10-3-2013 in cammino verso la pasqua con gesÙ e papa benedetto xvi 1

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10-3-2013 IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON GESÙ E PAPA BENEDETTO XVI 1

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IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON GESÙ E PAPA BENEDETTO XVI

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IL CAMMINO DI OGGI

• Alcuni punti dell’omelia del 6-1-2013• 13-2-2013: udienza generale ed omelia• 27-2-2013: ultima udienza• Una breve via crucis• La coscienza

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BENEDETTO XVI, 6-1-2013

“Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filoso-fica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa es-senziale.

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SAPERE … SÌ, MA COSA? CHI?

Volevano sapere come si possa riuscire ad es-sere persona umana. E per questo volevano sapere se Dio esista, dove e come Egli sia. Se Egli si curi di noi e come noi possiamo incon-trarlo. Volevano non soltanto sapere.

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Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio.

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L’INQUIETUDINE

Non è solo l’uomo ad avere in sé l’inquietudi-ne costitutiva verso Dio, ma questa inquietu-dine è una partecipazione all’inquietudine di Dio per noi. Poiché Dio è inquieto nei nostri confronti, Egli ci segue fin nella mangiatoia, fino alla Croce.

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ESSERE TOCCATI DA DIO

L’inquietudine dell’uomo verso Dio e, a partire da essa, l’inquietudine di Dio verso l’uomo de-vono non dar pace al cristiano. È questo che intendiamo quando diciamo che il cristiano dev’essere soprattutto un uomo di fede. Per-ché la fede non è altro che l’essere interior-mente toccati da Dio.

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PREGHIERA / DESIDERIO

Il pellegrinaggio interiore della fede verso Dio si svolge soprattutto nella preghiera. Sant’Agostino ha detto una volta che la pre-ghiera, in ultima analisi, non sarebbe altro che l’attualizzazione e la radicalizzazione del no-stro desiderio di Dio.

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DESIDERIO / INQUIETUDINE

Al posto della parola desiderio potremmo mettere anche la parola inquietudine e dire che la preghiera vuole strapparci alla nostra falsa comodità, al nostro essere chiusi nelle realtà materiali, visibili e trasmetterci l’inquie-tudine verso Dio, rendendoci proprio così an-che aperti e inquieti gli uni per gli altri” (fine citazione omelia 6-1-2013).

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Omelia 13-2-2013 Gl 2, 15-16

«Suonate il corno in Sion, proclamate un so-lenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea so-lenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua ca-mera e la sposa dal suo talamo» (vv. 15-16).

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La dimensione comunitaria è un elemento es-senziale nella fede e nella vita cristiana. Cristo è venuto «per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (cfr Gv 11,52). Il "Noi" della Chiesa è la comunità in cui Gesù ci riunisce in-sieme (cfr Gv 12,32): la fede è necessariamen-te ecclesiale.

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E questo è importante ricordarlo e viverlo in questo Tempo della Quaresima: ognuno sia consapevole che il cammino penitenziale non lo affronta da solo, ma insieme con tanti fra-telli e sorelle, nella Chiesa.

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Gl 2, 17

Il profeta, infine, si sofferma sulla preghiera dei sacerdoti, i quali, con le lacrime agli occhi, si rivolgono a Dio dicendo: «Non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: "Dov’è il loro Dio?"» (v. 17).

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Questa preghiera ci fa riflettere sull’importan-za della testimonianza di fede e di vita cri-stiana di ciascuno di noi e delle nostre comu-nità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato.

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Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evi-dente comunione ecclesiale, superando indivi-dualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indif-ferenti” (fine citazione omelia 13-2-2013).

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“LE TENTAZIONI DI GESÙ E LA CONVERSIONE PER IL REGNO DEI CIELI“ (Udienza 13-2-2013)

“Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamen-tale: che cosa conta davvero nella mia vita?

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Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che su-bisce Gesù? È la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la pro-pria gloria e per il proprio successo.

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E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esi-stenza e facendolo sembrare superfluo. Ognu-no dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? È Lui il Signore o sono io?

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Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un an-golo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuo-vo.

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“Convertirsi", significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vi-ta; significa lasciare che Dio ci trasformi, smet-tere di pensare che siamo noi gli unici co-struttori della nostra esistenza; significa rico-noscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla.

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UNA CONSTATAZIONE

Oggi non si può più essere cristiani come sem-plice conseguenza del fatto di vivere in una so-cietà che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religio-samente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo po-sto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei.

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Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la miseri-cordia nella vita quotidiana, lasciare spazio al-la preghiera e al silenzio interiore.

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ALCUNI PUNTI SPECIFICI

Non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli em-brioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita” (fine udienza 13-2-2013).

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27-2-2013

“Ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto.

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Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

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Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fidu-cia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica.

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IL DESIDERIO DI PAPA BENEDETTO

Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristia-no” (fine citazione udienza 27-2-2013).

