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Scuola Archeologica Italiana di Atene TRIPODES 5 Atene e l’Occidente: i grandi temi Le premesse, i protagonisti, le forme della comunicazione e dell’interazione, i modi dell’intervento ateniese in Occidente Atti del Convegno Internazionale Atene 25-27 maggio 2006 A cura di Emanuele Greco e Mario Lombardo Atene 2007 000 EISAGOGI 1-6 27/06/2007 15:05 ™ÂÏ›‰·3

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Scuola Archeologica Italiana di Atene

TRIPODES 5

Atene e l’Occidente: i grandi temi

Le premesse, i protagonisti, le forme della comunicazione e dell’interazione,

i modi dell’intervento ateniese in Occidente

Atti del Convegno Internazionale

Atene 25-27 maggio 2006

A cura diEmanuele Greco e Mario Lombardo

Atene 2007

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LA DEFINIZIONE DI UN ‘NUOVO’

SPAZIO PUBBLICO: L’AGORA DEL CERAMICO

DALLA ‘NASCITA’ ALLA SPEDIZIONE IN SICILIA*

1. L’AGORA DEL CERAMICO. LE PREMESSE

Negli ultimi anni le ricerche su Atene, ed in particolare sui suoi princi-pali spazi pubblici, l’Agora e l’Acropoli, si sono moltiplicati accrescendo inmaniera esponenziale una già ricchissima letteratura. Chiunque affronti lostudio dei singoli monumenti dell’Agora nel tentativo di formulare un qua-dro storico-topografico dovrà inevitabilmente misurarsi non solo con lediverse letture interpretative, ma anche con i numerosi, e a tratti ostici,problemi cronologici dei monumenti che a volte non sono il risultato di unesame autonomo della documentazione archeologica, ma la conseguenzadi un inevitabile ed ossessivo tentativo di inseguire la ricca documentazio-ne letteraria che in taluni casi (quelli della Stoa Basileios, del Bouleuterione dell’Altare dei Dodici Dei sono da questo punto di vista paradigmatici) haprodotto sconcertanti salti cronologici.

Tale modo di procedere ha investito anche il problema, complesso ed affa-scinate, della nascita dell’Agora del Ceramico che alcuni studiosi ritengono didover fissare dopo le guerre persiane come diretta conseguenza della politica diTemistocle1. Tale prospettiva non ci trova affatto concordi perché crediamo che,

*Desidero ringraziare il direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, EmanueleGreco, non solo per avermi chiesto di intervenire al convegno ma anche per avermi offer-to la possibilità di far parte sin dall’inizio del gruppo di ricerca che da alcuni anni lavorasulla topografia di Atene; ho spesso discusso con tutti loro – ed in particolare conEmanuele Greco, Riccardo Di Cesare, Maria Chiara Monaco e Daniela Marchiandi – dialcuni dei temi affrontati in questo contributo; a loro sono debitore di diversi spunti diriflessione e di opportune indicazioni. Ringrazio inoltre Riccardo Di Cesare per avermimesso a disposizione la sua tesi di dottorato discussa nel mese di novembre 2006 pressola Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino sui monumenti e sullo spazio pubblicourbano nell’età dei tiranni; in questo lavoro in alcuni casi si sostengono posizioni moltodiverse da quelle prese in questo contributo. Devo infine utili consigli e suggerimenti adAngela Pontrandolfo e a Luca Cerchai. È evidente che errori ed imprecisioni sono impu-tabili unicamente a chi scrive.1 Così MILLER 1995, 224 n. 4; PAPADOPOULOS 1996; PAPADOPOULOS 2003, 296. Per la critichea questo approccio cf. in particolare GRECO 1997a, 209-211; GRECO - OSANNA 1999, 170-173.In particolare J. Papadopoulos (1996 e 2003) ritiene che la nascita dell’Agora del Ceramico,in precedenza un quartiere artigianale, sia il frutto delle grandi trasformazioni urbanisticheavviate da Temistocle all’indomani delle guerre persiane. La ‘scelta’ del nuovo spazio sareb-

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sebbene i segni macroscopici di cambiamento nell’Agora del Ceramico si con-cretizzino solo nel corso del VI sec. a.C., il processo di trasformazione possa esse-re colto sin dalla fine dell’VIII sec. a.C., quando l’area interessata dalle sepolturesi riduce e, contestualmente, cominciano ad essere chiusi molti pozzi2. La dina-mica di queste trasformazioni deve necessariamente essere letta nel quadrocomplessivo dell’Atene di età alto-arcaica sebbene siano ancora troppo pochi idati per discutere le forme di organizzazione della città nella prima età del ferro.La distribuzione delle necropoli e alcuni pozzi ad uso domestico lasciano tutta-via immaginare un abitato che si dispone intorno all’Acropoli che almeno dallafine dell’VIII sec. a.C.3 diviene il punto di riferimento religioso di tutta la comu-nità. L’abitato sembra organizzarsi per corpi separati che verosimilmente fannoriferimento ai singoli clan aristocratici, ciascuno con i propri spazi comuni4.

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be stata determinata dallo spostamento del porto della città dal Falero al Pireo. Contra cf.GRECO 1997a, 208 e GRECO 2005, in partic. 19-20. Per una critica al volume di Papadopouloscf. anche MONACO 2003.2 Anche se non scompaiono del tutto la chiusura simultanea di 16 pozzi nell’area dell’Agoraè particolarmente significativa. Secondo J. Mck Camp tale chiusura deve essere messa inrelazione ad un drammatico periodo di siccità: CAMP 1979. L’ipotesi è stata, giustamente, dapiù parti respinta: tra i primi segnaliamo SNODGRASS 1983, 169-170.Per la cronologia soloniana della nascita dell’Agora, sostenuta per decenni dagli archeologiamericani e generalmente accolta dal mondo scientifico: THOMPSON 1937 e 1940; MARTIN

1951, 255 e ss. e 290 e ss.; BOERSMA 1970, 15; Agora XIV, 19; WYCHERLEY 1978, 27; AgoraGuide, 19; CAMP 1986, 39. Questa cronologia, messa in discussione da L. Shear jr., a partiredalla fine degli anni Settanta (SHEAR jr. 1978), è ancora oggi sostenuta da una studiosa spa-gnola che da alcuni anni dedica gran parte dei suoi studi all’Agora di Atene: cf. VALDÉS GUÍA

2002; 2004; 2004a. Per una datazione della piazza all’età dei tiranni: cf. SHEAR jr. 1978 esuccessivamente CAMP 1994; CAMP 1995, 232 e ss.; GRECO 1997, 628 e ss.; GRECO 1997a, 207e ss.; GRECO - OSANNA 1999, 170 e ss.; GRECO 2000, 226; CAMP 2005, in partic. 202. Lo stes-so L. Shear jr. ha più tardi preferito collegare l’impianto della nuova Agora del Ceramico alleriforme di Clistene: SHEAR jr. 1994; MILLER 1995; GOETTE 1997, 43; ROBERTSON 1998, 303;RAUSCH 1999. Secondo queste ipotesi di lettura, evidentemente ideologiche, l’Agora delCeramico sarebbe una conseguenza del sistema democratico realizzato da Clistene; stessaposizione ebbe anche H. Thompson, inizialmente sostenitore della cronologia soloniana, econ lui anche altri studiosi: THOMPSON 1981; 1982; 1988; VICKERS - FRANCIS 1988;PAPADOPOULOS 1996; 2003. Di questo stesso avviso anche OIKONOMIDES 1964, xi; contraWYCHERLEY 1966.3 Cf. da ultimo HURWITT 1999, 89 e ss.4 Cf. anche BATINO 2003, 129 che sembra essere del medesimo avviso quando, accogliendola lettura di A.M. D’Onofrio (D’ONOFRIO 2001, in partic. 261-262), sostiene che è possibileseguire “quella linea interpretativa che presuppone nelle fasi più antiche della città l’esi-stenza di diverse zone destinate alla frequentazione comune come altrettante espressioni diun controllo parcellizzato del territorio urbano in mano ai diversi gruppi aristocratici domi-nanti”. La studiosa tuttavia, non proseguendo lungo quella linea interpretativa che avevaprecedentemente dichiarato di seguire, finisce per ridurre nuovamente il discorso alla dia-lettica tra i due spazi pubblici del Ceramico e delle pendici orientali dell’Acropoli ritenutientrambi funzionanti nel VII sec. a.C.

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Nuclei di abitato di questo tipo possono essere riconosciuti presso l’Agora delCeramico e l’Areopago a NE e tra le pendici orientali dell’Acropoli e l’Ilisso a SE.

Ciascuno di essi era, probabilmente, fornito di propri spazi collettivifunzionali a riunioni di tipo assembleare secondo un’ottica non moltodiversa da quella che traspare dai poemi omerici. Nel caso del Ceramico, adesempio, particolarmente significativo è il rapporto stretto che quest’areaha con le porte della città, con il fiume, con i culti a carattere funerario ederoico5. Si tratta di un paesaggio non dissimile da quello raccontatonell’Iliade e, più precisamente, da quello in cui si svolgevano alcune delleassemblee dei Troiani presso il fiume (HOM. Il. 8. 488-491) o presso latomba di Ilo (HOM. Il. 10. 414-416).

