo da 25 anni e che continua apiacermi.

A proposito di famiglia, qual è lasua posizione rispetto ai continui eferoci attacchi nei confronti della fa-miglia basata sul matrimonio?

Gli attacchi più feroci alla fami-glia vengono dall’interno. Sono nel-la superficialità delle relazioni uma-ne, nell’individualismo esasperato,nella ricerca dell’avere prima chedell’essere, del piacere personaleprima che della condivisione. Non èsolo la famiglia fondata sul matrimo-nio ad essere in pericolo, ma “la fa-miglia”, perché le persone vivonosempre di più come se fossero sole,sono affascinate dalla quotidianità,poco attratte e poco disponibili alsacrificio per un “bene” più impor-tante.

In merito, invece, al lavoro: qual èla situazione pugliese? Che strate-gie si adotteranno nel prossimo quin-quennio per garantire un posto di la-voro ai tantissimi disoccupati e pre-

cari pugliesi?La Regione sta cercando, nono-

stante l’inerzia del governo sulle po-litiche industriali e fiscali, di conti-nuare a traghettare la Puglia fuoridalla crisi internazionale, attraver-so scelte chiare e condivise. Bisognaripartire da quel lavoro che ha mes-so al centro delle politiche economi-che regionali l’impresa, dandole pie-na fiducia e pretendendo consapevo-lezza e maturità. In quanto ossaturadell’economia, bisogna chiedere allepiccole e medie imprese di misurarsicon le sfide dell’innovazione e quali-tà e nel frattempo continueremo adaiutarle e a lavorare sui mercati este-ri. È necessario incentivare le aggre-gazioni consortili, continuando atallonare le banche perché guardi-no con occhi diversi ai giovani im-prenditori, fornendo loro credito.Guardare al futuro significa dareopportunità ai giovani talenti che fi-nora hanno dovuto cercare altrovepossibilità di lavoro.

Significa anche mettere nuova-mente in rete una serie di risorse cheservono, prima, a far studiare i gio-vani, poi a farli lavorare. Purtroppodobbiamo ancora combattere control’inerzia di un Governo che trattiene1 miliardo 200 milioni di euro nelcassetto. Ai giovani, però, agli stu-denti, agli imprenditori, ai lavorato-ri, alle donne, ai professionisti, alcentro dell’impegno quotidiano del-la Regione Puglia in questi ultimianni, posso assicurare che indietronon si torna. Anzi, è il presente chechiama il futuro.

Lei si è esposta in prima linea indifesa dei lavoratori dell’Adelchi ealtre aziende pugliesi in grossa diffi-coltà. Quale futuro ci attende? Qualiinterventi si possono realizzare persalvaguardare la filiera produttivaregionale e i relativi posti di lavoro?

Gli interventi pubblici a favoredel Tac ci sono stati, ma è indispen-sabile cambiare rotta: si chiede qua-lità totale, organizzazione di marchipropri, investimenti nel marketing everso nuovi mercati sui quali nonconcorrere sul basso costo. È la qua-lità che valorizza la Puglia sui mer-cati esteri e che attrae gli investimenti.È la qualità il biglietto da visita del-la Puglia nel mondo. Ora c’è da dise-gnare il futuro e i progetti in propo-sito sono davvero tanti per ridareslancio ai settori trainanti della no-stra economia. E la voglia di aggre-gazione, con i Distretti Produttivi(una delle idee più lungimiranti delgoverno Vendola) dimostra la volon-tà delle imprese di accogliere la sfi-da promuovendo la ricerca per rag-giungere innovazione e competitivi-tà. In alcuni settori d’eccellenza laPuglia è già attraente per investimen-ti italiani ed esteri. Nell’aerospazio,per esempio, le due ultime missioni, aSeattle e a Montreal, hanno confer-mato che c’è particolare interesse digrandi aziende straniere a sceglierela nostra regione. Non solo. Leaderin Italia nel campo per la produzio-ne di energia da fonti rinnovabili, laPuglia può ancora, in questo campo,creare sviluppo ed occupazione.

Annalisa Nastrini

Regione Puglia, indietro non si torna

INTERVISTA ESCLUSIVA/A colloquio con Loredana Capone:la mia famiglia resta il tesoro più grande che coltivoogni giorno, con l’attenzione e la cura che sacrifica di certoi tempi ma mai l’intensità del rapporto con le mie figlie

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento 11zoom

APOLOGETICA di Roberto Cavallo*

Gesù, il Salvatore

L’arte di Pantaloni

RADIO E DINTORNIRadio1, nuovo palinsestoper il Mondiale in arrivo

di Alberto Marangio

Il frate pittore che affrescò la chiesa di Fulgenzio

La forza dell’esempio nella vita e nel lavoroIl ricordo del figlio nell’ottavo anniversario della morte del dott. Francesco Riezzo

Con l’avvicinarsi dei prossimi Mondiali di cal-cio, sono tante le radio che già iniziano a riorganiz-zare i propri palinsesti in funzione dell’evento. Tra levarie iniziative, si distingue in particolare quella diRadio1 (a Lecce, 91,6 MHz): la rete ammiraglia di Ra-dio Rai, infatti, si trasformerà per l’occasione in un verocanale tematico, che dedicherà al campionato buona par-te della programmazione quotidiana.

Una trasformazione destinata a durare giusto il tempo delMondiale sudafricano, e che confermerebbe - secondo i nuovivertici della rete - la vocazione all’informazione del primo canaleradiofonico nazionale.

“Trasmetteremo tutte le 64 partite, e, accanto alle radiocronache, dalle 13.30 a seraavremo commenti, approfondimenti e intrattenimento legati alla Coppa”, ha annun-ciato il direttore Antonio Preziosi alla presentazione del progetto. Il direttore ha tral’altro motivato la validità della scelta ricordando gli obiettivi fondamentali della rete:“Non siamo una rete commerciale, ma abbiamo comunque un appeal per gli investito-ri. Cerchiamo di renderla più gradevole con una parte di intrattenimento e personagginoti”.

In altre parole, più vip e (per l’occasione) più calcio, in modo da attirare gli inve-stimenti pubblicitari; non a caso, la punta di diamante del nuovo palinsesto sarà unaquasi esordiente Simona Ventura, avvicinatasi per la prima volta ad un microfonoradiofonico lo scorso mese con la trasmissione Ventura Football Club, un goliardicovarietà sull’universo calcistico in onda ogni sabato alle ore 12.33.

Condotto assieme a Perfetti e Biggio, Ventura Football Clubè un progetto de-stinato dunque ad accompagnarci fino alla finale della Coppa del mondo, nella va-riante che sarà ribattezzata AvVentura mondiale.

A pagare le spese della riorganizzazione del palinsesto, invece, è stato un appun-tamento diventato negli ultimi 16 anni un vero classico per gli appassionati di calcioe di radio. Non verrà infatti riproposto il programma Rai Dire Gol, ovvero l’ironicocommento delle partite del Campionato del Mondo condotto su Radio2 dalla Gialap-pa’s Band. Una scelta che ha effettivamente sorpreso, poiché la trasmissione rimossa(ed invece ampiamente collocabile nel ricco tabellone di Radio1) ha di volta in voltaincassato le simpatie di un vasto pubblico di calciofili e non, garantendo in generaleottimi ascolti. Siamo sicuri che la popolarità della Ventura (come quella di tutte le altrenew entry di Radio1, da Pupo a Maurizio Costanzo), sarà sufficiente per garantire glistessi risultati?

Il cinque maggio del 2002moriva il dott. Francesco Riez-zo, lasciando, nella società chel’aveva conosciuto, un vuotomai colmato.

La sua perizia, la sua di-sponbilità, la sua umanità ver-so la persona sofferente nonsono state mai dimenticate. Lepersone buone, le persone umilisono ancora oggi riconoscenticon il Cuore e questo gratificala sua Memoria. Non dico nulladi nuovo affermando che la suavita professionale è stata unavocazione, cioè una chiamatadall’Alto per sorreggere l’Am-malato in ogni situazione. Al-cune riflessioni dell’intelligen-za, ad un tempo constative edinvocative, definiscono lo Spi-rito Santo in questo modo: Con-solatore perfetto, Ospite dolcedell’Anima, dolcissimo Sollie-vo; nella fatica Riposo, nellacalura Riparo, nel pianto Con-forto.