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UNA BREVE VIA CRUCIS

Gesù dice: «Chi vuol venire dietro a me rinne-ghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua». Un invito che vale per tutti, celibi e sposati, separati, divorziati, conviventi, gio-vani, adulti e anziani, ricchi e poveri, di una nazionalità o di un’altra. Vale per ogni famiglia, per i suoi singoli membri o per ogni comunità.

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Prima di entrare nella Sua Passione finale, Gesù, nell’orto degli ulivi, lasciato solo dagli apostoli addormentatisi, ha avuto paura di ciò che lo aspettava e, rivolgendosi al Padre, ha chiesto: «Se possibile, passi da me questo calice». Aggiungendo subito: «Non la Mia, ma la Tua volontà sia fatta».

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LA VIA CRUCIS DELLA FAMIGLIA

Come ogni cristiano, anche ogni singola fami-glia ha la sua via crucis: malattie, morti, disse-sti finanziari, povertà, tradimenti, comporta-menti immorali dell’uno o dell’altro, discordie, bugie, stanchezze, incomprensioni, offese, ca-lunnie, dissensi con i parenti, calamità natura-li.

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• In quel momento drammatico e solenne si coglie un profondo insegnamento per tutti coloro che si sono messi alla Sua sequela.

• Ogni cristiano, ogni famiglia, in questa via di dolore, può rivolgere lo sguardo fisso a Gesù, Uomo-Dio.

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Riviviamo insieme l’esperienza finale di Gesù sulla Terra, accolta dalle mani del Padre: un’esperienza dolorosa e sublime, nella quale Gesù ha condensato l’esempio e l’insegna-mento più preziosi per vivere la nostra vita in pienezza, sul modello della Sua Vita, qualu-nque sia la nostra condizione.

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Mc 15, 20

“Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo con-dussero fuori per crocifiggerlo”.

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“La cosa più grave, Gesù, è che ho contribuito anch’io al Tuo dolore. Anche noi sposi e le no-stre famiglie. Anche noi abbiamo contribuito a caricarTi di un peso inumano. Ogni volta che non ci siamo amati, quando ci siamo attribuiti la colpa l’uno all’altro, quando ci siamo man-cati di rispetto, quando non ci siamo perdona-ti, quando non abbiamo ricominciato a volerci bene.

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GESÙ INCONTRA LA MADRE

Simeone parlò a Maria, Sua madre:"Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima "... Sua madre serbava tutte queste cose nel Suo cuore (Lc 2, 34-35. 51) .

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Certamente, Gesù, Tu patisci di fare soffrire in quel modo Tua madre. Ma la devi coinvolgere nella Tua divina e tremenda avventura. È il piano di Dio, per la salvezza di tutta l’umanità.

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Per tutti gli uomini e tutte le donne di questo mondo, ma in particolare per noi famiglie, l’incontro di Gesù con la Madre, lì sulla via del Calvario, è un avvenimento vivissimo, sempre attuale. Gesù si è privato della Madre perché noi, ciascuno di noi — anche noi sposi — aves-simo una Madre sempre disponibile e presen-te.

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A volte ce ne dimentichiamo, purtroppo. Ma, quando ci ripensiamo, ci rendiamo conto che nella nostra vita di famiglia innumerevoli volte siamo ricorsi a Lei. Quanto ci è stata vicina nei momenti difficili! Quante volte le abbiamo raccomandato i nostri figli, l’abbiamo suppli-cata di intervenire per la loro salute fisica e ancor più per una protezione morale!

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E quante volte Maria ci ha ascoltato, ce la siamo sentita vicina a confortarci con il Suo amore materno. Nella via crucis di ogni famiglia, Maria è il modello del silenzio che, pur nel dolore più straziante, genera la vita nuova.

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GESÙ È AIUTATO DA SIMONE DI CIRENE A PORTARE LA CROCE

“Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota, che significa luogo del cranio” (Mc 15, 21-22).

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Simone di Cirene, chiamato a portare la Croce, certamente non la voleva portare. E` stato quindi costretto. Egli camminava accanto al Cristo sotto lo stesso peso. Gli prestava le sue spalle quando le spalle del condannato sem-bravano troppo deboli.

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Gli era vicino: più vicino di Maria, più vicino di Giovanni, il quale, anche se uomo, non è stato chiamato per aiutarlo. Quanto è durata questa costrizione? Per quanto tempo gli ha cammi-nato accanto, mostrando che niente lo univa al condannato, alla sua colpa, alla sua pena?

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Per quanto tempo è andato così , interiormen-te diviso, con una barriera di indifferenza ver-so l'Uomo che soffriva? "Ero nudo, ebbi sete, ero carcerato", aggiungiamo: ho portato la Croce... e: l'hai portata con Me?... davvero fino alla fine l'hai portata con Me? Non si sa.

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Simone di Cirene rappresenta tutti noi allor-ché all’improvviso ci arriva una difficoltà, una prova, una malattia, un peso imprevisto, una croce talvolta pesante. Perché? Perché proprio a me? Perché proprio adesso?

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Il Signore ci chiama a seguirLo, non sappiamo dove e come. La cosa migliore da fare, Gesù, è venirTi dietro, essere docili a ciò che ci chiedi. Tante famiglie lo possono confermare per esperienza diretta: non serve ribellarsi, convie-ne dirTi di sì, perché Tu sei il Signore del Cielo e della Terra.