La chiusura di alcuni pozzi alle pendici settentrionali dell’Areopago euna serie di manifestazioni cultuali a partire già dal VII sec. a.C.6, dunqueben prima di quella definitiva nella prima metà del VI sec. a.C., possonosegnalare la presenza di una sorta di ‘protoagora’ contemporanea ad altreche, strettamente collegate ai singoli gruppi aristocratici, si differenzianoforse anche per funzione7. In tale ottica possiamo prendere in considera-zione – almeno a partire dall’alto arcaismo – la presenza di un’area pub-blica ad E dell’Acropoli8 (Figg. 1-2) ma anche lo stesso Areopago, che ha unruolo centrale nell’Atene pre-soloniana, o le ‘agorai’ tenute presso il san-tuario di Afrodite Pandemos a W dell’Acropoli – se prestiamo fede adApollodoro – per le quali è possibile risalire almeno al V sec. a.C.9

5 In questa stessa area è attestata sin dall’alto arcaismo anche la presenza di ceramisti emetallurghi attirati, più che altrove, ma non in maniera esclusiva, dalle condizioni che que-sta parte dell’abitato forniva loro (disponibilità di acqua e forse anche di banchi di argilla).Sulle attività artigianali nell’area dell’Agora cf. MONACO 2000, 17 e ss. e PAPADOPOULOS 2003.6 Questi aspetti sono discussi in particolare in KENZLER 1999, 140-150; D’ONOFRIO 2001. Perun primo commento cf. LONGO 2001, 343-344.7 Per la chiusura dei pozzi nel VI sec. a.C. si veda ad es. SHEAR jr. 1978, 5-6 e SHEAR jr. 1994, 229.Diversi sono gli studiosi che datano l’Agora del Ceramico già in epoca presoloniana ciascu-no con differenti argomentazioni e con una diversa prospettiva comunque lontana da quel-la che qui si propone. Alcuni di essi (Kolb, Kenzler) negano esplicitamente l’esistenza diun’agora più antica in un luogo diverso dal Ceramico. Cf. KOLB 1981, in partic. 20-23;D’ONOFRIO 1995, 63; KOLB 1996, 269; KENZLER 1997; BAURAIN-REBILLARD 1998, in partic. 134;KENZLER 1999, 106-107, n. 6; KOLB 1999; D’ONOFRIO 2001; BATINO 2003, 129.8 Una sintesi del problema con i relativi riferimenti alle fonti letterarie e alla bibliografia inGRECO 1997, 620-628. Cf. anche GRECO 2004 (in c.d.s.).9 La notizia è riportata in HARP., s.v. ‘Pandemos Aphrodite’ = FrGrHist 224F113. Per il san-tuario di Afrodite Pandemos cf. BESCHI 1967-68, 517 e ss. Una giusta valorizzazione delpasso in GRECO 1997, 621-622; tuttavia si veda anche GRECO 2004 (in c.d.s.) in cui l’autoreriprende la discussione in una prospettiva differente. Per il rapporto tra l’AfroditePandemos e la gradinata presso i propilei pre-mnesiclei considerata un antico luogo diassemblee: cf. MARTIN 1951, 256 e ss. e 290. La validità della notizia di Apollodoro è ribadi-ta da Hölscher che la utilizza per collocare sostanzialmente l’archaia agora nelle immedia-

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Fig. 1 - Pianta generale di Atene (da GRECO 2005)

Fig. 2 - Veduta aerea del centro di Atene (da Google Earth)

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Allargando ulteriormente l’orizzonte per superare la dialettica tra le pendi-ci orientali dell’Acropoli e l’Agora del Ceramico o comunque tra la ‘Palaia’e la ‘Nea’ Agora, ci si rende conto che è possibile recuperare le tracce del-l’esistenza di altre agorai, benché documentate solo in età classica o tardoclassica, come quelle attestate nei due demi urbani di Skambonidai e diKoile. Non opportunamente valorizzato è, infatti, il riferimento all’ àγορaτ΅ν Σκαμβονιδ΅ν presente in un’iscrizione della prima metà del V sec.a.C.10, così come quello più recente che ricorre in due iscrizioni, rinvenutesul Kolonos Agoraios e riferibili al santuario di Eurisace, dove erano collo-cate, in cui si menziona una àγορa âν KοίλFη11. Benché il riferimento a que-st’ultima agora sia problematico e per nulla univoco, molto suggestiva è l’i-potesi che essa possa aver rappresentato il luogo in cui si riunivano i mem-bri del ghenos dei Salamini, forse già in un’epoca molto più antica di quel-la cui fa riferimento l’iscrizione. Anche se solo uno studio approfondito esistematico – da sviluppare in altra sede – su queste ed altre simili attesta-zioni potrà meglio chiarire il complesso problema delle agorai ateniesi, èevidente come una serie non cospicua, ma significativa, di dati lasci intra-vedere una città che nei primi secoli dell’età del ferro appare parcellizzatain una serie di nuclei abitati con relativi spazi comuni. In sostanza l’ap-proccio che in questa sede si intende seguire si fonda su quanto si va dimo-strando per le poleis tardo-geometriche di Occidente (Megara Hyblaea e

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te vicinanze dell’Agora del Ceramico, quindi sostanzialmente nella stessa area: HÖLSCHER

2005, in partic. 221-222. Diversa l’opinione di Robertson che mette in relazione l’AfroditePandemos con la via processionale che dall’archaia agora - da lui collocata ad E - giungesino all’Acropoli: ROBERTSON 1998, 300, n. 80; cf. anche ROBERTSON 1992, 49-51 eROBERTSON 2005, 72 e ss. Più drastica la lettura dello stesso passo da parte di Kolb che attri-buisce ad Arpocrazione, o alla sua fonte, una confusione o una ricostruzione paretimologi-ca dell’epiclesi della Pandemos: KOLB 1981, 20, n. 5; KOLB 1996, 269; KOLB 1999, 213. Peruna schematica ma utile presentazione del dibattito sull’archaia agora e per una raccoltadella bibliografia, non esaustiva – ma su questo tema è ora quasi impossibile tener conto ditutte le posizioni – cf. HITZL 2003.10 Il riferimento all’agora presente sulla stele (IG I3, 244), principale documento per la loca-lizzazione del demo nella parte N della città, non è stato ancora adeguatamente discusso.Sull’iscrizione cf. RE IIIA1, s.v. ‘Skambonidai’ [Honigmann], 434-435; JUDEICH 1931, 172-173, n. 6.11 Le iscrizioni riferiscono di una diatriba tra due rami del ghenos dei Salamini (quelli delle‘Sette Tribù’ e quelli del ‘Sounio’). Nella prima delle due iscrizioni, databile al 363/2 a.C., ilghenos decide di dividere l’agora in due parti mentre nella seconda, databile al 265/4 a.C.,l’accordo consiste nel mantenerla in comune. Sulle iscrizioni e in partic. sull’Agora en Koilee sulla sua possibile localizzazione al Sunio cf. LAMBERT 1997, 96, n. 24 con ulteriori riferi-menti bibliografici. Sui Salamini vedi ora anche BATINO 2003.

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Siracusa in particolare)12 e su alcune riflessioni sulla documentazione lette-raria che potrebbero aprire prospettive storiche diverse da quelle chehanno come punto di partenza le città già definite di età arcaica e che, per-tanto, sono viziate da un approccio teleologico. In età alto-arcaica la cittànon appare come un organismo già strutturato in tutte le sue parti, ma èpiuttosto ancora l’insieme di clan aristocratici che si organizzano intornoai propri spazi collettivi; in questa logica le agorai sono strettamente anco-rate ai singoli gruppi aristocratici intorno ai quali si organizzano comunitàpiù ristrette all’interno della città. L’importanza di alcuni di queste areecollettive è pertanto rigorosamente legata alla forza che ciascuna compagi-ne aristocratica gioca all’interno della comunità. Altra cosa è l’agora dipiena età arcaica sulla quale siamo ben informati grazie alla ricca docu-mentazione letteraria, epigrafica ed archeologica; essa – ma siamo al ter-mine del processo di formazione della città – non è più uno degli spazi diincontro di un gruppo legato ad un clan aristocratico, ma è piuttosto illuogo dello scontro e, conseguentemente, della mediazione tra diversigruppi che si contendono il potere dell’intera comunità. Solo in questomomento l’agora diviene meson politico della città; la sua monumentaliz-zazione, con la costruzione delle principali sedi istituzionali e di rappre-sentazione, segna la conclusione di un lento processo identitario della polisdi cui possiamo cogliere nella documentazione a nostra disposizione soloqualche traccia.

Credo che anche ad Atene questo sviluppo si riesca a cogliere nelmomento in cui una delle ‘protoagorai’ di Atene – quella alle pendici orien-tali dell’Acropoli, con tutte le strutture monumentali che le fonti menzio-nano – ad assumere il ruolo di spazio comunitario per eccellenza prima delsuo ‘trasferimento’ al Ceramico. La presenza di una serie di edifici, sui qualiavremo modo di tornare nelle pagine successive, è da questo punto di vistasignificativo13. È infatti solo a partire da questo momento che si avverte

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12 Significativo l’esempio di Megara Hyblaea: cf. POLIGNAC 1999 le cui riflessioni devonoessere viste anche alla luce della recente pubblicazione di Megara 5, in partic. 303 e ss. (ilsantuario di NW) e 391 e ss. (l’agora). Per Siracusa cf. VOZA 1999 e VOZA 2000. Un accennoa questi problemi in LONGO 2001, 341-342. Utile da questo punto di vista anche il confron-to con l’organizzazione dell’abitato della Roma protourbana: CARANDINI 1997, 430 e ss.13 Non credo si possa essere d’accordo con Hölscher quando sostiene che non necessaria-mente gli edifici ad E dell’Acropoli debbano aver costituito un’agora. In sostanza lo studio-so non associa in maniera immediata l’agora agli edifici pubblici, come ad esempio il prita-neo (questo sarebbe un postulato dell’urbanistica classica), e allo stesso tempo non credealla coesione topografica degli altri monumenti pubblici ricordati dalle fonti per i quali sug-gerisce “una localizzazione dispersa nella parte orientale della città”: cf. HÖLSCHER 2005,218-219. Stessa posizione sul rapporto pritaneo/agora anche in KENZLER 1997, 125-126 eKENZLER 1999, 294-296.