Queste riflessioni, traslatenell’uomo, definiscono l’iden-tità di un Medico: sono questele caratteristiche che trasforma-no chi esercita tale professio-ne in un Medico, cioè in unapersona Sapiente, dalla radiceetimologica sanscrita Medha,che esprime proprio il concettodi Sapienza. Il medico, per avercura dell’ammalato, è necessa-rio che sia per lui un consola-tore, un dolce conoscitore delsuo animo, un sollievo dai suoiaffanni quotidiani, un attimosempre presente di riposo du-rante il suo impervio camminoper vivere, infine il medico com-pleta la sua vita professionaleconfortando tutti nel momentodelle decisioni e delle rispostedifficili.

Questo continuo impegnoverso ciascuno porta costui avivere la sua solitudine, cioè asfrondare la propria esistenzadal superfluo: questo inevita-bilmente lo avvicina a Dio. Allostesso tempo, lo sguardo del-l’ammalato è lo sguardo di Dio,

perché nella debolezzadel Sofferente c’è unaforza fulgida, non uma-na, data dalla presenzain lui e con lui di Dio.

La missione delMedico è quella di rat-toppare il vestito mor-tale, affinché l’Animasia protetta e dia al cor-po la possibilità diesprimersi positiva-mente nella Società.

L’Anima etimologi-camente è il vento, dal-la radice etimologicagreca “anemos”: essaesiste come esiste ilvento, ma si percepiscesolo con ciò che muo-ve, cioè il suo involu-cro, ossia il nostro cor-po; è l’Anima che pen-sa, che delibera, checerca il senso, la dire-zione comune, cioè ilconsenso: il Medico il consen-so lo trova vivendo affranco al-l’ammalato. Non ha un senso,un significato perenne, curareun corpo che non ha un’ani-ma; ripeto, è l’Anima che dàmanifestazioni di sé attraversoil corpo ed esso, anche moltologoro, vive ed insegna attra-verso l’Anima, che è immorta-le. L’aver cura di relazionare conl’Ammalato, nella sua interezzaed unicità, verso il Fine Comu-ne, è il compito altissimo delMedico.

Mio padre, Francesco Riez-zo, è vissuto ogni istante conla dignità di essere medico, cioèè vissuto meritando di essereconsiderato un Medico. Eglimanifestava nella sua profes-sione una preparazione com-pleta, in cui il pensare e l’agireerano sempre coincidenti sul-l’ammalato e testimoni di que-sto sono i Pazienti, i loro fami-liari ed i medici che lo hannoconosciuto. Quotidianamente,la sua gratuita disponibilità conchiunque si manifestava attra-verso una semplicità disarman-

te, propria dell’Umiltà Cristia-na, cioè accettando profonda-mente la volontà di Dio: erasolito ripetere, con espressio-ne gioiosa e quindi convinta:“Fai il Bene e dimentica di averlofatto”. In tutta la sua vita pro-fessionale non ha mai volutousufruire di un giorno di ferieed anche i giorni festivi eranosempre a disposizione dell’am-malato. Egli è stato un medicoventiquattro ore al giorno finoalla fine ed anche aggredito daldolore o dalla malattia, il suounico fine esistenziale era aiu-tare la persona sofferente, pren-derla per mano. “Se non mi la-sciano curare le persone cheassisto da sempre io muoio pri-ma” diceva, e così concreta-mente è stato.

La sua affettuosa scrupo-losità professionale era tale chenon è possibile dimenticare letante persone che lo hannoavuto Angelo Custode anchein ospedale, dove egli si reca-va ogni giorno, invece di pran-zare, per assistere anche lì i suoipazienti, per seguire passo

dopo passo la loro malattia, perconsigliare i medici, perchéconvinto che la conoscenzaumana sia indispensabile percurare chi sta soffrendo. “Esi-ste la persona ammalata, non lamalattia” mi ripeteva, quandola mia ignoranza lo desideravameno coinvolto nella sua mis-sione.

Lo studio e l’osmosi cultu-rale con altri medici lo arricchi-vano di idee e di applicazionipratiche che utilizzava, semprecon equilibrio, per il bene delpaziente. Ricordo le lunghe te-lefonate anche con medici uni-versitari, soprattutto di Bari edi Firenze, dove aveva studia-to, per illustrare il problema delsuo assistito e la soddisfazio-ne per essere confortato nel suoindirizzo terapeutico.

Non è possibile non ricor-dare che le persone dimessedall’ospedale perché “nonc’era più nulla da fare”, veni-vano da lui seguito con affettoe massima dedizione professio-nale, di giorno e di notte, cer-cando di percepire quel “barlu-me di speranza”, come egli di-ceva, a cui non rinunciava mai,convinto che la Vita fosse de-gna di essere vissuta in ognicondizione, fonte sempre di cre-scita spirituale ed umana perciascuno di noi.

Noi figli abbiamo ricevutoda nostro padre un grandissi-mo dono, tanto semplice quan-to prezioso: il suo Sacrificioquotidiano, ossia l’aver resosacro il suo esempio esisten-ziale. Di questo dovremmo ri-cordarci ogni istante ed ogniistante di più renderlo proprio,per il Bene, che non è persona-le ma è da incuneare in questasocietà troppo spesso superfi-ciale, a volte cieca, nei confrontidella vita umana, tanto da es-sere spesso fonte di drammi edi infelicità per tutti, soprattut-to per i più deboli e per gli indi-fesi.

Giuseppe Riezzo

Giacobbe, secondo la Bibbia,fu il fondatore del primo tempodedicato a Dio. Egli lo costruìdopo avcr sognato una scala cheuniva la terra al cielo. Il luogo fudetto Beth-El che significa casadi Dio. I cristiani videro in quellascala la figura di Gesù Cristo(Uomo - Dio) e della sua chiesa(realtà teandrica). Nel linguaggiocorrente duplice è il significato dichiesa. Il primo è assemblea di po-polo per motivo di culto a Dio. Ilsecondo significato è luogo dove il popolo di Dio si raduna perstare insieme e per pregare. Se l’accento lo facciamo cadere sullaappartenenza di quella assemblea allora si caratterizza per il culto.

La chiesa, come luogo abitato da persone religiose, includearee diverse come lauree, monasteri, conventi, santuari, cattedra-li, basiliche e ovviamente comprende rosoni, campanili, portali,finestre, campane, suppellettili, mosaici, affreschi, cori, amboni,tessuti, calici, libri liturgici, ecc. L’arte figuratica nella chiesa hauna funzione didattica pedagogica. I musei diocesani custodisco-no frammenti di vita appartenenti o appartenuti a questi spazisacri. Ogni frammento è parte di un tutto e ogni frammento na-sconde (spesso) un segreto che attende di essere palesato. I mu-sei diocesani diocesani quindi come spazi della memoria. Spaziodella memoria è pure la Pinacoteca d’arte francescana di Fulgen-zio a Lecce che raccoglie al tempo della Riforma o Controriformacattolica così come è stata vissuta nel Salento. Vi sono pure fram-menti di vita di un più recente passato che conducono a padreRaffaello Pantaloni (1888 - 1952).

Raffaello PantaloniChi è? È il frate pittore che a Lecce, nella prima metà del secolo

XX, dipinse la chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio. Egli nacque il15 marzo 1888 a Santa Fiora (Grosseto), comune di appena 3.000abitanti situato sulle pendici del monte Amiata. Al battesimo ebbeil doppio nome di Alessio, Filippo. Poi nel 1906 diventò frate fran-cescano e nel 1914 sacerdotale con il nome di Raffaello.

Nella Cronaca del convento di Fulgenzio in data 26 novembre1926 si legge che i frati presero la decisione di far decorare la lorochiesa, costruita da poco dedicata a Sant’Antonio di Padova econsacrata nel 1910 come ricorda l’epigrafe esposta all’ingresso.Nella stessa cronaca si legge il preventivo di spesa che fu di lire20.000. Gli artisti invitati furono padre Antonio Jerone e padreRaffaello Pantaloni, i quali in quel momento erano impegnati am-bedue a dipingere insieme entro la chiesa di Ognissanti a Firenze.Sul campo, a Lecce, restò solo padre Pantalone.

Con queste pagine si vuole approfondire la personalità di Pan-taloni sotto il profilo umano, religioso, sacerdotale e artistico. Ilcontatto fisico con i suoi disegni e le sue note hanno suscitato inme sentimenti di ammirazione verso di lui per la grande mole dilavoro realizzato. Padre Raffaello Pantaloni ha donato un grandeesempio di stile influenzando in qualche modo non solo gli artistima anche la cultura religiosa e la pietà dei fedeli. Il suo nome èlegato alla sua Toscana, al Salento, (sue opere si possono ammira-re a Lecce e a Monteroni), al Marocco.