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Noi possiamo e vogliamo dirTi di sì perchè Tu ci ami di Amore infinito. Più del padre, della madre, dei fratelli, della moglie, del marito, dei figli. Ci ami di un Amore che vede lontano, un Amore che, al di là di tutto, anche della no-stra miseria, ci vuole salvi, felici, con Te, per sempre.

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Anche in famiglia, nei momenti più difficili, quando si deve prendere una decisione impe-gnativa, se la pace alberga nel cuore, se si è attenti a cogliere quello che Dio desidera da noi, veniamo illuminati da una luce che ci aiuta a discernere e a portare la nostra croce.

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Il Cireneo ci ricorda pure i tanti volti di perso-ne che ci sono state vicine nei momenti in cui una croce pesante si è abbattuta su di noi o sulla nostra famiglia. Ci fa pensare ai tanti vo-lontari che in molte parti del mondo si dedi-cano generosamente a confortare e aiutare chi è nella sofferenza e nel disagio. Ci insegna a lasciarci aiutare con umiltà, se ne abbiamo bi-sogno, e anche a essere cirenei per gli altri.

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GESÙ CADE PER LA SECONDA VOLTA

Come ci riconosciamo in Te, Gesù, anche in questa nuova caduta di sfinimento. E invece Ti alzi di nuovo,vuoi farcela. Per noi, per tutti noi, per darci il coraggio di rialzarci. La nostra debolezza c’è, ma il Tuo amore è più grande delle nostre carenze, può sempre accoglierci e capirci.

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I nostri peccati, di cui Ti sei fatto carico, Ti schiacciano, ma la Tua Misericordia è infini-tamente più grande delle nostre miserie. Sì, Gesù, grazie a Te ci rialziamo. Abbiamo sbagliato.

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Ci siamo lasciati prendere dalle tentazioni del mondo, magari per bagliori di soddisfazione, per sentirci dire che qualcuno ancora ci desidera, che qualcuno dice di volerci bene, di amarci addirittura.

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Facciamo fatica a mantenere l’impegno preso nella nostra fedeltà di sposi. Non abbiamo più la freschezza e lo slancio di una volta. Tutto è ripetitivo, ogni atto pare pesante, viene voglia di evadere. Ma cerchiamo di rialzarci, Gesù, senza cedere alla più grande di tutte le tentazioni: quella di non credere che il Tuo Amore può tutto.

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Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di Lui

Tra la folla che Lo segue c’è un gruppo di don-ne di Gerusalemme: Lo conoscono. VedendoLo in quelle condizioni, si confondono tra la folla e salgono verso il Calvario. Piangono. Gesù le vede, coglie il loro senti-mento di pietà.

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E anche in quel tragico momento vuole lascia-re una parola che supera la semplice pietà. Egli desidera che in loro, che in noi, non ci sia solo commiserazione ma conversione del cuore, quella che riconosce di aver sbagliato, che chiede perdono, che ricomincia una vita nuova

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Ecco la chiamata al pentimento, al vero penti-mento, al rimpianto, nella verità del male commesso. Non si può restare alla superficie del male, bisogna arrivare alle sue radici, alle cause, alla verità della coscienza, fino in fon-do. Proprio questo vuole dire il Gesù che porta la Croce, che da sempre conosce ciò che sta nell'uomo.

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Gesù, quante volte per stanchezza o per inco-scienza, per egoismo o per timore chiudiamo gli occhi e non vogliamo affrontare la realtà! Soprattutto non coinvolgiamo noi stessi, non ci assumiamo pienamente le responsabilità della nostra vita, non ci impegniamo nella partecipazione profonda e attiva alla vita e ai bisogni dei nostri fratelli, vicini e lontani.

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Continuiamo a vivere comodamente, depre-chiamo il male e chi lo fa, ma non cambiamo la nostra vita e non paghiamo di persona af-finché le cose cambino e il male sia debellato e giustizia sia fatta. Spesso le situazioni non migliorano perché noi non ci siamo impegnati a farle cambiare.

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Ci siamo ritirati senza fare del male a nessuno, ma anche senza fare quel bene che avremmo potuto e dovuto fare. E qualcuno, forse, paga anche per noi, per la nostra latitanza. Gesù, che queste Tue parole ci risveglino, ci diano un po’ di quella forza che muove i testimoni del Vangelo, spesso anche martiri, padri, madri, figli, che col loro sangue unito a quello Tuo, hanno aperto e aprono anche oggi la strada al bene nel mondo.

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Ti chiediamo, Gesù Signore, che ciascuno di noi sappia vivere e camminare nella Verità!

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UN COMPITO PER CASA: LAVORARE SULLA COSCIENZA

“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino” (11-2-2013 declaratio).

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13-2-2013 udienza generale

“Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscien-za, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede”.

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24-2-2013 Angelus« Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abban-donare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede que- sto è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze».

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27-2-2013 udienza generale

“In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa”.

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