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archeologicamente un processo di trasformazione radicale, per così dire,strutturale, rispetto al passato con una conseguente gerarchizzazione especializzazione delle diverse aree collettive. Nella stessa ottica si pone per-tanto anche la nascita o, se vogliamo, la formazione dell’Agora delCeramico. Non si tratta infatti di un evento improvviso, ma piuttosto ilrisultato di un fenomeno che si inserisce nel più ampio e più lento proces-so di trasformazione urbana della città, nonché il frutto di cambiamentipolitici e sociali che subiscono un’accelerazione nel corso del VI sec. a.C. Lacaratterizzazione di questa agora, così come anche l’espansione urbana, seda un lato è il risultato di premesse già poste dallo sviluppo storico, dall’al-tro sembra essere stata favorita dalla tirannide, una forma di potere che,nonostante si configuri come personale, favorisce di fatto il rafforzamentodell’idea della comunità come sede del potere e dunque, quel “processo didistinzione tra società e Stato”14. Non siamo certamente nelle condizioni dicomprendere fino in fondo le motivazioni che hanno spinto i tiranni a tra-sferire il centro politico di Atene dal cuore stesso della città arcaica allanuova sede del Ceramico; possiamo tuttavia ipotizzare che questo trasferi-mento dell’ ‘Agora di Teseo’15, sia il frutto di una vera e propria strategiapolitica che ha come obiettivo quello di valorizzare uno spazio già in pas-sato sede di assemblee e probabilmente – come abbiamo detto – collegatoad un preciso clan aristocratico16. Tale soluzione appare più logica rispettoa quella che si basa su motivazioni di tipo pratico non accettabili perchéeccessivamente meccanicistiche e modernizzanti17.

Ma quali sono i segni di questa repentina trasformazione dell’area allependici settentrionali dell’Areopago in una nuova Agora? E cosa accadenello spazio alle pendici orientali dell’Acropoli dove erano i più importantiedifici a carattere pubblico della polis?

A partire dal primo quarto del VI sec. a.C. alle pendici sud-occidentalidel Kolonos Agoraios alcuni edifici sembrano delimitare un’area dallaforma triangolare lungo i cui margini nel tempo vengono sistemati tutti imonumenti pubblici e sacri che gradualmente monumentalizzeranno lapiazza (Fig. 3). Innanzitutto segnaliamo nell’angolo SW il complesso F-G-H-I, di forma trapezoidale che, affiancando e integrando gli edifici C-D (unmuro in opera poligonale recingeva le diverse strutture in un unico com-plesso monumentale) con ogni probabilità potrebbe aver avuto funzioni‘pubbliche’, con la sfumatura che questa definizione ha ancora nella prima

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14 MUSTI 1989, 242.15 Su rapporto tra la vecchia agora e Teseo cf. in partic. LUCE 1998, 19.16 Il tema, solo accennato anche in LONGO 2001, merita senza dubbio una discussione ed unapprofondimento che occorrerà sviluppare in altra sede. 17 Per i riferimenti rinvio alla n. 1.

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metà del VI sec. a.C.18 Per le dimensioni, le caratteristiche planimetriche,gli elementi architettonici19 ed il contesto topografico, l’insieme delle strut-ture potrebbe aver ospitato archeia non chiaramente precisabili, sebbenemolti collochino nel complesso il prytanikon20, il ‘quartier generale’ dei pri-

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18 Cf. ad es. GRECO 1997b, 207 e ss.19 Si tratta di due frammenti di antefisse con gorgoneia rinvenute nel pozzo H12:15 vicinoall’Edificio F: cf. WINTER 1993, 223-224 con relativa bibliografia.20 L’eccezionalità del complesso monumentale sta nel rapporto stringente, architettonico eplanimetrico, con le architetture di potere dell’età arcaica per cui cf. ad es. MARTIN 1951, 271,n. 2 (riferimento ai palazzi orientali); AMPOLO 1971; TORELLI 1981, 174-181; TORELLI 1983,485 e ss.; TORELLI 1985, 21 e ss.; SCHEFFER 1990; HÖLSCHER 1991, 364 (riferimenti alla Regiadel Foro Romano e ai complessi palaziali dell’Etruria). Per l’identificazione del complessocome prytanikon: VANDERPOOL 1935; THOMPSON 1940, 40 e ss.; Agora XIV, 28; come casa diPisistrato: ZSCHIETZSCHMANN 1964, 694; BOERSMA 1970, 16-17; SHEAR jr. 1978, 5-7; CAMP

1986, 45; STAHL 1987, 237-238; SHAPIRO 1989, 3 n. 17; SCHEFFER 1990, 188; SHEAR jr. 1994,230-231; HOEPFNER 1999, 231-233; BATINO 2003, 129; QUEYRELL 2003, 57-58; CAMP 2005,204; come struttura a carattere domestico e non pubblico: MILLER 1995, 224, n. 4; comeofficina o comunque come una struttura connessa ad attività commerciali a carattere pri-vato: BRONEER 1941, 128; BRONEER 1973, 445; KIDERLEN 1995, 27 e ss.; PAPADOPOULOS 2003,296, n. 142; ad un edificio plurifunzionale pensa BÖRNER 1996, 36-48; alla casa di Aiakos

Fig. 3 - Pianta dell’Agora del Ceramico intorno al 520 a.C. (rielaborazione da CAMP 2005)

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tani che sacrificavano e consumavano i pasti in comune dal momento cheil pritaneo, tenendo conto dell’indicazione di Pausania, è attestato altrove(PAUS. 1.18.3-4). Gli altri due edifici sono la Fontana Sud-Est21, in cui ter-mina l’acquedotto di Pisistrato che porta l’acqua dall’Imetto, e l’Altare deiDodici Dei22 dedicato, come dice Tucidide (6.54.6-7), da Pisistrato ilGiovane, figlio di Ippia e nipote dell’omonimo tiranno, durante il suoarcontato nel 522/521 a.C.23 Il santuario, luogo di asilo per supplici, puntodi partenza da cui misurare le distanze, come dice Erodoto (2.7.1-2) e comeconferma un’iscrizione della metà del V sec. a.C. (IG I3, 1092bis)24, è statoeliminato da Papadopoulos dal quadro topografico arcaico essendo ritenu-to non in situ25; esso è invece rivelatore del ruolo che questo spazio delCeramico assume proprio nell’età dei tiranni.

Di grande importanza in questo contesto topografico è inoltre la viadelle Panatenee che, partendo dall’Accademia, giunge all’Acropoli passan-do per l’Agora26. Forse nel secondo quarto del VI sec. a.C. potrebbe essere

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OIKONOMIDES 1990. Il sistema delle pritanie, secondo Rhodes, sarebbe stato tuttavia intro-dotto solo a partire dalle riforme di Efialte: RHODES 1972, 17 e ss. Diversi gli studiosi chehanno avanzato l’ipotesi che l’Edificio F fosse un pritaneo e non solo un prytanikos oikos:cf. AMPOLO 1971, 447; Agora XII, 28; AMPOLO 1973, 274; WHYCHERLEY 1978, 28-30;ANGIOLILLO 1992; ANGIOLILLO 1997, 11. La tesi di uno o anche più spostamenti di un edificiocosì fondamentale per la città (dall’Acropoli all’Agora del Ceramico e alle pendici orientalidell’Acropoli (CURTIUS 1868, 13 e ss.; HAGEMANN 1880; AMPOLO 1971, 447; AMPOLO 1973, 274;HARRIS-CLINE 1999, 318-319), non può essere condivisa: dello stesso avviso GRECO - OSANNA

1999, 172; GRECO 2000, 225.21 Si tratta di uno dei pochi edifici di cui non si discute la cronologia fissata intorno al terzoquarto del VI sec. a.C. Sull’edificio cf. THOMPSON 1953, 31-67; TRAVLOS 1971, 204; Agora XIX,197-200; ANGIOLILLO 1997, 17-19. L’identificazione del monumento come l’Enneakrounosche Pausania (1.14.1) vede nell’Agora, ma che Erodoto (6.137) e Tucidide (2.15, 4-5) ricor-dano nella valle dell’Ilisso identificandola con la Kallirhoe, è oggetto di un dibattito ancoraaperto (gli studiosi tedeschi collocavano la fontana tra l’Areopago e la Pnice: GRÄBER 1905;JUDEICH 1931, 193-201; DÖRPFELD 1939, 257-258).22 CROSBY 1949; FRANCIS - VICKERS 1988, 143-144; GADBERY 1992; PAPADOPOULOS 2003, 296;ANGIOLILLO 1997, 22-24. Il monumento era stato datato inizialmente dalla Gadbery (cf. AJA90, 1986, 194) alla fine del V secolo a.C., una datazione subito accolta da Francis e Vickers(FRANCIS - VICKERS 1988, 143-144). Nel contributo del 1992 la stessa Gadbery ha poi preci-sato che la cronologia del primo impianto (stratigrafia ed elementi architettonici) risale adetà arcaica: GADBERY 1992.23 Cf. ARNUSCH 1995.24 Si tratta verosimilmente dell’omphalos di cui parla Pindaro (fr. 75 Snell, 3).25 Così PAPADOPOULOS 2003, 296. L’altare avrebbe subito la stessa sorte di altri altari spo-stati (quello del Metroon, quello di Zeus Agoraios e quello di Ares). Contro questo approc-cio troppo semplicistico cf. GRECO 2005, 20.26 Il percorso, tuttavia, non è stato ancora oggetto di studio e di ricerca in maniera siste-matica. Sulla via delle Panatenee cf. in generale TRAVLOS 1971, 422-428.

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datato il tratto in prossimità dell’Eleusinion27 e quello presso l’angolo NW28; isaggi nell’area centrale e nel tratto tra la Stoa Basileion e la cd. Poikile sembra-no invece fissare la cronologia del livello più antico un secolo più tardi29. Questidati discordanti sono determinati da problemi di identificazione delle stratigra-fie, e quindi di riconoscimento dei battuti stradali, o segnalano cambiamenti delpercorso nell’area centrale dell’Agora? Se davvero la chiusura dei pozzi pressol’Eleusinion e alcuni dei saggi a NW della piazza si riferiscono alla prima siste-mazione delle via delle Panatenee, dovremmo conseguentemente pensare all’e-sistenza di un percorso che attraversa in diagonale l’Agora almeno dalla metà delVI sec. a.C. All’interno di uno spazio triangolare così definito dobbiamo immagi-nare il dromos, generalmente identificato con lo stesso tratto dell’Agora della viadelle Panatenee30, ma che più probabilmente va identificato in un apprestamen-to non molto dissimile da quello della seconda metà del V sec. a.C. – una vera epropria pista con relativa balbis – riconosciuto negli scavi di Camp immediata-mente ad E del Santuario dei Dodici Dei31.