Padre Antonio Febbraro

Don Nicola Bux, sacerdote dell’arci-diocesi di Bari, professore di teologia orien-tale, perito sinodale e consultore di varieCongregazioni pontificie (per la Dottrinadella Fede, per le Cause dei Santi, per leCelebrazioni liturgiche…), scrittore e con-ferenziere, ha di recente pubblicato per itipi della Cantagalli “Gesù, il Salvatore.Luoghi e tempi della sua venuta nellastoria”. Il volume (Siena, dicembre 2009,pagg. 142), corredato da molte fotografie,è un bellissimo cammino per le strade del-la Palestina di Gesù, ripercorrendo i van-geli dell’infanzia. è un pellegrinaggio neiluoghi del mistero dell’Incarnazione, in cuidon Nicola Bux accompagna il lettore for-te della sua straordinaria conoscenza deiposti e delle tradizioni.

Qui il professore di teologia orientalelascia spazio all’archeologia e alla storia,nella consapevolezza che “Ebraismo e cri-stianesimo sono religioni storiche - nonmitiche - e in esse la prima caratteristicadel segno è quella di essere di caratterestorico” (pag. 102).

Il libro si articola in sei capitoli. Nelprimo (L’origine di Gesù Cristo) vieneripercorsa la nascita e l’infanzia di Maria,attingendo ai Vangeli canonici e a quelliapocrifi. Nel secondo (Egli salverà il suopopolo) è illustrato l’annuncio dell’angeloa Maria e il sogno di Giuseppe; nel terzo(La preparazione dell’avvento del Sal-vatore) l’Autore ricorda la visita di Maria

ad Elisabetta e la nascita e il martirio diGiovanni Battista; nel quarto (Non teme-te: è nato il Salvatore) don Nicola Buxevoca il Natale del Signore a Betlemmesoffermandosi sui precisi riferimenti stori-ci che accompagnano la narrazione evan-gelica. Il quinto capitolo (I miei occhi han-no mirato il Salvatore) tratta dell’adora-zione dei Magi e della circoncisione; nelsesto (Il ritorno a Nazareth) l’Autore sisofferma sulla vita “nascosta” di Gesù vi-cino a San Giuseppe e a Maria.

Il percorso teologico, come dicevamo,si accompagna a quello storico, facendoleva soprattutto sui rinvenimenti archeolo-gici che sono quanto mai abbondanti inognuno dei siti menzionati dai vangeli. Lastoria, sovviene anche con le opere di scrit-tori (non necessariamente cristiani) e di pa-dri della Chiesa.

Particolarmente importanti risultanotaluni scritti del II e del III secolo (quandola religione cristiana era ancora oggetto dipersecuzione).

Veniamo così a sapere, per esempio,che alcuni scrittori del II secolo, come Giu-lio l’Africano ed Egesippo, raccontano chemalgrado l’ordine di Erode di distruggeregli alberi genealogici, molti erano riusciti aconservarne memoria, tanto che nel II se-colo si sapeva ancora con precisione chifossero nella zona di Nazareth i familiaridi Gesù.

* www.recensioni-storia.it

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salentole nostre città

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QUANDOLA BANDAPASSÒ

di AntonioMartino

Compositorie marce

Il colosseo di Luigi di GhisalloFISCOSENZAVELI

a cura di Elena PalladinoAvvocato Specializzata in Diri tto

Amministrativo e Tributario

L’identità di cassa integrazione

Al Nuevo Teatro Leonor di Spagna premiato il giovane salentino

Sangiovanni trionfa in Spagna Verità stravacanti... ma nu tantuPronta la nuova fatica letteraria dello scrittore Carlo Vincenzo Greco

Una marcia sinfonica molto interessanteper la capacità coinvolgente e sua meticolo-sa strumentazione bandistica è “Il colosseo”di Luigi di Ghisallo. In realtà si tratta delcompositore olandese Cornelis (Kees) Vlak(Amsterdam, 1938) che ha usato uno dei suoitanti pseudonimi per firmare questo branoscritto intorno al 1997. La marcia apre (nellatonalità minore) con l’utilizzo della banda nelsuo completo organico al fine catturare im-mediatamente l’attenzione dell’ascoltatore; lafase introduttiva (tempo di marcia) presentadei segmenti ritmico - melodici, i quali saran-no sistematicamente usati durante l’interacomposizione.

Ne sono protagonisti i flauti, gli oboi, ilcorno inglese, i fagotti, il piccolo clarinettoin mib., i primi clarinetti soprani, i secondiclarinetti soprani, i clarinetti contralti, il clari-netto basso, i sassofoni contralti, i sassofo-ni tenori, il sassofono basso e le cornette insib. Questi strumenti alimentano un percor-so melodico ascendente contrassegnato dallapresenza di semiminima - punto - doppie se-microme e formano un primo gruppo nellafase introduttiva. Un secondo gruppo si puòconsiderare attraverso l’individuazione di unritmo contrapposto al primo che risulta esse-re: croma - doppia semicroma - semiminimae appartengono i corni, le trombe in sib., itromboni, i flicorni tenori, gli euphonium e iflicorni bassi. All’attento lettore non saràsfuggita la presenza di strumenti sinora maievidenziati in partitura come il corno inglesee i fagotti; sono presenti, all’interno delle

consuete percussioni bandistiche, anche ilglockenspiel e i timpani (strumenti con suo-no determinato). Queste novità sono dovutealla tradizione bandistica presente nel centroEuropa, abbastanza singolare, ma molto sti-molante per apprendere altri organici stru-mentali.

La parte introduttiva ha termine con unavvincente effetto - canone realizzato attra-verso vari interventi affidati a gruppi di stru-menti; nel primo si ascoltano i flauti, il primooboe, il piccolo clarinetto in mib., i primi cla-rinetti soprani e i secondi clarinetti soprani.Immediatamente dopo si innesta il secondogruppo composto dal secondo oboe, dal cor-no inglese, dai clarinetti contralti, dai sasso-foni contralti, dalle trombe in sib. e dalle cor-nette. Nel terzo gruppo partecipano il primofagotto, i sassofoni tenori, i corni, i flicornitenori e gli euphonium; nell’ultimo grupposono presenti il secondo fagotto, il clarinet-to basso, il sassofono baritono e i. flicornibassi.

La varietà dei colori timbrici è stata al cen-tro dell’attenzione compositivo per elargireall’ascoltatore una dinamica sensazione tri-dimensionale. L’eco del precedente eventosi dissolve in un ulteriore episodio finale, in-triso di cellule ritmico-melodiche già prece-dentemente esposte, che preannuncia unanuova fase (prima idea tematica).

Il poco rallentato è un’ulteriore indica-zione da parte del compositore al fine di con-durre tutto l’organico in una nuova atmosfe-ra ricca di spunti di riflessione.

A fronte della situazione economica in atto nel Paese, è stato siglato in data15.04.2009 in Roma un accordo tra Sindacati-Associazione Bancaria Italiana eConfindustria volto a consentire l’anticipazione da parte della banche dei tratta-menti di cassa integrazione guadagni straordinaria, anche in deroga, a favoredelle lavoratrice e/o dei lavoratori che dipendenti da aziende che, anche in attesadell’emanazione dei provvedimenti di autorizzazione dei trattamenti di integra-zione salariale straordinaria siano sospesi e dal lavoro a zero ore per Cigs, anchein deroga, nei casi in cui non venga erogata l’anticipazione dell’indennità daparte del datore di lavoro, avendone richiesto il pagamento diretto.

Misura dell’anticipazioneL’anticipazione dell’indennità Cigs spettante avverrà tramite apertura di

credito in un conto corrente apposito, se richiesto dalla banca, con disponibi-lità crescente per frazioni mensili, per un massimo di sette, ognuna non supe-riore all’80% della retribuzione mensile percepita in servizio al netto degli onerisociali e fiscali (fino al massimo di 900,00), per un importo non superiore a 6.000,00. L’apertura di credito cesserà con il versamento da parte dell’Inpsdell’indennità Cigs e comunque non potrà avere durata superiore a 7 mesi.

Istruzioni operativeAl fine di fruire dell’anticipazione oggetto del suddetto accordo i lavorato-

ri e le lavoratrici dovranno presentare la domanda ad una delle banche aderen-ti, corredata di apposita documentazione. Ovviamente le banche aderenti do-vranno valutare l’adozione di condizioni di favore al fine evitare l’aggravio dioneri aggiuntivi, in coerenza proprio con le finalità dell’iniziativa.