Molto problematico anche il grande recinto di forma rettangolare (all’incir-ca 25 x 30 m.) collocato a SW dell’Agora, ma quasi del tutto spogliato in etàtardo-antica, identificato dagli scavatori americani come Eliea, il tribunale popo-lare fondato da Solone composto da 6000 giurati. La struttura è stata datataanch’essa in un ampio arco cronologico che va dalla metà del VI fino alla primametà del V sec. a.C. stando alla revisione dello stesso autore dello scavo32. L’unicodato sul quale non si discute è il suo perfetto orientamento con il complesso F,una constatazione che induce a pensare ad un impianto dell’edificio all’incircacontemporaneo alle più antiche strutture dell’Agora del Ceramico.

L’ipotesi che lo identifica come sede dell’Eliea resta tuttora preferibile all’i-dentificazione come Aiakeion sulla quale avremo modo di ritornare brevemen-te più avanti33.

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27 Agora XXXI, 26-27.28 SHEAR jr. 1971, 122-124.29 SHEAR jr. 1975, 362; CAMP 1996, 233. 30 Lo è sicuramente dopo il IV sec. d.C. (HIM., Or. 3.12). Per Raubitschek il percorso indi-cato nelle iscrizioni arcaiche dell’Acropoli è piuttosto da individuare alle pendici meridio-nali: cf. RAUBITSCHEK 1992.31 SHEAR jr. 1971, 363; CAMP 1986, 45-46; Agora Guide, 112-113.32 Cf. THOMPSON 1954, 33-39 che data l’edificio alla metà del VI sec. a.C. sulla base di con-siderazioni relative alla chiusura dei pozzi e alle caratteristiche architettoniche e dei mate-riali; Agora XIV, 62-65 (inizio V sec. a.C. per l’associazione della ceramica e il profilo dellacornice del muro); THOMPSON 1988, 201-202 (dopo le guerre persiane per la presenza diblocchi riutilizzati nelle fondazioni). 33 L’interpretazione come Eliea (la pubblicazione dell’edificio è attesa in un prossimo volu-me dell’Athenian Agora) è tuttora sostenuta da J. Mck Camp che individua un terminuspost quem per la sua costruzione al secondo quarto del VI sec. a.C.: cf. Agora XXVIII, 99-103, in partic. 100. Per l’identificazione come Aiakeion: cf. STROUD 1998.

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Di particolare interesse sono le strutture obliterate dalla successivaStoa34, identificate con un santuario di Zeus, Zeus Agoraios secondo alcu-ni35, Zeus Herkeios – che sappiamo connesso con Apollo Patroos – secon-do altri36. Il tempietto fu realizzato immediatamente alle pendici occiden-tali del Kolonos dove probabilmente correva anche la prima sistemazionedel canale di scolo delle acque, il Great Drain necessario a rendere prati-cabile un’area soggetta frequentemente ad impaludamenti37.

Questo è in sostanza lo spazio ai piedi del Kolonos Agoraios che, defi-nito nell’ambito di quella pianificazione urbana che a ragione è stata asse-gnata ai Pisistratidi38, e in particolare ad Ippia, non rappresenta solo unanecessità urbanistica, ma riveste già un significato politico destinato amaturare dopo i tiranni. Con la definizione del nuovo meson politico la piùantica agora mantiene nel tempo, come vedremo, la sua funzione simboli-ca pronta ad essere ‘recuperata’ al momento opportuno nella successivalotta politica. Collocata nel ‘centro storico’ di Atene l’Agora di Cecrope e diTeseo conserva i monumenti simbolo della città come il pritaneo, il san-tuario dei Dioscuri e l’Aglaurion, edifici che Pausania (1.18.1-3) può anco-ra vedere nel II sec. d.C. La funzione di alcuni di essi tuttavia passerà, informe anche diverse, nelle strutture e nei temene della nuova Agora: pry-taneion/pritanikos oikos > Edificio F poi Tholos; Boukoleion-Basileion >Stoa Basileios; (e forse) Aglaurion > Leokorion39.

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34 THOMPSON 1937, 8-21.35 Per la stretta relazione tra Zeus Agoraios e Zeus Meilichios, Philios, Hikesios/Xenios esoprattutto con Zeus Soter/Eleutherios cf. anche ROVISACH 1978. Per Zeus Agoraios adAtene cf. anche MARTIN 1951, 178-180.36 WELWEI 1992, 215; ANGIOLILLO 1992; ANGIOLILLO 1997, 21. Cf. ora anche CROMEY 2006.37 THOMPSON 1937, 3-4; THOMPSON 1940, 111-114. Per la realizzazione del Great Drain è stataanche proposta una cronologia nel V sec. a.C.: Agora Guide, 60; FRANCIS - VICKERS 1988,155. I carotaggi condotti presso l’angolo NW dell’agora inducono Ammerman a proporreuna data per la bonifica dell’area genericamente nella seconda metà del VI sec. a.C. la pre-ferenza dello studioso americano per la parte finale del secolo, e più precisamente con leriforme di Clistene del 508/7 a.C., è la conseguenza di un ragionamento ideologico: cf.AMMERMAN 1996, in partic. 714.38 Cf. MARTIN 1956, 270. La cronologia pisistratea dell’Agora del Ceramico, già sostenuta daG. Glotz (1925, 409), è oggi accolta da diversi studiosi cf. supra n. 2.39 Per la duplicazione Tholos > Pritaneo/Prytanikon e Stoa Basileios/Boukoleion cf: GRECO

1997a, 208; per la duplicazione Aglaurion > Leokorion cf. BATINO 2002, in partic. 77.Sull’identificazione del Leokorion, per cui cf. da ultimo VALDÉS GUÍA 2004, si tornerà piùavanti a proposito del Croassrod Sanctuary collocato a NW dell’Agora.

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40 Per la bibliografia cf. n. 1.41 Cf. ad es. MILLER 1995.

Fig. 4 - Pianta dell’Agora di Atene in età tardo arcaica (510-480 a.C.): 1. Edificio F; 2Vecchio Bouleuterion; 3. cd. Metroon (o Tempio di Apollo Patroos); 4. cd. Tempio di ApolloPatroos; 5; Santuario di Zeus; 6. Stoa Basileios; 7. Altare arcaico (cd. di Afrodite Urania);8. Stoa cd. Poikile (o delle Erme); 9. Eschara; 10. Santuario dei 12 Dei; 11. Fontana SE; 12.Eliea (rielaborazione da CAMP 2005)

2. L’AGORA DEL CERAMICO COME ESPRESSIONE

DEL ‘NUOVO SISTEMA DEMOCRATICO’ (510-480 A.C.)

Con la cacciata di Ippia nel 510 a.C. la piazza subisce un vero e propriosviluppo monumentale ed architettonico (Fig. 4). A confermare questodato sono i monumenti costruiti sul lato occidentale dell’Agora sebbenenuove interpretazioni e nuove proposte cronologiche abbiano cercato disvalutarne il significato40. Occorre pertanto soffermarsi su alcuni di questimonumenti per ribadire invece il momento clistenico della definitivaacquisizione dell’area alle pendici del Kolonos come spazio agoraico.

Il complesso F, che pone ancora in molti studiosi, il problema della fun-zione (edificio privato/edificio pubblico)41, assume probabilmente in que-

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sta nuova fase la funzione di prytanikos oikos.Contestualmente anche la sede dell’arconte re, dove erano esposte le

kyrbeis con le leggi soloniane ([ARIST.], Ath. 7.1)42, trova una nuova collo-cazione nell’Agora del Ceramico. L’edificio, realizzato alle pendici nord-occidentali del Kolonos e noto come Stoa Basileios43 (PAUS. 1.3.1), non èaltro che una duplicazione del Boukoleion44 che, come ricaviamo diretta-mente e indirettamente dalle fonti45, era collocato nella ‘Vecchia Agora’accanto al Prytaneion46, all’Anakeion47, al Theseion48, al Basileion49,all’Horkomosion50, all’Epilykeion51, al Thesmotheteion52, al Santuario dellaFame53 e, soprattutto, all’Aglaurion54 la cui identificazione, grazie alla sco-perta del Dontas della stele iscritta rinvenuta in situ in prossimità di unadelle cavità rocciose delle pendici orientali dell’Acropoli, ha un ruolo fon-damentale nella ricostruzione della più antica topografia di Atene55. IlPortico del Re, la cui cronologia è ancora dibattuta, è uno dei monumentimeglio conservati dell’Agora del Ceramico. L’assenza della pubblicazioneconclusiva non consente prese di posizione risolutive sebbene una serie diconsiderazioni e, soprattutto, la cronologia della ceramica proveniente dailivelli pavimentali sembrerebbero indicare una data di costruzione allo

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42 Sul problema degli axones e delle kyrbeis di età soloniana: ROBERTSON 1986. Cf. ancheSHEAR jr. 1994, 240 e ss.43 Sullo scavo dell’edificio cf. SHEAR jr. 1971, 241-260; SHEAR jr. 1975, 365-374. Cf. SHEAR jr.1994, 236-241.44 Il luogo dell’unione tra la basilinna e Dioniso e sede dell’arconte eponimo: [ARIST.], Ath.,3.5. Cf. GRECO 2000, 208.45 [ARIST.], Ath., 3.5; POLL., 8.111; SUID., s.v. ‘archon’. Sul Boukoleion anche ATH., 6.235c. 46 TH., 2.14.2: PLU., Thes., 24.3; PAUS., 1.18.3.47 Il santuario dei Dioscuri: [ARIST.], Ath., 3.5; PLU., Thes., 32.7; PAUS., 1.18.1.48 PLU., Thes., 27.4; PAUS., 1.17.2.49 La sede dove si riuniscono i philobasileis, i re delle tribù: POLL., 8.11.50 PLU., Thes., 27.4.51 [ARIST.], Ath., 3.5.52 [ARIST.], Ath., 3.5.53 ZEN., 4.93. cf. anche MILLER 1978, 173, testo 219.54 [ARIST.], Ath., 3.5; PAUS., 1.18.2.55 Cf. DONTAS 1983. La stele, rinvenuta non lontano dalla propria base, è un decreto dell’e-poca di Antigono Gonata in onore di Timokrite, sacerdotessa di Aglauro. Il decreto si chiu-de con una clausola – piuttosto comune – che specifica il luogo nel quale deve essere collo-cata la stele, in questo caso nel santuario di Aglauro. La straordinaria importanza del rin-venimento è stata segnalata in numerosi articoli: da ultimo cf. GRECO 2004. DiversamenteBESCHI 1994, 499. In passato il santuario era collocato alle pendici occidentali dell’Acropolie precisamente a NE o a SE (cf. in proposito anche ERWIN 1958).

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scorcio del VI sec. a.C.56. Resta senza dubbio problematica la presenza dialcuni elementi architettonici più antichi recuperati nell’area del portico,ma comunque non in situ57. Il reimpiego di elementi architettonici nellefondazioni e l’individuazione di livelli di lavorazione del materiale in poroscon ceramica databile all’inizio del V sec. a.C. attestano un totale rifaci-mento dell’edificio, probabilmente successivo al sacco persiano58, piuttostoche documentare la realizzazione del primo impianto, da Thompson addi-rittura messo in stretta relazione alle riforme di Efialte59. In attesa dellapubblicazione definitiva del monumento60, non resta che prestare fiducia a

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56 Datato inizialmente alla metà del VI sec. a.C. (cf. SHEAR jr. 1971, 249-250 così ancora inSHEAR jr. 1978, 7 e ss.) è stato successivamente assegnato dallo stesso autore dello scavo –sulla base di un più attento esame dei frammenti ceramici – alla fine del VI sec. a.C. (cf.SHEAR jr. 1994, 239: “The incidence of early wares is once again strikingly high, but the 20latest pieces bring the lower limit of the assemblage to ca. 500 B.C., and no later”).Accolgono una cronologia ancora nell’età dei tiranni Whycherley e Thompson in AgoraXIV, 84; AMPOLO 1973; YOUNG 1980, 157-161; ANGIOLILLO 1997, 15 e ss. Non accettabile lacronologia bassa proposta da THOMPSON 1988, 202.57 SHEAR jr. 1971, 248-251.58 SHEAR jr 1975, 365-370.59 Così THOMPSON 1981, 346, n. 17; cf. anche THOMPSON 1988, 202-203.60 La pubblicazione è stata annunciata in SHEAR jr. 1994, 247, n. 55.

Fig. 5 - Planimetria del Vecchio Bouleuterion e del cd. Metroon (da SHEAR jr. 1995)

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quanto sostenuto da Shear jr. relativamente alla cronologia dei piani pavi-mentali e assegnare l’edificio alla fine del VI sec. a.C. Non conosciamo l’ar-chitettura del Boukoleion e, dunque, non è possibile dire quali fossero ledifferenze tra i due edifici – forse dalle funzioni simili –, l’uno ad Edell’Acropoli, l’altro nell’Agora del Ceramico. È tuttavia certo che la nuovasede dell’arconte re adotta il portico, una tipologia architettonica dallaforte valenza pubblica, che ben si prestava ad esporre le antiche leggi dellacittà, collocate nel portico di fronte al Lithos ([ARIST.], Ath. 7.1; POLL. 8.6),in un contesto politico profondamente mutato rispetto al passato. Se il tipodella stoa non è per questo periodo nuovo, soprattutto in spazi non san-tuariali (nelle agorai l’esempio più antico è attestato in Occidente a MegaraIblea61) senza dubbio lo è per la funzione che essa assume62.

Tra i monumenti più significativi del nuovo ordine politico-ammini-strativo è l’antico Bouleuterion (Fig. 5), dalle cui vicinanze proviene ilframmento di perirrhanterion iscritto (Fig. 6) databile alla fine del VI sec.a.C.63 Sede del Consiglio dei Cinquecento ed elemento chiave della costitu-zione clistenica, l’edificio è stato in più di un’occasione, anche di recente,messo in rapporto con le riforme di Efialte del 462 a.C.64 Tale datazione,applicata anche alla Stoa Basileios, alla Tholos e alla Pnice, e seguita da

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61 Cf. ora Megara 5, 432-435.62 La Stoa Basileios, oltre ad essere la sede dell’arconte re, ospitò eccezionalmente anche ilConsiglio dell’Areopago come deduciamo da Demostene (XXV.23).63 THOMPSON 1940, 142 e ss.64 THOMPSON 1981, 345-346, n. 17; THOMPSON 1988, 200 (la datazione è fornita sulla base deiblocchi di reimpiego e delle tracce di bruciato attribuiti al sacco persiano). Diversa la posizio-ne dell’archeologo americano (attribuzione a Clistene) nelle precedenti pubblicazioni:THOMPSON 1937, 134 e THOMPSON 1940, 143.

Fig. 6 - Frammento di perirrhanterion iscritto dall’area del Vecchio Bouleuterion (daTHOMPSON 1940)

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coloro che sostengono la cronologia bassa dell’Agora del Ceramico, è ilfrutto di una riflessione che Thompson maturò verosimilmente dopo la let-tura del volume di Rhodes sulla Boulé ateniese65.

Ruolo politico e cultuale di grande interesse in questa fase riveste anche ilculto di Apollo Patroos che Pausania ricorda vicino alla Stoa di ZeusEleutherios. Il tempio del culto del padre degli Ioni, la cui funzione nella regi-strazione dei cittadini appare di particolare significato politico ed ammini-strativo, era stato riconosciuto dagli archeologi americani in una piccola strut-tura absidata, ricostruita come un tempio pur in assenza di resti consistenti,messa fuori uso alla fine dell’età arcaica, probabilmente in occasione dell’oc-cupazione persiana. Il piccolo tratto curvilineo del muro di fondazione dell’e-dificio fu rinvenuto al di sotto di un’altra struttura del IV sec. a.C.L’evanescenza dei dati archeologici, le contraddizioni messe in evidenza daHedrick nel riesaminare il culto di Apollo nell’Agora66, il salto cronologico el’assenza di una necessaria continuità cultuale tra la ‘struttura absidata’ arcai-ca e il piccolo tempio del IV sec. a.C. hanno di recente indotto Lippolis a rico-noscere il culto di Apollo nel tempietto arcaico subito a S, prossimo al primoBouleuterion ed immediatamente al di sotto del vano settentrionale del com-plesso ellenistico del Metroon che in parte ne eredita le funzioni in età elleni-stica67. La recente lettura, che riprende una vecchia ipotesi di Dörpfeld68, èsostanzialmente da accogliere69 dal momento che non solo risolve il problemadel gap cronologico, in palese contraddizione con tutta una serie di elementiche dimostrerebbero una continuità di culto, ma è anche coerente con il rin-venimento della statua colossale di Apollo, opera di Euphranor, recuperatadagli archeologi greci all’inizio del secolo scorso proprio nell’ambiente setten-trionale del Metroon ellenistico; nello stesso vano, alcuni decenni più tardi, gliarcheologi americani avrebbero recuperato anche due omphaloi70.

La definizione e la funzione dell’area come Agora si consolida allo scorciodel VI sec. a.C. con i marcatori di confine, gli horoi recuperati in situ (Fig. 7),non lontano dal Bouleuterion e dall’Edificio F, nel punto in cui gli assi strada-li confluivano nella piazza sebbene anche in questo caso Papadopoulos abbiaproposto di datare gli horoi agli anni successivi al 480 a.C.71.

Alla riforma di Clistene o a quella di Efialte è generalmente assegnato

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65 RHODES 1981, 317.66 HEDRICK 1988. Cf. ora CROMEY 2006, 65 e ss.67 LIPPOLIS 1998-2000, 142-178.68 DÖRPFELD 1939, 216-220.69 Di opinione diversa DI CESARE 2006.70 THOMPSON 1937, 172, fig. 101; DÖRPFELD 1939, 215.71 PAPADOPOULOS 2003, 289. Sugli horoi dell’Agora oltre a SHEAR 1939, 205-206 cf. RITCHIE

1985, TA 2-4, 15-31 e 713 e ss.; Agora XIX, 27, H25-27. Cf. anche DAVERIO ROCCHI 1980-81.

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anche l’apprestamento della sede dell’ekklesia72. L’edificio, concepito sullabipolarità oratore-assemblea, sostanzialmente mantenuta anche nelle tra-sformazioni successive, rappresenta un aspetto così peculiare di Atene chenon si trasformerà mai in un tipo architettonico. Nel mondo greco occi-dentale le ekklesiai si riunivano in edifici dalla caratteristica forma circola-re, ben diversa dalla Pnice, forse anche perché i monumenti sopra citatipotevano prestarsi ad altre tipi di manifestazioni73. In ogni caso qualsiasiassociazione tra tipologia della struttura architettonica e funzione, inassenza di documenti certi, non può che trasformarsi in puro eserciziointellettuale, a maggior ragione quando certi confronti sono distanti percronologia e per contesto sociale e politico.

Nei decenni successivi alla riforma di Clistene dunque sembra di poterscorgere nell’Agora del Ceramico una deliberata volontà di appropriazioneda parte della democrazia ateniese di quelli che erano stati gli spazi dellatirannide, spazi ora ridisegnati in funzione delle nuove regole politiche.Stessa considerazione è possibile riscontrare anche per la festa delle

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72 THOMPSON 1988, 201.73 Si pensi ad es. a Metaponto, ad Agrigento e a Poseidonia. Per alcune riflessioni e rinviibibliografici cf. GRECO 2000a, in partic. 154-155.