Termini relativi all’anticipazioneL’apertura di credito in conto corrente cessa al momento del versamento

da parte dell’Inps dell’indennità Cigs ovvero all’esito negativo del relativo iteramministrativo. Naturalmente il lavoratore informerà immediatamente la bancadell’intervenuta erogazione; da quel momento la banca potrà richiedere allavoratore la restituzione di quanto corrisposto. In caso di inadempimento dellavoratore la banca potrà richiedere l’erogazione del suddetto importo al dato-re di lavoro che provvederà entro 15 giorni. In caso di interevento del datore dilavoro quale responsabile in solido, l’intero debito refuso dal datore di lavorocostituirà anticipazione del trattamento economico complessivamente dovutodallo stesso al lavoratore.

Durata della convenzioneLa presente convenzione scade il 31.12.2011. Lo studio Palladino comuni-

cherà nel prosieguo l’elenco delle banche aderenti.

Ancora un valido succes-so internazionale per ScipioneSangiovanni. Il giovane piani-sta salentino ha infatti conse-guito il 2° premio nella 52a edi-zione del Concurso Internacio-nal de Piano “Premio Jaen”,svoltosi nell’incantevole corni-ce del Nuevo Teatro “InfantaLeonor” di Jaen.

La manifestazione è la piùantica di Spagna e fa parte deiconcorsi della FédérationMondiale des Concours Inter-nationaux de Musique.

Prima di approdare alla pro-va finale - in cui ha eseguito ilConcerto per pianoforte e or-chestra in la minore di Schu-mann accompagnato dall’Or-questra “Ciudad de Granada”diretta da Guillermo García Cal-vo - Sangiovanni ha dovutosuperare una preselezione (ef-fettuata tramite DVD) e ben treprove solistiche, in cui è spic-cata la sua versatile personali-tà pianistica. Nelle diverse per-formance è infatti passato congrande disinvoltura e sorpren-dente maturità dall’interpreta-zione di Beethoven a quella diDebussy, da Mozart a Proko-fiev. Del resto, Scipione San-giovanni sta collezionando unaserie di successi nell’ambito delgiovane pianismo, risultandoestremamente competitivo so-prattutto a livello internaziona-le; negli ultimi tempi si è infatticlassificato sempre nelle primeposizioni, ricevendo numerosipremi e consensi tra cui: 2° pre-mio al Concurso Internacionalde Piano de Campillos, all’In-ternational Piano Competi-tion “Ricard Viñes”, al 47°Concorso pianistico interna-zionale “Arcangelo Speran-za” (Taranto) e al 19° Concor-so Pianistico Internazionale“Premio Chopin” (Roma); 3°premio al 55th InternationalMusic Competition “MariaCanals” di Barcelona; 5° pre-mio al 4th Tbilisi International

Piano Competition; è statoinoltre Semifinalista alla 57a

edizione del Concorso piani-stico internazionale “Ferruc-cio Busoni”. Nel contemposvolge un’intensa attività con-certistica: ultimamente si è esi-bito per la Furcht Pianofortipresso l’Aula Magna dell’Uni-versità Bocconi di Milano epresso il Conservatorio di Mu-sica di Barcellona. Prossimi im-pegni lo vedranno esibirsi aRoma presso la Biblioteca Ca-sanatense, a Treviso, a Lyon, aMilano, a Girona, a Malaga e aBarcelona presso il Palau de laMusica Catalana.

Nella recente occasione delConcorso svoltosi a Jaen (Spa-gna), Sangiovanni è stato giu-dicato da una commissionecomposta da grandi nomi delpianismo internazional e, tra cuiNoel Flores, Sulamita Arono-

vsky e la presidentessa dellaGiuria Begona Uriarte.

Unico concorrente italianoa partecipare all’evento, San-giovanni ha gradualmente sba-ragliato una quarantina di con-correnti provenienti da ognicontinente, fino a classificarsiin seconda posizione, vincen-do così una borsa di studio ealcuni concerti. Inoltre Sangio-vanni è risultato vincitore delpremio come migliore interpre-te del brano contemporaneo delcompositore spagnolo Medinae del premio del pubblico, com-posto da oltre 3000 spettatori,con il 68% di gradimento. Unpieno e meritato successo,quindi, per questo giovane pia-nista salentino che porta alto ilnome della nostra regione nelpanorama artistico internazio-nale.

Anna Rita Favale

Un’altra fatica letterariadello scrittore Carlo Vincen-zo Greco. Un’altra riuscitainiziativa culturale che metteal centro - come in altre oc-casioni ha fatto e con succes-so l’autore - la tradizione in-sieme con l’innovazione.Questa volta il lavoro, premia-to già dai suoi primi lettori, ècustodito nel volume dal tito-lo “Verità stravacanti… ma nutantu” (Minigraf Edizioni,Campi Salentina, 2010, 112pagine, 13 euro). Il libro èstato presentato nella sugge-stiva cornice della Sala con-vegni della Biblioteca “Rober-to Caracciolo” dei Frati Mi-nori del convento Sant’Anto-nio a Fulgenzio di Lecce, conla partecipazione dei relatoriNiny Rucco e padre Rosa-rio De Paolis, moderatore fraMarco Guida.

Ha ragione il professoreRucco quando, nella sua det-tagliata prefazione al volume,descrive il risultato dell’impe-gno dell’amico Greco, come

di un’opera di “osservazioniacute, di pensieri che riflet-tono un mondo vero, concre-to, in cui la brevità e la levitàsono le caratteristiche essen-ziali, come la quotidianità, ifatti, i continui riferimenti”.

In realtà il lettore si trove-rà in mano un condensato disaggezza, di pillole di filoso-fia, descrizioni di gioie e do-lori del modo d’essere in que-sta nostra contemporaneità.Il piacevole volumetto è divi-so in due parti, la secondapropone dieci poesie, in mo-derno vernacolo leccese, le-gate dal filo rosso della rifles-sione sui maggiori peccatidell’attuale società: una car-rellata sui grandi tempi del-l’uomo e del suo saper vive-re correttamente tra i suoi si-mili, tra piaceri, peccati, scor-rettezze e occasioni di perdo-no. La prima sezione, la par-te più ampia, comprende ben250 opportunità di riflessio-ne su altrettanti temi trattatiin forma di dialoghi.

Una specie di sentenziario,una speciale rubrica di detti,modi di dire (con la rigorosatraduzione in lingua italiana),su esperienze vissute, spessorielaborando proverbi edespressioni della cultura popo-lare. Tra loro, il novello Eso-po salentino, fa parlare animalie cose, fiori e piante, ma an-che sentimenti e sensazionicondivisibili. Buona lettura.

Dino Levante

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento13le nostre città

di Alessandra De MatteisIN GALLERIAVITE MIGRANTI di Giovanni Napolitano

Gibilterra, Madera e le isole di Capo verde Matrimoni e altri disastri

Don Tonino Bello, profeta del sudIl cavallo come terapia dei deboliLECCE/ Inaugurata l’associazione di volontariato IppoSalento

Il viaggio del nostro Umber-to riparte sulla rotta di Gibilterra,il 6 dicembre 1881, appena giun-to, egli scrive: “…la città cintada muri e ripari è di bel aspetto.C’erano numerosi bastimenti edepositi di carbone che indica-vano movimento e commercio”.

La permanenza dura poco edil 22 dicembre, la nave ripartì di-rigendosi a Madera, attraversan-do lo stretto di Gibilterra.

Appare di particolare valoreimmaginare il fervore nell’animodel giovane al passaggio delle Co-lonne d’Ercole, considerate nellaletteratura classica il confine delmondo, oltre le quali era vietato ilpassaggio a tutti i mortali: “...maregrosso, vento fresco da Nord Est,travagliarono non poco il basti-mento, ...emozioni uniche tra-smesse dall’ammaliante seduzio-ne dell’immensità del mare”.

Il giorno 25, i nostri viaggia-tori giunsero a Madera. Umber-

to la descrive come un isola in-cantevole, un angolo di paradiso,che per la dolcezza del suo climaera prescritta dai medici per i ma-lati di Tisi: “...in coperta restaimeravigliato dal soave odore chela brezza portava a bordo. Il Pae-se appare come un gaio giardinoove si alternano le case; lungo levie si può dire che si cammina suifiori”. Il 27 dicembre, l’equipag-gio parte da Madera alla volta del-le Isole di Capo Verde e il 1 gen-naio 1882, la Caracciolo attraccaa S. Vincenzo di Capo Verde, pos-sedimento portoghese, costituitoda un arcipelago di dieci isole diorigine vulcanica, situato a circa500 km dalle coste senegalesi nel-l’oceano Atlantico settentrionale.

L’ufficiale scrive che i costu-mi e le tradizioni sono tipici degliabitanti della Guinea e che le don-ne fumano accanitamente la pipa.

In giro per l’isola, il nostro eroerimane turbato da uno dei rituali

africani più diffusi nella zona ecioè : “..il Bambala, più che bal-lo può chiamarsi ridda inferna-le; è proibito ballarlo in città perle turpi scene che presenta; …siaccovacciano, i suonatori, construmenti che mandano suonibarbari, fanno un inchino gof-fo. Le donne ferme nel mezzo ri-cevono omaggi dagli uomini, iquali con sconci salti, si sforza-no di vincere la ritrosia delle fi-glie di eva. I ballerini si riscal-dano e moltiplicano i salti, sem-brano uno stuolo di demoni. Lamusica non cessa di suonare fin-ché i ballerini e ballerine, ebbridalle musiche cascano per terrasfiniti gettando bava dalla boc-ca come cavalli”.

Cosi dopo pochi giorni, il 5gennaio 1882, i nostri temerariviaggiatori lasciarono l’Isola fa-cendo rotta a Sud, solcando im-pavidi l’oceano Atlantico.

continua

�Matrimoni e altri disastri” è l’ul-tima opera di Nina Di Majo, che por-ta sul grande schermo una brillantecommedia che ci ricorda alla lontana(ma non troppo) le avventure de “Ildiario di Bridget Jones”.

Nanà (Margherita Buy) è unaquarantenne fiorentina che gestisceuna piccola libreria con l’aiuto del-l’amica Benedetta (Luciana Litizzet-to).

Scettica e disillusa al riguardodell’amore, nonostante le pressioniche ancora le arrivano dalla famigliaperché si accasi, ha però un ripensa-mento quando partecipa al matrimo-nio della giovane sorella Beatrice(Francesca Inaudi) con l’arrampica-tore sociale Alessandro (Fabio Volo).

“Matrimoni e altri disastri” risul-ta un film riuscito in tutti i campi: par-tendo dalla sceneggiatura e finendoper la recitazione.

La regista, con questo film arrivaa quota tre, se le sue due prime opererisalgono a fine anni 90 e inizi del2000 e fanno pensare a quelle diWoody Allen, adesso torna alla regiacon un prodotto diverso dai suoipredecessori.

In “Matrimoni e altri disastri”, siindaga sulla famiglia sui sentimenti evalori, in pratica entra e rappresentala società, lo fa però con eleganza eironia allo stesso tempo, si nota un

sorriso forse unpo’ amaro, perònon viene mossanessuna critica di-retta. Nina di Majoanche qui mette incampo un po’ dia ut obiogr afia ,usata nei suoiprecedenti titoli,spesso in questapellicola s’identifica nella protago-nista Nanà (Buy). Ma come di normaneanche “Matrimoni e altri disastri”può avere solo pregi, anche questofilm ha dei lati negativi, in particolaresi notano delle ingenuità e dei pas-saggi forzati. Nonostante ciò è bellala leggerezza con la quale viene nar-rato il tutto. Il film fa ridere ed appas-sionare, gran parte del merito va cer-to attribuito agli attori che sono stativeramente bravi: con la Littizzettoche come al solito interpreta il ruolodella sfigata, un Fabio Volo veramen-te bravo e infine Margherita Buy ma-gnifica e perfetta.

Nonostante non concorrerà per ipremi più ambiti “Matrimoni e altridisastri”, rappresenta finalmente unacommedia intelligente, comica e bril-lante, che non cade nelle solite trap-pole del nostro cinema e ciò può soloessere un bene per il grande scher-mo italiano.

É stato da poco costituita ed ufficializzata l’Associazione ExAlunni del liceo-Ginnasio “Giovanni Paolo II” di Lecce, sito in viaUmbria presso il Seminario Arcivescovile.

Durante l’incontro, oltre ad dato visione delle attività istituzio-nali, sono stati eletti tramite voto i membri effettivi dell’ Associa-zione tra i quali figurano sia gli alunni che hanno frequentato edhanno conseguito la maturità a cominciare dall’anno scolastico1991/92 sia i docenti che hanno insegnato nel Liceo dall’ a.s. 1991/92. Tra gli alunni eletti figurano alcuni nomi: Davide Stasi, Fran-cesco Carangelo, Marco Marangio e Riccardo Rutigliano.

L’organo associativo, pertanto, è formato da un consiglio diret-tivo composto da 5 membri eletti dall’assemblea ogni triennio; ilpresidente eletto dal consiglio direttivo ed un consulente ecclesia-stico che è il Rettore pro-tempore del Seminario.

In settembre 2010 ci sarà la prima riunione attraverso la qualesi decideranno e proporranno le prime attività da promuovere,come eventi culturali, viaggi, iniziative di solidarietà ed anche unapagina trimestrale e stampa inserita nel giornale del Liceo“L’Obiettivo”.

A diciassette anni dallamorte di una delle figure sacer-dotali più carismatiche dellanostra terra, numerose sonostate le iniziative in suo ricordoe anche a Squinzano, presso ilcentro studi San Nicola, gli èstata dedicata una serata. Stia-mo parlando di don ToninoBello, Vescovo di Molfetta maoriginario di Alessano, dove ri-posa dal 20 aprile 1993.

La serata è iniziata con lavisione di un video, uno deitanti di quelli che si possonotrovare su internet, ma sceltoperché raccontava con un esem-pio concreto il modo di vivere,di amare e di aiutare di don To-nino.

Raccontava la storia di Giu-seppe, un uomo dedito all’alco-ol morto a 36 anni dopo avercondotto una vita allo sbandoentrando e uscendo dal carce-re.

Per molti di noi Giuseppesarebbe stato una persona daevitare, se non addirittura daderidere, ma per don Tonino eraun fratello da ospitare. Lo ospi-tava infatti in episcopio, nonperché non vedesse o peggionon comprendesse le cattiveabitudini di Giuseppe, ma per-ché ne scorgeva l’umanità,l’umiltà che gli faceva abbas-sare gli occhi di fronte ai rim-proveri che il Vescovo non gli

IppoSalento. Questo ilnome del nuovo centro di tera-pia equestre inaugurato di re-cente a Lecce presso la scuoladi Cavalleria.

L’associazione di volonta-riato IppoSalento, nata nell’ot-tobre 2006, ha lo scopo di ga-rantire sul territorio la Riabilita-zione Equestre tramite il mezzodel cavallo, nell’area educativaludico-sportiva. Proprio nelmese di marzo 2010, infatti, haottenuto l’iscrizione all’Alboregionale delle organizzazioni divolontariato-onlus.

È organizzata seguendo iprincipi di: assenza di fini di lu-cro, democraticità della struttu-ra nonché dalla gratuità dellecariche associative e delle pre-stazioni fornite dagli aderentiche svolgono la propria attivi-tà in modo personale e sponta-neo.

Si costituisce, inoltre, comeCre-Anire, marchio che con-trassegna l’attività di riabilita-zione ed integrazione medianteil cavallo ed il Metodo di Riabi-litazione Globale a mezzo delCavallo.

La dott.ssa Patrizia Stefa-nelli, Presidente dell’associa-zione, commenta: “Il nostrogruppo è nato, ufficiosamente,15 anni fa. Per molto tempo sia-mo stati un po’ nomadi girova-gando in diversi maneggi dovepoter offrire il nostro volonta-riato.

Il rendere ufficiale IppoSa-lento è stato un bisogno, piùche nostro, delle famiglie stes-se affinché i loro ragazzi aves-sero una propria voce e identi-tà sul territorio”.

“Una grande sensibilità” ,continua la dott.ssa, “ci è statamanifestata inoltre dalle forzearmate che oltre a donare uncavallo, Sissi, strumento edu-cativo per i bambini hanno of-ferto un tendone simbolo dellospazio e dell’accoglienza cheoffriremo ai bambini che hannobisogno di noi”.

“La Tmc (Terapia con ilMezzo del Cavallo) è un meto-do terapeutico globale perchésollecita la partecipazione ditutto l’individuo sia nella com-petenza fisica che psichica. Èun modo nuovo di collegarel’uomo e il cavallo”, spiega laPresidente, “con precisi scopimedico-riabilitativi e sfrutta tut-te le competenze e le tecnicheche meglio si sposano a que-sto campo”.

Tale riabilitazione equestrenon può pertanto essere con-siderata una disciplina sporti-va né tanto meno un’attività deltempo libero per portatori dihandicap.

Attraverso questa discipli-na si raggruppano una serie diinterventi che con l’aiuto delcavallo si possano classificarecome pedagogici, psicologici,psicoterapeutici, riabilitativa e

socio integrativi. Proprio per tutelare tutto

ciò, sono state scelte figureprofessionali di prim’ordine.Ecco i nomi di alcuni volontari:dott.ssa Francesca de Vitis(progettazione psico-socio-educativa), dott.ssa EmanuelaTimo (psicologa) e la dott.ssaLara Longo (scienze motorie-psicomotricità).