Fig. 7 - Gli horoi dell’Agora (da Agora XIX)

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Panatenee che tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.C. diviene l’elementoche, anche dal punto di vista topografico, lega la tirannide al nuovo ordinedemocratico74. Durante le feste, all’ingresso dell’Agora e lungo il percorsodella processione, viene ucciso Ipparco; sempre lungo la stessa via, nonlontano dall’Accademia, i tirannicidi vengono sepolti come eroi; nell’or-chestra, infine, certamente non lontano dal luogo dell’assassinio, viene col-locato il gruppo statuario in bronzo, opera di Antenore, il primo monu-mento pubblico dell’Agora, monumento né religioso né funerario quantopiuttosto politico75 (PAUS., 1.29.15).

L’Agora clistenica si presenta in sintesi come la rappresentazione archi-tettonica o, se vogliamo, la concretizzazione monumentale di un nuovoprogetto politico che allo stesso tempo è in continuità topografica con ilpassato.

3. LO SVILUPPO DELL’AGORA NEL V SEC. A.C.: DALL’ETÀ CIMONIANA

ALL’INIZIO DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO

Segni inequivocabili di una ristrutturazione complessiva della piazzasono riferibili agli anni successivi alle guerre persiane e, in particolare, allapolitica edilizia di Cimone la cui attività sembra concentrarsi essenzial-mente nell’angolo nord-occidentale destinato alle celebrazioni dei Filaidi.Ciononostante un monumento importante ascrivibile alla politica cimonia-na è costituito dalla Tholos realizzata sul lato occidentale in sostituzionedel complesso F-G-H-I76. Si tratta di un monumento datato da Thompsontra il 470 e il 460 a.C. sulla base delle antefisse ad esso relative e dellaceramica rinvenuta in una fossa di scarico contemporanea alla costruzio-ne77. L’edificio presenta una forma nuova nel panorama architettonico ate-niese, spesso messo in diretto rapporto con il trionfo della democrazia78.Particolare, la copertura costituita da tegole triangolari disposte lungo ibordi e romboidali nella restante parte, mentre al centro Thompson e

74 Il tentativo di abbassare la cronologia dei monumenti dell’agora alla nascita del regimedemocratico (per i rif. bibliografici cf. n. 2) è spesso il risultato di ragionamenti ideologici ilpiù delle volte fuorvianti.75 HÖLSCHER 1997, 208.76 Sull’edificio cf. THOMPSON 1940, 44-103; TRAVLOS 1971, 557-559; Agora XIV, 41-47. Oltrealla Tholos in questi anni si provvede a ristrutturare il Bouleuterion e la Stoa Basileios.77 Cf. THOMPSON 1940, 126 e ss.78 Cf. ora DI CESARE 2004.

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Martin hanno pensato ad una copertura in metallo79.Per una serie di aspetti, ampiamente discussi, l’edificio, per il quale è

attestato nei documenti epigrafici e nelle fonti letterarie il nome di Skias80,con la sua caratteristica forma e la sua peculiare copertura, è stato inseritonell’orizzonte politico filolacone dell’Atene degli anni Sessanta del V sec.a.C.81 Tale orizzonte politico, cronologicamente coerente con i dati archeo-logici relativi alla costruzione della Tholos82, sarebbe in questo caso sotto-lineato dalla ripresa o perlomeno dalla citazione di un modello, la Skias,edificio circolare presente nell’agora di Sparta.

A Cimone si deve la riqualificazione dello spazio pubblico dove lo stra-tega farà piantare platani (PLU., Cim. 13.7) e dove farà collocare, all’angolonord-occidentale, le erme celebrative della battaglia di Eione del 475 a.C.(PLU., Cim. 7.4)83. Tutto il lato settentrionale dell’Agora, forse già parzial-mente monumentalizzato, è interessato da un intervento direttamentemesso in relazione con il Filaide. Alla vittoria in Tracia è legata la Stoa delleErme che una serie di dati archeologici e letterari concorrono a collocarenon lontano dall’hypparcheion. Connesso con le esibizioni ippiche que-st’ultimo edificio è sede della cavalleria che – come è stato ipotizzato – fulo stesso Cimone a riformare ponendo in tal modo le basi per la creazionedi quella che è stata definita la cavalleria ateniese imperiale84. Ben notisono d’altra parte i legami tra i Filaidi e la cavalleria85 e non è certamenteun caso che – come sostenuto – dopo la riforma uno dei primi tre nomi diipparchi conservati sia proprio quel Laikedaimonios, figlio di Cimone che,insieme agli altri ipparchi, forse nel 446 a.C., dedica presso i Propileidell’Acropoli due gruppi bronzei (PAUS., 1.22.4)86. Né l’hypparcheion né laStoa delle Erme sono stati individuati nonostante l’intensa attività di scavodi questi ultimi anni della Scuola Americana. Alcune proposte sono statetuttavia avanzate per l’identificazione della Stoa, portico che alcuni hanno

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79 THOMPSON 1940, 65-73; MARTIN 1942-43, 355-356. Diversi sono stati i tentativi erme-neutici che hanno cercato di spiegare la tipologia dell’edificio: imitazione di una tendalasciata dai persiani, rapporto con l’isonomia, parasole cultuale e così via. Per i riferimen-ti bibliografici e la discussione sul problema della copertura si rinvia a DI CESARE 2004, inpartic. 52-53.80 La raccolta di tutte le fonti è in Agora III, 179 e ss.81 DI CESARE 2004.82 Anche questo edificio è stato trascinato al momento della riforma politica di Efialte:THOMPSON 1988, 201.83 Cf. DI CESARE 2001, in partic. 21.84 BUGH 1988; SPENCE 1993, 12-13. Cf. inoltre MONACO 2004, 34.85 PLU., Cim., 5. Cf. SPENCE 1993, 292, 301, n. 86.86 Cf. MONACO 2004, 34 ma si veda anche BESCHI 1967-68, 528.

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anche voluto riconoscere nella Stoa di Zeus, nella Poikile o nella Basileios87.Più di recente Di Cesare, convincentemente, ha proposto di identificare laStoa delle Erme nell’edificio noto come Stoa Poikile per motivate ragioni dicarattere topografico che avevano consentito già in passato di ricostruirequesto settore all’Agora (Travlos, Beschi)88, ma anche di carattere cronolo-gico dal momento che, se la Stoa delle Erme è una costruzione di età cimo-niana, così come il portico in esame messo in luce dagli Americani (la cro-nologia della ceramica delle fondazioni è assegnata agli anni 475-460 a.C.),la Stoa Poikile, solo fatta dipingere da Cimone, è legata al nome diPeisianatte personaggio generalmente identificato con il cognato diCimone.

Tale identificazione sarebbe da riconsiderare se fosse vera l’informazione diuno scolio di Elio Aristide89 nel quale si menziona l’esistenza del portico già sottol’arcontato di Fenippo, dunque nel 490/489 a.C. Il Peisianatte della Stoa dun-que non andrebbe identificato con il cognato di Cimone, ma con un personaggiodella famiglia degli Alcmeonidi vissuto tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.C.L’ ‘evergetismo’ di questo personaggio in tal caso ben si inquadrerebbe in quelclima politico, ancora decisamente aristocratico, compreso tra Clistene e le rifor-me della democrazia radicale di Efialte in cui sono ancora forti gli intrecci frapubblico e privato90. La messa in valore dello scolio consentirebbe tra l’altro direcuperare anche l’informazione di Eschine (3.186) sulla pretesa di Milziade diinserire il suo nome sul dipinto all’interno della Stoa che lo raffigurava nella bat-taglia di Maratona91; se tale ricostruzione cogliesse nel vero questa informazionenon costituirebbe un anacronismo (l’episodio è stato attribuito a Cimone o allasua cerchia)92, ma dimostrerebbe l’esistenza di pitture con scene della marato-nomachia già negli anni immediatamente successivi alla battaglia del 490 a.C.

Al termine delle guerre persiane Cimone è il responsabile della costru-zione, del restauro e dell’abbellimento di molti dei monumenti pubblici, lamaggior parte dei quali non è realizzata sulla rocca sacra dove l’attività edi-lizia sarebbe stata in parte condizionata dal “giuramento di Platea”93. Tra imonumenti cimoniani ricordiamo le pitture di Mikon, Polignoto e

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87 Per i riferimenti bibliografici specifici si rinvia a DI CESARE 2001.88 TRAVLOS 1988, 25 e BESCHI 1994, 505-506.89 Tett. Hyp Milt. 13-16 per cui cf. DI CESARE 2002. Di recente A. Matthaiou (citato in CAMP

2001, 26) ha ipotizzato l’identificazione con la Stoa delle Erme (ma cf. anche BESCHI 1994,506). L’identificazione è stata tuttavia ampiamente sviluppata in DI CESARE 2001.90 Cf. DE ANGELIS 1996, 130 e ss.91 Cf. DE ANGELIS 1996, 156 e ss. Da ultimo sulle pitture cf. STANSBURY-O’DONNELL 2005.92 DE ANGELIS 1996, 156-157.93 Anche se sostanzialmente accolta dalla grande maggioranza degli studiosi la veridicità del ‘giu-ramento di Platea’ è tuttora oggetto di discussione: cf., tra gli altri, BOERSMA 1970, 43-44. Per l’au-tenticità cf. SIEWERT 1972; KREUTZ 2001. Di diversa opinione PRANDI 1978.

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Panainos inserite nella forse pre-esistente Stoa di Peisianatte nell’Agoradel Ceramico; si tratta di pitture che probabilmente riprendono temi diprecedenti dipinti che, ora riproposti da Cimone, mirano a legittimare poli-ticamente il figlio di Milziade come diretto erede dell’eroe di Maratona ecome nuovo simbolo dell’attacco militare alla potenza persiana. Sotto ilprofilo ideologico la riproposizione dei dipinti, forse distrutti dai Persianicome gran parte dei monumenti della città, non doveva dunque apparirediversa dalla realizzazione del secondo gruppo dei tirannicidi di Kritios eNesiotes, replica del gruppo portato via dai barbari. Le nuove sculture, cosìcome le nuove pitture di età cimoniana, avrebbero costituito i nuovi sim-boli della libertà contro la scampata tirannide persiana.