“Il metodo che usiamocome associazione di riabilita-zione a cavallo”, tiene a sotto-lineare la dott.ssa Stefanelli,“prende in considerazione nonsoltanto l’ippica ma l’intera per-sonalità dei bambini e non sisofferma esclusivamente sullapatologia”.

Un’attenzione rivolta total-mente all’individuo che si con-figura in un perfetto binomiotra lo stato, rappresentato inquella sede dal marescialloGreco, e le associazioni no pro-fit.

In tal caso, IppoSalento èforse una delle pochissime erare realtà specializzate nell’am-bito di cui sopra e che si avvaledi un accreditato rigore scien-tifico.

Insomma, pur non indos-sando un camice bianco, i vo-lontari che opereranno nellaTmc sapranno dare speranza atutti quei bambini cha da tem-po attendevano un segnale diquesto tipo.

Marco Marangio

SQUINZANO/ Incontro in ricordo di un vescovo carismatico

lesinava.Grande rilievo ha avuto, in

seguito, l’intervento del profes-sore Mario Signore, docentedi Etica e Impresa presso la fa-coltà di economia dell’Univer-sità degli studi del Salento, cheha avuto il privilegio non solodi conoscere, ma anche di co-struire e conservare nel tempoun legame di profonda amiciziacon don Tonino. Come ricorda-to da Signore, fu proprio lui cheuna volta invitò il Vescovo diMolfetta a parlare nell’aula ma-gna dell’Ateneo leccese e no-

nostante i suoi 800posti a sedere, vi fu-rono molti studentiche ascoltarono l’in-tervento in piedi,una plateale dimo-strazione di quantodon Tonino fosseconosciuto, seguitoe amato dai giovani.

Un altro episo-dio che ha particolar-mente colpito l’at-tenzione del pubbli-co è stato quello ri-guardante le ultimeore di vita del Vesco-vo quando, già mol-to debilitato a causadel suo male incura-bile, chiese che fos-se appeso un qua-dro della Madonna

su ogni parete della stanza.A chi lo guardava con aria

interrogativa spiegò che pur-troppo i dolori lo costringeva-no a cambiare spesso posizio-ne e questo non gli consentivadi guardare con continuitàl’unico quadro presente nellacamera.

Se n’è andato così infattidon Tonino con gli occhi rivol-ti verso la Madonna e l’uditoalla finestra dove decine e de-cine di persone si erano radu-nate per dirgli il loro Grazie!

Valentina Polimeno

Nasce l’Associazione ex alunni delLiceo-Ginnazio “Giovanni Paolo II”

Carla, Vito e AngelaMartina annuncianol’arrivo del piccoloGiorgio.Al nuovo arrivato,alla sorellina e ai suoifortunati mamma e papàgiungano gli auguri di gioiae felicità

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento

marialuciaandreassi

M U S I C A L M E N T EIL POLLICE

argo

c@ttoliciin rete

tommasodimitri

lor@delavorodi Samuele Vincenti

Andrea Camilleri. Il nipote del Negus

14appunti

Nel Salento tanta musica... e non soloIl portale di

Korazym.orgSQUADRA ANTIMAFIA

Anna Rita Favale

Non è il mitico commissarioMontalbano il protagonistadell’ultimo romanzo di AndreaCamilleri. Si tratta di un librodi genere storico, così come hasottolineato anche l’autore, hala stessa struttura narrativa di“La concessione del telefono”o “La scomparsa di Patò” (do-cumentazione d’archivio, lette-re che si intrecciano a dialoghie alla narrazione tipica dei ro-manzi camilleriani).

“Il nipote del Negus”, que-sto il titolo del nuovo libro,prende spunto da un fatto real-mente accaduto. Secondo no-tizie veritiere si narra di un ni-pote del Negus etiopico AilèSelassiè che negli anni 1929 -1930 frequentò la Regia ScuolaMineraria in Sicilia, presso laquale si diplomò perito minera-rio nel 1932.

Questo è lo spunto reale dalquale inizia la storia raccontatada Camilleri. L’Italia fascista è

nel pieno della sua affermazio-ne, il governo ha già assuntopieni poteri con la costituzio-nalizzazione del Gran Consigliodel Fascismo e l’instaurazionedella dittatura. Sono stati ap-pena firmati i Patti Lateranensi,mentre una nuova fase interes-sa la politica estera. Anche l’Ita-lia è alla ricerca di un “posto alsole” in Africa orientale e que-sto interesse culminerà con laguerra in Etiopia nel 1935 e lacacciata del re abissino AilèSalassiè. Prima della guerraMussolini stava cercando diottenere il dominio colonialeattraverso vie diplomatiche, equale occasione migliore dellapresenza del Principe in territo-rio italiano, nipote diretto delNegus?

Nel racconto il nipote delNegus nel 1929 si iscrive allascuola di Vigata, creando nellapiccola comunità un grandescompiglio. Al nipote regale

deve essere riservata un’acco-glienza all’altezza del suo ran-go, e proprio su questo argo-mento Camilleri ci regala un’esi-larante corrispondenza tra mi-nistero degli Esteri, Prefetto,Questore di Montelusa, fede-rale di Vigata, direttore dellascuola, ognuno, in realtà, pre-occupato di conservare il pro-prio posto.

Il Principe è un aitante di-ciannovenne pieno di entusia-smo per la vita. Sono mesi digran trambusto quelli nei qualiil principe scorazza per le viedella cittadina siciliana. Nono-stante tutte le accortezze usatedalle autorità locali, preoccupa-te di mantenere cordiali i rap-porti diplomatici tra Italia e Abis-sinia, il Principe Grhane non rie-sce a stare neanche un giornolontano dai guai. Furbo, impul-sivo e incontenibile, il giovanenon disdegna le attenzioni diuomini e donne, giovani e vec-

chi. Amante del lusso, vienesovvenzionato sia dalla corteetiope, che si era incaricata dicoprire le sue spese correntifino ad un massimo di mille liremensili, sia dal Partito Fascista,che per evitare qualsiasi tipo didanno pagava tutto il resto.Tutti si adoperano per soddi-sfare i suoi desideri, per noncontrariarlo, e, di riflesso, pernon contrariare il Duce ed i suoiservitori.

È tutto un mondo che simette in moto, che allontanacompagni sgraditi, baroni chepoco gradiscono la pelle nera,che paga di tasca propria abiti,sfarzo e persino prestazionisessuali al “casino”. Le autori-tà locali sono costrette ad ac-contentare il giovane in ognivizio e capriccio per espressavolontà di S.E. Benito Musso-lini in persona, aspettando conimpazienza le firme di un accor-do diplomatico tra i due Paesi.

Ma il ra-gazzo si di-most r eràessere diben altrapasta, cre-devano dip o t e r l ousare mainvece ac-cadrà esat-tamente il contrario. Ancora unavolta Camilleri ci regala un rac-conto delizioso, carico d’ironia,ma che offre anche spunti di ri-flessione grazie al contestostorico in cui è ambientato; mafa riflettere anche sul caratteredi noi italiani: “Un clima tra far-sa e tragedia che segnò, pur-troppo un’epoca”, commentaCamilleri nelle sue note finali.Ve lo consiglio vivamente.

Andrea CamilleriIl nipote del Negus,

Sellerio Editore, 13.00

Numerose le offerte di lavo-ro, anche questa settimana, di-sponibili presso i Centri perl’Impiego della Provincia diLecce. Segnaliamo quelle piùinteressanti e rimandiamo allaconsultazione del sito internetwww.pugliaimpiego.it per ulte-riori approfondimenti.

A Lecce, presentando ilproprio curriculum vitae pres-so il Centro per l’impiego, sitoal terzo piano del palazzo Cen-trum, in via Giovanni Paolo II,3, si può concorrere per un po-sto come addetto alle pulizie eal servizio delle prime colazioniin un Bed & Breakfast salenti-no. I candidati dovranno avereun’età compresa tra 22 e 35

anni, conoscere l’uso del com-puter, e in particolare del pac-chetto Office di Microsoft, ave-re almeno un diploma di scuolasecondaria superiore e parlarein modo fluente la lingua ingle-se. L’azienda offre un contrat-to a tempo indeterminato part-time (24 ore settimanali per 4giorni a settimana). Gli interes-sati dovranno presentare il pro-prio curriculum vitae, indican-do il codice dell’offerta 31/742,e non oltre le ore 12.30 del 10maggio 2010.