L’Agora del Ceramico in questo periodo è sempre più lo specchio del‘nuovo ordine democratico’ ed il luogo in cui si esprime la dialettica politi-ca, sebbene sempre secondo una logica profondamente aristocratica; que-sta si traduce in un attento programma edilizio ed ideologico che investeanche il più antico spazio pubblico, vale a dire l’Agora di Cecrope, come èdefinita da Melanzio (PLU., Cim., 7.38-39), poeta della cerchia di Cimone94.Figura principale dell’antica Agora è Teseo per lo stretto legame che l’eroeha con le più antiche istituzioni ateniesi e per la presenza dell’heroon del-l’ecista95. Nel recinto del Theseion, pre-esistente al 475 a.C. – come è statopiù volte ribadito96 – nel cuore pre-clistenico, ma anche pre-pisitratidedella città, Cimone collocherà le ossa dell’eroe (PAUS. 1.17.6)97 che lo stessostratega aveva trasportato ad Atene dopo l’occupazione di Sciro. Tale ope-razione da un lato mirava a giustificare la politica imperialista dello strate-ga, dall’altro a rappresentare il forte legame tra i Filaidi e l’eroe ateniese(già in parte espresso nelle pitture della Poikile: PAUS. 1.15.3) se non pro-prio a far apparire lo stesso Cimone come un nuovo Teseo98. L’heroon saràin questa occasione risistemato ed abbellito con le pitture di Mikon che,sempre nella Palaia Agora, insieme a Polignoto, aveva decorato anche

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94 La testimonianza (Kekropia Agora), valorizzata da N. Robertson (1992, 47-48; 1998), èritenuta da Kolb solo una metafora poetica: “das Adjektiv ‘kekropisch’ ist nur eine poetischeVariante für ‘athenisch’ ”: KOLB 1999, 213.95 LUCE 1998. GRECO 1997a, 212 e ss.96 LUCE 1998, 12; ROBERTSON 1998. Così anche GRECO 1997a, 210 e GRECO 2000, 225; GRECO

2004. Cf. anche SHAPIRO 1989, 143-149; ANGIOLILLO 1997, 73-74. Il monumento viene attri-buito a Cimone da parte della Harris-Cline che evidentemente sottovaluta la testimonianzadell’Athenaion Politeia: HARRIS-CLINE 1999, 314.97 Diversamente Plutarco attribuisce l’edificio allo stesso Teseo: PLU., Thes., 24.3.98 Sull’identificazione Teseo-Cimone/Filaide: cf. BARRON 1980, 2; GARLAND 1992, 82 e ss.;DE ANGELIS 1996, 119-171; CRUCIANI - FIORINI 1998, 27 e ss.; LUCE 1998, 1; CALAME 1990, 416e ss.; ETIENNE 2003, 69.

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l’Anakeion99. La legittimazione politica di Cimone passa dunque anche attra-verso la volontà di richiamarsi alle origini di Atene, radici non solo mitiche(Teseo), ma anche topografiche (la più antica agora). Operazioni di questo tiponon erano certo una novità se si pensa a Temistocle e alla decisione di dedica-re un tempio ad Artemis Aristoboule che, come racconta Plutarco (Them.22.1-2), fu costruito nel demo di Melite accanto alla casa dello stratega. Il san-tuario è stato riconosciuto nel tempietto messo in luce nel quartiere Thission,a W dell’Hephaisteion, grazie ad una stele con dedica ad Artemis; all’internodel modesto tempietto doveva essere collocata – ci informa sempre Plutarco –una statua ritratto dello stesso Temistocle100. Una Artemis Boulaia, epiteto al

Fig. 7 - Pianta dell’Agora alla fine del V sec. a.C.: 1 Strategheion; 2 Tholos; 3. NuovoBouleuterion; 4. Vecchio Bouleuterion (Metroon); 5. Hephaisteion; 6. Banchine alle pen-dici del Kolonos Agoraios; 7. Stoa di Zeus Eleutherios; 8. Stoa Basileios; 9. Altare arcaico(cd. di Afrodite Urania); 10 Stoa cd. Poikile (o delle Erme); 11; Crossroad Sanctuary (cd.Leokorion); 12 Santuario dei 12 Dei; 13. Eschara; 14. Edificio A; Edificio B; 16. Zecca; 17.Fontana Sud-Est; 18. Stoa Sud; 19. Eliea; 20; Base del Monumento degli Eroi Eponimi (Ifase); 21. Abaton Triangolare; 22. Prigione (rielaborazione da CAMP 1986)

99 PAUS. 1.18.1; HARP., s.v. ‘Polignoto’; PHOT., s.v. ‘Polignotou lagos’.100 Cf. TRHEPSIADIS - VANDERPOOL 1964; TRAVLOS 1971, 121-123; PICCIRILLI 1981, 141 e n. 3 conbibliografia; GARLAND 1992, 75 e ss. Contro l’identificazione oramai comunemente accolta:cf. AMANDRY 1968.

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quale l’Aristoboule evidentemente si richiama, era anche nell’Agora accan-to al Bouleuterion101. L’iniziativa di Cimone, per certi aspetti, sembrerebbequasi porsi in contrapposizione rispetto a quella del suo predecessoreostracizzato nel 471/0 a.C. A Temistocle che, guidato da Artemide “ottimaconsigliera”, dopo Salamina rifiuta di inseguire i Persiani nello scontro inmare, si contrappone Cimone che, dopo la vittoria di Maratona conseguitadal padre Milziade, si fa promotore dello scontro frontale con i barbariorientali divenendo punto di riferimento dell’alleanza con Sparta e dellapolitica di controllo dell’Egeo. Forse non è un caso che il santuario deldemo di Melite venga abbandonato poco dopo la costruzione102.

Più problematico il caso dell’Hephaisteion per la tematica decorativa dellesculture che raffigurano le imprese di Eracle e Teseo, eroi rispettivamente delPeloponneso e dell’Attica, il tempio sembra ancora riferibile – almeno nellasua fase iniziale o comunque almeno a livello di progetto – alla cerchia cimo-niana. Molti sono tuttavia gli aspetti che il tempio condivide con il Partenonecome i rapporti proporzionali, la costruzione della cella con il colonnato ad Ua doppio ordine e il fregio che corre lungo la cella stessa nonché i rimandiall’architettura ionica. L’edificio, forse non casualmente, verrà portato a ter-mine solo dopo la morte di Pericle nell’ambito di una ripresa della politica oli-garchica103.

Si è sempre detto che con l’avvio della politica monumentale e ideologicadi Pericle sull’Acropoli, nuovo punto di riferimento, più o meno condiviso, ditutte le città alleate, l’attività edilizia nell’Agora appare limitata a pochi inter-venti che, in ogni caso, non hanno suscitato l’interesse degli studiosi; questihanno infatti concentrato la loro attenzione quasi esclusivamente sul pro-gramma pericleo dell’Acropoli (Fig. 8). Scarsamente indagata è ad esempio laStoa di Zeus Eleutherios, impiantata nella stessa area dove sorgeva il piccolosantuario di Zeus distrutto, come generalmente sostenuto, durante il saccopersiano. Il confronto tra la Stoa e i Propilei di Mnesicle (associazione degliordini architettonici in uno stesso ambiente, metope lisce del fregio dorico,contrasto cromatico nei materiali impiegati) sembra avvalorare l’ipotesi cheinserisce questo edificio, almeno a livello progettuale104, ancora tra gli ErgaPerikleous benché non esplicitamente citato dalle fonti; esso infatti potrebbeessere identificato con uno dei portici – fatti costruire da Pericle – ricordati da

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101 Agora III, 55, n° 118. Cf. PICCIRILLI 1981, 145.102 Il tempietto fu poi ristrutturato verso la fine del IV sec. a.C.: SEG XXII.116.5.103 Sull’Hephaisteion: cf. TRAVLOS 1971, 261-273; BESCHI 1979, 576-579; CORSO 1986, 104 ess. e BESCHI 1994. Una sintesi e una ampia raccolta bibliografica sul monumento è inCRUCIANI - FIORINI 1998, 17-76.104 La ceramica rinvenuta in fondazione fornisce un terminus post quem per la costruzio-ne al terzo quarto del V sec. a.C.: THOMPSON 1937, 47 e ss.

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Plutarco in un passo della vita di Aristide (PLU., Arist. 25)105. Realizzato in fun-zione antipersiana per il clima politico di quegli anni l’edificio assunse benpresto una valenza propagandistica antispartana106; non a caso accanto allastatua di Zeus Eleuthereus, collocata innanzi alla Stoa, poco più tardi verran-no collocate le statue del re cipriota Evagora e di Conone vittorioso con la flot-ta persiana contro i Peloponnesiaci a Cnido nel 394 a.C. (PAUS., 1.3.2).

Allo stesso periodo è assegnato anche il primo Monumento degli EroiEponimi riconosciuto nelle fondazioni, databili agli anni Trenta del V sec. a.C.collocate nell’angolo sud-occidentale dell’Agora107. L’esistenza di questomonumento, che precede la base realizzata di fronte al Metroon nel IV sec.a.C., è accertato da alcuni riferimenti di Aristofane (Av., 977-980; Pax, 1183-1184). La realizzazione della base con le statue che celebra gli eroi eponimirientra in quell’atteggiamento della politica periclea che tende a rafforzare l’u-nità delle tribù, come dei demi, nei confronti di Atene. I dieci eroi, insieme aiDodici Dei, non a caso sono rappresentati sul fregio orientale del Partenoneche appare come un riflesso del sistema cultuale del centro politicodell’Agora108. Stesso comportamento si riscontra nel trasferimento ad Atene diuna serie di culti tra i quali il più noto è quello di Afrodite Urania, derivazio-ne urbana del santuario del demo di Atmon, collocato non lontanodall’Hephaisteion e per il quale Fidia realizzerà una statua in marmo pario. Lasua collocazione all’interno dell’Agora è alquanto problematica. Gli archeolo-gi americani hanno riconosciuto il culto nell’altare arcaico messo in luce aipiedi del Kolonos Agoraios vicino alla Stoa Basileios (Fig. 9) anche se si sonovolute riconoscere le tracce nei materiali, che si caratterizzano per la forte con-notazione ctonia, rinvenuti in un pozzo (G5:3) scavato nel 1939 sulla collinadell’Agora109 (Fig. 8). In realtà molti dei materiali provenienti dall’altare arcai-co, pur non così decisivi per la localizzazione del santuario, rinviano comun-que ad un culto di Afrodite; di particolare interesse è il rilievo che raffigura unafanciulla accanto ad una scala e che Edwards identifica con Afrodite Urania110.

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105 La pubblicazione del monumento è in THOMPSON 1937. Cf. TRAVLOS 1971, 527-533; CORSO

1986, 111 e ss.106 ROVISACH 1978.107 SHEAR jr. 1970. 108 Cf. anche BESCHI 2002, 14.109 Sull’altare nella zona NE dell’Agora cf. SHEAR jr. 1984, 24-33. L’identificazione è statageneralmente accolta nelle guide e nelle sintesi generali sull’Agora del Ceramico. ContraOsanna che identifica questo altare con quello di Hermes Agoraios: cf. OSANNA 1992. Sulpozzo del Kolonos Agoraios e sul cd. tempio cf. SHEAR 1939, 238-239; TRAVLOS 1949, 391-392; TRAVLOS 1971, 79-80; OSANNA 1988-89, 81 e 89-90. L’identificazione delle tracce deltempio (si sarebbe trattato di un tempio dorico con scalinata) nel taglio N della roccia delKolonos Agoraios, così come sostenuto da Travlos, è da escludere: TRAVLOS 1949, 391-392.Per l’interpretazione come scala di accesso alla collina: cf. POUNDER 1983, 242.110 EDWARDS 1984.

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È negli anni della Guerra Archidamica che si procede invece alla monu-mentalizzazione del settore meridionale dell’Agora con la costruzione dellaStoa Sud; anche se le sue funzioni non sono certe una serie di considera-zioni lasciano ipotizzare che la struttura ospitasse i magistrati che regola-vano le transazioni commerciali. Riteniamo infatti che l’edificio possa esse-re messo in rapporto, già in questa fase, con la grande struttura ipetra a SWdella piazza (la cd. Eliea), un rapporto topografico che sarà ulteriormentesancito dalla costruzione in età ellenistica dell’intero complesso dellaPiazza Sud. Il monumento presenta notevoli problemi di datazione e diidentificazione in assenza di elementi archeologicamente chiari. L’edificioè costituito da un semplice recinto in blocchi di poros di fabbrica egineticadisposti in opera pseudo-isodoma su più assise. La datazione nella lettera-tura archeologica oscilla tra la metà del VI e la metà del V sec. a.C. ed è tra-scinata in alto o in basso dagli studiosi a seconda delle diverse ricostruzio-ni storico-topografiche. La chiusura di alcuni pozzi e alcuni rapporti strati-grafici inducono a fissare un terminus post quem per le strutture nel secon-do quarto del VI sec. a.C. L’identificazione del recinto con l’Eliea non è d’al-tra parte certa dal momento che né la documentazione archeologica né

Fig. 9 - L’angolo nord-occidentale dell’Agora con l’ubicazione dell’altare arcaico (da CAMP 1996)

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quella letteraria offrono elementi significativi. Le dimensioni, compatibilicon la necessità di avere un ampio spazio per lo svolgimento del più gran-de tribunale di Atene111 (fino a 1500 persone), e il confronto con altri com-plessi con funzione giudiziaria rinvenuti sul lato orientale della stessa piaz-za, hanno senza dubbio orientato l’identificazione. Più recentementeStroud ha proposto di identificare il recinto con l’Aiakeion, il temenos dicui parlano Erodoto (5.89) ed Esichio (s.v. ‘Aiakeion’); in questo recinto,come sappiamo dalla legge granaria del 374/3 a.C., era stipato il grano pro-veniente da Lemno e Imbro112, dopo essere giunto al porto del Pireo, il portoche nel V sec. a.C., grazie al progetto di Ippodamo, era stato interessato daun innovativo processo di trasformazione urbana, fondamentale premessaalla realizzazione dell’ambizioso programma imperialistico dell’Atene diPericle.

4. L’AGORA DALLA GUERRA ARCHIDAMICA ALLA VIGILIA

DELLA SPEDIZIONE IN SICILIA

Gli eventi della guerra con Sparta si riflettono anche nell’Agora parzial-mente occupata ad E, almeno a partire dalla fine del V sec. a.C., da unaserie di strutture private e da botteghe che forse possono essere messe inrelazione alle conseguenze della Guerra del Peloponneso quando tutti glispazi della città, come riferisce Tucidide, vengono occupati dai rifugiati(TH. 2.17.1). Solo alla fine della guerra, a partire dalla fine del V sec. a.C. eall’inizio del secolo successivo, quest’area sarà interamente livellata per farspazio ad una serie di tribunali113.

L’Agora del Ceramico sembra inoltre riflettere le conseguenze dellaguerra che si verificano anche sul piano cultuale. Ai primi anni dello scon-tro peloponnesiaco, se non proprio all’episodio della peste del 430/29 a.C.,è infatti generalmente assegnato l’impianto del recinto all’incrocio tra lavia delle Panatenee e la strada che fiancheggia il lato W della piazza. Si trat-ta di un abaton con un parapetto che recinge un affioramento roccioso sulquale sono state trovate una serie di offerte votive (skyphoi, amphoriskoi,lekythoi funerarie a fondo bianco) e anche una testa tardo arcaica spezza-ta all’altezza del collo, forse una di quelle mutilate nel 415 a.C. (Fig. 10). Ilmateriale, riferibile ad un culto ctonio, venne sigillato alla fine del V sec.a.C. con un pavimento sul quale sono state trovate altre offerte, le più

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111 HARP, s.v. ‘Heliaia’. Per le fonti su questo tribunale cf. Agora III, 145-146.112 STROUD 1998.113 Cf. Agora XXVII e XXVIII.

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recenti delle quali databili alla fine del IV sec. a.C.114. Recentemente è statoproposto di identificare nel santuario il Leokorion115, ipotesi che da alcuninon viene accolta perché ritenuta incompatibile da un punto di vista cro-nologico dal momento che il Leokorion è attestato nelle fonti sin dal VI sec.a.C. Tuttavia anche se la documentazione archeologica più antica non sem-bra andare oltre la tarda età arcaica è verosimile che le caratteristiche stes-so del culto, il cui elemento fondamentale è costituito da una roccia affio-rante, rimandino ad un’epoca piuttosto antica.

In qualche modo collegato alla spedizione in Sicilia è anche l’altarededicato nell’Agora ad Hermes Agoraios da un Callistrato figlio di Empedoche lo Pseudo-Plutarco dice del demo di Afidna ([PLU.], Vita dei dieciOratori, 834d). Verosimilmente il personaggio deve essere identificato conl’ipparco ateniese nel 413 a.C. che Pausania (7.16.5-6) dice caduto in Siciliae che altre fonti ricordano come stratego (ma con demotico differente,sarebbe di Oenoe) del 418/7 a.C. piuttosto che con quel Callistrato diAfidna (ma figlio di Callicrate), retore vissuto tra il 415 ed il 355 a.C.116.

Alcuni anni fa l’altare arcaico, che nelle guide dell’agora è assegnato ad

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114 Sullo scavo: SHEAR jr. 1984, 24-33.115 Cf. BATINO 2001.116 Sul problema cf. da ultimo MONACO 2004, 26.

Fig. 10 - Erma in marmo proveniente dall’abaton all’incrocio NE dell’Agora (da CAMP 1986)

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Afrodite Urania, è stato identificato con quello citato dallo PseudoPlutarco117. Non è qui il caso di riprendere il problema dell’identificazioneche merita un ulteriore approfondimento anche alla luce delle più recentiletture topografiche del versante nord-occidentale della piazza, soprattuttose dovesse cogliere nel segno l’identificazione della cd. Stoa Poikile conquella delle Erme e la conseguente ubicazione della Stoa fatta dipingere daCimone nei pressi della chiesa di Haghios Philippos. Se così fosse, infatti,tutta l’area – detta delle Erme – dovrebbe essere coerentemente estesa piùad E, vale a dire fin nella parte centrale dell’Agora dove potrebbe esserecollocata la statua in bronzo di Hermes e forse anche il suo altare. La sta-tua del dio, dall’aspetto antropomorfo, come dice Luciano (JTr., 33), erad’altra parte âν μέσFη τ÷É àγορ÷Ä ¥δρυται, probabilmente non lontano dall’al-tare a lui dedicato dal Callistrato menzionato dalle fonti118.

L’Agora del Ceramico, trasferita ai piedi del Kolonos Agoraios nell’etàdei tiranni i quali la definiscono nelle sue funzioni essenziali, consolidatacon la realizzazione di strutture a carattere politico all’indomani delleriforme di Clistene, delimitata durante gli anni dell’impero con l’impiantodi edifici porticati che ne marcano i limiti soprattutto a NW e a S, allo scor-cio del V sec. a.C. diviene protagonista delle vicende tumultuose che colpi-scono Atene.

L’erma mutilata rinvenuta nel recinto sacro e la figura dell’ipparcomorto nella battaglia dell’Assinaro del 413 a.C. lasciano trasparire l’inquie-tudine di quegli anni, un’inquietudine che preannuncia la disfatta che di lìa poco avrebbe travolto la città.

Fausto Longo

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117 Cf. OSANNA 1992.118 Così lo Scolio ad AR., Av., 297. Per le fonti relative ad Hermes Agoraios cf. Agora III,102 e ss.

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BIBLIOGRAFIA

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