Sempre presso il Cpi di Lec-ce, azienda di San Cesario, ope-rante nell’ambito dell’arreda-mento per interni, selezionacommessi per il proprio punto

vendita. Sono richieste espe-rienze nella vendita, preferibil-mente nello stesso ambito del-l’offerta, e conoscenza dei sof-tware per la progettazione diarredi casalinghi. L’azienda of-fre un contratto Ccnl di cate-goria a tempo determinato (12mesi) full-time con possibilitàdi trasformazione a tempo in-determinato, previa valutazio-ne dell’attività svolta e dei ri-sultati raggiunti. Il codice del-l’offerta è 31/741 e i curriculumvitae dei candidati devono per-venire al Centro per l’Impiegoentro le ore 12.30 del 5 maggio2010, per l’avvio delle procedu-re selettive.

Segnaliamo, inoltre, l’offer-

ta di una struttura sanitaria diGallipoli che ricerca un opera-tore in possesso di laurea inscienze infermieristiche o diplo-ma di infermiere professionalecon residenza nella provincia diLecce. Il contratto di lavoro chesarà sottoscritto dal vincitoredelle procedure selettive sarà adeterminato full-time per 12mesi. È possibile candidarsientro il 6 maggio 2010, presen-tando o inviando il proprio cur-riculum vitae, con l’indicazio-ne del n. 37/11 e con l’autoriz-zazione al trattamento dei datipersonali secondo il lgs. 196/2003, al Centro per l’Impiego diGallipoli, per e-mail:[email protected], o per

fax 0832.262821. I candidatisono invitati al colloquio di pre-selezione che si terrà nei localidel Centro per l’impiego di Gal-lipoli, il 7 maggio 2010 alle ore11.30. Azienda operante nel-l’ambito degli impianti idraulicicerca 1 operaio generico per Ti-rocinio Formativo di 6 mesi inpossesso dei seguenti requisi-ti: età 18-29 anni; disponibilealle trasferte nelle province diLecce-Brindisi-Bari; preferibil-mente esperienza nel settore.Tirocinio Formativo di 6 mesifull-time con rimborso spesemensile di 500,00 euro, con pos-sibilità di trasformazione delContratto a Tempo Determina-to. Se sei interessato/a all’of-

ferta presenta il tuo curriculumvitae entro e non oltre le ore12.30 del 14 maggio 2010, pres-so il Centro per l’Impiego v.leGiovanni Paolo II, 3, Lecce. In-fotel. 0832.393118.

Affittacamere leccese cer-ca: 1 Addetto/a Pulizie/PrimeColazioni avente i seguenti re-quisiti: Diploma di Scuola Me-dia Secondaria di II grado; età22-35 anni; Conoscenza ed usodel Pacchetto Office; Preferibil-mente esperienza; Conoscenzadella Lingua Inglese (preferibil-mente in modo fluente). Se seiinteressato/a all’offerta presen-ta il tuo Curriculum Vitae entroil 10 maggio 2010. Infotel0832.393118.

Sarà un 1 maggio ricco di appuntamenti da non perdere nel Salento, chevedranno esibizioni musicali e di cabaret in diverse piazze della nostra provin-cia.

Si comincia da Sternatia, dove l’amministrazione comunale organizza, perla Festa dei Lavoratori, una serata all’insegna della musica e tante risate, checertamente coinvolgerà un vasto numero di spettatori, di tutte le età, perl’eterogeneità dell’evento.

Infatti quest’anno, in piazza Umberto I potremo assistere, sin dalle ore20.00, ad esibizioni musicali, intrattenimento comico-teatrale e, per finire, un DjSet di musica disco.

Ad aprire l’evento il gruppo musicale “Cool Plecs”, cover band salentinache ripropone svariati brani di rock italiano e rivisitazioni dei più famosi testidegli anni ’60 e ’70, come nel caso della versione punk di “CuccurucucuPaloma”, di Battiato, e il remix rock di “Svalutation”, di Celentano, in versioneLed Zeppelin, cavallo di battaglia della band.

Alle 21.30 grande attesa per la formazione al completo dei comici di “Mudù”,la banda di barzellettieri capitanata da Uccio de Santis, che intratterranno ilpubblico con le famose sceneggiate che hanno reso lo spettacolo televisivo eteatrale conosciutissimo in Puglia e non solo.

Infine, un intrattenimento pensato appositamente per tutti i ragazzi e gliamanti della musica disco, con la presenza di un Dj Set, dalle ore 24.00, verràdata vita ad una discoteca all’aperto.

Il tutto sarà contornato dalla presenza di stand gastronomici.Per informazioni è possibile rivolgersi al numero 320.8728124 o inviare un

e-mail all’indirizzo [email protected]. Ingresso libero.Secondo importante evento sarà al Campeggio Sentinelle di Torre dell’Or-

so, dove si esibiranno dal vivo numerosi gruppi del panorama della musicaindipendente per il concerto “Indiefest 2010”, il festival musicale indipenden-te promosso da Unreal Movement. Per informazioni si può contattare il nume-ro 340.6124137.

Ed infine a Torrepaduli (Ruffano) appuntamento con la musica nel “Festi-val Gruppi Emergenti”, che propone dodici ore di live senza sosta, a parteredalle ore 15.30.

Quando i giovani trovano una grande passione, la loro vitacambia con una tale esuberanza e dedizione da fare invidia achiunque. Così è nato il portale www.korazym.org. Il quotidianonon profit on line nasce il 4 aprile 2003 e viene inaugurato il 13aprile 2003, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù,una ricorrenza che esprime bene lo spirito del gruppo di lavoro.“Tutto è nato dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Roma del2000 - dice Serena Sartini, Direttore fondatore - quando mi dissi:a Toronto vorrei esserci”. Il gruppo di redattori, provenienti datutta Italia, si allarga e i “Papaboys” si incontrano per la primavolta il 16 febbraio 2003 a Roma dopo la GMG di Toronto. Regi-strato come testata giornalistica il 4 ottobre 2005 presso il Tribu-nale di Latina, nasce da un’idea semplice: coinvolgere in primapersona i giovani in una realtà informativa sui temi legati alla vitadella Chiesa, della pastorale giovanile, del terzo settore, senzadimenticare la dimensione sociale della comunicazione. In so-stanza, dare voce ai senza voce, a quanti - perché giovani o so-cialmente “deboli” - non godono della possibilità di un’informa-zione che li veda protagonisti, soggetti attivi e consapevoli. Ilgruppo iniziale di giovani è cresciuto sia sul piano professionale(alcuni sono diventati giornalisti professionisti) che anagrafico.Il tutto, costruito su base volontaria e gratuita, attraverso il con-tributo di giornalisti professionisti, giovani laureati, lavoratori.Oggi il Direttore responsabile è Matteo Spicuglia e il vice diretto-re è Stefano Careddae tra i redattori e curatori dell’ufficio stampatroviamo il nostro carissimo Salvatore Scolozzi.

Dopo un restyling nel 2006, l’esperienza si è conclusa il 22maggio del 2008: da una parte, problemi legati alla tecnologiaobsoleta del sito, dall’altra l’esigenza di una verifica radicale delprogetto. È seguita una fase di studio e di progettazione, conl’obiettivo di tornare on-line con una nuova proposta agli inizi diluglio, alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù a Syd-ney. Costruito in tecnologia Php è un modernissimo giornale contantissime notizie e applicazioni informative, il portale permetteuna maggiore interazione, grazie a blog, contenuti video, podcaste interfacce dinamiche, tenendo conto di due tendenze in atto: il“giornalismo diffuso”, in base al quale ogni lettore può diventarein teoria editore di se stesso o comunque reporter; e il “giornali-smo mobile”, realizzato con gli strumenti tipici della comunicazio-ne in movimento, cellulari, BlackBerry, videocamere, portatili.

Che le “cose di mafia”, benoltre ogni significazione e riferi-mento, siano oggetto d’attenzio-ne, multiplo e molteplice, è quan-to mai riconosciuto, non solo daquanto accade e dalle informazio-ni che giornalmente ci vengonoproposte dalla stampa, dalla ra-dio e dalla televisione, ma anchedallo spazio che quest’ultima de-dica loro con un susseguirsi difiction che datano dalla storicasequenza de “La Priova” conl’inossidabile Michele Placido,alle più recenti produzioni succe-dutesi sul piccolo schermo.

Tanto che assistere a ritorni ea seconde, terze e quarte serie,non è un’eccezione, ma la nor-malità, come ben dimostra, pro-prio in tale direzione, “SquadraAntimafia 2” (Canale 5, ore21,10) con la sempre aggressivaSimona Cavallari , ClaudioGioè e Giulia Michelini, oltreche il gruppo più o meno storicodei partecipanti e qualche nuovoingresso.

Ci sarà da fare confronti, ov-viamente, sulle articolazione de-gli episodi e sui vari protagonisti,cercando di trovare conferme,analogie, riscontri e differenze, esperando che il tutto non abbia adeluderci per troppa saturazione.

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Lecce, 1 maggio 2010 L’Ora del Salento

L’ASSIST di Paolo Lojodice

15lo sport

Non si parla ma già si pensa alla prossimastagione nel campionato di serie A. Il piano dirafforzamento è già iniziato. Con De Canio MONDO

Lecce, conto alla rovescia Per la pace in Terra Santa:oltre ogni muro

L’Ora Motori

Alonso e i suoi pollici

Appena 5, da contare sulledita di una mano, giuste per av-viare il fatidico conto alla rove-scia. Sono solo 5 le giornate chemancano alla fine del campiona-to di serie B, al termine dellequali, con i dovuti scongiuri, ilseguito giallorosso lupiense siaugura di celebrare il ritorno inA. La sensazione che la vittoriaesterna sul Grosseto, possibilerivale diretta, abbia trasformatole ultime tappe del lungo per-corso in facili passaggi in pia-nura è nella percezione degliaddetti ai lavori e non solo, no-nostante tutto, in questa atmo-sfera di motivato ottimismo ge-neralizzato, la dirigenza giallo-rossa conserva il suo tradizio-nale aplomb e per voce dell’adClaudio Fenucci, invita il grup-po e l’ambiente a tenere alti i li-velli di attenzione e a conserva-re l’umiltà che finora ha contrad-distinto la formazione leccese.A questo punto solo “un soste-gno numericamente importante”da parte del pubblico potrebbeessere la ciliegina sulla torta percoronare un campionato con-dotto con maestria sia in cam-po, da Mister De Canio e i suoigiocatori, sia nelle alte sfere delladirigenza, laddove i risultati han-no dato ragione alla pianifica-zione condivisa con il tecnicomaterano.

Ancora presto per parlaredi programmi per la prossimastagione, ma non per i primicauti approcci per il prossimocampionato in serie A, in chia-

ve di conferma di risorse, rin-novamento e valorizzazione ditalenti. E quindi il miglior viati-co sembra proprio chiudere conanticipo la questione promozio-ne, considerare l’eccellentescore finora ottenuto comepunto di riferimento dello “sta-to dell’arte” in casa leccese,quindi riallacciare legami e re-lazioni di scambio con le Major,adatte al nuovo campionato dimassima divisione.

Per quanto riguarda la con-clusione del campionato proprioa partire dal prossimo impegnocontro l’Albinoleffe, potrebbe-ro crearsi le condizioni per unaulteriore affermazione casalinga:non perché gli orobici siano di-

sposti a priori al sacrificio sul-l’altare delle celebrazioni lupien-si, bensì perché all’evidente di-vario tecnico e al vantaggio delturno casalingo, per il Lecce sipotrebbe aggiungere un relati-vo appagamento dei lombardi,vicinissimi alla riconferma in se-rie B, in tale ottica, per gli ospiti,perdere al Via del Mare potreb-be essere un risultato messo inpreventivo; quindi ai gialloros-si basterebbe ripetere il succes-so pieno il turno successivo, sulcampo dell’Ascoli di fatto salvoe senza ambizioni, per festeggia-re con il conforto dei numeri. Maqueste ipotesi, se pur fondatesullo storico del torneo, per cer-to saranno debitamente corre-

date con opportuni scongiuri daparte degli scaramantici di fedegiallorossa, per i quali conta,come è giusto che sia, il verdet-to del campo, quindi attesa peril risultato del campo e come ri-chiesto dall’ad Fenucci, atten-zione e umiltà.

Comunque un sano e bril-lante ottimismo ha ragione diessere in casa leccese: propriolo score dei giallorossi indica-no cifre da assoluto primato. 18vittorie in 37 giornate ritaglia-no il ruolo di primatista per ilLecce, seguito guarda caso dalBrescia - avversario più temu-to dai salentini in chiave pro-mozione - “fermo”, si fa per dire,a soli 17 successi.

Quanto valgono i pollici diuna mano? Per quanto(ir)ragionevole e (in)sensatapossa essere la quantificazio-ne di una parte della mano, larecente cronaca sportiva haofferto il suo contributo in pro-posito.

A Francesco Totti, peresempio, entrambi i pollici sonocostati diverse migliaia di euro,trattandosi di pollici verso in-dirizzati alla tifoseria avversa-ria. Fossero stati rivolti ai pro-pri tifosi, magari in segno di vit-toria, probabilmente avrebbe-ro avuto tutt’altro valore. Ed èquello che devono aver pen-

sato al Banco di Santander, mainsponsor della Ferrari, regalandoal proprio pupillo e connaziona-le Alonso una polizza sulla vitacon copertura speciale dei polli-ci. Da questo punto di vista nul-la di strano. Ma la domanda, chein questo caso vale 10 milioni dieuro, sorge spontanea: perchésolo i pollici? Le altre dita dellemani di Alonso meritano forseun trattamento così discrimina-torio? Dal Banco di Santanderhanno fatto sapere che “i polli-ci sono anche un segno di vit-toria, indicano che tutto è sot-to controllo e ben protetto”.Alonso, dal canto suo, ha pro-

vato a rispondere: “Nella miaprofessione la vicinanza conil rischio mi ha fatto capireche la protezione è un aspettofondamentale”. Ma c’era dav-vero bisogno del cortese e be-nevolo interessamento dellosponsor-tutore?

Comunque sia, le rispostefornite non sembrano risolve-re del tutto la questione. Unacosa, invece, appare certa.Ogni volta che avremo visto ilpilota spagnolo sorridere da-vanti alle telecamere con i pol-lici all’insù saremo assaliti daun dubbio: che potrebbe nonriferirsi alla macchina.

Una maratona di appena 10 chilometri, in parte percorsa apasso d’uomo. Una partita di pallavolo in un parcheggio da-vanti al muro di separazione tra israeliani e palestinesi. Si èfatto dello sport davvero particolare tra Betlemme e Gerusa-lemme. E per una volta è riuscito ad arrivare dove non arriva lapolitica, secondo il presidente del Coni Gianni Petrucci. Finoa portare dei palestinesi dai territori sotto l’Autorità naziona-le (Anp) alla Città Santa con la settima Maratona della pace,organizzata da Opera romana pellegrinaggi e dal Centro spor-tivo italiano. L’ex campione di pallavolo Andrea Zorzi ha par-tecipato a questa iniziativa fin dal primo anno e c’è anchestavolta. Al suo fianco Tom Perry, alias Antonio Peretti, l’al-pinista che corre a piedi nudi per solidarietà e per riportare ilmondo dei consumi alle cose semplici. Padre Ibrahim Faltas,carismatico francescano palestinese, partecipa con il saio.Massimo Achini, del Csi, con il consulente ecclesiastico na-zionale mons. Paganini, in prima fila, a tirare il gruppo deglisportivi dell’associazione, una settantina la rappresentanzaarancio blu. Fino all’anno scorso si univano solo una voltasuperato il check-point messo anni fa dallo Stato ebraico.Dopo i primi due chilometri in territorio palestinese, da Bet-lemme al check-point, la carovana di corridori, giornalisti efotografi si ferma e nel parcheggio accanto al posto di guar-dia israeliano va in scena un mini-triangolare di pallavolo fem-minile. Intorno al campo, i maratoneti, decine di pellegrini inTerra Santa, piccoli allievi delle scuole calcio palestinesi eisraeliane, soldati e soldatesse che si rilassano. Sullo sfondoil muro di sicurezza eretto da Israele e che rende la vita impos-sibile ai palestinesi. Queste iniziative ci riconciliano con ilmondo e soprattutto ci fanno capire che tutto è possibile,l’importante è volerlo con tutte le proprie forze e soprattuttocercare di impegnarsi in prima persona per realizzarlo. Ogninostra società deve essere nel proprio territorio una spintaverso il cambiamento e un esempio di rinnovamento, testimo-niando che lo sport del Csi fa crescere le nuove generazioneall’ombra di quei sani valori cristiani, che sono la base delvivere civile.

L’invito rivolto a tutte le associazioni affiliate al Csi è quellodi sapersi distinguere nei diversi territori come forze trainanti

di “bgbuone pratic”e h, che sanno lavorare per il bene deiragazzi.

CSIamo e si deve vedere.Andrea Iurlaro